La luce dei profondi occhi di Estrin era accentuata dai lampioni che si trovavano sulla strada che noi, in quel momento, stavamo attraversando. Stavamo uscendo come sempre, ma con un seguito diveso, che io non riuscivo a prevedere. Estrin mi teneva il broncio, non so per quale motivo. Non la sentivo da cinque giorni prima di quell’occasione per motivi di lavoro. Nella testa mi stavano venendo dei pensieri, come se temevo che qualcosa di grave stesse succedendo ad Estrin, o magari fosse già successo nei miei cinque giorni di assenza. Il suo sguardo fisso sulla strada che stavamo percorrendo e i suoi atteggiamenti non mi dettavano nulla di nuovo. Mi aveva detto soltanto di recarmi in albergo, ma poi più nulla. Arrivammo in albergo. Fittammo la solita camera e entrammo. Mi diressi senza nessun pensiero verso la doccia, non perchè temevo che Estrin avrebbe fatto l’amore con me, ma per il semplice motivo che in macchina avevo sudato come una lince in calore. Uscii quasi subito, senza nemmeno usare il doccia schiuma e subito dopo entrò Estrin alzando per un momento i suoi occhi tristi verso di me e riabbassandoli subito. Non riuscivo a capire il suo stato. Notai solo una cosa: sotto la doccia piangeva. Come sempre mi distesi sul divano e sorseggiai dell’acqua freddissima. Estrin uscì dalla doccia.
-Non sei sorpreso che io ti abbia portato qui?-
Non risposi; mi diressi verso la finestra e guardai le macchine che passavano sulla strada, ma fermai lo sguardo su una Mazda nera cromata, da cui uscirono tre ragazze. Forse qualcuno che si trovava in albergo doveva fare pratiche di orgia o cose varie.
-Estrin, come mai piangevi sotto la doccia?-
Lei arrestò il respiro per lo stupore. Mi si avvicinò e mise le sue braccia attorno al mio bacino.
-Non so se hai visto le ragazze che sono arrivate in Mazda.-
-Certo. Chi sono?-
-Delle mie amiche!-
Suonò il campanello. Entrarono le tre ragazze, una di loro era bionda, alta, un pò meno di Estrin e occhi verdi. Le altre due, entrambe more, erano più basse, ma abbastanza proporzionate; ma nessuna di loro mi faceva l’effetto che mi faceva Estrin. Lei rimaneva la più bella, la più passionale, la mia Dea.
Ero un pò nervoso, agitato, non riuscivo a tenere le mani ferme. La doccia che feci momenti prima non servì quasi a nulla, poichè stavo sudando nuovamente. Piangeva perchè stava per esaudire un mio sogno, una sua dominazione su di me. Provammo una volta questo tipo di esperienza, ma quella volta la pratica si trasformò in una dominazione reciproca, senza un vero padrone e schiava o viceversa. Questa volta però le cose sarebbero andate diversamente, addirittura era arrivata a chiamare delle sue amiche, quando lei stessa affermava che nessuna oltre lei mi avrebbe toccato. Aveva cambiato misteriosamente idea oppure la pratica aveva qualche piano nascosto che io non sapevo?
Restammo in silenzio per molto tempo. Le ragazze mi esploravano con gli occhi continuamente, scambiandosi commenti, mentre io fissavo Estrin e lei fissava me. Dal suo accappatoio si notava il suo seno che mostrava uno dei capezzoli, mentre alle basi si notavano delle gocce di condensa poggiate, quasi stillanti, mentre dal suo petto altre gocce scendevano giù fino a giungere sul suo ventre e appoggiandosi nei peli della sua vulva. I suoi capelli, totalmente bagnati e poggiati sulle sue spalle accendevano in me qualsiasi desiderio che un uomo potesse provare a contatto con una donna. Ruppi il ghiaccio:
-Ma se volevi possedermi, bastava che mi legassi al letto. Hai cambiato idea sul fatto che nessuna mi deve toccare oltre te?-
-Per nulla. Aspetta e vedrai. Tu ora distenditi sul letto. Al resto penso io.-
Mi distesi sul letto e aspettavo le intenzioni di Estrin, ero sempre più confuso, ma stavo quasi per capire. Estrin mi spogliò e subito alle altre tre ragazze spiccò la forma del mio membro nel suo aspetto migliore.
