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Gemelle

By 11 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Adagiata comodamente sul divano tentava invano di seguire il film in televisione.

Nonostante suoi sforzi intellettuali non riusciva a concentrarsi sul video, e dire che lo spettacolo era avvincente. Aveva preparato tutto con cura estrema: la bottiglia d’acqua, i biscotti, le sigarette, il telecomando, tutto era disponibile ed a portata di mano.

Tutto inutile.

Sentiva crescere dentro di se un diffuso senso d’eccitazione, un calore che lentamente s’espandeva in ogni parte del corpo attivandole la fantasia, trascinandola, in questo modo, verso la totale perdita del controllo mentale sulle sue azioni.

Si raggomitolò in posizione fetale comprimendosi il ventre con le mani nel vano tentativo di lenire il dolore dovuto alla pressione che sentiva localizzata in quella parte del suo corpo.

Sapeva a cosa era dovuto il suo stato. Non era certo per causa di quello che aveva mangiato a cena, così come non era dovuto ad un malessere sintomatico di un principio d’influenza. Le capitava di provare quella sensazione ogni qual volta il collegamento empatico con sua sorella gemella era più forte del solito.

Succedeva quando, una delle due, provava delle emozioni forti, coinvolgenti al punto da trasmettere all’altra quello che si provava in quel momento.

Non era vera e propria telepatia, Lara non sapeva cosa stessa facendo esattamente Sara in quell’istante, ma partecipava a parte delle sue emozioni.

Era sempre stato così, anche ai tempi della scuola. Studiavano in classi separate, avevano deciso così i professori, ma se una delle due temeva di essere chiamata alla lavagna o era terrorizzata dall’imminente compito in classe, anche l’altra era terrorizzata. Quando una gioiva l’altra diveniva allegra anche se la situazione in cui si trovava non stimolava certo il suo buon umore, se una godeva l’altra si eccitava a dismisura, al punto da sentire la necessità di godere anche lei, da sola o se era fortunata con il suo ragazzo.

Questa situazione alla lunga poteva risultare svantaggiosa, basti pensare alle sensazioni o alle emozioni negative che una era costretta a vivere a causa dell’altra. Far del male, offendere, ferire moralmente una significava colpire anche la sorella.

Sara e Lara, però, erano riuscite a trarre il meglio dal loro contatto empatico, avevano scoperto già da giovanissime che le sensazioni piacevoli erano trasmesse come, e forse meglio, di quelle spiacevoli. Con l’età della ragione impararono che il sesso dava le percezioni migliori e che, se tutte e due facevano l’amore con il proprio ragazzo contemporaneamente, il piacere di una era amplificato da quello dell’altra.

Forse era solo illusione, nessuna prova certa confermava il loro collegamento, ma loro non si chiedevano se fosse reale o immaginario. C’era e loro lo accettavano e basta!

Lara non aveva dubbi. Sara si stava accingendo ad avere un incontro molto intimo con il suo ragazzo.

Si chiese come mai non l’avesse avvertita, di solito una breve telefonata avvisava la sorella di quello che l’altra stava per fare.

Era chiaro che Sara voleva farle una sorpresa.

Da qualche settimana Lara era tornata singola dopo il fallimento della sua pluriennale storia con un ragazzo troppo lontano dall’idea del matrimonio.

Avevano convissuto per un bel po’ prima che lei si facesse avanti, visto che non ci pensava lui, con la proposta di rendere ufficiale il loro legame. A ventisette anni sentiva il bisogno di appoggiarsi a qualcosa di più solido di una convivenza, anche in vista dei moltissimi bambini che lui affermava di desiderare.

Lui prima tergiversò, poi con delle generiche promesse menò a lungo il can per l’aia, quindi sottoposto alla martellante insistenza di lei, cedette e confesso il suo totale disinteresse verso quella forma di contratto che &egrave il matrimonio.

Lara si ritrovò quindi da sola a rimpiangere il tempo perso con un uomo che l’aveva ingannata sulle sue reali intenzioni. Forse non era il caso di rompere un rapporto per questo, ma sotto c’era dell’altro: Lara era stufa di lui, voleva altro. Da qualche tempo lui non era più capace di stimolare come una volta i suoi sensi, non riusciva più a coinvolgerla, ad eccitarla, a farle perdere la testa come un tempo. Lei sperava nella novità introdotta dal matrimonio per riaccendere la fiamma della passione nel loro rapporto ed ora che anche questa possibilità le era sfuggita, non trovava più nessun interesse in quella storia.

Forse, Sara, non voleva farle una sorpresa. L’aveva tenuta all’oscuro delle sue intenzioni per non minare con il riflesso dell’eventuale invidia della sorella la sua serata.

Si pentì subito di quei pensieri, Sara non era così meschina! Era stata l’unica a restarle veramente vicino in quel brutto periodo, le aveva anche offerto il suo ragazzo nel caso desiderasse sfogare un accumulo di tensione sessuale.

Lara sorrise a quel ricordo, qualche anno prima lo avevano fatto sul serio lo scambio, ma allora erano proprio identiche. Ora qualche chilo di più su Sara, che non stonava per niente, le diverse esperienze universitarie prima e lavorative poi, le avevano rese leggermente diverse. Non molto, ma quel tanto che bastava agli amici più intimi per distinguerle anche a distanza.

No, quello di Sara era un regalo per lei.

La sorpresa di sentirsi all’improvviso eccitata e vogliosa le stava facendo dimenticare i tristi pensieri in compagnia dei quali si stava accingendo a passare la serata.

Un regalo, specie quando arriva dalla persona che forse ti ama di più al mondo, anche perché &egrave facile amare se stessi, va accettato con gioia e sfruttato al massimo.

