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Le avventure di Ralph

By 8 Settembre 2014Dicembre 27th, 2021No Comments

 

Eleonora.

Questa più che un’avventura &egrave stata un’esperienza iterata più volte.
Come spesso succede galeotto fu l’ambiente di lavoro.
Qualche tempo fa a causa di un ritardo di un progetto i nostri superiori decisero che i team di lavoro dovessero riunirsi sotto lo stesso tetto per un periodo in modo da sveltire il tutto e arrivare in tempo prestabilito con i risultati richiesti.
Finalmente diedi più che una faccia, ma un corpo a Eleonora, capo di un team di un’area con cui più volte mi sentii al telefono durante il progetto.
Una voce simpatica calda e accogliente.
Non nascondo che provai, come in tanti fanno, a cercarla sul web ma non trovai che una foto di una donna sulla quarantina, capello lungo e raccolto occhi da cerbiatta e sorriso sensuale.
Beh quello che avevo visto già mi era piaciuto, tanto da fare un po’ il cretino per telefono. Protetto da una cornetta mi era venuto tutto molto spontaneo. Ora Eleonora era davanti a me, con quel corpo magro mantenuto sicuramente con molte ore di palestra, quel culo marmoreo e soprattutto quelle tette statuarie (che poi ho scoperto essere rifatte). Mi maledissi un poco. Non dico di esserci andato su con frasi spinte, ma risposte come ‘potresti essere mio figlio’ o simili a battute me le ero già prese per telefono.
Ora a fare il cretino con lei davanti era tutt’altra cosa, un po’ per la presenza di colleghi, e un po’ perché alla fine era un capo dell’ufficio. Il solo vederla, poi, mi faceva viaggiare con la mente in fantasie lussuriose, con effetti sulla mia patta abbastanza destabilizzanti.
Non volevo di certo che trasparisse la mia attrazione verso di lei nel mio ambiente di lavoro, e nemmeno che venisse fuori che avessi fatto il cretino, anche se in modo ingenuo, con una Milf di rispetto che era quasi un’istituzione nel mio posto di lavoro.
Così reagii come sempre faccio nei momenti di pericolo: ghiaccio e indifferenza.
Cercai di evitarla in tutti i modi, di sedermi sempre in modo strategicamente lontano alle riunioni, un ‘ciao’ e ‘come stai?’ ma mai nulla di più.
Di certo non ero quel ragazzo simpatico e audace che aveva sentito per telefono e probabilmente non ne capiva il motivo.
Più provava un contatto sociale più mi chiudevo a riccio. Ero completamente captato dai suoi modi di fare, Il suo vestiario e la sua classe nel muoversi. Il suo tick nervoso nel mordere la matita non mi aiutava di certo, tanto che ricordo benissimo ad un certo punto di aver pensato di chiudermi in bagno a trovare soddisfazione solitaria per poter ritrovare la concentrazione sul progetto.
Una settimana di occhiatacce da parte sua, toccatine fugaci sulla spalla al suo passaggio e stupore e incredibilità ad ogni tentativo di socializzazione da parte sua sapientemente demolito da me culminarono nella fine del periodo di lavoro insieme.
Il progetto venne presentato, accettato e fu felicità per tutti. Essendo venerdì sera partì l’aperitivo offerto dal capo che dispensando complimenti a tutti rimarcando come questo esperimento di unione abbia sovvertito le sorti di un lavoro che sembrava perso.
Due o tre bicchieri, l’ambiente cominciò a sciogliersi ed Eleonora rtipartì all’attacco, fermandomi attaccandosi al mio braccio.
‘Beh ora che il progetto &egrave finito mi puoi anche parlare, non credevo che non sapessi gestire questa ansia fino al punto di non parlarmi’
Ecco ho fatto la figura del coglione. ‘Eh’scusa Eleonora, non &egrave per il lavoro, ma figurati’ e che sai dopo aver fatto il cretino per telefono mi sentivo un po’ deficiente e non sapevo come affrontare la cosa davanti ai miei colleghi’.
Lei rise e il mi cazzo si fece sentire nelle mutande. Cazzo che pivello. Inoltre sentii che la stronza mi stava leggendo il pensiero.
Bevvi un altro bicchiere.
‘Beh di sicuro signorino mi piacevi più quando facevi il cretino’ disse ridendo e lasciandomi li come un ebete con i miei pensieri.
Va bene tutto ma fare la figura del coglione due volte proprio non ci sto. Cercai di pensare in fretta. Ma nulla, ero stanco e vuoto.