-Piangevo prima perchè adesso ti farò male.-
Non parlai. la ragazza bionda mi bendò mentre le altre due mi legavano le braccia all’inferriata del letto. Per evitare che fuggissi da quella posizione loro tenevano tese le corde con le loro braccia. Prima di essere bendato, notai che le tre ragazze avevano tutte gli slip, mentre i loro regipetti erano poggiati sul divano. Le intenzioni di Estrin erano estreme. La ragazza che prima mi aveva bendato adesso, sotto ordine di Estrin, aveva anche lei una corda in mano, che mi stringeva il collo. La mia impostazione era da uomo inginocchiato sul materasso del letto, con una corda che mi reggeva il braccio destro, che reggeva la ragazza mora, un’altra corda che mi reggeva il braccio sinistro, che reggeva la seconda ragazza mora e un’altra corda che mi stringeva il collo, che reggeva la ragazza bionda.
Bendato e incapace di vedere cercavo di essere attento a tutte le stimolazioni che mi provenivano da tutte le direzioni. Sentivo il respiro di tutte le ragazze, ma non sentivo quello di Estrin. Le tre ragazze mi provocarono strusciandomi il seno sulla faccia e le sentivo sorridere in quel sorriso maligno, mi provocavano irresistibilmente ma cercavo di non far venire i miei sensi, anche perchè sapevo che Estrin era lì che mi guardava, e sicuramente le sarebbe dispiaciuto se l’avessi tradita davanti lei; ma non era mia intenzione. Cercavo di sfuggire all’abbraccio di quei due seni che mi torturavano. Ormai i seni di Estrin li conoscevo perfettamente, la carne soffice e allo stesso tempo contratta, nulla a che vedere con i seni che stavo involontariamente toccando con la superficie del mio viso.
Per cercare di tentarmi una delle due ragazze che mi teneva legato per le braccia slegò la corda e prese la mia mano e la passò sul suo seno. Per farle capire che non apprezzavo quel tipo di pratica strinsi il palmo in modo da formare un pugno, evitando di toccare la sua carnagione pettorale con i polpastrelli. Estrin si avvicinò con il suo seno freschissimo di doccia e prese la mia mano e la poggiò sul suo seno. Sorridendo quel poco che bastava, riallargai la mano e palpai il seno di Estrin. Sfiornando i suoi seni, scendevo con la mano verso i fianchi, andando dietro pian piano. Anche bendato, mi accorsi che lei era inginocchiata nella stessa mia posizione. Nello sfiorare la schiena salivo fino ad arrivare sulle sue spalle e sul suo collo. Piano piano la accarezzavo, stimolavo il suo tatto come meglio potevo. Arrivato sul volto le carezzavo con le dita i capelli mentre con il palmo la toccavo sul viso. Le buttavo i capelli indietro, fin quando lei non girò il volto verso la mia mano, strofinando le sue labbra sul palmo della mano. Inarcando il collo prese un dito in bocca e cominciò a succhiare. Mettendo il resto delle mie dita sul suo mento, giocavo con lei, le premevo il dito sulla lingua, le massaggiavo le mucose e notavo che la sua lingua tremava per la stimolazione, tutta presa nel cercare il mio dito per curarlo. Muovevo la mano in tutte le direzioni, ma lei seguiva il dito con la testa. Quando stavo per cacciarlo fuori la prima volta lo strinse con i denti per paura che fuggisse; continuai allora il gioco. Le altre tre, non contente della mia reazione si divertivano soltanto a massaggiarmi il petto.