Lara, disattivò l’audio del televisore, in modo che solo la leggera luce proveniente dal suo schermo illuminasse la stanza. Nessun rumore interferiva con la sua capacità di percepire l’emozioni della sorella, si lasciò invadere da esse senza opporre più resistenza.

Si distese sul divano lasciando che il languore appena accennato crescesse dentro di lei sino a divenire eccitazione sessuale.

Creava con la mente le scene erotiche che da sempre l’eccitavano di più, s’immaginava come protagonista di esse e focalizzava sul suo corpo i punti di contato delle mani, delle labbra, dei membri.

Si accarezzò, ma le mani che sentiva scorrere sul corpo non erano le sue, bensì quelle dei suoi immaginari amanti e le sue mani non toccavano la sua ma la loro pelle.

Un fortissimo desiderio di sesso cresceva dentro di lei, una pressione alla bocca dello stomaco sottolineava la sua immaginazione. Sentiva la bocca umida e le labbra inturgidirsi, mentre pensava che era veramente un peccato che non ci fosse nessun maschio lì presente a godersela.

Lentamente le sue carezze si fecero sempre più insistenti sulle parti intime: afferrava una mammella con forza, tirandola verso l’alto nel tentativo di raggiungerne il capezzolo con la lingua, ma era disturbata dal vestito.

Si alzò in piedi per potersi spogliare dell’ampia e comoda veste da casa. Nella penombra di quella stanza, Lara, immaginò di spogliarsi per un uomo che stava in trepidante attesa delle sue attenzioni. Lentamente sfilò l’abito, ondeggiando con i fianchi al ritmo di una musica che sentiva solo lei, lo lanciò sulla poltrona alla sua destra e imbastì un balletto molto erotico per l’uomo che desiderava fosse lì in carne ed ossa.

S’inginocchiò sul divano a gambe larghe, con la fronte appoggiata sullo schienale scorreva con la mano l’interno delle cosce. Ebbe un brivido di piacere quando sfiorò le ormai umide labbra della vagina. Seguì con cura il bordo concedendosi solo delle veloci e fugaci escursioni sul clitoride, regolarmente s’inumidiva il dito, traendo ancora più piacere dal sapore che lei stessa le aveva lasciato addosso.

In un altro appartamento non molto distante, Sara, seduta a cavallo delle ginocchia del suo ragazzo, si stava godendo la mano che la esplorava con cura tra le grandi labbra. Osservava con gli occhi mezzi chiusi in un’espressione di diffuso piacere, il membro che tra poco avrebbe avuto dentro di sé, tentava di accarezzarlo, prenderlo, brandirlo ma le braccia del suo ragazzo, tese verso il suo pube, lo impedivano. I suoi goffi tentativi di raggiungere l’obiettivo le fecero spingere il seno contro la sua bocca, sentì un brivido correre lungo la schiena quando percepì le sue labbra umide sul capezzolo destro. Istintivamente spinse ancora più avanti il seno nella speranza che lui lo mordicchiasse un po’.

Sollevata sulle ginocchia apriva sempre di più le gambe, le piaceva sentire quel dito che giocava con il suo buchino, inclinava il bacino spingendo il pube in avanti cercando di farlo entrare e lanciando, allo stesso momento, un messaggio chiaro ed inequivocabile circa i suoi desideri.

Lui strinse, molto delicatamente, tra i denti il capezzolo che stava succhiando, contemporaneamente infilò con decisione il suo dito dentro la vagina di Sara, seguendone la parete interna.

Lei smise di leccargli l’orecchio e ansimò forte mentre volgeva lo sguardo al soffitto.

Lara s’infilò un dito nella vagina, lo sentì entrare con determinazione nonostante spingesse piano. Reagì con un forte gemito a quello stimolo; ruotava l’arto in modo da strofinarlo contro le pareti interne, premeva su di esse stimolandole, illudendole di una presenza più congrua.

Sentì il bisogno di prendere un capezzolo tra l’indice e il pollice dell’altra mano per stringerlo forte, il delicato tocco della pelle sulla pelle, però, non era sufficiente a soddisfarla, quindi lo strinse tra le unghie. Sembrava che al posto della sua mano ci fosse una calda bocca a mordicchiarla, il capezzolo s’inturgidì seguito, con un breve ritardo, dall’altro.

Una parte della sua mente, quell’ancora razionale, stava affrontando il problema del seguito. Sentiva nascere il forte ed irrefrenabile desiderio di sentire qualcosa di più consistente dentro il ventre, l’illusione con cui aveva tranquillizzato il suo istinto sino ad ora non sarebbe durata a lungo.

Visualizzo l’immagine del soprammobile regalatole da sua sorella: ricordava ancora il sorriso malizioso che aveva lei mentre scartava il pacco, la sua sorpresa di fronte a quel simulacro fallico in vetro mascherato da opera d’arte moderna.

Era lì, a pochi passi da lei, bastava sporgersi un poco e prenderlo per soddisfare il suo desiderio.

Sara non resisteva più, continuava a sentire il pene del suo fidanzato scorrere tra le labbra della vagina. Avanti e indietro, si soffermava sul buchino d’ingresso ma si sottraeva ed ogni suo tentativo di prenderlo. Guardava negli occhi di lui tentando d’intuire le sue intenzioni e invitandolo, al contempo, a spingersi dentro di lei.

