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Erotici Racconti

Fremito caldo

By 28 Agosto 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Il tempo passò velocemente, giacché senz’accorgermene si era fatto tardi, lui m’invitò per uscire in settimana, io accettai senza esitazione, in tal modo ci accordammo in tal modo per il lunedì seguente. Nell’attesa affannosa e insopportabile di quell’incontro i giorni non passavano mai, in quanto non ci sentimmo neanche per scambiarci appena due parole. Io non potevo fare a meno di ragionare e di riflettere sull’accaduto, poiché ero ripetutamente assorta, distratta e pensierosa da quel mulinare di quegl’innumerevoli episodi che affollavano e che occupavano gran parte della mia mente, perché tutto era così avvincente, bizzarro e coinvolgente.

Io non lo conoscevo, tenuto conto non c’eravamo quasi parlati, in quanto avevamo soltanto ballato, eppure mi sentivo così attratta, conquistata e tentata da lui. Solamente adesso, in realtà, a fatti avvenuti, capisco che ciò che provai quella prima sera incrociando il suo sguardo e sentendo il calore del suo corpo, non era altro che un assaggio, un pezzettino di ciò che avrei vissuto in seguito nelle lunghe notti insonni passate a fare l’amore, a eccedere e a travalicare. Nei giorni che seguirono io lo sognai di frequente anche con gli occhi aperti, giacché volevo le sue labbra scorrere in ogni centimetro del mio corpo.

Il giorno tanto atteso pigramente arrivò, cosicché mi recai al nostro appuntamento segreto con una stretta allo stomaco e la paura che lui non si presentasse, sicché arrivai sul posto, mentre lui era già lì ad attendermi. Lo riconobbi da lontano, perché i suoi tratti erano caratteristici, inconfondibili, così mentre m’avvicinavo ricominciai a provare un velocissimo susseguirsi d’aggrovigliate sensazioni, tutti quei piacevoli malesseri e quegli enigmatici e inesplicabili turbamenti che provai la sera del nostro incontro. In seguito uscimmo per cenare e questa fu l’unica volta che andammo a spasso per mettere in atto qualcosa insieme, senza ricadere inevitabilmente e irreparabilmente nel sesso più sfrenato.

Dopo quella cena, la sera stessa andammo a casa mia, dove imparammo subito a conoscerci e a scoprirci. Lui fu istintivo e spontaneo, dato che lui capì subito che io avevo bisogno d’un uomo esigente, imperioso e perfino prepotente, dato che non esiste nulla per me di più accattivante e piacevole. Io gli offrii da bere, lui non rispose però alla mia offerta, s’alzò, richiuse la porta del frigorifero e mi bloccò contro di essa. All’improvviso mi era completamente addosso. Il suo viso era acceso, azionato sennonché da una passione e da un trasporto che non avevo mai conosciuto né sperimentato prima, il mio corpo era eccitato e teso oltremisura. Ricordo per bene ancora la sua lingua appassionata e umida che mi leccava le labbra e si ritraeva quando io cercavo di baciarlo.

Lui in quella circostanza slacciò i laccetti del mio abito, che cadde tra l’altro senza incontrare ostacoli ai miei piedi. Gli unici indumenti che mi rimanevano addosso erano i miei sandali vertiginosi, un perizoma molto provocante e la mia pelle profumata all’aroma del vetiver. Lui mi sfilò il perizoma fino a lasciarlo cadere insieme al vestito, si chinò e inizio ad accarezzarmi e a leccarmi, salendo sempre di più fino ad arrivare in mezzo alle mie cosce, tenuto conto che le accarezzò con dolcezza, quindi mi spinse un dito in mezzo alle gambe e mi strofinò il clitoride, finché non mi sentii totalmente bagnata. Successivamente afferrò una candela e con essa continuò a masturbarmi, io avvertivo un corpo freddo e rigido dentro di me che mi spingeva contro la parete compatta e ruvida su cui ero appoggiata.