Mi chiamò dal fondo alla stanza. Stava parlando con il capo. Merda.
Conduce lei il gioco.
Il capo, una volta raggiunto mi fece i complimenti per la gestione della mia parte di lavoro e mi disse dell’ottima impressione fatta su Eleonora tanto decisero di darmi la responsabilità sullo sviluppo su quella parte del progetto per l’anno dopo. Cazzo una promozione!
Ringraziai e cominciai a sciabolare come un Briatore.
Una pizza qualche stuzzichino e già i giovani dell’ufficio carichi iniziano a smanettare nervosamente per trovare il ‘dopo serata’ ideale. Un po’ di chiamate e il nostro capo interviene buttando sul tavolo un tavolo priv&egrave in un esclusivo locale. E’ natale! Sono euforico.
Cerco Eleonora e la ringrazio per il suo aiuto, e lei rilancia con un passaggio nel locale con una fermata in hotel per potersi cambiare come modo di sdebitarmi.
Non posso che accettare.

Saliamo in macchina, parliamo del più e del meno e mi lascio andare ricominciando a fare un po’ il cretino buttando qualche battuta qui e là.
Lei ride &egrave un po’ brilla e mi chiede informazioni sul ‘dress code’ del locale. Colgo la palla al balzo per propinarle qualche complimento sul fatto che comunque cosa metta sarebbe figa lo stesso. Ma lei rincalza e allora io le chiedo che cosa ha a disposizione.
‘Mah, un po’ di tutto in verità’però questa sera non ho voglia di scegliere!’ mi dice ridendo ‘Dammi una mano no!’
‘Beh difficile scegliere senza avere delle opzioni’
Si gira, mi mette una mano sulla coscia e mi dice di salire su in Hotel con lei per aiutarla.
Cazzo &egrave brilla, io non so davvero come comportarmi.
Rincalza, vedendo la mia reazione di lieve imbarazzo con un ‘Stai tranquillo non ti metto le mani addosso’
Ecco siamo a tre figure da coglione, questa sera sono un collezionista.
Parcheggio e saliamo su in stanza. Mi dice di aspettarla nell’anticamera mentre si fa la doccia.
Sono nervoso. Apro una birra dal frigo bar.
Non so davvero che cazzo devo fare, &egrave comunque una mia mezza capa.
Se ci provo e mi ribalza chissà che cazzo succede, e se non ci provo faccio l’ennesima figura del coglione..e se.. e se’
Rientra in stanza con l’accappatoio, mi chiede una birra pure lei e aprendo la valigia butta sul letto una serie di vestiti.
Faccio finta di studiarli, ma avevo già optato per un vestito a tubino di pelle.
‘Quello &egrave perfetto’ dico’ lei annuisce’ ‘Certo che però bisogna vedere se si sposa con quello che c’&egrave sotto’ provo a tastare il terreno.
Ride e mi stronca con un ‘Adesso non esagerare, quello lo decido io se permetti’
La guardo ridendo per smorzare un po’ la situazione ‘Certo che se mi dici che devo decidere io e poi mi fai scegliere solo a metà’.’
Eleonora ci pensa su e mi ribatte ‘Vediamo se la tua proposta mi piace allora’ nel primo cassetto c’&egrave tutto il necessario, io vado ad asciugarmi i capelli’.
Apro il cassetto e vedo il ben di Dio. Davvero per tutti i gusti. La scelta qui &egrave davvero ardua tra calze perizomi e reggiseni.
Opto per un paio di parigine scure con un micro perizoma.
Sto sbiellando. Mi avvicino al bagno per provare a guardare dallo spioncino. Sembro un quindicenne in calore. Ma faccio appena in tempo ad arrivare alla porta quando lei esce dal bagno.
Vede le parigine e il perizoma. ‘tutto qui?’ ‘si’ ‘beh sono già fortunata che mi fai indossare qualcosa sotto’ dice ridendo. Questa mi sta coglionando per l’ennesima volta.
Prende la roba e si va a vestire in bagno. Esce ed &egrave una figa pazzesca. Tacco a spillo e via. Non riesco che guardargli le gambe messe in risalto dalle parigine.
Le sue tette libere nel tubino. La testa mi gira e nell’ascensore mi avvicino schiacciandola allo specchio.
‘cazzo Eleonora mi stai facendo girare la testa’ cercando di baciarla.
‘piano signorino, mi sto solo divertendo un po’ a fare la cretina con te.. ma sono felicemente sposata’
Gelo.
