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Disordine

By 30 Agosto 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Pigramente seduta sul divano, mi accendo una sigaretta.
Guardo il fumo che si muove in volute sinuose nella fresca brezza del mattino.
Il profumo del caffè appena fatto impregna la casa, i capelli ancora spettinati, scendono lunghi a coprirmi le spalle.

I pensieri vagano disordinati, non amo il disordine, ma in fondo non voglio che prendano corpo, se così fosse dovrei ammettere un’incoscienza.

L’incoscienza non è affatto una mia prerogativa, non lo è mai stata.
Ogni cosa che ha fatto parte della mia vita, ogni scelta, anche quella apparentemente più folle, è sempre stata valutata, soppesata, analizzata ed affrontata nella più totale consapevolezza.

Sono un’accesa sostenitrice dell’uso del cervello in ogni situazione, un’accanita critica di chi, ogni tanto mi dice che la passione ha preso il sopravvento.

Chiudo gli occhi, cullata dalla musica, cerco disperatamente di pensare ad altro, non voglio ripercorrere mentalmente ciò che mi ha reso tanto diversa, ciò che ha permesso di andare contro i miei principi, ciò che testimonia il tradimento a me stessa ed alle mie convinzioni.

Ma la pelle rivive ancora quelle carezze, i sensi sono ancora pregni di ciò che è successo, brividi di sottile piacere avvolgono il mio corpo, un piacere languido e perverso che mi riempie e mi accompagna costantemente e se anche provo a scacciarlo, perfidamente non lascia la presa.

Mio malgrado la mente torna a ieri pomeriggio….

Guardo il cellulare ogni due secondi, ma il suo messaggio non arriva.
E’ tardi, forse non verrà, meglio così! Anzi, sarebbe giusto così, sarebbe quel no che la mia testa grida tutti i giorni, ma che continuo a far finta di non sentire.

Guardo ancora una volta se è arrivato il suo messaggio, niente, non c’è niente.

-Bene!- penso, mentendo spudoratamente a me stessa e fingendo di non sentire quella spiacevole sensazione di amarezza.

Mentre faccio per riporre questo assurdo strumento di tortura, questo malefico strumento elettronico, ignaro delle speranze, delle delusioni che può accendere, penso tra me:

– Finirò il mio lavoro e me ne andrò di qui alla svelta, restare sarebbe un errore.
Eviterò così una sciocchezza.
Certo è che non sarà evitata grazie al mio buon senso, piuttosto al fatto che non si è presentato, ma in ogni caso è sempre una sciocchezza evitata –

Ma proprio in quel momento, a tradimento, il cellulare vibra nella mia mano.

Febbrilmente lo apro e leggo un semplice e secco:

– Apri –

Il cuore mi si ferma un secondo per poi prendere forza nel mio petto, lo sento nelle orecchie, il respiro è rapido, mentre ascolto i suoi passi salire le scale, appoggio fronte e palmi delle mani alla porta, mentre la mia testa disperata urla ancora una volta:

– Stupida, stupida! Che cavolo stai facendo!!! ‘

Ma sono come in trance, non la ascolto, sento solo il rumore dei suoi passi e quello del mio cuore che sembra volermi uscire dal petto.

Bussa alla porta e, come se guardassi un film, vedo la mia mano avvicinarsi alla maniglia per aprirla.
Mentre lui entra io mi allontano voltandogli le spalle, non lo voglio guardare, non voglio che i miei occhi si facciano catturare dai suoi nerissimi, quegli occhi che mi hanno tolto il sonno, che mi hanno resa dissennata, folle e soprattutto non voglio che si accorga della tempesta di emozioni contrastanti che mi stanno stravolgendo.

Click, chiude la porta lasciando fuori il mondo di tutti i giorni, ora qui c’è solo questo limbo fatto di sensazioni disordinate.

Fatico a respirare, ma cerco di riprendere il controllo, mi volto piano prendendo tempo, ripromettendomi di sostenere il suo sguardo, gli occhi ancora abbassati si fermano sul suo petto, sulla sua camicia, salgo ancora, il bottone slacciato, il suo collo la sua pelle, il mento, le sue labbra dischiuse increspate da un lieve sorriso.

Un brivido mi percorre, subdolo, la schiena.

Il suo viso chiaro, è leggermente arrossato dal sole, ma è bellissimo, fresco, giovane, troppo giovane, mioddio davvero troppo giovane.

I miei occhi ora incrociano i suoi, due pietre nerissime, incandescenti, penetranti da togliere il respiro, uno sguardo serissimo che mi immobilizza, come una farfalla trafitta da uno spillone che la inchioda alla teca.

