Ormai sono molti anni. Forse troppi.
Ho compiuto cinquant’anni il mese scorso e sto pensando davvero di smettere di fare ciò che ho fatto per più di un quarto di secolo, cioè il bull. Il bull, il toro, sapete, quello che vi scopa la moglie col vostro consenso e che vi rende felicemente cornuti.
Io però sono un po’ diverso: sono un “dominatore di coppie”, più che bull.
La differenza sta nel fatto che io coinvolgo il marito al massimo, in tutte le fasi della cornificazione, in modo che si senta parte della fantasia e non un estraneo.
Molti colleghi invece lo escludono dalla stanza da letto e, anzi, qualche volta proprio lo scacciano da casa.
Marco, mi chiamo, ma quando lavoro mi faccio chiamare Marcus e con questo nome mi conoscono tutti coloro che hanno bisogno dei miei servizi.
A cinquant’anni comincio a pensare di smettere. E vorrei farlo intanto che ancora sono sulla breccia. Non vorrei esserne costretto da coppie che preferiscono ragazzi più giovani e che non mi scelgono più.
Ho avuto una carriera magnifica, mi sono divertito da pazzi, anche se ci sono stati momenti di tensione e in un paio di occasioni sono quasi venuto alle mani con mariti che avevano cambiato idea all’ultimo momento, ma alla fine sono sempre riuscito a fare quello che volevo senza mai ricorrere alla forza.
Certe esperienze però mi hanno insegnato a essere più selettivo con le coppie che accettavo come clienti: da quel momento mi accertai che i mariti fossero di taglia piccola…
Il pericolo piuttosto è stato quello di essere troppo coinvolto emotivamente e di provare sentimenti intensi. Ma anche quando è successo sono sempre riuscito a svignarmela prima di essere ferito troppo profondamente.
Se conto questi casi devo riconoscere che ammontano a circa il trenta percento del totale. Davvero un rischio.
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La natura mi ha dato in dono genitali di grosse dimensioni, pur non essendo nero, come pretenderebbe il luogo comune. Non si pensi che possedere una mazza extra large siano tutte rose e fiori. Ci sono anche dei problemi, ma, certo, per la cultura cuckold, poter esibire un membro spropositato è un grosso vantaggio e si riesce a soddisfare le fantasie più segrete sia di lei che di lui.
Se ce l’avessi avuto piccolo non sarei riuscito ad avere quel successo che ora mi garantisce un certo agio economico e tranquillità per il futuro.
Anche il mio fisico è imponente, in linea col mio uccello. Sono alto uno e 95 e peso centoquattordici chili, tutti muscoli, pur non essendo certo palestrato.
Il mio ventre è piatto, malgrado il mio mezzo secolo di età. La mia figura è intimidatoria (mi sono rasato il cranio e fatto crescere una corta barba) e questo mi aiuta molto nel mio lavoro. I mariti che non gradiscono il trattamento ci pensano due volte prima di sfidarmi. Eppure detesto la violenza.
Come ripeto, sono piuttosto conosciuto in tutta Europa e mi dedico generalmente a coppie di alto livello. Certi miei colleghi visitano i loro clienti in autobus, io prendo l’aereo. Però sono sempre contento di tornare nel mio appartamento a Milano, in corso Garibaldi a passare qualche serata in casa, da solo o con qualcuno dei pochissimi amici che mi sono rimasti, davanti alla tele e a un cognac, soprattutto quando gioca il Milan.
Il mio più grande pregio, in questo lavoro, non è l’uccello grosso, comunque.
È il fatto che io viva la dominazione con grande naturalezza. Non c’è un solo granello di sottomissione nel mio carattere e pur non essendo un prepotente, non mi sento a mio agio quando non posso gestire completamente le situazioni intorno a me, per cui cerco sempre istintivamente di assumerne il controllo.
Sono considerato ancora un bell’uomo: sono colto (ho una laurea in Scienze Politiche alla Statale, di quelle vecchie, di cinque anni), ho molto viaggiato e parlo molte lingue (francese e tedesco non benissimo per la verità, mentre inglese, portoghese e spagnolo sono quasi perfetti), mi vesto bene con abiti su misura, uso prodotti costosi per la mia igiene e sempre, sempre, mi sono sentito superiore al marito che stavo per cornificare, sia fisicamente che caratterialmente, e questa sensazione capivo che veniva percepita anche dai due componenti della coppia.
