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Erotici Racconti

Complici di quel gioco

By 26 Marzo 2017Febbraio 2nd, 2023No Comments

All’improvviso ci colse un temporale estivo, dal momento che ci riparammo frettolosamente dentro la galleria d’un vecchio cinema senza notare in nessuna maniera le locandine delle programmazioni peraltro esposte. Io ricordo molto bene la tua camicia di lino bianco che la pioggia rese come una seconda pelle, dove nascosti s’affacciavano le forme dei tuoi capezzoli irrobustiti dal cambio di temperatura e che al mio sguardo l’imbarazzo colorò rapidamente le tue guance. In seguito, tremando, tu cercasti di proteggerti incrociando le mani sul petto, dato che ci conoscevamo da molto, però non avevamo mai pensato ad altre situazioni oltre il rapporto amichevole e cameratesco che avevamo.

Le continue raffiche di vento ci portarono a proteggerci all’interno della galleria e fu allora che notammo le scritte ‘Soltanto per Adulti’ barrate dal cartello di divieto, giacché nessun’immagine esposta né alcun riferimento visivo ne metteva in rilievo la trama, se non unicamente l’immaginazione. Una coppia corse a ripararsi come avevamo fatto noi, mentre a nostra differenza aprirono le porte a vetro schermate ed entrarono dentro sorridendo. Lo strillo di lei ci giunse come un eco lieve e allo stesso tempo sensuale, intanto che tu cercavi di nascondere la tua curiosità evitando il mio sguardo eclissandolo, eppure ciò non bastò. Io provai quel sottile filo di bizzarria e di curiosità che t’attraversava il corpo e l’intimità del nostro rapporto, se pur fino ad allora amichevole e cordiale mi portava a comprendere il tuo stato d’animo e tu intelligentemente il mio. Successivamente nascondemmo sentitamente la nostra curiosità e la sensibilità, cercando di deviare l’argomento e di distogliere il discorso sui cambi improvvisi del tempo, poiché entrambi agognammo d’impedire alla lusinga e alla tentazione d’oltrepassare energicamente quelle porte schermate.

Il tuo sguardo in quell’occasione, cercando d’evitare il mio, mi fece capire che io dovevo prendere una decisione, allora in silenzio afferrai la tua mano e ti condussi oltre la porta. Io avvertii una debole resistenza, un piccolo attimo d’esitazione, ma poi chinando la testa ti lasciasti trasportare in quel locale che induceva e provocava interesse, intrigo amoroso e tresca allo stato puro. Io facevo il biglietto quando tu voltasti le spalle alla cassiera mettendoti alle mie spalle, mentre io coglievo appieno la tua condizione saggiandola per bene. In quel momento saresti fuggita, in quanto un intrallazzo insolito e particolare cresceva in me, perché tu immobile, attendevi d’esser trascinata in un mondo che non conoscevi direttamente, ma che stimolava vivacizzando oltremisura fantasie e stravaganze opportunamente insabbiate nel tuo animo. Di questo andare salimmo le scale che conducevano alla galleria, tu osservavi la punta delle dita nude uscire dai sandali bianchi, mentre lo smalto rosso delle unghie ne decantava esaltandone le dita abbronzate.

In quella circostanza non ci scambiammo una parola, dato che non riuscivamo a guardarci in volto nel momento in cui io osservavo i tuoi fianchi oscillare. Salendo le scale, la gonna leggera sopra il ginocchio dava la sensazione di un’onda sospinta dal vento, la femminilità che diffondevi nell’ondeggiare dei fianchi attrasse così la mia attenzione. Io non t’avevo mai guardato con occhi libidinosi e fino a quel momento il nostro rapporto era stato ben diverso. Non essendo ancora iniziato il programma la sala era nella semioscurità, in quanto notammo la coppia che era entrata prima di noi, alla fine ci accomodammo nell’ultima fila in alto, perché da lassù potevamo dominare la visuale su tutta la sala. L’altra coppia sedeva due file sotto la nostra e la ragazza, una ragazza dai capelli biondi ondulati, volse lo sguardo su di noi e avvicinandosi al suo compagno gli sussurrò qualcosa. Lui in tal modo volse uno sguardo evasivo su di noi, quasi inafferrabile, poiché ci guardammo sorridendo della strana situazione, certamente loro a differenza nostra erano entrati con determinazione ed energia in quel locale, perciò avevano uno scopo, noi invece no, dato che ci colse un misto di curiosità, d’imbarazzo, d’intrigo e di trasgressione.