Era una sensazione indubbiamente forzata e innaturale, che però mi piaceva parecchio nel suo insieme, in quanto mi faceva desiderare il suo membro e il suo corpo. Io mi sentivo violata, liberata e nello stesso momento immensamente eccitata, per il fatto che avevo perduto qualsiasi contatto con la realtà, sragionavo, io ero sua complice, disposta e pronta a dargli qualsiasi parte del mio corpo avesse desiderato. Lui si rialzò senza staccare la lingua dalla mia epidermide, mi sollevò fino ad appoggiare il mio sesso appassionato, gonfio e umido contro il ruvido tessuto dei suoi jeans, mi collocò sul tavolo con vessazione, mi leccò e mi morsicò selvaggiamente, dopo si tolse i pantaloni, adesso era pronto. Sarebbe stato però tutto troppo facile, poiché ormai i ruoli erano stati tacitamente assegnati.

Lui doveva dirigere il gioco, io d’altro canto non desideravo altro che calarmi nella parte della prostituta. In quell’occasione iniziai a cercare il suo cazzo, dapprima lo leccai con l’avidità d’una bambina che si gusta il suo gelato con il suo sapore salato e dolciastro, infine il suo calore mi rese ingorda e smodata. Lui mi penetrò la bocca quasi soffocandomi, visto che si muoveva dentro di me lasciando di tanto in tanto un po’ del suo sperma. Gli odori dei nostri corpi e il lezzo sviluppato dal nostro sesso riempivano l’ambiente e aleggiavano nell’aria in una miscela esplosiva e sensazionale, perché tutto ciò era per me e credo anche per lui come un’autentica, inattesa e meravigliosa droga.

Lui non si concesse fino a quando io non glielo chiesi quasi in maniera supplichevole, tenuto conto che fu esattamente come un mare inquieto e tempestoso, giacché m’invase ripetutamente sul tavolo, sul letto, in ogni angolo della casa e del giardino, nel momento in cui i nostri corpi sudati scivolavano l’uno sull’altro, in un alternarsi di furia, di passione e di tenerezze. Nessuna parte dei nostri corpi rimase inesplorata. Io ricordo che mi deliziai nelle carezze del suo corpo bruno, provando qualcosa che era quasi un totale conforto, una gioia perfetta, poiché fu un’esperienza indimenticabile e magnifica. Imparammo a conoscere i nostri vizi che ci resero schiavi l’uno dell’altro, considerato che nei momenti di lontananza ci portavano a una sorta di delirio e d’esaltazione, quasi di fanatismo.

Questo nostro primo incontro, a dire il vero, fu unicamente l’inizio d’una serie di confidenziali, lunghe e segrete notti trascorse insieme. Ci vedevamo di continuo più spesso e alle ore più inconsuete, non vi erano né norme né regole, i nostri corpi erano come due cardini che s’attraevano e si cercavano, perché più il tempo passava e più ci facevamo avvolgere dalle perversioni.

Ancora oggi, in realtà non riesco a circoscrivere né a definire la sottile linea di confine tra la depravazione, la dissolutezza e la passione che alimentava il nostro rapporto, e non capisco come potevo accettare ammettendo e persino gradendo di lasciarmi liberamente andare a fantasie di stupro, non soltanto accondiscendendo ai suoi giochi di potere maschile, bensì arrivando a goderne, eppure come tutti gli eccessi e le sregolatezze ordinarie, anche la nostra relazione era destinata a morire e finì.

A distanza di tempo però, nonostante l’equilibrio né la regolarità che tutto ciò non esiste più, e per le strade diverse che le nostre vite hanno nel frattempo intrapreso dividendosi, capita ancora oggigiorno che la lusinga, la tentazione e il vezzo d’andare e di procedere contro natura e di tradire, sia per noi troppo forte da contrastare e da resistergli, sia per la complicità della notte sia per il fatto che i nostri corpi si riuniscano, per calmare e per mitigare un desiderio esagerato e smodato che ci consuma e che ci rende simili.

{Idraulico anno 1999} 

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