Io mi occupo esclusivamente di coppie. Sono irremovibile. Niente donne sole, mai.
Per la verità questa mia inflessibilità, cominciata per un capriccio, ora è diventata una necessità. Un paio d’anni fa infatti ho conosciuto una bella quarantenne in palestra, mi sono detto “perché no”, l’ho invitata fuori e siamo finiti a casa sua. Pensavo di mettere le basi per la pensione: una casetta in Brianza, una moglie che mi accudisce… Invece, che figura! Senza un marito da cornificare e umiliare non sono riuscito ad avere neanche uno straccio di erezione, malgrado gli sforzi della brava signora che non poteva credere di avere tra le mani tanto bendidio e di non poterne cavare nulla.
Mi impongo anche su un altro aspetto: non voglio camere d’albergo. Voglio il loro letto matrimoniale. Il fatto di essere dominati nel loro territorio crea un brivido addizionale alla coppia che alla fine dà loro sensazioni più forti, che si rinnoveranno ogni volta che proveranno in seguito ad avere rapporti nel loro letto.
In verità qualche volta è successo di doversi accontentare di un hotel per mancanza di alternative, ma non mi piace e appena posso lo evito.
Chissà, un giorno racconterò di certi aspetti del mio lavoro, i pagamenti, come entro in contatto con i potenziali clienti, le precauzioni che uso, ma oggi voglio solo citare l’esperienza con qualche coppia che mi ha particolarmente colpito.
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Comincerò a raccontare di quei due austriaci che ho incontrato a Trieste, all’Harry’s Grill un paio d’anni fa. Chiamiamoli Hans e Greta, ovviamente nomi di fantasia, per la privacy. Lui infatti è piuttosto conosciuto nel suo paese.
Una bella coppia, vicina ai quaranta, senza nessuna esperienza di corna (il che mi parve strano, perché chi richiede i miei servizi di solito ha già alle spalle un percorso almeno di role-playing). Imbarazzati e intimiditi.
Hans era un professore d’Università, molto noto, un luminare nel suo campo. Appariva spesso in televisione come esperto della sua materia (che non rivelerò, perché altrimenti sarebbe troppo facile capire di chi si tratta). Magro, stempiato, non altissimo, elegante, in forma, parlava con proprietà, a voce bassa e in modo convincente.
Greta era alta come lui, forse addirittura un pelo di più. Un fisico snello, che pareva, però, vista l’età, sul punto di aumentare di un paio di taglie. Molto bella di viso, occhi azzurri profondissimi.
Sorprendentemente parlavano un ottimo italiano, malgrado l’accento tedesco, e la conversazione scorse fluida per una buona mezz’ora davanti a una strepitosa insalata di astice, seduti ai tavolini all’aperto affacciati alla grande e bellissima piazza dell’Unità d’Italia.
Al dolce entrammo finalmente in argomento. Greta si gettò in un lungo discorso, ma continuava a girarci attorno senza mai arrivare al punto. Alla fine dovette pensarci Hans.
– Greta ha bisogno di un uomo, come dire, più “maschio”, più autoritario, di quanto io non riesca ad essere e voglio accontentarla, se lo merita. È una moglie meravigliosa. Il mio desiderio è di servirla e di sottomettermi occasionalmente al maschio che la possiederà. Sono disponibile a tutto, ubbidirò senza esitazioni a lui… a te. Se è vero ciò che ci hanno riferito i Gonzales (la coppia che mi aveva raccomandato a loro), crediamo proprio che tu sia la persona giusta per noi. I Gonzales sostengono che tu gli abbia cambiato la vita.
Con ciò l’accordo fu presto raggiunto. Spiegai loro che se cercavano situazioni sado-maso non ero il loro uomo, che io non tratto dolore fisico o punizioni corporali e mi assicurarono che ciò non era nelle loro intenzioni.
