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Gocce

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono morbide le labbra sul mio sesso, mentre sfioro con le dita le tue guance incavate nello sforzo di succhiarmi.

Starei lì a guardarti per ore mentre lo prendi in bocca, le pupille sull’orlo dell’orgasmo.

Una donna normale, non particolarmente bella, che se la incroci sul marciapiede non ti volteresti a guardarla. Una a cui non terresti aperta la porta dell’ascensore. Né l’aiuteresti a portar su i sacchetti della spesa.

Insignificante. Ecco è la parola giusta.

Sì, brava succhia così e toccami in quel modo, sì’ Diventi sempre più abile, stai imparando a conoscere il mio corpo.

Ti accarezzo i capelli, li stringo tra le dita per farti capire che sei sulla strada giusta.

No, non alzare gli occhi, voglio che lo fissi, desidero solo usarti, capisci?

Nessuno scambio di sguardi. Non ho voglia di darti piacere, né di pensare a te come persona. Sei soltanto una specie di bamboletta gonfiabile.

Ti ho scelta per questo: insignificante. Si dice che le donne brutte siano delle bombe a letto. Tu di certo non avresti avuto un uomo da soddisfare a quest’ora, se non fosse stato per me. Quindi succhia, e tieni gli occhi bassi.

Piano, pero’, voglio che duri a lungo, non te la caverai alla svelta.

Lo so che non ti piace così: inginocchiata davanti a me, di fronte a questo specchio, sei costretta a confrontarti con la tua immagine. Nessuna comoda penombra stavolta, la luce del neon è impietosa e sottolinea le imperfezioni del tuo corpo. Cosa ti è saltato in testa oggi, lo vorrei sapere!

Vestita in quel modo, con quel rossetto scarlatto da troia’ Forse hai dimenticato chi sei e a chi appartieni.

Ma ti rinfresco io la memoria.

Cerchi di coprirti, di nasconderti, il tuo corpo sembra ripiegarsi su se stesso come per proteggersi. Mi chiedi di abbassare le luci, la tua voce è supplichevole, sembri pentita. Ma non mi basta.

No. Voglio che comprendi. Voglio che ti rendi conto una volta per tutte che sei solo una nullità. Niente di speciale. Ma fortunata, perché hai un cazzo da succhiare.

Dio, cosa mi fai! La lingua mi titilla impertinente, soffermandosi come incerta, poi d’un tratto la bocca mi accoglie tutto, calda e golosa.

Sì, ora ci sei, non ti ribelli più. Adoro saperti così, sottomessa, mentre ti dedichi esclusivamente al mio piacere. Mi sento onnipotente mentre il sesso si ingrossa ancor di più e fai fatica a farlo entrare tutto.

Spingo, forzandoti, vorrei arrivare fino in fondo, fino al cervello e scoparmi pure quello.

E non ti accorgi che la tua bocca spalancata per accogliermi deforma i tuoi lineamenti in un modo’ diventi bellissima! No, non guardarti! Non adesso, non voglio!

Concentrati soltanto su di lui, su di me.

Succhia’succhia e basta!

Ho investito tempo su di te, per farti notare tutte le tue manchevolezze, spegnere lo stupido entusiasmo per i tuoi primi successi, deridendoti per farti comprendere che puoi essere qualcuno solo quando sei tra le mie braccia. Siimi grata, sì, perché ti voglio nonostante ciò che sei.

Una nullità. Insignificante.

Una donna che non guarderebbe nessuno. Ma tu hai me, sei fortunata.

Succhia allora, e smettila di guardarti!

Non sei niente, sei zero, non vali nulla’aahhhhh’ sì, vengo! Spostati, voglio venirti in faccia, schizzarti addosso senza riguardo’aahhhhh’ Diooooo!

Esplodo, la mente annebbiata dall’orgasmo, mentre il centro del mio mondo si riduce a quel pezzo di carne bollente.

Mi appoggio allo specchio, dopo, come per sorreggermi. Parte dello sperma è finito sulla sua superficie e ora sta cominciando a colare giù. Sento le gambe tremare, mentre il cuore batte ancora forte.

Cerco i tuoi occhi ma sono fissi su quelle gocce. Osservi finalmente il tuo volto imbrattato, le labbra lucide. E’ strano, ma non riesci a staccarti. E’ la prima volta che ti vedi per quello che sei.

Dopo il bastone, la carota. Se vuoi spengo la luce, adesso, piccola.

Mi sento magnanimo dopo l’orgasmo, dove ho messo le sigarette?

Mi guardi, stranamente sorridi, poi ti riguardi.

Hai una espressione indecifrabile mentre sfiori con le dita quel volto riflesso. La lingua saetta fuori, rossa e improvvisa. Lecchi una goccia di sperma che sta colando sullo specchio, in corrispondenza di quell’altra bocca, tumida. Le tue mani aperte toccano le mani riflesse e i capezzoli diventano duri al contatto con quelli che hai di fronte, freddi.

Mi lascio cadere sul bordo del letto, adesso sono io che non riesco a staccare gli occhi da te.

Sembri ipnotizzata da te stessa, la lingua si muove raccogliendo le goccioline rimaste. Ma non stai pensando a me, non stai pensando che quello è il mio sperma.

Stai baciando quella sconosciuta che, lasciva, scambia con te sguardi che urlano la sua sensualità, il suo essere prima di tutto Donna.

E, Dio, se sei bellissima’

Ora lo sai anche tu.

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