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Alessandra al ristorante

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Era sabato pomeriggio, uno dei soliti e monotoni sabati pomeriggio’ quando improvvisamente suonò il telefono.

Staccando la mia attenzione dal computer afferrai la cornetta e risposi.

La voce proveniente dall’apparecchio telefonico mi fece intuire che si trattava d’Alessandra un’amica di mia sorella.

Dopo esserci scambiati qualche saluto mi domando se c’era mia sorella: che raggiunse l’apparecchio salutando animatamente.

In seguito a una lunga chiacchierata e una serie di risate si salutarono e rapidamente mia sorella Mary volgendosi verso di me mi disse la proposta fatta per quella sera da Alessandra.

Ci aveva invitati ad andare al ristorante con lei e dei suoi amici.

L’idea al momento non m’interessò particolarmente e dissi che ci avrei pensato più tardi.

Prosegui la mia attività al computer fino alle 19 quando decisi sulla serata; onestamente non mi andava di rimanere in casa, avrei preferito andare al cinema, tuttavia scelsi per la proposta fattami nel pomeriggio.

Dopotutto non era poi così tanto male.

Infondo mi piaceva uscire con Alessandra e Mirco erano simpatici ed entrambi avevamo la passione per i film’qualcosa in comune su cui discutere.

L’appuntamento era fissato alle 20.30 davanti a casa d’Alessandra che dopo una lunga preparazione apparve sorridente salutandoci.

Durante l’attesa Mirco era già arrivato ed essendo al completo partimmo per Milano.

La cena era iniziata; io seduto a capotavola, Mirco, il ragazzo d’Alessandra, alla mia sinistra e Alessandra alla mia destra e gli altri amici seduti ai rispettivi posti.

Notai l’abbigliamento d’Alessandra, che per tutto il viaggio mi era stato nascosto dalla giacca.

Indossava una maglietta scollata estiva,che lasciava intravedere il seno rotondo e molto delicato, una gonna corta che lasciava scoperte le gambe avvolte da un paio di calze vellutate nere.

Sentivo l’eccitazione che cresceva’ inoltre aveva un viso ben truccato con due labbra sottili probabilmente su cui era stato passato del lucida labbra e due occhi azzurri molto espressivi e dolci.

Se non fosse per il rispetto e che nutro per lei e per Mirco, l’avrei scopata immediatamente.

La cena prosegui tra i discorsi sul cibo, veramente ottimo, e cavolate varie.

Verso la fine, il cameriere ci portò delle chiacchere come dessert, che pose di fronte a me.

Un amico d’Alessandra per scherzare lanciò il suo tovagliolo al fine di colpire Alessandra ma con mio stupore e incazzamento prese in pieno il piatto di dolci gettando tutta la polvere addosso a me ed Alessandra.

Dopo una serie di scuse, mi diressi verso il bagno per cercare di far sparire le diverse macchie.

Alessandra mi raggiunse lamentandosi della gonna tutta imbrattata.

Il bagno era piccolo e unico perciò le dissi di fare prima lei che poi sarei entrato io.

Lei ringraziò ed entrò chiudendosi la porta alle spalle.

Attesi per qualche minuto e non sentendo rumori bussai domandando se andava tutto bene; nel fare quella azione notai con lo sguardo che s’intravedeva la luce all’interno.

Preso dalla curiosità e un po’ dalla perversione di vedere cosa stesso facendo, una volta assicuratomi che non ci fosse nessuno attorno, mi piegai per osservare dallo spioncino’ e meraviglia delle meraviglie, la vidi in reggiseno che si puliva la maglietta.

Lo sguardo s’ indirizzo sul seno, dal tessuto trasparivano i capezzoli.

Non aveva due tette spropositate tuttavia sembravano delicate come il resto della sua rosea pelle.

Sembrava nata da un sogno.

Mentre proseguiva nel suo lavoro di lavaggio, appoggiandomi alla porta, l’aprii ‘ lei notando il movimento si voltò e mi intravedette mentre ancora piegato la osservavo.