Risaliamo in macchina, sono confuso, mi sta paraculando e non riesco ad avere trazione su questa stronza.
Mi sento piccolo e impotente. Penso che forse vista la mia indole un po’ mi faccia bene, così capisco cosa voglia dire essere nelle mani di qualcun’altro.
Arriviamo al locale ed Eleonora non mi calcola più. E come miele. Sono tutti intorno a cercare di catalizzare la sua attenzione.
Nel prive rimango poco, preferisco mischiarmi nella gente, torno solo per rifornirmi di alcool.
Lei mi guarda a volte e ride. Chissà magari si starà vantando di come ha fatto venire il cazzo duro al giovane dell’ufficio nonostante i suoi anni.
La serata passa e sono alticcio e un po’ demolito. L’euforia della promozione ha lasciato spazio dalla ‘truffa’ di Eleonora.
Torno al tavolo ed &egrave li di fianco a me, sta parlando con un altro giovane di un altro tavolo. Stesse scene, stessi comportamenti.
La prendo e la giro verso di me avvicinandola all’orecchio ‘Certo che sei bella stronza, ti piace far venire il cazzo duro a tutti i giovani che incontri?’
Mi guarda in modo serio ‘Quindi stai ammettendo che ti ho fatto venire il cazzo duro prima?’
‘perché non cerchi le risposte da sola’ e così dicendo la strinsi a me per farle sentire la mia reazione al suo giochetto.
Lei rispose con un movimento di bacino per ‘premere’ ancora di più con il suo ventre al mio cazzo duro.
‘signorino, mi stai molestando’
‘No, Eleonora tu nn hai idea di cosa vuol dire essere molestata’
Così un po’ sciolto dall’alcool, dalla sua apparente disponibilità la girai mi misi dietro e di lei e ballando cominciai a massaggiarle il basso ventre dal vestito. Lei di tutta risposta continua a muovere il suo culetto su e giù cercando il mio cazzo. Stavo impazzendo.
‘Ecco cosa vuol dire molestarti!’
Presi coraggio e con il favore del buio e della posizione defilata violai il suo perizoma e con un gesto veloce verso il basso lo feci scivolare fino alle sue caviglie.
Si giro stupita e incredula”Direi di togliere di li prima che qualcuno ti veda no?’ gli dissi nel modo più sicuro che potessi.
Mi guardò, strinse gli occhi e con un gesto sensuale e veloce si liberò del perizoma’
‘Ora piegati e prendilo e mettilo via’ma senza piegare le gambe’
‘Tu sei pazzo’
‘Tu scherzi con il fuoco’
Sorriso e si piegò come gli avevo detto, ben consapevole dello spettacolo che io e qualche fortunato che l’avesse notata poteva offrire, una deliziosa donna con la figa spalancata, le sue gambe fasciate da due parigine da sballo che si piegava a 90′.
‘Fatto’ e adesso?’
‘Adesso ti porto in bagno’
Mi prese la mano’ ‘Questa non voglio di certo perdermela’ mi disse.
Al bagno, grazie allo stato alcolico delle persone in coda fu molto facile infilarsi nel bagno degli handicappati. Chiusa la porta mi saltò addosso, la spostai la e limonai intensamente. Gli presi le braccia e gliele bloccai al muro la limonai di nuovo.
Quindi mi staccai senza dire nulla mi slacciai i pantaloni e prendendola dolcemente per il collo la invitai a inginocchiarsi. Una visione.
La mia capa era li a pochi centimetri dal mio cazzo.
Lo prese in bocca offrendomi la visione delle sue maestose tette. Incominciò a leccarlo con passione, guardandomi e aderendo perfettamente con le sue labbra alla mia asta. Le sue mani mi tenevano il culo, quasi ad essere sicura che non scappassi.
Mi fece un pompino lungo e profondo, cercai di staccarmi per venirle un po’ ovunque e capii il ruolo della sua presa. Non si staccò, venni copiosamente. Bevve tutto e ingoiò fino all’ultima goccia.
‘volevi sciuparmi il vestito eh?’
‘volevo venirti ovunque, dappertutto!’
‘beh se vuoi c’&egrave sempre tempo, ma non qui’
Accarezzandole il viso feci per uscire’
‘Hei signorino e a me chi ci pensa?’
La guardai e le dissi ridendo ‘ Beh ci sono un sacco di giovani li fuori ‘ e uscii dal bagno.