Si lasciò cadere contro di lui sollevando il bacino, si lasciò ancora stuzzicare per un po’ godendosi quelle leggere carezze, molto particolari, che riceveva dal suo membro; poi raddrizzò la schiena appoggiandosi con le mani sulle sue spalle. Il pube si trovava nettamente al di sopra del suo fallo che lui teneva dritto e ben indirizzato verso l’obiettivo. Allargò lentamente le gambe scendendo verso di lui, lasciandosi finalmente penetrare da quel pene che aveva sospirato sino a quel momento

Entrò lentamente, alla velocità stabilita da lei. Continuava a scendere aprendosi sempre di più, quando lo ebbe completamente dentro si ritrovò con le gambe talmente divaricate da non riuscire a mantenere l’equilibrio. Cadde nuovamente su di lui cercando le sue labbra.

Iniziò a muoversi, sollevando ed abbassando i fianchi, prima, e muovendo il pube avanti e indietro, contraendo i muscoli del bacino, poi. Un gioco di anche che a lei riusciva benissimo e che sortiva sempre l’effetto desiderato.

Il respiro rapido e affannato, sottolineato dai leggeri gemiti che uscivano dalla sua bocca, si sincronizzò con quello altrettanto incerto di lui.

Lara era riuscita a recuperare il suo fallo sintetico, con delle abili manovre si era avvicinata all’obiettivo senza interrompere il contatto della sua mano sulla vagina.

Desiderava coricarsi sul divano, aprire le gambe e infilarsi lentamente dentro la vulva quell’oggetto, non pensava ad altro; ma una forza esterna alla sua mente la costrinse a rimanere in ginocchio, ad aprire le gambe, collocare il fallo sotto di lei per scendere quindi su di lui.

Quella posizione non era delle più facili nonostante la sua grand’eccitazione, un conto &egrave accogliere in quel modo un vero membro, duro ma adattabile, e un altro &egrave infilarsi un oggetto rigido e per nulla intenzionato a adeguarsi alla curva interna della vagina.

Si stupì di se stessa e del suo corpo quando lo sentì entrare senza troppe difficoltà.

Un forte impulso di piacere la convinse a spingere con la mano il fallo di vetro ancora più dentro di sé. Si ritrovò a giocare con il suo stesso piacere penetrandosi a ritmo sostenuto, facendolo quasi uscire per poi farlo scorrere con decisione verso l’interno del suo corpo.

Contraeva, quando lo aveva dentro, i muscoli interni del pube per sentirlo meglio senza rinunciare a tormentarsi il clitoride.

Stava iniziando a godere e nello stesso tempo malediva sua sorella, colpevole di averla messa in quella situazione. Questi pensieri, però, non le impedivano di provare piacere. Anzi, più il godimento cresceva più dimenticava la causa che l’aveva spinta a cercare di divertirsi da sola. Aumentò il ritmo della mano facendo entrare ed uscire da sé, la sua imitazione fallica, sempre più velocemente.

Sara si era ritrovata a cavalcare furiosamente il suo uomo, le piaceva portarlo sino al limite per poi sentirlo riaprirsi la strada verso il suo ventre, esultava nel sentirlo affondare completamente, nel trovare nei testicoli il fine corsa della sua penetrazione.

Dal canto suo, lui, faceva bene la sua parte; incoraggiava le sue evoluzioni con delle leggere ma decise spinte del bacino. Andando incontro a lei quando scendeva, in modo da darle il piacere di una penetrazione violenta e risoluta. Raggiunse con le mani la zona pubica di Sara tentando di aggiungere un’ulteriore stimolo al suo piacere.

Lei credeva di essere ancora lontana dall’orgasmo, era molto eccitata e sentiva il membro del suo ragazzo scorrere libero nella sua vulva dilatata e ben lubrificata, quando sentì arrivare i primi sintomi dell’imminente piacere.

In quello stesso istante Lara si stava godendo il suo orgasmo, generato più dalle sue abili mani che dall’oggetto con cui si penetrava. Curvò all’indietro la schiena reclinando la testa verso il soffitto urlando per il piacere che si stava diffondendo nel suo corpo.

Tra gli spasmi dell’orgasmo pensava a sua sorella, felice di renderle il favore. Nel loro gioco fatto di stimoli a distanza si divertivano ad influenzare il comportamento l’una dell’altra.

Sapeva che il suo orgasmo avrebbe indotto lo stesso effetto in Sara, così come sapeva che lei non lo voleva ancora. Era sicura che sua sorella volesse ancora divertirsi un po’ con il suo ragazzo prima di raggiungere l’apice del piacere.

Questa consapevolezza unita all’immagine, che si era formata nella sua mente, del corpo di Sara sopra quello del suo ragazzo, della sua espressione stupita per l’improvviso piacere, determinarono un incremento del suo.

Si lasciò, finalmente, permeare dal languore mentre si lasciava cadere supina sul divano tenendo a stretto contatto della pelle del ventre quell’oggetto di vetro che per quella sera l’aveva fatta godere.

Sara spinse in basso il pube contraendo al contempo i muscoli. Un’espressione di piacere misto a stupore si andò dipingendo sul suo viso, accentuata dalla bocca leggermente dischiusa in un gemito.

Inarcò la schiena spingendo in avanti il bacino, guardò per un istante negli occhi di lui poi urlò di piacere.

In preda ad un frenetico orgasmo urlò forte, sconvolgendo anche il suo uomo. Guardò il soffitto prima di chiudere gli occhi nell’attimo in cui si lasciava andare.

Si gustò tutto il piacere fino in fondo prima di lasciarsi scivolare tra le ginocchia di lui per finire la sua opera con la bocca.

Mentre lo sperma denso e caldo le colava giù dalla gola pensava a sua sorella, che per quella sera, quella stupenda sensazione non poteva gustarsela.

Peccato che Lara avesse una bottiglia di crema di whisky nell’armadietto della sala. Non era caldo ed era troppo dolce ma quel liquido denso e biancastro le dava un piacere unico quando le scendeva già dalla gola.