Con imbarazzo e senza guardarmi, mi disse se secondo me le macchie erano sparite.

Paonazzo entrai e non curante annuii facendo capire che non era rimasta alcuna macchia.

– Ora passiamo alla gonna; però dovresti uscire perché me la devo sfilare-.

Così dicendo si volto verso di me.

Preso dalla voglia e da una pazzia momentanea appena ebbi il suo viso vicino al mio, non esitai a baciarla.

Dopo pochi istanti d’indecisione non si oppose e infilò la sua lingua più affondo.

Le nostre lingue s’intrecciavano appassionatamente, sentivo il calore della sua pelle e mi perdevo nel suo profumo.

Posò le sue braccia sulle mie spalle e mi trasse sempre più vicino.

Passai a baciarle il collo e poi le slacciai il reggiseno mettendo in mostra le sue tette, che cominciai a leccare ,baciare ,mordicchiare e infine a succhiarle i capezzoli rosei e tondi.

Poi la sollevai, facendola sedere sul lavandino e con movimenti decisi le sfilai gonna e collant lasciando in bella vista gli slip rosa pizzo.

La feci alzare, m’inginocchiai sfilandole anche l’ultimo indumento e divaricandole le gambe affondai la bocca dentro il suo dolce frutto proibito.

Contemporaneamente con le mani le cingevo i seni dando in tal modo una sorta di movimento ritmico.

Iniziò a colare copiosamente, sentivo il corpo contrarsi e di conseguenza aumentai i movimenti cercando di strapparle la clitoride.

Lei iniziò a soffocare dei piccoli urli che andavano aumentando, posò le mani sulla mia testa incitandomi a farla godere.

Improvvisamente venne contraendosi e lasciando intravedere le vene, tanto lo spasmo fu intenso

Con gli occhi chiusi e la testa all’indietro, aggiunse:- E’ stato divino-.

Essendo ancora intorpidita non si mosse e ed io alzandomi slacciai i pantaloni lasciando cadere le mutande.

L’afferrai per le braccia e delicatamente la girai tenendo sempre le gambe bene aperte , poi avvicinai il membro sfiorandole la vagina.

Ebbe un sussulto, mi guardò dallo specchio e mi disse: -Cosa aspetti?-

La penetrai affondo, rimasi fermo per sentire le pareti aderire al pene; un calore indescrivibile lo avvolse e il liquido viscoso dei suoi umori facilitò il movimento lento dentro e fuori dal suo corpo.

Divaricando sempre di più le gambe per facilitare la penetrazione posò le mani sul lavandino e una smorfia di piacere le si dipinse sul volto alternata da ripetuti sospiri.

L’azione continuò per circa un minuto, poi sedendomi sul water l’invitai a sedersi sopra lasciando scivolare il pene in lei.

Mi posò nuovamente le braccia intorno al collo e seguendo il movimento sempre più veloce del pene iniziammo a baciarci.

Aveva un corpo armonico, ben fatto’ il nostro amplesso era paragonabile ad un concerto di musica classica o meglio un dolce balletto di danza.

I nostri sensi si suggerivano e si completavano in un tuttuno.

Le labbra leggere e morbide trasmettevano passione e calore ed i suoi baci erano a volte lievi e altre irruenti.

Eravamo un solo corpo e un’anima solitaria al centro di un grande universo.

Ma ormai eravamo arrivati al termine e inseguito all’ultimo colpo, giunse l’orgasmo che come un fiume in piena ci travolse lasciandoci tramortiti l’uno sopra l’altro.

Quando mi ripresi stavo sdraiato su una panca con mia sorella e alcuni amici che mi guardavano.

-Finalmente ti sei ripreso- pensavamo che quella caduta in bagno ti avesse ucciso-.

Un leggero mal di testa mi fece capire che ero svenuto cadendo in bagno.

Alzandomi mi voltai attorno cercando Alessandra che sorridente e sempre con quello sguardo da gatta mi domando: -tutto bene?!-‘

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