Arrivai al tavolo giusto in tempo per salutare i colleghi che stavano per uscire.
Mi chiesero se sapessi dove fosse Eleonora e gli dissi che probabilmente era già andata via in taxi.
Quando lei arrivo dopo essersi ricomposta in bagno non trovò che me al tavolo.
‘dove sono tutti?’
‘sono andati via’
‘mi dai tu un passaggio?’
‘Dipende’
‘Cosa vuoi ancora’ non ti &egrave bastato il servizietto in bagno?’
‘No, ti porto solo se in macchina ti togli il vestito’
‘Signorino ti piace giocare eh’
‘Vieni’
La presi per mano e uscimmo dal locale.
Arrivammo alla macchina, la spinsi sulla portiera e la baciai di nuovo.
Entrai in macchina e nel tempo che lei ci mise per andare dal lato passeggiero chiusi le portiere dall’interno.
Abbassai il finestrino ‘un accordo &egrave un accordo, lancia il vestito dal finestrino e potrai entrare”
‘Ma dai qui!’ protestò ‘giuro che me lo tolgo in macchina’
‘Siamo al buio e non c’&egrave molta gente, se fai in fretta può darsi che nessuno ti veda’
Si guardò intorno perplessa. Senza il vestino sarebbe stata completamente nuda. Gli unici indumenti sarebbero stati i suoi tacchi e le sue parigine.
‘Dai non voglio passare la vita in un parcheggio, via il vestito!’
‘stronzo’
Si guardò bene intorno e in modo più veloce che poté si sfilo il vestito liberando le sue poderose tette e la sua figa abilmente depilata.
Lanciò il vestito all’interno ‘Dai apriii!’ cominciò a gridarmi coprendosi alle bene meglio con le mani le sue parti intime.
Che visione’.
Presi il vestito e lo infilai dalla parte della mia portiera ‘apri cazzo!’
erano passati pochi secondi, ma per lei sicuramente erano eterni. Completamente nuda in un parcheggio di un locale. Sbloccai le portiere ed entro buttandosi dentro.
‘Sei un bastardo!’ cominciò a dirmi’ le bloccai le mani’. E la baciai’.si rilasso un poco e cercai con le mani la sua figa’ ‘Sei un lago’ ‘ Inizia un lento ma profondo ditalino’ cominciò ad ansimare’ ‘ti eccita essere usata?’ non rispose’.mugolava’
Arrivò così il primo schiaffo sulla sua figa pulsante e aperta’ ‘ahhh’ gridò.
‘Rispondimi” ‘No’ cio&egrave si.. non lo so”
Il secondo schiaffo arrivò diretto sul clitoride’. Il suo grido ora era più un mugolio che un grido di dolore’ ‘Voglio usarti per godere’ gli dissi mentre il terzo schiaffo la raggiungeva sulla figa aperta confermando la mia ipotesi
le piaceva’ ‘Fai quello che vuoi’.’ Le infilai due dita nella figa masturbandola con foga’ le baciai il collo’ le sue tette si muovevano a tempo’. ‘Tutto quello che voglio incondizionatamente’ ‘Ah.. si’ usami’ usami’ ‘ Mugolava e sbrodolava di piacere’ mi staccai improvvisamente al culmine del suo piacere’
‘No, non qui’ mi guardò stralunata.. non capiva’
Accesi la macchina e le ordinai di slacciarmi i pantaloni e di succhiarmelo mentre guidavo.
Così fece e con una mano iniziò a masturbarsi’.
‘Non devi venire senza il mio permesso, per il resto fai quello che vuoi’
Guidai fino ad un posto appartato poco distante che conoscevo.
Parcheggiai la feci scendere.
Avevo il cazzo durissimo, senza tanti preamboli le feci mettere le mani sul cofano e dopo aver goduto per pochi secondi della sua visione, così aperta, culo all’infuori e la sua figa pulsante che non aspettava altro che il mio cazzo la penetrai con foga’.Le strinsi le tette e dopo una serie di colpi lei venne gridando cercando sempre più in profondità il mio cazzo.
la presi per il collo.
‘Ti ho forse detto di venire?’
‘dai cazzo non ce la facevo più’
‘Non hai rispettato i miei ordini, sei indisciplinata’
mi tolsi da lei
‘Ora piegati sul cofano e allargati le natiche’
‘Che cosa hai in mente’non penserai mica di”
Un forte schiaffo la raggiunse sul culo. Tremò e con le mani apri il suo culo.