Sara e Lara con il passare degli anni continuavano a chiedersi a cosa mai stessero pensando i loro genitori, quel giorno all’anagrafe quando decisero i loro nomi. Forse, la loro era una sottile forma di vendetta per tutte le notti in bianco ed i problemi generati da ogni infante moltiplicati per due nel loro caso. Forse il trauma generato dalla loro nascita gli aveva privati della fantasia.

In ogni caso il mistero era destinato a rimanere tale, non avrebbero mai osato porre loro questa domanda.

Lara e Sara avevano un rapporto di profondo amore, tra di loro. Da sempre molto unite non riuscivano a stare lontane più di qualche giorno. Non conoscevano invidia reciproca e si dividevano sempre tutto. Ognuna delle due sapeva di non essere mai sola, in ogni istante e per qualsiasi ragione, l’altra era sempre disponibile.

Tranne che nei casi tipo quello appena descritto. Un generalizzato risentimento s’impadroniva di una quando l’altra trovava un amore, un ragazzo, un’avventura. Un rancore che non aveva basi su cui fondarsi, in nessun caso le relazioni sentimentali avevano mai intaccato il loro rapporto.

Probabilmente il loro legame empatico che denunciava ogni forte emozione all’altra riusciva a renderle gelose degli uomini che s’avvicinavano a loro, visti come una fonte di disturbo, una forza in grado di allontanarle. Avendo la chiara percezione dell’eccitazione, del desiderio e del piacere che una provava quando era in compagnia del suo compagno, l’altra si sentiva tradita, abbandonata per qualcosa che lei non era in grado di dare alla sorella.

Si divertivano a stuzzicarsi a vicenda, esaltando con la fantasia la situazioni piccanti che vivevano, come quella volta, durante una festa a casa di amici.

Lara stava ballando stretta al suo amore del momento, dopo aver abbandonato la sorella alle attenzioni di un gruppo di amici. Sara era libera in quel periodo e uno stuolo di pretendenti la seguiva in ogni suo spostamento. Nessuno di loro risvegliava, però, i suoi sensi.

Sapeva di non dover essere gelosa della relazione sentimentale di sua sorella, ma non riusciva a dominarsi più di tanto. I suoi sentimenti trasparivano dai lineamenti del viso con un’intensità tale che chiunque avesse avuto modo di vederla avrebbe capito quello che le passava per la testa, a maggior ragione, Sara, sentiva quell’astio come un malessere generalizzato che s’espandeva in lei. Capì a cosa era dovuto, non era la prima volta. Decise quindi di vendicarsi a suo modo concentrandosi sempre di più sul contatto del suo corpo contro quello del ragazzo.

Il sottile piacere del seno premuto contro il busto di lui, lo stimolo delle sue gambe che s’insinuavano tra le sue, la sorpresa di sentire il suo pene in via d’erezione con il pube, veniva trasmesso quasi telepaticamente a sua sorella.

Lara, coltivò la sua eccitazione con fantasia, inventandosi situazioni erotiche che la vedevano protagonista. Si vide montata sulla poltrona d’angolo dal suo ragazzo davanti a tutti i presenti, s’immaginò sopra di lui, assaporò con la mente il suo pene tra le labbra. S’inventò svariate situazioni, ognuna più eccitante delle altre. A mano a mano che andava avanti nel suo gioco il protagonista perdeva il volto, non era più importante che fosse l’uomo con cui ballava a prenderla, meglio se era uno sconosciuto, l’importante era che il tutto avvenisse di fronte agli occhi dei presenti e di sua sorella.

Sognava i loro occhi eccitati su di lei mentre ammiravano le curve del suo corpo; li immaginava soffermarsi sui dettagli più intimi, studiare con cura la sua vagina che s’apriva al pene, li sentiva sui capezzoli eretti, sul ventre, sui glutei. Vagheggiava sull’invidia delle donne verso di lei e degli uomini verso il fortunato che l’aveva tra le braccia.

Si ritrovò completamente eccitata, sentiva un forte calore al pube e mentre muoveva le gambe avvertiva l’umido della sua parte bassa.

Sara, incantata dai sentimenti trasmessi da sua sorella, non riusciva a staccarle gli occhi da dosso. La guardava ballare avvinghiata al suo uomo, la vedeva muoversi sensuale, si nutriva della sua voglia e s’infiammava con il suo desiderio.

Sapeva, o credeva di sapere, che lei si stava comportando in quel modo per stuzzicarla. Sorrise quando realizzò il piano per renderle il favore.

Si guardò intorno, studiò brevemente i ragazzi che la corteggiavano e scelse quello che riteneva giusto per la realizzazione del suo proposito.

Non era il massimo, anche se dotato di un bel fisico, era assolutamente insipido dal punto di vista celebrale. Decise che non era importante quel dettaglio per quella sera, non aveva intenzione di intrattenere un discorso profondo con lui, aveva solo bisogno della sua virilità.

Rivolse la sua attenzione al prescelto, lo inviò a prenderle qualcosa da bere poi lo seguì. Conosceva bene quella casa ed era consapevole che una o due camere del piano di sopra erano sempre a disposizione degli ospiti alla ricerca di un po’ d’intimità

Senza sforzi lo convinse a seguirla in una di esse.

Lui, per niente conscio del reale motivo della scelta di Sara, s’esaltò al punto di mostrare una finta reticenza per rendersi più prezioso di quello che in realtà valeva.

Una frase caustica di lei ed un breve accenno alla vasta scelta di cui disponeva lo riportarono a più miti consigli.

Era decisamente stupido ma lei sperava che a tanta insipienza corrispondesse, per legge di compensazione, altrettanta abilità a letto.

I fatti non le diedero torto.