Il suo tono di voce affabile e tranquillo, ha un che di innaturale risuonando gioviale nella stanza con un semplicissimo:

– Tutto bene? –

– Si –

rispondo io deglutendo a fatica cercando comunque di mostrarmi disinvolta, ma i suoi occhi fissi nei miei, mi fanno cedere le gambe.

– No! –

La mia mente urla ancora.

– No santoiddio! Non va bene! Non va bene niente! Non ha senso tutto questo!

Ma intanto, sento il mio corpo muoversi verso di lui, rapita.

Le mie mani ora gli sfiorano i fianchi, per poi aggrapparsi a lui, la mia testa è reclinata all’indietro tanto è più alto di me, il suo volto con una lentezza lacerante, si avvicina senza lasciare liberi i miei occhi, mi sovrasta fisicamente, mi avvolge e abbracciandomi avvicina deciso la sua bocca alla mia.

Resta così, immobile, a pochissimi centimetri dalle mie labbra, le sue increspate da un lievissimo sorriso malizioso.

Il suo odore di uomo è così dolce, inebriante, sto perdendo completamente il senno, il suo alito mi eccita, le mie ultime remore, quelle che avrebbero potuto farmi rinsavire fermandomi prima di commettere un grosso sbaglio se ne vanno, mi lascio andare, mi perdo in quell’abbraccio, la mia mente non si ribella più al richiamo del mio corpo, ogni traccia di buon senso svanisce come nebbia sotto il sole.

Le mani scivolano lentamente sotto la sua camicia, la sua pelle è fresca, al contrario della mia che ormai ha preso fuoco, le sue altrettanto lentamente, scivolano lungo la mia schiena per aggrapparsi con forza alle mie natiche, flette le gambe per abbassarsi tenendomi con fermezza, i suoi fianchi si muovono in avanti, premendo il suo sesso con foga contro il mio e lo ascolto sospirare di piacere, mentre le sue labbra finalmente si accostano alle mie.

Ha dell’incredibile rendersi conto che è totalmente inconsapevole del potere che ha su di me, mi chiedo come sia possibile che due persone tanto diverse possano aver raggiunto un’intesa così perfetta senza quasi conoscersi, mi domando come possa aver capito quali corde della mia anima toccare, per essere riuscito a portarmi fino a questo punto.

Il suo corpo, i suoi gesti sono lenti, misurati, appassionati, senza quella foga quella smania, che credevo fosse naturale per i suoi anni.

La sua lingua mi fruga delicatamente la bocca, mi penetra adagio senza arroganza, come in un dolcissimo amplesso, l’avvolgo con le labbra, succhiandola piano, adattandomi a quel gioco, al suo ritmo con naturalezza, è la prima volta eppure l’intesa è perfetta.

Involontario dalle mie labbra sfugge un gemito di piacere, un gemito che ha il potere di accenderlo, inspira voluttuoso e per un attimo chiude gli occhi, la sua mano sale rapida lungo la ma schiena, la serra all’altezza della mia nuca, raccogliendone i capelli, mi reclina con forza la testa costringendomi a guardarlo dritto in volto, ora sono io che sorrido, lo sfido, lo voglio e desidero che mi prenda con forza.

Le mie mani volano alla ricerca dei bottoni della camicia, li slaccio frenetica, scosto i lembi di stoffa per scoprire la pelle ricoperta di brividi, i miei palmi assaporano il suo torace, i suoi capezzoli sono turgidi, mi istigano a tormentarli con piccoli morsi, la lingua ormai senza freni cerca il suo sapore, scivola rapida e golosa dal petto al collo, mordo e lambisco l’orecchio, il suo profumo mi inebria, scendo leccando le spalle, scosto il braccio e affondo il viso tra il vello delle ascelle inspirando il suo profumo, sfiorando con la lingua la sua curva fino a ritornare al suo petto, brividi continui increspano la sua pelle.

Gioisco vedendolo fremere di desiderio.

Cerca ancora la mia bocca, per qualche secondo gioca ancora tra le mie labbra con sensualità, tenendomi stretta, mi abbandono ad occhi chiusi rispondendo con tutto me stessa a quel gioco la mia eccitazione è alle stelle, i miei pensieri annullati, così, persa, cosciente solo del mio e del suo corpo e del desiderio che proviamo l’uno per l’altra.

Improvvisamente si scioglie da quell’abbraccio per sedersi sul divano, così senza motivo.
Il suo distacco mi investe con una sensazione di brutale abbandono.

Resto li, in piedi, guardandolo sconvolta, arrossata in volto per l’eccitazione, il respiro breve, il cuore che sembra voler uscire dal petto, chiedendomi cosa mai stia succedendo, perché si è staccato così bruscamente da me, ma lui serenamente continua a fissarmi, senza proferir parola.