Nel prendere commiato, aggiunsi:
– Vi è chiaro che la prossima volta che ci incontreremo i rapporti tra noi saranno del tutto diversi e io prenderò completamente il controllo? Ma se vi fiderete di me vi assicuro che alla fine avrete ciò che state cercando.
E questo fu tutto per quel giorno.
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La settimana successiva, al tramonto, stavo suonando il campanello del loro appartamento a Salisburgo. Grande, luminoso, bellissimo: mobili di design, moquette bianca dovunque.
Mi aspettavano con un aperitivo, ma quando lavoro non bevo e declinai la loro offerta.
Ci sedemmo in sala ed ebbi modo di spiegare le regole del gioco. La sala sarebbe stata un luogo neutro, in cui potevamo rilassarci e fraternizzare senza tanti formalismi. La mia autorità sarebbe stata leggera, ma nelle altre camere sarei stato in totale controllo e l’obbedienza avrebbe dovuto essere assoluta.
Che non saremmo più stati “uguali”, ma io sarei stato il capo.
Dopo una ventina di minuti di chiacchiere, suggerii di dirigerci nella stanza da letto.
Greta sospirò rumorosamente e guardò Hans, come a controllare le sue reazioni. Lui sorrise debolmente, si alzò dal divano e ci avviammo verso questa avventura del tutto nuova per loro.
Un mondo sconosciuto, ora che comprendeva anche me.
Greta vestiva una camicetta bianca e una gonna nera sopra il ginocchio.
Niente calze, piedi nudi.
Apprezzai che non si fosse agghindata come una troia, come spesso mi accade con altre donne. Lui era in jeans e Lacoste. I due stavano vicini, l’uno accanto all’altra.
In questi casi non ho mai un piano preciso. Mi affido all’istinto: sono perfettamente a mio agio e mi sento onnipotente. Non posso sbagliare.
Li guardai, squadrandoli da capo a piedi.
Poi allungai la mano verso Greta, con un gesto galante. Lei guardò il marito e mise la sua mano nella mia.
L’attirai a me.
– Hans, hai mai visto tua moglie baciata da un altro uomo?
– No… – Sussurrò piano.
– No, “signore”. – Lo corressi.
– No, signore. – Ripetè.
– Allora guarda. E impara.
La presi tra le braccia e la baciai.
Al principio stette rigida, ma presto la sentii sciogliersi sotto i colpi della mia lingua.
– Hans, aprimi i pantaloni e tirami fuori l’uccello.
Gli prese un colpo.
Fece uno strano suono, come se si fosse ingozzato, e mi rivolse uno sguardo allucinato, come un coniglio abbagliato di notte dai fari di un’auto.
– Hans, non farmelo ripetere!
Si avvicinò come in trance. Spostai Greta a lato, sempre tenendola col braccio sinistro, per dare spazio a Hans.
Mi abbassò la zip, ma rimase a fissare l’interno dei miei pantaloni senza andare oltre.
– Guarda che non morde. – dissi. – Greta, dì a tuo marito di tirarmelo fuori.
– Hans, tesoro, tira fuori il cazzo di Marcus. – Tremava, pronunciando quelle parole.
Mi infilò la mano nell’apertura dei boxer, me lo prese e lo estrasse. Appena fuori lo lasciò andare come se scottasse. Il mio cazzo, solo con un principio di erezione, sventagliò nell’aria nella gloria dei suoi venti centimetri. In piena azione raggiunge i ventisei.
– Santo cielo! – Esclamò Greta.
– Dillo, forza.
– È così grosso! Quello di Hans… non…
– Non è così grosso? – dissi ridendo. – Hans, abbassati i pantaloni e faccelo vedere!
Hans si abbassò i calzoni a mezza coscia. Rosso come un peperone.
– No, di più! Fino alle caviglie! E anche le mutande!
Eccolo lì.
Vergognosamente piccolo, neanche dieci centimetri.
Rattrappito, intimidito, senza vita.
– Che piccolo! – Dissi con un sorriso condiscendente.
– Certo, non come il suo, signore.