Una rosellina invitante faceva capolino proprio sopra la sua figa.
‘Dai &egrave un sacco di tempo che”
Un altro schiaffo più forte sul segno di quello precedente.. ‘Zitta o ti entro di colpo’.
Non proferì parola.
Usai i suoi umori per bagnargli il buchetto e dopo due o tre lievi spinte entrai con la cappella nel suo fantastico culo, strappandogli un grido.
Cominciai a muovermi lentamente guadagnando strada dentro di lei.
I suoi gridolini di nuovo si stavano trasformando in mugolii..
Con un colpo secco entrai ancora per quel che mi rimaneva e cominciai a stantuffarla con energia. Aveva un culo sodo e stretto, non ce la facevo più.
Presa dall’eccitazione cominciò a muovere il bacino verso il mio ventre e per fu la fine. Venni cercando di entrare il più possibile dentro il suo culo.
Volevo sfondarla.
Mi staccai dopo minuti interminabili.
Si girò e baciandomi mi disse ‘Non scopavo così da quando avevo più o meno la tua età, speriamo che mio marito non si accorga che qualcuno si &egrave preso ciò che io gli nego da molto tempo’.
Ripresi il suo vestito in macchina, per la serata poteva bastare.
La riaccompagnai in Hotel prima di uscire e baciandomi mi diede il suo numero personale.
‘Se hai voglia di usare qualcuna quando verrai a XXXXXX, scrivimi qui’.

Eleonora l’ho vista ancora per un po’ di volte negli anni. Ma queste sono tutte altre storie che forse un giorno vi racconterò.

Nadia.

Nadia era una amica di alcuni miei amici di Torino, nonché partner in alcuni progetti comuni.
Ricciola, alta due begli occhi castani e una carnagione chiaro scura. Due gambe da urlo con un culetto perfetto. Peccato per il seno, quasi inesistente. Una figura molto slanciata insomma, atletica.
Nadia grazie alla sua corporatura di poteva permettere un estro nel vestirsi che poche donne possedevano. Non a caso per anni aveva fatto la modella prima di incappare nella mia professione.
Ed &egrave proprio questo la chiave di questa storia.
Nadia era offuscata dalla mia bravura e diciamo anche fortuna nel condurre il mio lavoro. Di per sé lei non era già una donna con le ‘palle’, anzi era molto timorosa e insicura’ e la cosa mi eccitava un sacco.
La cosa che più mi divertiva era vederla fare la simpatica e la brillante per attirare la mia attenzione sulle questione lavorative, per poi puntualmente contraddirla con ragione, vedendo la sua espressione cambiare dalla felicità in vergogna.
Mi eccitava un sacco, e la sua indole quasi da cane bastonato mi faceva impazzire.
Tutto successe una sera ad un evento, quando a casa della noia e delle poche persone stimolanti finimmo per parlare tutta la sera. Il gioco per metterla sempre in secondo piano e farla sentire un po’ scema andava avanti già da un po’ quando mi chiese molto cortesemente mi disse che voleva andare a casa per il troppo mal di testa (che forse io gli avevo procurato).
Gentilmente mi proposi di accompagnarla sottolineando il fatto di come non avesse il fisico per reggere un po’ di mal di testa per un evento così importante (balla assurda). Con qualche battuta la feci pure sentire un po’ in colpa del fatto che ormai sapendola così non potevo, dal gentiluomo che ero, lasciarla andare a casa da sola.
Non mi parlava quasi più. Durante la guida ricalai la dose, ferendola ancora sul suo lavoro e sulle sue insicurezze, si mise quasi a piangere.
Così fermai la macchina. La abbraccia e le cadde singhiozzando sulle mie spalle. La mia voce calma le disse di stare tranquilla mentre con le mani approfittando della sua apertura del vestito le sfiorai leggermente le tette’ al primo tocco non disse nulla, al secondo più forte si irrigidì, al terzo dritto sui capezzoli a mo’ di pizzicotto si lasciò scappare un gemito.
La guardai dritta negli occhi e chi chiesi duro ‘ Sei almeno buona a scopare?’
La frase la colpì come una coltellata’
Non riusciva a capire’con un po’ di orgoglio rispose ‘di sicuro meglio di te’.
Uno schiaffo’ ‘ e allora vediamo, saliamo su a casa tua’
Tra l’eccitazione e la paura, forse più la voglia di obbedire’ scende dalla macchina e mi apre la porta di casa. Prendiamo l’ascensore’ mi guarda in modo strano’. ‘Dammi le tue mutande, ora.’ Nadia meccanicamente se le sfila dal vestito’. me le da’ ci riprova con l’aria di sfida’ non sa povera.