Le emozioni s’alternavano rendendoci agitati, tu accavallavi le gambe da una posizione all’altra come se non trovassi comodo il sedile, io t’osservavo trattenendo il desiderio di fermarti, posando la mano sulla tua coscia nuda e abbronzata. Finalmente le luci si spensero e tutto ciò giocò a nostro favore, dal momento che le prime immagini del film iniziarono a scorrere sullo schermo. All’inizio sembrava un film normale, anche se la recitazione degli attori era decadente, dopo poche battute però l’attrice, una bruna formosa dalle labbra rosso fuoco s’avvicina all’uomo, lei inizia a baciarlo sul collo, la macchina da presa si sofferma poco sul particolare, poi scende subito in basso, dove la mano di lei scorreva sui pantaloni di lui slacciandogli la cintura lentamente, l’inoltra all’interno e ne estrae il cazzo semi rigido.

In quell’istante sentii il tuo sospiro di sorpresa, la scena cambia speditamente, lei guarda intensamente lui negli occhi poi si china sul cazzo e comincia a muoverlo piano scoprendogli il glande, dove con abilità e consumata bravura gli dava dei piccoli colpetti con la lingua sul frenulo. Io ti rivedo irrigidita nella tua posizione percorsa immancabilmente da una miscela d’emozioni, visto che non staccavi lo sguardo dallo schermo. La donna, afferrato il cazzo tra le labbra lo ingoia fino alla base, per poi rilasciarlo uscire lentamente succhiandolo come un appetitoso gelato. In quel preciso momento tu sobbalzasti, il primo movimento invero &egrave decisamente inatteso, fermamente insospettato dovuto alla tua austera, contegnosa e spoglia rigidità. I sospiri dell’attore facevano eco nel cinema, io osservai la coppia sotto di noi, in quanto era concentrata sul film, lei s’avvicinò poggiando la testa sulla spalla di lui, giacché la loro posizione era ben visibile e notai che si stavano carezzando, la mano di lei a quel punto scivolò sulle gambe di lui, il quale ricambiava carezzandole il seno, mentre la bocca percorreva il collo e anche tu li stavi osservando.

Il tuo respiro era al momento falsificato, in quanto insolite e nuove emozioni percorrevano la tua anima, accavallando nuovamente la gamba la gonna scivolò più in alto scoprendo metà della coscia. Gli attori proseguivano la loro interpretazione, lui le sfilava le mutandine, intanto la regia scorre lentamente la macchina da presa sulla foltissima e pelosissima nera fica tra l’altro ben tenuta in considerazione da lei, le dita di lui allargano leggermente il fiore di carne, poi un primo piano della lingua che lo percorre. Adesso i gemiti sono più acuti a ogni fotogramma e le tue gambe continuavano a cambiare di posizione, poiché le mani sul grembo non erano rilassate, perché premevi in basso, l’oscurità ci proteggeva accuratamente, giacché percepivi i miei occhi su di te, io osservavo i tuoi movimenti, il tuo sguardo e ascoltavo il tuo respiro. La tua mano scivolò sulla gonna toccando il punto del pube, la coppia sotto di noi aveva già superato l’ostacolo dei vestiti, cosicché vedemmo la mano di lei stringere il pene muovendolo lentamente a ritmo, lui le aveva tirato giù il top e un seno bianco risaltò nella penombra.

In ultimo si erano accorti distintamente che li stavamo guardando, lui alzò la testa dal seno della ragazza e lo mostrò a noi come un’offerta, un invito a unirsi a loro. I tuoi sospiri a quel punto aumentarono, tu rilasciasti la posizione accavallata delle gambe rilassandole, mentre la mano scivolava leggermente sopra il vestito, i jeans cominciarono a essere stretti, allora slacciai la cintura, sbottonai i bottoni metallici lasciando liberare la mia erezione protetta dal boxer. Tu perdendo il blocco, l’inibizione e il pudore volgesti il tuo sguardo su di me, lasciasti scorrere la tua mano sotto la gonna, io seguii il tuo gesto copiandone il movimento, dal momento che non ero più protetto dal boxer, rigido nella mia mano lo osservavi, mostrando a tua volta il pube al mio sguardo.