– Prova a fartelo tirare, vediamo… – Hans cominciò a menarselo con impegno, ottenendo qualche risultato. Ordinai a Greta di fare lo stesso col mio. Quando Hans pensò di essere arrivato al massimo mi mostrò un würstel di dodici centimetri.
Io lo sovrastavo di più del doppio sia in lunghezza che in larghezza.
– Vieni qui, mettilo vicino al mio e vediamo la differenza. – Lo fece. – Greta, che cosa vedi?
– Il tuo cazzo è una meraviglia!
– E il suo?
– Non fa certo una bella figura. Anzi, direi che è patetico al confronto.
– Hans? Hai sentito tua moglie? Sei d’accordo?
– Sì, signore.
– Adesso mettiti in ginocchio e baciami la cappella. Così, bravo… – Gli diedi dei colpetti sulla testa per incoraggiarlo. – Adesso prendila in bocca. Solo la punta.
Lo fece, dopo aver strabuzzato gli occhi e esitato a lungo.
Respirava forte col naso, con la cappella in bocca.
Il mio cazzo non diede il minimo sussulto.
Non si tratta di una cosa sessuale per me, serve solo a stabilire le gerarchie nella relazione. È assolutamente necessaria.
In quella stanza si stava celebrando un rito, il rito della Santa Cornificazione. La divinità era il mio cazzo.
Un atto di adorazione e sottomissione era appropriato e indispensabile.
– Ok, basta. Ora siediti sulla poltroncina e divertiti col tuo pistolino. Ti voglio mostrare una cosa. Hai mai prestato attenzione al culo di tua moglie?
– Certamente, signore. – rispose menandosi il suo piccolo affare con impegno.
Era ridicolo coi pantaloni calati alle caviglie.
– Al suo BUCO del culo, intendo, Hans.
– Eh…? No… no, signore. A me non è mai venuto in mente.
– Greta. – Chiesi. – Nessuno ha mai giocato col tuo buchetto?
– Hum… quand’ero al primo anno di università uno ha cercato di infilarci un dito.
– Che tenero!
E con queste parole la feci piegare in due sul letto e le sollevai la gonna.
Niente slip. Ottimo.
Le separai le chiappe con la mani, esponendo così le sue più recondite bellezze. Il suo buco si contrasse di vergogna. Lei emise un gemito.
– Che c’è? – Chiesi.
– Hans, stai guardando cosa mi fa?
– Sì. – rispose con voce rotta dall’emozione.
– E ti sta bene?
– Non so… Credo di sì.
La presi e la girai in modo che guardasse suo marito direttamente negli occhi. Sempre piegata a novanta gradi, il suo culo oscenamente offerto e aperto per il mio piacere.
Le aprii ancora di più le chiappe con le mani e giocai con il suo buco.
– Greta, – Ordinai – guarda tuo marito negli occhi e descrivigli in dettaglio tutto ciò che ti sto facendo.
– Ecco… Marcus sta aprendomi il buco con le dita… Dio santo! Adesso… Ci ha messo la lingua!
– Cosa?! – Esclamò uno scioccatissimo Hans. Tolsi la lingua.
– Greta, non ti distrarre. Continua a fissare tuo marito dritto negli occhi e continua a riferire. Anche i dettagli.
– Ora ci sta infilando un dito… Ahiiii.
– Dove te lo sto infilando, Greta?
– Nel didietro.
– Sii più specifica.
– Nel culo.
– Quale parte del culo, Greta?
– Nel …buco del culo!
– Spiega bene a tuo marito cosa ti sto facendo.
– Muove il dito su e giù nel mio buco del culo!
– Du liebe Güte! – disse Hans.
– Vedo che ti sta diventando bello duro, il tuo pisellino, no Hans? – chiesi con un sorriso di scherno.
– È vero, signore.
Smisi di sodomizzare Greta con le dita (ormai ne avevo infilate due), la presi per le ascelle e la sollevai in piedi.
– Hans, spogliati nudo, che così conciato sei ridicolo. Poi togli tutti i vestiti a tua moglie: preparala per me.
Si affrettò a obbedire, scalciando dapprima via i suoi jeans, e poi le sbottonò la camicetta, lasciandola a seno nudo.
Niente reggiseno. Perfetto.