Mi avvicino, sedendomi al suo fianco composta, domandandomi ancora perché si sia allontanato da me in quel modo, perché ha interrotto in modo così brutale quell’abbraccio, mi volto verso di lui, sul mio viso l’interrogativo è palese, ma la risposta non arriva, tranne un’espressione rilassata e tranquilla non trovo altro sul suo volto, è come se fino a quel momento, non fosse successo nulla, come se mi fossi immaginata tutto.

Mi guardo la punta delle scarpe, provo a riordinare i pensieri, cerco di placare quella tempesta che ho dentro respirando profondamente.

Percepisco chiaramente il suo sguardo, ma il suo silenzio permane.

La sua mano scorre sulla mia schiena in una languida carezza, sale prendendomi la spalla con delicatezza e mi serra dolcemente tra le braccia.

Chiudo gli occhi appoggiata al suo petto, inebriandomi ancora del suo odore, la mano sale a carezzare il suo torace scoperto, lievi i polpastrelli lo solleticano creando disegni sulla pelle, seguo le curve del suo corpo persa nei miei pensieri, domandandomi ancora perché si sia fermato e soprattutto come possa mantenersi così tranquillo.

E’ giovane, ha l’esatta metà dei miei anni, mioddio, ogni volta che ci penso la mia mente mi urla che sono impazzita, che mi sto invischiando in una storia dove entrambi ci faremo male, ma sto così bene adesso, così abbracciata a lui dolcemente, la sua mano sulla schiena che mi accarezza, sto così bene.

Mentre rilassata, non penso più a nulla, godendomi questo istante di tenerezza, avverto una variazione nelle sue carezze, se fino a quel momento erano delicate e languide, tanto da calmare i miei sensi, ora la pressione è cambiata, la sua mano è più decisa, sale fino al collo e inaspettatamente si riappropria dei miei capelli, mi solleva il viso costringendomi a fissarlo negli occhi, sono quasi una fessura dalla quale filtra un lampo torbido, le sue labbra hanno una piega che parrebbe un sorriso ma non vi è dolcezza, non c’è nessun garbo in quel volto normalmente mite.

E’ passione è lussuria quella che vedo in lui, è voglia, una voglia incontenibile, si china ancora verso il mio viso, mi costringe con forza ad avvicinare la mia bocca alla sua, stringe più forte i capelli, la sua lingua mi fruga la bocca dimentica della dolcezza di prima, mi apro a lui, mi riaccendo, respiro in fretta, eccitata da questo suo sorprendermi costantemente.

Perdo la testa, questa volta senza ritegno, mi sta scopando la bocca con la sua, non resisto, non mi controllo più.

Salgo in ginocchio sul divano, con le mani spingo il suo torace contro lo schienale e guardandolo dritto negli occhi monto sopra di lui.
Mi siedo sui suoi fianchi, riprendo a baciarlo frenetica, voglio la sua lingua, il suo sapore.
I miei fianchi si muovono strusciandosi vergognosamente contro di lui, le sue mani li serrano, guidando i miei movimenti, lo sento, sento la sua eccitazione farsi arrogante.

Mi toglie la maglietta mentre rapida mi sfilo il reggiseno, mi guarda, guarda il mio seno ora scoperto e sospira di piacere chiudendo gli occhi e reclinando la testa all’indietro mentre le sue mani salgono a serrarlo a tastarlo, come se fosse la cosa più bella del mondo.

E’ un delirio.

Il mio narcisismo viene solleticato inverosimilmente.

Il mio corpo lo cerca, lo desidera fortemente, le sue mani stringono forte i seni, si scosta dallo schienale affondandovi il volto, aspira il mio odore, li bacia, la lambisce con la lingua, sto impazzendo.

Il suo sesso, ancora intrappolato nei pantaloni, è arrogante, allontano il suo volto e mentre adagio scendo da lui inginocchiandomi per terra resto incollata ai suoi occhi, voglio godermi lo spettacolo di quando intuirà cosa voglio da lui.

Armeggio con la fibbia della sua cintura, la apro per poi dedicarmi al bottone ed alla lampo dei pantaloni.

Scostando la stoffa mi rendo conto del calore che il suo sesso sta sprigionando, lo libero guardando ancora il volto di questo giovanissimo uomo che mi sta facendo fremere di desiderio e finalmente vedo la sua espressione cambiare, da torbido ed eccitato a sorpreso, un’espressione che ha un ché di comico nel suo stupore, sembra quasi non possa credere che la mia bocca sia così vicina al centro del suo piacere.