Lo spinse vicino al letto rifiutando i suoi baci, guardandolo fisso negli occhi si levò la giacca lanciandola su di una seggiola lì vicino, quindi iniziò a sbottonarsi la camicetta, molto lentamente al ritmo delle sensazioni che le giungevano da basso. Se la levò lasciandola cadere in terra, poi tirò su la gonna e si sedette sul letto lasciandosi cadere distesa, allargò le gambe invitandolo ad occuparsi di lei.

Con un brivido accolse la sua faccia tra le cosce e le mani sui fianchi, lo aiutò nel tentativo di sollevarle ancora di più la sottana e si mise in attesa della sua lingua. Sentì gli slip che venivano scostati e le sue dita che si facevano spazio tra la leggera peluria del pube, con un sobbalzo del bacino lo incitò a darsi da fare. Era molto eccitata e il contatto improvviso della lingua tra le labbra la fece ansimare forte, si lasciò andare a quelle sensazioni, che miscelate a quelle regalate da sua sorella la facevano impazzire di piacere.

Lo lasciò fare sino a quando non sentì di essere sul punto di perdere il controllo, temendo un imminente orgasmo prese la sua testa per i capelli e la allontanò da sé, ritraendosi, strisciando con il sedere sul letto, allo stesso momento.

Si alzò e lo guardò con un’espressione determinata e goduta, lo invitò, anzi gli ordinò, di spogliarsi. Dopo essersi levata il reggiseno lasciò scivolare ai suoi piedi la gonna facendola seguire dagli slip. Seduta sul bordo del letto lo richiamò a sé, brandì il suo membro eretto e, senza esitare, lo ingoiò.

Mentre succhiava ne gustava il sapore di maschio, ne saggiava le dimensioni e ne deduceva la qualità e la quantità del desiderio di cui lui era schiavo in quel momento. Soddisfatta da quanto aveva appreso si ritrovò a sperare che una piccola parte del sapore che aveva in bocca si trasferisse a sua sorella, eccitandola per la consapevolezza di quello che quel gusto inconfondibile voleva significare.

Distratta da quelle fantasie s’impegnò troppo nella sua opera. Le sue mani aperte sui glutei dell’uomo percepirono il guizzo dei suoi muscoli, sentì il pene penetrare più profondamente nella bocca e capì che era giunto al limite.

Si bloccò, tenendo stretto il pene con la mano, lanciandogli un’occhiata di supplica. Lo vide chiudere gli occhi per la concentrazione, stringere i denti e controllare il respiro. Temette, per un attimo, di ricevere sul viso un forte getto di sperma. Lo avrebbe accettato volentieri in faccia il suo seme, ma solo dopo essere stata sbattuta sino all’orgasmo.

Ebbe la conferma di aver scelto bene quella sera. Dopo qualche istante di raccoglimento, lui, aprì gli occhi e la sua espressione si rilassò trasformandosi in un largo sorriso che lei ricambiò mentre si distendeva sul letto.

Lui risalì il suo corpo con la lingua iniziando dalle caviglie, passando lungo le cosce per soffermarsi a lungo sulla vagina e all’interno di essa. Quando comprese che era talmente eccitata da desiderare solamente di essere penetrata risalì verso il seno. Stuzzicandole un capezzolo si posizionò in modo da appoggiare il pene al suo pube, lasciò a lei il compito di indirizzarselo nell’intimo muovendo il bacino.

Sara riuscì a risucchiarlo dentro di sé, aprendogli senza indugi la sua femminilità. Lui spinse con dolcezza ma lei gli si fece incontro, facendosi penetrare a fondo con decisione, indugiò con il sedere sollevato a lungo gustandosi la stupenda sensazione del ventre riempito dal suo fallo, quindi si rilasso e gli detto il ritmo che meglio s’adattava a lei.

Si lasciò prendere il quella posizione canonica sino a quando non provò il desiderio di qualcosa di più eccitante e stimolante.

Lo fermò con le mani e senza parlare si sfilò via da sotto il suo corpo, ruotò sulla pancia e alzò il sedere verso il suo membro; non soddisfatta si mise a gattoni aprendo le gambe.

Lui la infilò subito ritornando a sbatterla con più forza di prima. Sara seguì la sua andatura assecondandolo con il bacino e contraendo i muscoli interni del pube al suo ingresso.

Sentì un fortissimo calore nascere nel suo ventre e diffondersi per tutto il corpo, sollevò la testa ansimando mentre percepiva i primi sintomi dell’orgasmo. S’abbandonò completamente al piacere senza tentare di controllarlo. Urlò, prima sommessamente, poi senza ritegno. Anticipò le mosse di lui muovendosi aventi e indietro per aumentare la profondità e la velocità dei suoi colpi.

Lentamente, mentre l’orgasmo andava scemando, si lasciò cadere giù sul materasso, mantenendo sempre alto il sedere in modo da non sottrarre la sua vagina ai desideri del ragazzo.

Era ancora in preda agli ultimi impulsi di piacere quando lo senti uscire precipitosamente da lei. Svelta si posizionò sotto di lui per prenderlo in bocca ma non fece a tempo, mentre ancora voltava il busto ricevette il suo seme sul seno. Aprì la bocca avvicinandola al pene e due fiotti di sperma le ricoprirono il viso; lo prese, finalmente in bocca aspirando gli ultimi getti. Lo leccò a lungo prima di lasciarlo andare, prima che lui s’accasciasse sfinito sui talloni guardandola sconvolto per la sua totale mancanza d’inibizioni.

Si rivestirono in silenzio, senza commentare su quello che avevano appena fatto e senza programmare altri incontri nel futuro.