Le dissi di girarsi verso di me in modo da poter ammirare le sue tette, mentre Hans si affaccendava ad aprirle la zip della gonna per sfilargliela dalle gambe. I seni erano pieni, sodi, grandi, magari solo un filo cadenti, vista l’età, ma ancora nel pieno della loro matura bellezza.
I due erano nudi, ora, di fronte a me, mentre io ero ancora vestito anche se il mio membro era fuori dalla zip, non ancora nel pieno della sua gloria.
Mi liberai anch’io dei pantaloni, boxer e camicia e li consegnai a Hans perché li piegasse e li riponesse sul servomuto.
Quando ritornò, presi sua moglie per la mano e la posizionai proprio di fronte a lui, ancora in piedi. Poi mi misi dietro a lei e la feci appoggiare contro il mio petto, infilandole le mani sotto le braccia.
– Tua moglie ha delle belle tette. – Dissi mentre afferravo i seni, massaggiandoli come se si trattasse di una mia proprietà, e giocavo con i grossi capezzoli rosa, pizzicandoli e titillandoli.
Notai movimento tra le gambe di Hans.
– Tuo marito si eccita a vedermi giocare con le tue tette. Più duro di così non gli potrebbe venire. – E intanto le appoggiavo tutta la carne del cazzo contro le natiche, con un movimento rotatorio.
Doveva ben sentire la differenza, rispetto alla cosuccia di suo marito che aveva davanti agli occhi.
Poi, con mia grande sorpresa, senza che le dicessi nulla, ricominciò:
– Hans, Marcus mi sta strofinando le natiche col suo membro. È davvero gigantesco! Non ci posso credere!
Le misi una mano sulla passera e con l’indice e l’anulare le separai le grandi labbra, infilando il medio, solo il polpastrello.
– Greta, tesoro, non credo che riusciresti a essere più bagnata di così, ma ci voglio provare: allarga le gambe ancora un po’.
Ordinai a Hans di mettersi in ginocchio davanti a lei e di leccarla, senza usare le mani, mentre mi dedicavo alle sue tette.
Rimanemmo in quella posizione per diversi minuti, Hans leccando a più non posso con le mani dietro la schiena, io baciando il collo di sua moglie, sfregandole la mazza contro le natiche e massaggiandole le tette, mentre lei moriva di piacere.
Ebbe un orgasmo.
Poi, sorprendendomi ancora una volta, improvvisamente parlò.
– Marcus, voglio toccartelo. E poi sentirti dentro. Ti prego.
– Dillo a tuo marito.
– Hans…
– Sì, tesoro?
– Ho bisogno del cazzo di Marcus. Voglio toccarlo, anche baciarlo… E poi lo voglio dentro di me, nella mia fica.
– E in quale altro posto, Greta? – Capì subito dove volevo arrivare.
– Nel culo, Hans. Voglio il cazzo di Marcus nel culo!
– Ma… mi hai sempre detto che non ti piaceva!
– Così ho sempre pensato. Ma il cazzo di Marcus… Insomma, è diverso… E poi se Marcus lo volesse io non potrei negarglielo.
Le baciai il collo.
– Già, dolcezza. Lo voglio e me lo prendo, stanne certa.
Così dicendo la girai in modo da averla di fronte e la baciai.
Un bacio lungo, profondo e appassionato che lei restituì con ardore.
Non avvertii in lei solo la lussuria, ma anche una forma di riconoscenza, di gratitudine per le emozioni che stava vivendo.
Sono un professionista, ma quel bacio fu diverso dagli altri.
Che sia proprio per via di quel bacio che ricordi così bene quella coppia e che ne voglia parlare?
Quando ci staccammo dissi a Hans di alzarsi e di rimettersi sulla poltroncina, “fuori dalle palle”, in modo da non intralciare ciò che stava per succedere.
– Greta, mettiti in ginocchio e datti da fare. È questo che volevi, no? – Si affrettò a ubbidire.
Inginocchiata, prese in mano la mia mazza e la esaminò con interesse. Ne baciò la punta, la leccò e poi mise una mano sotto alle palle, come soppesandole.
