‘Che idea, portarmi qui!’ borbotto’ Luisiana a Manuela, senza, comun-que, osare distogliere lo sguardo dalla vecchia villa. Qualcosa l’atti-rava suo malgrado verso di essa. Interrogata, non avrebbe saputo spie-gare di che si trattasse … La sua amica, pero’, continuava a serbare il silenzio. Lei sola possedeva la chiave del mistero. Accarezzando lie-vemente i capelli di Luisiana, le disse che l’ora era scoccata. Chissa’ a cosa si riferiva … Luisiana agiva come se fosse in trance. Una fitta nebbia le avvolgeva la mente. Non si rammentava piu’ chi fosse, dove si trovasse … Al tempo stesso, stava prendendo coscienza di un mondo nuo-vo, di un’altra dimensione …
Eccole arrivate. Manuela spinse il battente di ferro ed il portone si apri’ senza alcun cigolio. Le due giovani salirono l’immenso scalone senza fiatare. Sempre tenendo per mano la coetanea, che la seguiva come un’automa, Manu percorse un dedalo di stanze e corridoi, giungendo al-fine ad una porta, dove si fermo’ bruscamente. Le sue labbra premettero contro la bocca di Luisiana, in un bacio mozzafiato. Sgranando i suoi verdi occhioni, Lu’ ebbe come un sussulto. Chi era quella donna ???
Assomigliava vagamente a Manuela, eppure, non era lei. No, non poteva
trattarsi della medesima persona. Bellissima, maestosa, il corpo inguai-
nato in una tuta di pelle nera, incuteva quasi timore. Calzava stivali
con tacco a spillo di almeno 7 cm. Oddio, si disse Luisiana, cosa tiene al
guinzaglio … Un cane da salotto, direte voi ? Ahaha, errato. Una pantera
nera, dal pelo scintillante, lo sguardo famelico e, soprattutto,
da una dentatura che la padrona provvedeva a mantenere sempre affilata
…
‘Lu’, svegliati, sono io, non mi riconosci. Lu’, piccola mia, cosa ti e’ accaduto ?!’ – ‘Oh, la testa mi scoppia, ma, dove mi trovo ? Io, tu … Ah, no, la pantera! Oddio, mi vuole sbranare !!’ ‘Lu’, piccola mia, ma cosa vai farneticando ? Che pantera ?? Di cosa hai paura ??? ‘ le chiese l’amica, chinandosi sollecitosamente sul suo viso. Luisiana si stava via via calmando.
Manu pareva scrutarle l’anima con quei suoi occhi neri come la notte … Di nuovo quell’immagine. Sollevandosi a fatica, si mise a urlare con tutta la forza dei suoi polmoni. Girando attorno lo sguardo ansioso, Luisiana si rese infine conto di dove si trovasse. Era nella camera degli specchi … Mirabilmente concepita nella mente di un genio, non poteva che risultare in un capolavoro. La stanza era letteralmente tappezzata di specchi, ivi compresi il soffitto ed il pavimento …
Specchi concavi, convessi, di ogni forma e dimensione … Specchi fata-ti, specchi che riproponevano immagini fallaci ed illusorie … Luisiana cerco’ di liberarsi, ma invano. Ed ecco Manu avvicinarsi a lei, Manu, bellissima e terribile … Solleticandole la gola con il manico del frustino, le ordino’ di tacere, se non voleva incorrere in punizioni inenarrabili. La giovane si mise ad urlare a piu’ non posso. Questa vol-ta, pero’, accadde un fatto singolare. La stanza degli specchi le riman-do’ l’eco … centuplicato delle sue grida. Il volume aveva raggiunto livelli pazzeschi, insostenibili da orecchio umano. Eppure Manuela non parve risentirne. E gli specchi ? Infrangibili …
Frattanto, il frustino si era insinuato sotto il suo reggipetto, a con-tatto con la sua pelle dorata. Luisiana emise un lungo gemito. Era un mugolio di piacere, ma anche di febbrile attesa. Il frustino, strumento di gioia e di dolore. Si sentiva sciogliere sotto le sue carezze, mentre questo continuava la sua esplorazione, spingendosi sempre piu’ in basso, sempre piu’ in fondo …
La sua fronte era madida di sudore. Il suo corpo, eccitato a dismisura, reclamava a gran voce un tocco umano.
D’improvviso, il ringhio di una pantera … Luisiana, pero’, era ormai partita per un’altra destinazione per potervi fare troppo caso. Manuela le squarcio’ la camicia e il reggiseno, mettendo a nudo due magnifiche zinne. Con due dita, strinse forte un capezzolo, mentre la sua bocca vogliosa si richiudeva intorno all’altro. Prese a succhiarlo con forza, a mordicchiarlo per gioco, passando poi a giochi piu’ violenti … Stavolta, i suoi denti lo morsero a sangue, facendola urlare di dolore. ‘Tesoro, sei deliziosa … Bella, vieni qui a leccarla !’ Ecco la pantera avvicinarsi a passi felpati, porre le zampe anteriori sul tavolo da biliardo, e dare una linguata alla tettina rosa, che si erge-va nel suo splendore. I gemiti di Luisiana si trasformarono in spasmi quando la pantera, non soddisfatta dall’attuale posizione, salto’ sulla tavola, per poter godere meglio di questo pranzo inatteso. ‘Padrona, oh, padrona, ti pregoooooooo !’ grido’ quasi in un sussurro la sua prigioniera. ‘Si’, tesoro mio, sono la tua padrona … ‘ rispose questa, tagliuzzandole qua’ e la’ il g string. ‘A te !’ disse poi, ri-volta allo splendido felino, affinche’ completasse l’opera. Con un gru-gnito di assenso, Bella prese fra i denti il tessuto di seta, tirandolo verso di se’, in modo che questo segasse ancora piu’ in profondita’ la vagina, ormai completamente aperta; le grandi labbra, gonfie come non mai, si eressero ai lati del g string, calde, frementi d’eccitazione. L’urlo di Luisiana si levo’ alto insieme ai mugolii di piacere del ma-gnifico animale, che mostrava chiaramente di apprezzare quanto stava alfine gustando. La sua spessa lingua ruvida frusto’ ripetutamente il clitoride, soffermandosi spesso a leccare il lago che si andava forman-do. Le sue zampe posteriori premevano sulle tette della ragazza. Manu, da dietro, aveva sollevato il viso dell’amica, in modo da facilitare l’ingurgitare del piscio della pantera. Come terminare questa sessione se non in un perfetto 69 … ! Mmmmmmm si’, Luisiana dovette presto con-venire che il cazzo succulento di Bella non e’ cosa da tutti i giorni !
Grazie Anolinda per la segnalazione, a quale parte del racconto ti riferisci
Continua daiii eccitantissimo
Bello ma non ho gradito il passaggio dalla terza alla prima persona così senza un senso logico. Linda.
Ti ho messo un adoro perché il racconto è eccitante. Raramente commento ma qui mi è d'obbligo. Mi piace anche…
Spero non finisca così questa bella serie di racconti, attendo il Cap. 5