Sara pensava, compiaciuta, ai turbamenti che aveva senz’altro indotto in sua sorella. Probabilmente non aveva capito, intuito a fondo o indovinato, cosa lei avesse fatto in realtà, ma sicuramente aveva sentito una parte del suo piacere. Si divertiva a immaginare le sue reazioni mentre una frazione del suo orgasmo s’espandeva nel suo corpo.

Scese di sotto, raggiungendo gli amici, come se niente fosse successo, cercò con lo sguardo Lara senza trovarla dove s’immaginava. Non era più al centro della stanza abbracciata stretta al suo ragazzo.

La trovò seduta su di una poltrona, distesa con le gambe allungate sul tavolino. Il suo viso dimostrava uno sfinimento che non era giustificabile solo con la stanchezza dovuta al ballo.

Quando la vide, Lara, lanciò uno sguardo infuocato in direzione della sorella, accusandola in silenzio, lasciandole intendere che l’imputava di essere lei la causa del suo stato.

Difatti mentre stava ballando avvinghiata al suo uomo, esaltata dal gioco che aveva iniziato con la sua gemella, sentì un nuovo stimolo aggiungersi alla sua eccitazione. Un qualcosa di non facilmente controllabile che s’impadroniva dei suoi sensi, scatenando una tempesta ormonale dai chiari risvolti sessuali.

Si strinse maggiormente a lui, aderendo con il pube alla sua gamba e godendo dello strofinio che ne derivava. Cercò le sue labbra, le raggiunse con le sue già aperte e gli aspirò la lingua, impadronendosene, trattenendola all’interno della sua bocca in un bacio voluttuoso e intenso.

Con il gioco delle anche imitava un amplesso tanto immaginario quanto reale era il piacere che ne traeva.

Si sentì afferrare i glutei e ansimò mentre la sua gamba s’infilava sotto la gonna, aderendo al tessuto degli slip con una pressione tale da scostarli. Le lasciò una scia umida della sua eccitazione sui pantaloni e, nel preciso istante che venne sua sorella, venne.

Con suo grande stupore sentì l’orgasmo impadronirsi di lei, lì in mezzo alla sala dove gli amici ballavano. Tentò di mascherarlo per una forma di pudore che non credeva di avere, per timore di essere fraintesa da coloro che le stavano intorno e dal suo ragazzo.

Guidata dall’istinto tornò a baciare il suo uomo, trattenendo i gemiti che tentavano di uscire dalla sua bocca.

Lui, però, aveva riconosciuto dal suo modo unico di baciare la passione che s’impossessava di lei quando godeva e che era sempre evidente nei suoi baci.

Distrutta nel fisico e sconvolta nella mente si lasciò guidare dal suo compagno verso la poltrona su cui l’avrebbe trovata distesa sua sorella.

Questa era solo una delle tante situazioni imbarazzanti in cui la loro telepatia, anche se questo non &egrave il termine esatto, le aveva messe. E’ anche vero che una sorta di rivalità miscelata al sottile piacere di stuzzicare l’altra le spingeva a cercare quelle situazioni imbarazzanti.

Con il passare degli anni impararono a convivere con questo loro dono, se in tale modo si poteva definire, al punto di sfruttarlo a loro vantaggio; impratichendosi nell’arte di trarne il maggior piacere possibile.

Stesa sul divano con le membra intorpidite dal languore lasciatole dal suo recente orgasmo, Lara riviveva i ricordi, tanti piccoli flashback, della sua storia con Sara. Rammentava il loro cammino verso la maturità sessuale, un tragitto fatto insieme e vissuto da loro due come un’unica esperienza. Il desiderio di sperimentare delle forme di godimento sempre più forti le aveva portate a provare quasi di tutto.

Come un lampo improvviso si formò nel suo cervello l’immagine del corpo di sua sorella seduto sul bacino del suo ragazzo del momento, impegnata a cavalcarlo lentamente, mentre lei a gambe larghe sulla faccia di lui si lasciva leccare la vagina.

Il piacere di quella lingua veniva incrementato dalla sensazione di essere penetrata come il suo clone lì davanti a lei.

Un improvviso cambio di scena le portò alla mente un’altra immagine: quella della sua mano che guidava il pene di lui dentro la vagina di sua sorella che lo aspettava a carponi e l’eccitazione derivata dall’illusione di guidare, dominare, il piacere di lei.

Avevano provato quel gioco una sera come tante, seguendo un’idea lanciata da Sara.

Lei l’aveva convinta, eccitandola con le parole, a provare il gioco a tre. Lara si era lasciata convincere e dopo un iniziale imbarazzo generato dal ragazzo di Sara, si era lasciata andare. Quella sera sua sorella non aveva diviso il suo uomo con lei, cosa che avrebbe fatto più tardi, le aveva solo concesso di trarre piacere dalla sua bocca e di assistere al suo godimento.

Un’altra immagine di quella sera: il seno di Sara che sobbalzava al ritmo dei colpi del pene che entrava in lei. Il suo ventre che si gonfiava e contraeva, la sua vagina sfondata da quel membro e l’espressione goduta del suo volto.

Lara sentì nuovamente crescere l’eccitazione, questa volta sapeva che non era a causa di sua sorella, o meglio non era dovuta al trasferimento “telepatico” delle sue emozioni, ma era originata dai ricordi, dai puri e semplici ricordi delle loro trasgressioni.

Quello che maggiormente l’aveva colpita in quei brevi scorci del passato era stato il corpo di Sara più che la situazione erotica in cui era impegnato.