Arriviamo davanti alla sua porta infila e le chiavi e sbam. La blocco contro la porta’ le tiro sul il vestito mi slaccio i pantaloni. Lei mi prega.. ‘no ti prego non qui’ i miei vicini ahhh’ un colpo secco e netto. Non trovo difficoltà nel entrare nella sua figa dilatata e bagnata. ‘Io ti scopo qui, sta a te non gridare’. Le lascio la testa le afferro le due piccole tette da dietro e comincio a stantuffarla velocemente. Lei si appoggia alla porta con le mani, allarga le gambe’ vedo che si morde la lingua’ con una mano lascio una sua tetta e gli tiro indietro la testa la guardo mentre la scopo violentemente. Colpi regolari veloci e profondi’ viene. Sento le pareti della sua figa stringersi tutto intorno al mio cazzo’ ansima di brutto.. le chiedo all’orecchio se &egrave coperta , ma mi dice di no’ ho una voglia di venirgli dentro lo stesso.. glielo dico.. vedo il panico nei suoi occhi’
‘allora devo trovare un altro buco dove sfogarmi’
Non ha nemmeno il tempo di mettersi a discutere che il mio cazzo gli allarga il suo buchetto.
Faccio un po’ di fatica ma rotto la resistenza iniziale entro senza problemi.
‘ah brava, sento che questa via &egrave già stata percorsa eh’
Non mi dice nulla’ Stringe gli occhi, si sta di nuovo eccitando’ ora ho ripreso a martoriare i suoi capezzoli’ forte’ gli esce un gemito di dolore’ voglio sfondarla… arrivargli in gola dal culo… la scopo sempre più forte…
‘Ti prego fai in fretta’
‘dipende da te’
‘dimmi cosa devo fare’
‘ Io adesso mi fermo, tu ti devi incollare da sola fino a farmi venire’. Così mi fermai. Dopo qualche timida spinta, prese un ritmo serrato, ondulatorio, da vera puttana. Percorreva con il suo culo ogni cm del mio cazzo.
Ci misi poco, le diedi uno schiaffo fortissimo sul culo e venni.
Venni ficcandoglielo più in profondità che potei. Sfinita si accosciò sulla porta, con il cazzo ancora gocciolante mi pulii sulle sue guance. Mi diete un bacio sul cazzo.
‘Spero che il mal di testa ti sia passato’ e mostrandogli le sue mutandine ‘Queste me le porto via per ricordo’.
La lascia così, seduta sul pianerottolo, con un rivolo del mio godimento uscirgli dal buco del culo’.
Nadia l’ho ancora vista. Ma non ho più avuto l’occasione per ora di ripassare nei suoi buchetti.

Questa storia ha davvero dell’incredibile.
Era un giorno di ponte ma non per me, infatti, nonostante la bellissima giornata ero chiuso nel mio studio a lavorare. La mia finestra era aperta per fare entrare un po’ di sole e la prima aria di estate.
Ma ad un certo punto un forte rumore e l’acqua improvvisamente mi invade il balcone e la stanza. Acqua ovunque, come una secchiata di litri e litri, così all’improvviso.
Cerco subito di capire che succede, la mia nuova vicina di sopra deve averne combinata una.
Non era nuova a sti casini, come l’inverno quando mi aveva allagato casa.
Provo a gridare dal balcone per richiamare la sua attenzione, ma niente.
Allora incazzato nero, parto e vado sopra, vestito com’ero pantaloncino tipo pigiama e t-shirt.
Arrivando nelle scale sento la musica fortissima. Ecco perché la stronza non mi sentiva, penso.
Trovo la porta aperta.
Provo a bussare, nulla. Suono. Nulla.
Allora infilo la testa dalla porta ed ecco che la vedo, la mia vicina: completamente nuda ballare con il bastone del mocio.
Dovete sapere che lei &egrave appena arrivata nel mio condominio. E’ una signora sulla cinquantina e passa di anni. Un po’ pazza alquanto i miei vicini dicono e io prima di allora non ci avevo mai fatto caso, ma sempre loro, dicono anche abbastanza sportiva ‘con un signore sempre diverso tutte le sere!’ . Il classico pettegolezzo da condominio.
Fatto stà butto un occhio ovviamente, e devo dire che nonostante l’età la signora non &egrave per nulla male. Magra, abbastanza tonica e tutta rasata.
