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STORIA DI UN PADRE E LE SUE FIGLIE (IV)

By 12 Febbraio 2021Febbraio 15th, 2021No Comments

Con Roberta mi lascio andare alle cose più oscene e depravate.

È il suo corpo che lo chiede. Il suo fisico esagerato è un irresistibile e selvaggio richiamo al sesso.

La tratto con dolcezza, la riempio di attenzioni, mi piace immaginarmi il suo ragazzo, quello che lei vorrebbe tanto avere ma che non trova perché è grassa, ma anche mi scopro schiavo della voglia di sfogare su di lei le cose più indicibili. In un continuo stare in equilibrio tra voglia di amore e la depravazione. 

Quando lei rientra dalla scuola l’aspetto sulla soglia, una volta ero davanti alla porta, nel ballatoio, salite le scale mi è arrivata davanti, l’ho fermata mettendole le mani sulle spalle e l’ho baciata in bocca.  

Ho infilato la lingua nella sua bocca e l’ho frugata spasmodicamente, ero eccitatissimo, la mattina in ufficio non avevo combinato nulla perché in testa mi martellavano pensieri osceni su di lei, non ho neanche mangiato una volta arrivato a casa, mi sentivo come un toro impaziente per la monta. 

Anche mia moglie se n’è accorta e mi ha chiesto cosa avessi, io le ho risposto che avevo solo avuto un battibecco in ufficio. Non vedevo l’ora che se ne andasse al lavoro, più cresceva la torbida complicità con mia figlia e meno mi importava di Angela e del suo amante. 

Roberta si è lasciata baciare con la lingua davanti la porta, era rimasta spiazzata dal mio gesto poi si è staccata e guardata in giro, preoccupata che ci avesse visti qualche condomino. È sgattaiolata dentro e quando sono entrato anch’io mi ha chiesto se fossi impazzito. 

“Sì sono impazzito dalla voglia!” 

Le ho detto mentre le toglievo la borsa coi libri da tracollo e gliela buttavo a terra. 

“Ho voglia della tua patatona! Ho una fame…” 

Ho afferrato mia figlia per i fianchi e l’ho portata in cucina, le ho sbottonato i jeans elasticizzati a vita bassa mentre le confessavo che mi piace vederle i glutei grassi uscire fuori, mentre cammina con i pantaloni che paiono sul punto di scendere del tutto. 

“Voi adolescenti iniziate già a 12-13 anni a girare per strada così. Sapessi quanti turbamenti tutte le volte che venendo a scuola per te e tua sorella ho visto decine di ragazzine camminare con le chiappe lasciate scoperte e i pantaloni a penzoloni, che paiono lì  per cadervi… 

Mai avrei pensato che sarei arrivato a impazzire palpandoti queste due favolose e morbidissime chiappe.” 

“Favolose… e grasse!”, ha aggiunto lei con un tono rassegnato, mentre si lasciava piegare a novanta gradi. 

Io stavo tutto intento a strusciarmi la faccia contro il suo bel culone bianco punteggiato di lentiggini, era un momento di puro piacere e intanto la rincuoravo su quanto mi piacesse proprio perché grasso. 

“Roberta, devi sapere che tuo padre va pazzo per le donne ciccione… Sono il tripudio della sensualità e del godimento. Le donne grasse sono la soddisfazione degli uomini!” 

Ho divaricato quelle chiappe e scovato, nel solco, il buchino. Ho saggiato con la punta della lingua il bordo a raggiera e poi l’ho fatta entrare. 

“Papi, che fai?” 

“Indovina amore, cosa senti?” 

Le ho sussurrato un attimo prima di spingere la lingua nel suo buchino. 

“Mi stai scopando il culo con la lingua! Mmm che sensazione strana, ma bella. Continua papà, continua.” 

Ho insistito spingendola freneticamente, facendola guizzare nel retto umido poi l’ho ritirata assaporandola. Stavo sentendo in bocca i sapori leccati dal retto di mia figlia e la cosa mi ha fatto montare un’erezione incredibile. 

La mia bocca è scesa famelica alla fica gonfia e morbida. Ho spinto la lingua più che ho potuto e l’ho fatta guizzare come una biscia. Ero così voglioso e la passera così aperta e bagnata che nella foga di leccarla il mio naso si è inzuppato di umori. 

“Lo vuoi dentro, amore? La tua fica è gocciolante e s’è aperta come un frutto maturo e osceno. Sembra implorarmi di essere trapanata.” 

Roberta era indecisa, titubante. Le avevo proposto qualcosa di grosso, di abominevole. Un padre che si scopa la figlia. Ormai avevamo oltrepassato il punto di non ritorno e non volevo tirarmi indietro. 

“Su amore, è ora che provi anche tu l’ebbrezza del sesso. D’altronde è la tua carne che lo chiede palpitante. Hai la fica che pulsa dalla voglia.” 

Roberta, arresa e vogliosa, si è lasciata spingere fino a piegarsi a novanta gradi poggiata al tavolo in cucina, io ho diretto la mia mazza tra le grandi labbra e ho spinto delicatamente poi, una volta violata, ho aumentato il ritmo fino a stantuffare deciso nella fica di mia figlia. 

Abbiamo fatto una bella scopata. È risuonato a lungo il rumore del mio cazzo che sguazzava in quella fica allagata di umori. È stato fantastico. Consapevole di quanto fosse insano e immorale è stato comunque meraviglioso. Mi sono aggrappato ai suoi fianchi enormi e morbidi e ho chiavato senza ragione, come un allupato che finalmente poteva sfogare la sua voglia. 

Mentre assestavo avidamente i miei colpi dentro Roberta mi sono piegato baciando e leccando la sua schiena bianca e grassa. Lasciati i fianchi, le mie mani hanno afferrato e palpato le sue grosse poppe cadenti poi le ho strofinato il clitoride facendola ansimare e gemere spudoratamente. 

All’apice dell’orgasmo ho fatto in tempo a sfilare il cazzo e una serie di spruzzi hanno investito la sua schiena. La sborra era tanta, densa e collosa. Le colava lungo le spalle e i fianchi. Quando si è rimessa dritta sulla schiena i rivoli vischiosi sono finiti nel solco del suo culo, sporcando le mutande che si era tirata su. 

Ho fissato estasiato quella immagine oscena. Mia figlia colante della mia sborra. Ero felice della nostra storia e non avrei permesso a nessuno di impedirci di continuarla. 

L’ho baciata a lungo in bocca. Non era mia figlia Roberta in quel momento, ma una sensualissima ragazza con cui desideravo riprovare tutte le gioie del sesso che mia moglie mi negava ormai da anni. 

CONTINUA 

Per commenti scrivete a: imperium@hotmail.it 

 

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