Interessante come tutte, ma proprio tutte, le donne che mi hanno reso omaggio oralmente si siano dedicate anche ai miei testicoli, apprezzandone il volume ed il peso.
– Che belle palle! – disse, presumibilmente a suo marito, che, seduto sulla poltroncina col suo würstel in mano, osservava la moglie maneggiare ammirata i genitali di un altro uomo.
Alla fine si decise a infilarselo in bocca. Chiaramente non era molto esperta e nel tentativo di imboccare almeno la cappella mi graffiò con i denti.
Succede, con quelle che riescono a aprire la bocca abbastanza per farci entrare almeno una piccola parte del mio membro. Non tutte infatti ne sono in grado.
Mi piegai e le diedi uno sculaccione. Forte.
– Occhio ai denti. – l’ammonii.
Le uscì un grido, soffocato dalla cappella, e fece una smorfia di dolore e sorpresa. Ma continuò a succhiare con impegno.
Dopo qualche minuto sentii ansimare sulla poltroncina. Hans era venuto e stava guardando la sua mano sporca di qualche goccia di sperma.
Mi venne una ispirazione.
Feci alzare Greta, l’abbracciai e la baciai. Poi ci rivolgemmo verso suo marito che ancora teneva in mano il suo membro floscio. Lo indicai con un dito.
– Quello è un pisellino.
– Sì, signore.
– Dillo, dunque. Che cos’è quello?
– Un pisellino, signore.
Mi avvicinai in modo da mettergli il membro davanti alla faccia.
Mi masturbai qualche secondo, per farmelo rizzare ancora di più.
– E invece questo cos’è, Hans?
– Un… un cazzo, signore!
Greta si avvicinò e cominciò a menarmelo al posto mio.
– Guarda negli occhi tuo marito mentre me lo meni. – Le ordinai.
Rimasi a guardarli mentre si scambiavano occhiate.
È davvero impossibile descrivere la carica erotica che aleggia nell’aria quando una moglie masturba un uomo molto più dotato proprio davanti al marito. Nei suoi occhi puoi leggere vergogna, imbarazzo, compassione, perdita di rispetto… Ma anche desiderio e lussuria.
Ordinai a Hans di sdraiarsi sul letto, supino, con la testa vicina al bordo.
Poi diedi istruzioni a Greta di mettersi a quattro zampe sopra di lui, ma al contrario, come per un sessantanove, in modo che la testa dell’uomo fosse tra le sue ginocchia. In questo modo lui non si sarebbe potuto perdere neanche un dettaglio di quanto stava per succedere e io avevo invece il culo di sua moglie proprio all’altezza del cazzo, pronto per qualsiasi cosa avessi voluto farle.
– Alza la testa e leccale la fica, Hans, – Cosa che cominciò a fare immediatamente.
A Greta dissi invece di non azzardarsi ad abbassare la bocca sul pistolino di Hans, che stava riprendendo vita poco a poco.
Cominciai a massaggiare l’ano di Greta con le dita, che avevo previamente coperto di lubrificante intimo. Lei mugolò piano a causa del doppio assalto delle mie dita e della lingua del marito, finché venne ancora. Ma non mi fermai.
Le infilai un dito. Poi due e infine tre.
Al terzo dito parve contrarsi e tentare di sottrarsi.
Mi chiesi se sarebbe stata pronta per ciò che stavo per farle. Io, certo, ero prontissimo, dopo aver lubrificato anche il cazzo.
– Basta, Hans. Fermati subito. Giù la testa. Ora devi guardare e basta.
– Sì, signore. – disse appoggiando la testa al materasso.
Appoggiai la cappella al suo buco e spinsi. Gemette. La cappella pareva non riuscire a entrare.
Esitai un momento, poi spinsi di nuovo.
La sentii gemere forte. Spinsi ancora di più.
Finalmente la punta entrò, con un suono strano, come “plop”.
Lei lanciò un grido.
– Mi devo fermare? – Chiesi.
– NO!
– Ti faccio male?
– Sì!
– Non voglio lacerarti.
– Spingi, CAZZO! Spingi forte!