Ma non &egrave la situazione adatta per farne una delle mie. Mi butto all’indietro e decido di andarmene.
Ma proprio in quel momento la sento gridare e correre verso la porta per chiuderla ancora completamente nuda.
Beccato. Non so cosa fare. Indietreggio ancora e faccio per andare via, quando lei apre la porta.
‘Chi Sei! Cosa vuoi! Ma ti sembra il modo???’ mi dice in tono incazzato.
Al che mi risale la carogna in mezzo secondo.
‘Scusi, eh, sono il suo vicino di sotto. Mi ha appena allegato la stanza dello studio e sono venuto su a vedere che cosa stava succedendo’.ho provato a chiamarla, ho bussato e suonato’non potevo immaginare che lei..fosse.. eco cosi.. in questo stato”
‘Ah mi scuuussssi’.. eh si, che imbarazzo e che sul piano non c’&egrave nessuno e lascio sempre la porta aperta’ !’ fa capolino dalla porta con il viso nascondendosi sulla porta.
‘Si guardi’ va bene’ cio&egrave mi spiace’ ma visto che mi ha allagato lo studio io come facevo’ insomma’ son qui per l’acqua per me ognuno in casa fa quello che vuole’
‘Si certo mi scuuussi davvero, e che ho rotto un grosso vaso vicino finestra e si &egrave rovesciata tutta l’acqua’. E poi comunque ero in doccia e dovevo cercare di asciugare tutto prima di fare altri danni e non mi sono rivestita’ cosa crede che giri nuda per casa sempre con la porta aperta??! Ma per chi mi ha preso!’ Il suo tono era di nuovo passato dal tranquillo all’accusatorio.
‘Senta, son qui per l’acqua non per come gira in casa’. Mi ha già provocato danni questo inverno e ho ancora le strisciate dell’infiltrazione non vorrei che succedesse di nuovo con lo studio’. Visto che sto ancora aspettando che mi venga riconosciuto il danno e sto con le strisciate in casa’
‘Io non abitavo ancora qui, c’era mia sorella eh’ ‘
‘Senta va benissimo’chi ci sia stato non lo so e non mi interessa, so solo che con sta acqua ogni volta ne combina una e adesso basta solo quello ‘
‘No no aspetti, io davvero non abitavo qui’ e giuro le farei vedere il vaso’.e che potrebbe anche darmi una mano a togliere quello che &egrave rimasto senza versare altra acqua’.
‘Ma sta ancora versando acqua??’
‘Eh si mi ha interrotto nel pulire.. e il vaso &egrave pesante’
‘Mi faccia entrare!’ Pensavo solo più al mio studio allagato, dimenticandomi per un momento del suo stato.
‘Ma non posso ora, mi aspetti un secondo’
‘Ma signora, quello che c’era da vedere ho visto si nasconda un attimo dietro la porta e io vado subito in stanza a fermare l’acqua!’
La mia voce forte e autorevole la convinse e mi apri e si nascose dietro la porta.
Corsi in camera. Un delirio. Un vaso gigante tipo acquario si era spaccato in più punti facendo scolare tutta l’acqua all’interno. Presi il vaso lo inclinai e a fatica lo portai nella vasca per rovesciarlo. In tutto ciò mi tagliai un braccio con una scheggia.
‘Che giornata di merda’
‘che succede?’ La tizia era ancora dietro la porta.
‘Mi sono tagliato, chissà che succede. Ha dell’acqua ossigenata? Un cerotto?’
‘Eh si da qualche parte’
Ero sempre più nero, non era ancora stata capace di muoversi da li per rivestirsi e darmi una cazzo di mano.
‘Mi passi qualcosa per coprirmi e vengo a dargli tutto!’
La mia bastardaggine fece capolino. In bagno tra asciugamani e tutto presi un bel asciugamano da bid&egrave e glielo lanciai.
‘Si sbrighi diamine se mi viene un’infezione la denuncio!’
Spaventata dalla minaccia cercò di usare al mezzo quel pezzo di stoffa per coprirsi e arrivò in bagno. Ovviamente non riusciva a coprire seno e figa insieme e cercava in tutti i modi di sbrigarsi.
Io la facevo più grave del solito solo per vendicarmi di sta deficiente.
‘Non mi sento bene’
‘Aspetti, aspetti’ ecco tutto’
L’asciugamano era volato via ed era tutta nuda a medicarmi, mentre io fingevo un finto svenimento.