Un altro ricordo, una ulteriore immagine erotica s’impossessò della sua mente: il corpo nudo di Sara inginocchiato tra le sue gambe. Come in una scena al rallentatore, il suo viso che scendeva verso la vagina. Scivolando sulla pelle di una coscia raggiungeva le sue labbra già dilatate dalle sue mani abili. Risentì il contatto di quella lingua sulla morbida e sensibile pelle, le sue orecchie si riempirono nuovamente di gemiti, sospiri e ansimi come allora.

Ricordò bene il senso di sbigottimento provato nell’attimo che le carezze di sua sorella divennero un po’ troppo particolari, evidentemente mirate ad attivare il desiderio nelle sue parti intime, rammentò come lei l’aveva aiutata a superare l’iniziale turbamento e a lasciarsi andare tra le sue braccia.

L’aveva spogliata con molta calma baciandole l’epidermide, seguendo con la lingua i contorni delle curve del suo corpo. Si era eccitata molto alla vista dell’oggetto fallico che lei aveva estratto dalla borsetta per poi leccarlo e succhiarlo con il viso a pochi centimetri del suo. Lara poteva sentire il rumore che lei produceva con la bocca, la percepiva succhiare, deglutire e ansimare sommessamente.

Dopo averla eccitata e convinta, in questo modo, a rompere ogni indugio, Sara iniziò ad occuparsi materialmente del piacere di Lara.

L’aveva fatta godere al punto da costringerla a concentrarsi per non venire con delle semplici carezze e il delicato tocco della lingua sul suo clitoride, non si sarebbe fermata se lei ad un certo punto, afferratale la testa non l’avesse allontanata dal pube.

Sara si mise a cavalcioni della sua faccia, offrendole la sua vagina da leccare, invitando sua sorella ad imitarla. Quindi si chinò nuovamente su di lei iniziando a seguire con la lingua il suo monte di venere e l’inguine.

Lara, non più padrona delle sue azioni, si dedicò con dedizione a stuzzicare la vagina di sua sorella. All’inizio non sapeva come fare, era la prima volta che si concedeva un rapporto saffico. Immaginò che la cosa migliore era quella, di mettere in pratica tutto quello che lei aveva sempre sognato di potersi fare da sola in quei vaneggiamenti erotici che sorgono sempre spontanei durante quei rari atti di autoerotismo in cui la componente dell’eccitazione sfiora i livelli massimi.

Capì che poteva darle tutto quel che nessun uomo non avrebbe mai saputo regalarle. Solo lei, una donna e in più sua sorella, poteva farla godere come non mai, grazie alla sua conoscenza del corpo femminile e in modo particolare di quello della sua gemella, così simile al suo.

Conosceva le sue reazioni e sapeva localizzare con precisione i suoi punti erogeni, perché erano identici ai suoi.

Mentre appoggiava la lingua nel mezzo della vagina di sua sorella, Lara pensava: “Solo una donna sa far godere, veramente, una donna!”

Riconobbe il piacere che s’impadroniva di Sara da come lei muoveva il bacino sulla sua faccia, questo la stimolò a concentrare ancora di più i suoi stimoli dove sapeva avrebbero avuto il massimo effetto.

Ricambiata da lei stava raggiungendo un’estasi mai conosciuta, non era un semplice rapporto di reciproco scambio di attenzioni orali tipo quelli che aveva più volte avuto con in suoi ragazzi, c’era molto di più in questo. Riusciva a cogliere perfettamente quello che provava sua sorella, il piacere che le donava non ritornava a lei semplicemente attraverso la sua lingua ma anche attraverso le sensazioni che la sua mente riceveva dalla gemella.

Pensava che non fosse possibile godere di più e si stava abbandonando all’istinto di lasciarsi prendere dall’orgasmo quando sentì una presenza dura, enorme, puntare la sua vagina; non ebbe il tempo di convogliare la sua attenzione in quella zona del suo corpo che si sentì penetrare da quella presenza.

Il suo corpo accoglieva quel pezzo duro, leggermente curvo, con una facilità che la sconvolse.

Sara lo spinse sino in fondo, con forza ma senza farle male, costringendola a lanciare un urlo. La lasciò inarcare la schiena tirandoglielo fuori mentre il bacino scendeva, poi la penetrò nuovamente quando lei inclinò il pube alla sua ricerca.

Nella mente di Lara si formò l’immagine della bocca di sua sorella intorno al fallo sintetico che ora lei teneva nel ventre, ne comprese bene le dimensioni e si lasciò permeare dal piacere dovuto a questa consapevolezza.

Sara unì la lingua alla penetrazione e portò sua sorella verso il più intenso orgasmo mai provato.

Lara venne con il corpo scosso da forti tremori, le sue urla coprivano i gemiti d’incitamento di Sara. Sentiva quell’oggetto entrare ed uscire da lei perfettamente sincronizzato con le contrazioni involontarie del pube.

Le pareva che la testa stesse per esplodere, una forte fitta di dolore s’espanse nel cervello come se qualche vaso sanguineo fosse esploso per lo sforzo di reggere la forte pressione. Pensava d’impazzire per il dolore quando si calmò, solo allora si accorse che quello che aveva inteso come dolore era piacere. Un piacere tanto intenso da sconvolgerla, da non consentirle di riconoscerlo come tale.

S’abbandono alle ultime e languide ondate di godimento mentre sua sorella le massaggiava dolcemente il ventre.

Non si era ancora ripresa completamente che senti scivolare sulla mano l’oggetto che l’aveva appena portata all’orgasmo, ancora umido dei suoi umori. L’intenzione di Sara era troppo esplicita per essere fraintesa, Lara impugnò saldamente il fallo portandolo verso la vulva di sua sorella ancora collocata sopra il suo volto.

Con decisione lo spinse dentro di lei, ruotandolo leggermente in modo da strofinarlo contro le pareti interne, per stimolarle grazie alla sua forma curva.