Così feci. Ma invece di spingere forte mi mossi con grande cautela: ci misi quasi tre minuti prima di raggiungere un soddisfacente movimento avanti-indietro nel suo culo.
Lei si lamentava, ma continuava a incitarmi. Alla fine raggiunsi un ritmo soddisfacente.
– Hans, baciami le palle. Tanto ti passano davanti alla bocca ad ogni colpo. Alza la testa e baciale, quando le vedi passare. – Greta rise forte.
– Sì, caro. baciagliele. – Ricalcò.
Intanto avevo preso un buon ritmo e spingevo al massimo, tenendola per i fianchi.
Ordinai a Hans di tornare a leccare sua moglie. Volevo che avesse un altro orgasmo, mentre la inculavo.
E infatti venne in un paio di minuti. Dissi a Hans di smettere di leccare e di guardare con attenzione.
Con pochi altri colpi violenti venni anch’io nel culo di Greta. Lei gridò come se il mio orgasmo avesse prolungato e riacceso il suo.
Mi abbandonai di peso sopra la sua schiena per un minuto per riprendere fiato, con il cazzo ancora dentro di lei.
La sentivo tremare per lo sforzo di sostenere il mio peso. Quindi lentamente mi staccai da lei. Il mio membro le uscì dall’ano con un altro “plop”, traendo con sé un filamento di sperma, che finì sulla faccia di Hans, sull’occhio, sulla guancia e sul mento.
Lui fece per pulirsi con la mano, ma gli ordinai:
– Ignora lo sperma sulla tua faccia! – Si fermò immediatamente.
– E ora che faccio? – chiese.
– Beh, potresti cominciare col chiedere a tua moglie se le sia piaciuto che un altro uomo glielo mettesse nel culo sotto gli occhi di suo marito.
Sua moglie stava ancora sopra di lui, il culo ancora per aria, dilatato, da cui colava ancora un filo di sperma. Ridacchiò.
– Allora, Hans? Non me lo chiedi? – Sospirò.
Hans si schiarì la voce.
– Ehm, tesoro… Ti è piaciuto che Marcus te lo mettesse nel culo mentre io guardavo così da vicino?
– Immensamente, Hans. – rispose. – E tu sei stato magnifico quando mi leccavi.
Lui sorrise. Sembrava contento.
Ma il mio lavoro non era ancora terminato e dovevo recuperare: non sono più un ragazzo.
– Hans, guarda lo sperma che esce dal culo di tua moglie. Lo vedi? Il mio sperma?
– Sì, signore.
– Bene. Va pulito. Quando avrai terminato non dovrà esserci una sola goccia di sperma sul corpo di tua moglie, il cui culo ho appena sfondato. Forza, comincia a leccare.
Ubbidì.
Greta ricominciò a mugolare, per le sensazioni che la lingua del marito provocava al suo buco del culo.
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Ci prendemmo una pausa. Mandai Hans in cucina a preparaci qualcosa da bere, mentre Greta fece una breve doccia, solo per togliersi il sudore e la saliva di dosso. Glielo permisi, anche se di solito preferisco che le mie donne rimangano con il ricordo dei loro ardori sulla pelle, ma capii in quel caso che lei si sarebbe sentita imbarazzata e non avrebbe potuto apprezzare appieno ciò che l’aspettava.
Quando uscì dal bagno, ancora nuda e profumata, mi chiese di poter giocare col mio cazzo ancora un po’.
Me lo chiedono spesso. Le donne di solito capiscono che le probabilità di avere a che fare ancora, nella vita, con una mazza come la mia sono davvero poche e per questo vogliono godere fino in fondo dell’esperienza e cementarne il ricordo nella testa, con tutti i particolari.
Acconsentii, ma conscio del disagio che umori appiccicaticci le provocavano, ordinai a suo marito di procurarsi una bacinella, riempirla d’acqua tiepida e insaponata e tornare da me.
Dal culo alla fica senza prima detergere il membro è maleducazione.
– Bene, Hans. Ora prendi un asciugamano piccolo, bagnalo e puliscimi bene cazzo e palle. Forza.
Mi sedetti sul bordo del letto a gambe aperte, in modo che potesse inginocchiarsi davanti a me.