‘La prego, mi dica qualcosa.. tutto bene’
‘Si si tutto bene, anche lei vedo’
I suoi capezzoli erano dritti e turgidi.
‘Mah, mah”
‘Pochi mah’ avrà giù avuto mille occasioni per rivestirsi.. scommetto che &egrave eccitatissima’
Cosi facendo mi alzai e bloccandola contro il lavandino gli passai due dita sulla figa perfettamente depilata.
‘Eccola &egrave bagnatissima’
‘Ma come si permette giovanotto’ se ne vada’ disse cercando di darmi uno schiaffo che subito bloccai.
Le bloccai le braccia. ‘Adesso mia cara signora, mi prendo parte del risarcimento dovuto per tutto quello che mi ha combinato oggi. Si inginocchi e mi liberi il cazzo dagli slip. Il resto penso che una signora del suo calibro lo possa immaginare’
‘Ma lei &egrave pazzo’ adesso mi metto a gridare’
‘Certo e quando la troveranno così? I suoi vestiti me li sono mangiati? E poi davvero vorrebbe far sapere a tutti questa storia? A lei la scelta’.
Le liberai le braccia.
Le guardandomi negli occhi, con l’aria tra l’incazzato e lo stupore, rassegnata inizio a inginocchiarsi.
Mi liberò il cazzo e comincio a succhiarlo.
Prima timidamente poi sempre con più fragore.
Passava la lingua su tutta l’asta.
Mi baciava la cappella e poi tornava alle palle per succhiarle e massaggiarle con le mani.
La vicina sapeva sicuramente il fatto suo.
‘Mettitelo tutto in bocca’
E come se niente fosse inclinò leggermente la testa, da vera professionista e si infilò tutto il cazzo in gola.
Stavo per venire, ma non volevo che finisse tutto così in fretta. Così l’allontanai giusto in tempo. La girai e gli feci mettere le braccia sul lavello.
Entrai nella sua figa in un solo colpo. Fu talmente forte che gridò e gli cedettero le gambe.
Cominciai a scoparla fortissimo. I rumori dei colpi risuonavano in tutta la casa.
La scopavo sempre più forte. Il mio cazzo entrava veloce e sempre più in profondità.
L’alzai con le braccia e mi aggrappai alle sue tette, stringendole fortissimo.
Gli venni dentro guardandola negli occhi e uscii da lei solo dopo qualche minuto.
Non parlava.
‘Giovanotto ci sai fare, ma non sono venuta’ non &egrave che.. ‘
‘Non &egrave che nulla’ vada di la a farmi un caff&egrave’
Così fece nuda. Non era niente male per la sua età. Niente male davvero.
Mi rinfrescai e rivestii e andai di la in cucina.
Lei ancora nuda stava rovesciando il caff&egrave nella tazzina.
Mi sedetti al tavolo
‘Prego venga qua’ mi porti il caff&egrave’
Portandolo prese una sedia per sedersi.
‘Eh no’ si metta qui sul tavolo, gambe aperte’
Mi guardò strana e incuriosita. Ma lo fece.
‘Ora masturbati fino a venire’
Così la vicina aprendo le gambe e avvicinandosi verso di me iniziò una lente e audace masturbazione.
Insisteva sul clitoride per poi scivolare prima con un dito e poi con due all’interno della sua figa.
Fece subito capolino il mio frutto bianco tra le dita.
‘Leccale’
Passo così qualche minuto tra il leccarsi le dita, rimetterle nella figa per raccogliere quello che ancora colava per rileccarle.
Alla fine eccitata aumentò il ritmo con le dite nella sua figa.
Nella casa si sentiva solo il rumore della sua figa sbattuta dalle sue dita.
Venne gridando.
Si distese sul tavolo esausta. Ma a me era tornato il cazzo duro.
Il tempo di rislacciarmi i pantaloni e tirarla verso di me e la penetrai di nuovo con una facilità disarmante.
‘Ti prego non ce la faccio più’ Ebbe giusto il tempo di dire prima di tornare ad ansimare.
Le bloccai le braccia al tavolo e ricomincia a scoparla.
Prima veloce, e poi lentamente, per gustarmi l’apertura della sua figa dall’inizio alla fine.
Era di nuovo sul punto di venire. Strinse i muscoli della sua figa e pochi colpi dopo venimmo insieme sul tavolo.
Mi rivestii la guardai.
‘Mi raccomando l’acqua’non mi faccia ritornare su.’
E me ne andai sbattendo la porta.

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