Sentivo le sue soddisfazioni tramite la sua bocca, che mentre mi succhiava, mugoliva peggio di una cagna in calore che non vedeva un cane da mesi. Staccai il dito dalla sua bocca seguito dal chiudersi delle sue labbra che mi ricoprirono la falange, e portai il mio braccio in posizione normale. Avevo capito il suo gioco, le altre tre dovevano solo reggermi, mentre lei doveva operare. Ora che l’avevo invitata a procedere con quell’atto erotico, dissi:
-Ragazze, Estrin adesso vuole che io sia legato e immobile, legatemi.-
Le mani che mi sfiorarono il petto scomparvero e contemporaneamente sentii che la mano che usai fino a quel momento mi si diresse indietro, di nuovo legato all’inferriata. Sentivo il respiro di Estrin che si avvicinava e che mi accarezzava e tranquillizzava. Estrin dopo aver notato tutto il mio corpo contratto disse con voce scandita: -E’ Pronto!!!! Angela, Vai.-
La ragazza bionda che mi teneva la corda al collo si chiamava Angela. Sentii una stretta al collo, la corda era soffocante ed io per reazione cercavo di portare le mie mani vicino alla corda del collo, ma mi era impossibile. Ero troppo scomodo per le prove di forza. Mi distesero, sempre molto violentemente e Estrin mi iniziò a baciare. Pronunciava le sue unghie sul mio collo, senza aiutarmi, ma la pratica durò per poco. Portò le sue unghie sul mio ventre e mi graffiò fino a farne uscire del sangue. Cacciò la sua lingua e ne leccò il sangue che ne usciva e io in quel momento provavo piacere, molto piacere.
La sua lingua venne verso la mia bocca e ne buttò un po di sangue all’interno.
-Angela, dammi la corda.-
Angela tolse la corda dal mio collo e tirai un sospiro di sollievo. La corda ando in mano ad Estrin, che ne fece un uso migliore.
-Oddio, Estrin sei pazza, così gli farai male!!!-
Si infilò con la sua vulva sul mio pene e iniziò a spingere molto fortemente. Intanto Angela portò la corda all’altezza delle ferite, come aveva ordinato Estrin. Estrin, a questo punto, prese i capi della corda e strinse con tutte le sue forse. Per il dolore alzai il bacino in modo talmente potente che sollevai Estrin spingendo fortemente nel suo interno. Un enorme baito di piacere usci dalle labbra di Estrin che quasi venne. Mi alzai per andarle incontro ma ero legato e non raggiungevo Estrin per pochi centimetri. La mia lingua, intinta di sangue, sfioro le sue carni. Stavo sopportando uno sforzo incredibile, anche perchè, per ordine di Estrin, Angela riprese la corda intinta di sangue e me la ristrinse sul collo. Mi trovai in preda al dolore
-Estrin, non mi lascerò sopraffare dal dolore senza prima averti toccato.-
Angela strinse più forte, ma riuscii lo stesso a toccare Estrin.
Dopo averle fatto raggiungere l’orgasmo e dopo averlo raggiunto anche io le tre ragazze mi lasciarono andare.
-Estrin, amore mio, adesso lasciami riposare. Non ti chiedo altro.
-Riposa. Nessuno ti disturberà. Posso darti il bacio della buonanotte?-
-Si Estrin, tutto quello che vuoi!-
Notò delle mie ferite sul collo, le medicò come quelle del ventre e mi lasciò dormiente nel mio sonno profondo.
-Scusa, amore mio, l’ho fatto per realizzare un tuo sogno, nulla di più.-
E usci dalla porta per farsi una nuova doccia. Ascoltando la sua esclamazione scrissi su un fogliettino:
-Grazie per avermi soddisfatto, grazie per avermi amato, grazie di tutto Estrin, ti amo.-
Alzando le coperte e accostando il suo corpo nuovamente bagnato vicino al mio si accostò vicino me. Lacrime trasparenti uscirono dai suoi occhi profondi azzurri mentre cadde anche lei in un sonno profondo, pronunciando le sue labbra sui miei pettorali.
Le sistemai i capelli, le asciugai le lacrime e notai che lei scansò un pò la testa. Successivamente mi addormentai profondamente tra il suo profumo e stringendo il suo corpo.
Spero non finisca così questa bella serie di racconti, attendo il Cap. 5
Non riesco più a trovare il racconto su Luna Lovegood, me lo puoi linkare?
Mi limito a un "grazie" per il tuo commento, o rischierei di spoilerare quanto accadrà nei prossimo due episodi... e…
WOW! Mi ero aspettato qualcosa di tosto, magari una carrellata unica su Luca e Olivia, ma non mi aspettavo qualcosa…
Complimenti, un racconto scritto veramente bene, con scene corte ma potenti e sempre con un cliffhanger finale. Non vedo l'ora…