Greta ridacchiava piano.
Molto delicatamente procedette all’operazione. Notai che si attardava più del dovuto, soprattutto nel lavarmi il membro, preoccupatissimo di effettuare una pulizia perfetta. Infatti quando terminò non solo avevo una zona genitale perfettamente pulita, ma anche una erezione completa.
Sorrise di soddisfazione, e sua moglie rincarò la dose.
– Ottimo lavoro, tesoro! Il cazzo di Marcus ora è pulitissimo e possiamo divertirci davvero!
Permisi a Hans di guardare da vicino sua moglie che se la spassava con la mia nerchia.
La leccava, la strofinava, la succhiava, se la strusciava sul viso e sulle tette… A un certo punto Hans mi chiese se poteva succhiarmela.
Gli dissi di no. Magari la prossima volta.
Intanto la mia erezione era tornata al massimo.
– Un righello! – gridò Greta, impazzita. Hans mi guardò con fare interrogativo e acconsentii con un cenno del capo.
Tornò con una riga da disegno, di quelle da cinquanta centimetri. Sapevo già il risultato.
– Ventisei centimetri! Non mi crederà nessuna delle mie amiche quando lo racconterò in giro!
– Cosa!? – Hans era davvero allarmato. – Lo vuoi raccontare a qualcuno? Sei impazzita?
– Calma! Stavo solo scherzando! – E ridacchiò di nuovo.
Si stava davvero divertendo. Io però non ero sicuro che scherzasse…
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Era giunto il momento di terminare la serata. Avrei dovuto trombarmi la signora in casa loro, sul loro letto matrimoniale, senza protezione, schizzandole il mio seme nella vagina, in fondo, in profondità, sotto gli occhi impotenti del cornuto, che non avrebbe dovuto perdersi neanche un dettaglio.
– Hans, voglio che le tenga le gambe alzate e larghe. Tua moglie deve essere ben aperta per me. Voglio la sua fica e voglio venirle dentro.
Così dicendo ci alzammo. L’abbracciai e lei mi baciò appassionatamente, a lungo.
Tenendola abbracciata la stesi sul letto, supina. Ordinai a Hans di posizionarsi immediatamente dietro la sua testa, in ginocchio. Le alzai le gambe, tenendole aperte e le consegnai a Hans, che le afferrò da dietro le ginocchia e le alzò ancora di più. I suoi buchi divennero esposti e visibili, completamente accessibili.
L’odore del suo sesso riempiva tutta la stanza. Pensai di leccarla, ma sinceramente più eccitata di così non avrebbe potuto essere.
Mi posizionai sopra e la penetrai. Non mi parve che avesse difficoltà ad accogliermi, ma feci piano perché mi era già capitato in altre occasioni di provocare dolore urtando la cervice con la punta.
Ecco uno degli svantaggi di avere un cazzo come il mio: non posso sbatterlo dentro senza tanti complimenti in un colpo solo, anche se qualche volta ci fantastico sopra.
Aveva una passera estremamente erotica, bagnata fradicia e ancora stretta, e mi ci misi davvero d’impegno. Venne due volte prima che l’inondassi col mio seme e feci in modo che il mio orgasmo quasi coincidesse col suo secondo.
Durante il coito sollevai Hans dal compito di tenere la gambe della moglie e gli permisi di masturbarsi, così anche lui ebbe l’orgasmo immediatamente prima dei nostri.
Bravo Hans, tempismo perfetto!
Mi sollevai da lei. Greta rimase sdraiata, con le gambe aperte e sollevate. Lo sperma le colava fuori.
Ordinai a Hans di pulire la patata di sua moglie per bene.
Sinceramente non sono sicuro che gradisse, ma non osò rifiutarsi. Strano, molti cornuti invece amano il sapore dello sperma.
Ci rivestimmo e tornammo in sala. Questa volta accettai un bicchiere di vino della Mosella. Sorridevamo tutti. Li guardai: avevano l’aria distrutta e non sapevano ancora bene cosa pensare.
Lo capii presto. Diventarono clienti regolari. E con loro mi diverto, cosa che non mi succede molto spesso con le altre coppie, a dire la verità.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…