Sara reagì come lei, prima: ansimò forte, quasi un urlo, raddrizzò la schiena per poi curvarla all’indietro reclinando contemporaneamente la testa.

Eccitata da quella reazione, Lara s’impegno a penetrarla in tutti i modi possibili con l’intento di trovare al più presto le mosse più gradite da Sara. Scoprì che sua sorella amava in modo particolare essere contemporaneamente stuzzicata sull’ano. Non fu una sorpresa totale, anche a lei piaceva molto essere toccata dolcemente lì quando era sopra il suo ragazzo.

Il forte piacere dimostrato da Sara la indusse a tentare d’infilare un dito dentro il suo ano. Intanto che spingeva il surrogato fallico dentro il suo ventre introdusse un dito anche lì. L’urlo che ne seguì, di piacere misto a stupore, la convinse di essere nel giusto. Purtroppo lei teneva il bacino oltre la sua lingua e Lara non riusciva aggiungere anche quella alle mani, come prima era successo a lei.

Non era un problema, sotto lo stimolo di quella doppia penetrazione, Sara, stava godendo in un modo magnifico. Esaltata da quello che sentiva con le orecchie e con la sua particolare sensibilità, Lara. Portò rapidamente all’orgasmo la gemella.

Non fu un piacere forte come il suo, almeno all’apparenza. Sara non urlò come lei e il suo corpo non vibrò a lungo come prima il suo; ma godette molto.

Lara inseguiva i suoi pensieri, senza porre limiti ai ricordi: li lasciava scorrere nella sua mente, risvegliare il desiderio e scendere giù per il corpo dove rimbalzavano sui suoi punti più sensibili.

Il ricordo del rapporto con sua sorelle era il più caldo tra tutti. Non c’era solo la componente erotica in quella storia mai più ripetuta, il forte sentimento che la legava a sua sorella aveva amplificato il coinvolgimento emotivo. Sapeva che non avrebbe mai amato nessun uomo con la stessa intensità con cui amava Sara, il legame di sangue sarebbe stato sempre più forte.

La sua mano stava scivolando, istintivamente, verso il pube.

Eccitata dai ricordi desiderava ancora godere, trovo i suoi peli ancora umidi e la vagina talmente calda, bagnata e dilatata che non oppose la minima resistenza alle sue dita. Si penetrò con due di esse, seduta sul divano con le gambe aperte appoggiate sul cuscino. Una forte fitta di piacere partì dal basso per esploderle nel cervello nello stesso momento in cui un vago turbamento s’impadroniva di lei. Non capiva cos’era, ma non se la sentiva di continuare nonostante la gran voglia che aveva.

Tentò in tutti i modi di proseguire, ripensò alle scene erotiche che aveva appena rivissuto con la fantasia, si accarezzò molto delicatamente e fu nuovamente pronta.

Stava per ripartire con l’auto penetrazione quando suonò il campanello.

Era tardi ma lei sentì che la di là della porta c’era una presenza amica. Aprì così come si trovava in quel momento: nuda, con il viso stravolto dall’eccitazione e dal piacere dimostrato dal sottile rivolo di linfa della sua vagina che le colava sulla coscia.

Sara non disse niente, non una parola, sapeva perfettamente in quale stato si trovava sua sorella in quel momento. L’aveva percepito appena salutato il suo ragazzo, una volta da sola nel suo appartamento aveva ricevuto i segnali dell’eccitazione di Lara.

Si era messa addosso qualcosa di veloce e si era recata subito da lei, sperando fortemente, anzi, ordinandole mentalmente di aspettarla.

Entrò spingendo indietro Lara con una mano appoggiata sulla sua spalla, la guidò verso il suo letto spingendola sopra. Si spogliò davanti a lei, beandosi del suo sguardo eccitato, poi si lanciò sul letto avvinghiandosi al corpo della sorella.

Lara odorava di femmina, la sua vagina reduce dal recente e solitario orgasmo emanava un profumo inebriante. Sara volle regalare a sua sorella un po’ del gusto del suo ragazzo che ancora aveva in bocca: la baciò.

Infilò un ginocchio tra le gambe di Lara, costringendola ad aprile; appoggiò la coscia sul suo pube e n’avvertì l’umidità ed il calore, allora si ritrasse e molto dolcemente si dedicò totalmente al piacere di sua sorella. Prima stuzzicandole la vagina con le mani, poi, dopo averle infilato due dita dentro, con la sua lingua.

Godeva nel sentire i gemiti che lei emetteva e si eccitava nel sentire con la mano allargata sul suo ventre gli spasmi dei muscoli. Quando comprese che non poteva più aspettare e che anche lei voleva la sua parte di piacere si mise a cavallo di sua sorella, volgendole le terga e avvicinando il pube alla bocca di lei.

In quella ormai classica posizione la portò velocemente all’orgasmo. La violenza con cuoi Lara dimenava il bacino la costrinse ad abbracciarla forte con le due mani strette sulle sue natiche. Riuscì, in questo modo, a seguire le sue evoluzioni continuando a leccarla sino a quando la lingua impazzita di Lara portò anche lei verso la vetta del piacere.

Spossate e ansimanti rimasero l’una sopra l’altra a lungo, rilassarono completamente ogni muscolo in modo da far aderire la maggior porzione possibile di pelle.

Quando iniziò a sentire freddo Sara si stacco sollevandosi, provocando una sommessa protesta sa parte di Lara, quindi sollevate le coperte s’infilò nel letto di sua sorella invitandola al suo fianco.

L’abbraccio, spingendo nuovamente il corpo contro il suo, alla ricerca della sua pelle e si addormentò, riscaldata dal corpo di sua sorella e dal loro amore.

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