Nel frattempo sotto di noi i gemiti di lei facevano eco a quello degli attori, perché vedemmo infatti scomparire la testa di lui in basso su di lei e potemmo soltanto immaginare il resto. Le tue gambe si divaricarono lentamente, le tue dita procederono nell’auto esplorazione, io t’accarezzai la nuca spingendoti verso di me, lentamente la tua mano prese possesso della mia virilità e osservandolo lo carezzavi con dolcezza, io allungai la mano sulla tua deliziosa fica bagnata e appassionata, in seguito ci toccammo esplorandoci per lunghi attimi. Io spinsi la tua testa in basso, ancora adesso risento il tuo alito focoso sul glande e il desiderio delle tue labbra, piccoli baci, tocchi furtivi e leggeri della lingua mi portarono in estasi, mentre la tua bocca lo accoglieva con il tocco morbido delle labbra.

La tua irruente rosa si scioglieva tra le mie dita, giacché rivivo il momento in cui scivolai dal sedile tra le tue gambe. Osservando la coppia tu t’appoggiasti allo schienale del sedile, visto che lei lo stava succhiando con slancio, lui con la testa rivolta indietro gemeva uscendo di senno dal piacere. Io stringevo i tuoi glutei nelle mani e divaricandoli m’insinuai cercando il tuo clitoride, la lingua percorse l’insenatura del tuo corpo sempre più accondiscendente e aperto, infine sentii il calore dei tuoi fluidi scorrermi sulla lingua, perché stavi godendo di un’insolita, nuova e provocatoria esperienza.

I tuoi gemiti si mischiarono con maestria e con spigliatezza ai loro, la ragazza s’alzò un attimo guardando verso di te, nel buio gli sguardi s’incrociarono nella mente complice di donne che provavano l’astuto e il sottile piacere del proibito. Io eccitato nel vedervi mentalmente conniventi, infervorato ti trascinai sopra di me e sostenendoti per i glutei affondai nel tuo vortice ardente, perché adesso aperta e bagnata senza più complessi tu continuavi a osservare la coppia sotto di noi, lei inginocchiata sul sedile rivolta verso te, lui dietro che la stava montando come una giumenta. Tu cavalcasti su di me inarcata in avanti sorreggendoti allo schienale del sedile, io strinsi i tuoi glutei leccandoti la schiena nuda e afferrai tuoi capezzoli, mentre i gemiti aumentavano liberando completamente il nostro intimo piacere. La ragazza di sotto emise un grido, aprì le labbra, lui le introdusse un dito mentre con colpi forti e decisi gli esplodeva dentro la cavità riversandole il candido seme. Il culmine del piacere ci raggiunse facendo eco all’altra coppia, intanto che le immagini del film continuarono a scorrere sullo schermo, mentre tu stessa eri stata l’insperata e provvidenziale protagonista.

A questo punto lentamente la libidine ci abbandonò e ritornò sollecitamente il velo della decenza, della moderazione e del pudore, le luci della sala aumentarono, tenuto conto che in silenzio ci alzammo seguendo gli altri verso l’uscita del cinema, nella galleria incrociammo i loro sguardi e ci ritrovammo ragionevolmente corresponsabili di quell’inatteso gioco. Non ci chiedemmo niente, però sappiamo attualmente di non essere più gli stessi e che il desiderio di quella trasgressione al presente ancora ci rapisce unendoci a fondo. L’asfalto bagnato rifletteva le mille luci della città e non passeggiavamo parlando come prima, un silenzio colmo di parole unificato in un solo gesto, la mia mano stretta sul tuo fianco e la tua testa appoggiata alla mia spalla.

Un gioco disubbidiente e ribelle ci aveva spogliato l’anima rivestendoci d’infinita dolcezza e d’inconsueta vezzosa leggiadria. Ed ecco, al momento il desiderio di te, quell’azionarsi e quel riaccendersi nel proibito, quello spargersi della trasgressione sul calore del tuo corpo, che in conclusione si libera del candore e dell’innocenza per poi farsi nuovamente catturare da lei.

Non possiamo chiamare amore né intitolare il piacere fine a sé stesso, non possiamo reclamarci amici né compagni come un tempo, non possiamo soprannominarci amanti, perché non ci sono né catene né legacci né vincoli. Così restiamo noi, un attimo inconfessato e segreto oltre la soglia, celato e inespresso sì, ma pur dentro la soglia.

Io ti ricorderò e t’aspetterò per un altro istante nuovamente.

{Idraulico anno 1999}  

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