Mio’

La mia bocca si apre piano per ingoiarlo lentamente, stringo le labbra per far si che forzi un po’ nell’entrare, lo prendo dentro adagio, scivolando appena oltre la punta, succhio, lecco avida i suoi umori, li assaporo piano, ascoltando i suoi gemiti, sorniona lo osservo dal basso e vedo che anche lui mi sta guardando, un’insana eccitazione mi esplode nella testa e nel corpo, rendendomi conto che ancora non crede a quello che sta succedendo.

Piccolo cucciolo.

Chissà quante volte lo ha desiderato, lo ha chiesto alla ragazza di turno, sentendosi magari rispondere di no.

Voglio farlo impazzire.

Gioco con la punta del suo sesso, i suoi fianchi si muovono per affondare meglio nella bocca, ma mi sposto prontamente, la sua mano si appoggia sulla mia testa, il ritmo dei suoi fianchi aumenta, ma io non mi scompongo, lo succhio adagio, facendolo entrare ed uscire sfuggendo alla forza della sua mano che cerca di spingermi ad ingoiarlo di più, ma continuo a tormentarlo adagio, lentamente, senza fretta.
Si arrende, mi lascia libera, forse ha intuito che sono io ora a guidare le danze.

E’ a questo punto, quando meno se lo aspetta che lo ingoio fino in fondo.

Tutto dentro, fino in gola.

Il suo bacino scatta in avanti la sua mano rapida torna a spingere la mia testa verso il basso, un gemito rauco esce dalle sue labbra.

Mioddio!
E’ così bello sentire il suo piacere.

Resto ferma in quella posizione, non respiro tanto è affondato nella mia bocca, i miei occhi si inumidiscono di lacrime per lo sforzo di contenerlo in me, non mi controllo più, la mia mano scende a cercare il mio clitoride, le mie dita volano furiose per placare il desiderio di godere, mentre allo stesso ritmo della mia voglia muovo la bocca, le labbra, la lingua, per placare la sua.

E’ un delirio, i movimenti ora sono rapidi, voglio godere, voglio farlo godere, lui mi accompagna ormai stravolto, mi muovo come a farmi scopare la bocca, in fretta con foga.

Lo sfilo da me completamente per un secondo, libero la bocca un attimo incitandolo con smania:

– Scopami cucciolo, scopami la bocca –

Lo ringoio con foga, ancora fino in fondo, su, giù con la testa, lo sento che freme, trema, i muscoli sono tesi, sento che è vicino.

Tolgo la mano dal mio corpo, mi distrae, voglio godere ogni secondo del suo piacere, ecco lo sento è vicinissimo’

Si irrigidisce un attimo, la mano sulla testa mi immobilizza, trattiene il fiato ed eccolo, mi esplode in bocca, lo sento tremare, ansima e geme senza ritegno, il suo sesso pulsa forte tra le mie labbra mentre il suo sperma mi inonda.

Mentre il suo corpo trema ancora di piacere, io lo tengo dentro di me e delicatamente con dovizia, lo faccio rilassare, lo accarezzo con la lingua, dolcemente, lo faccio scivolare adagio ancora un po’ avanti e indietro, per godermi ancora le ultime contrazioni dell’orgasmo, stando attenta a non perdere nemmeno una goccia del suo succo profumato.

Sento il suo respiro farsi più regolare, sento i suoi muscoli rilassarsi.

Ora lo sfilo lentamente da me, trattengo il suo orgasmo nella mia bocca, mi sollevo fino a guardarlo in volto, lui con aria ancora stavolta ma felice si avvicina a me appoggiandosi al mio petto.

Lo accarezzo un attimo sul capo, per poi prendergli il viso tra le mani e scostarlo in modo che mi guardi in viso.

Ha un’espressione rilassata ma interrogativa, lo costringo a guardarmi e mentre sorrido maliziosa, con gesto enfatico per far si che comprenda, ingoio tutto il suo sperma.

– Ora sarai dentro di me, qui nel mio pancino, per tutto il giorno –

Si accascia incredulo sul divano e portandosi le mani a coprire il volto e sussurra:

– Mio Dio è un sogno –

Ho finito la sigaretta, mi alzo dal divano per recarmi in cucina a prendere una tazza di caffè, sono le otto è già tardi, ho tanto da fare anche oggi.

Scaccio i ricordi che mi hanno assalito fino a quel momento, lasciando che sfumino come un sogno perdendo forza, lasciando il posto ai pensieri di tutti i giorni.

Riprendo in mano l’ordine delle mie cose.

Distrattamente accendo il cellulare, posandolo poi sul tavolo, porto la tazza nel lavello.

– bip – Un messaggio

Sciacquo la tazza, la asciugo, la ripongo con cura al suo posto, mi asciugo le mani.

Leggo.

– Tutto bene? –

Ed è ancora disordine.

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