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Erotici Racconti

Segreta avventura

By 29 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Al momento sono da sola che medito nella penombra della mia stanza, sono supina sull’alcova, intanto che tengo le dita sovrapposte sotto la cervice squadrando spensieratamente il soffitto. Il giorno seguente emergerà il celebre giorno, in conclusione io ed Egidio ci uniremo in matrimonio, tuttavia non è quest’ultimo il proposito che invade la mia mente scompaginandola, all’opposto, perché sto ripensando a quella sera della scorsa settimana, allorquando con alcune mie amiche di vecchia data sono uscita per festeggiare, dal momento che sono ancora testualmente dissestata e visibilmente scompigliata da quei ricordi. Non avrei giammai rimuginato, invero, che delle giovani donne, alcune delle quali ammogliate e già genitrici di buona famiglia e d’encomiabile nomea, faccenda peraltro non semplice in quest’angolo di zona nelle vicinanze di Cuneo, dove molti si conoscono e sanno tutto di tutti, poiché sembra che vivano dentro delle case di vetro, potessero lasciarsi prendere a sconsideratezze eterodosse e indisciplinate, di quella gamma e di quella natura. 

In quell’occasione, le esuberanti e spumeggianti offerte agli dei ci avevano fatto scialacquare il valore della misura, ci sentivamo totalmente carenti d’impedimenti e vuote d’inibizioni, giacché di conseguenza tutte quante, me compresa, ci siamo lascivamente e scostumatamente comportate interagendo da autentiche lucciole. Mio fratello Geremia, che è un maschilista consapevole e sotto molti aspetti caparbio, ostinato e persino somaro, perché sovente ribatteva che ‘all’infuori di mia madre, della mia consorte e delle mie sorelle, le donne sono globalmente delle puttane’. Io non sono del tutto d’accordo con i suoi ignoranti, insulsi e ottusi concetti, però tempo addietro mi scandalizzavo irritandomi per il fatto che contestavo sonoramente ribadendogli:

‘Tu sei un disdicevole, intollerabile e riprovevole maschilista, esistono un sacco di donne ammodo e perbene, meglio di quanto tu creda e pensi’.

Al presente so con certezza che Geremia ha pienamente torto, in quanto è troppo facilone, fiducioso e superficiale, quando esclude dal numero delle puttane sia la moglie che le sorelle. In quella situazione io avevo invitato mia sorella Ornella, mia cognata Samuela, e le mie amiche più intime, per passare assieme una serata divertente e diversa dai soliti incontri al campo di basket, al cinema, in biblioteca o in birreria, sennonché le cose ci sono irreparabilmente e deliziosamente sfuggite di mano. Le donne non sono come i maschi, i quali riescono benissimo a divertirsi fra di loro, senza sentire la necessità d’una compagnia femminile, e se la cercano, non è per dividere il divertimento, ma è soltanto per divertirsi essi stessi. Da sempre celebrano osannando quella specie di rito chiamato l’addio al celibato, invece le ragazze hanno iniziato a motteggiarli e a schernirli solamente dopo l’ascesa del femminismo. 

Per farla breve, eravamo in sei, tutte accuratamente stipate nella mia Renault Espace blu, siamo andate in campagna in una locanda fuori mano tra Cuneo e Fossano, abbiamo mangiato benissimo, abbiamo svuotato diverse bottiglie di Barolo e, per finire, bevuto l’immancabile e pregiata grappa del luogo, eppure alle undici di sera era già finito e nessuna di noi aveva voglia di tornarsene verso casa. Eravamo tutte quante alticce, ridevamo sguaiatamente, ci raccontavamo delle storielle spinte, alcune addirittura oscene, le quali ovviamente avevano per argomento principale la prima notte di nozze, confidandoci apertamente e libidinosamente le nostre fantasie erotiche. A quel punto Ornella ha proposto d’andare a ballare. Ornella ha esattamente due anni esatti d’età più di me, siamo sempre state molto legate, poiché prima che si sposasse dormivamo nella stessa camera e, da quando avevamo raggiunto l’età della pubertà, prima di dormire, ci spogliavamo confrontandoci a vicenda osservando la crescita delle nostre tette, dei peli sotto le ascelle e sulla fica. Mi ricordo ancora, quando alle scuole medie, la mia compagna di banco m’aveva raccontato che i ragazzi baciano mettendoti la lingua in bocca, la sera stessa io l’ho riferito a Ornella, lei è rimasta impensierita e raccolta per un attimo, poi m’ha proposto di provare e ci siamo baciate, era una cosa inedita ed elettrizzante, così ci abbiamo subito preso gusto. Dopo &egrave stata lei a parlarmi delle sue compagne, che durante l’intervallo andavano a chiudersi in bagno per dedicarsi al piacere solitario. Abbiamo voluto provare anche questo, mentre ci sdraiavamo vicine e ognuna metteva la mano sulla fica dell’altra, frugavamo le tenere pieghe e spingevamo le dita nelle nostre pelosissime vulve.

I primi tentativi non furono in verità molto appaganti, mancavamo d’esperienza, ma non abbiamo tardato a trovare il piccolo nodulo nervoso posto in alto fra le labbra, perché è stata una vera e straordinaria scoperta, tanto che riuscivamo a sfinirci, ma volevamo di più, giacché approfittando della sua assenza, avendo cura di non essere scoperte, sfruttando la ghiotta situazione ci siamo intrufolate nella camera di Egidio, alla ricerca delle riviste pornografiche che egli teneva ben nascoste. Erano una miniera d’informazioni, perché in seguito imitando quelle fotografie abbiamo imparato tutto sul sesso fra donne. C’era perfino tutta una serie di libri da leggere: ‘Le età di Lulù’, ‘La storia di Lia’, ‘Il delta di Venere’, ‘Emmanuelle’, ‘Fanny Hill’, ‘Tocchi piccanti’ e altri ancora, stavamo lì, sedute con le gambe spalancate e con le mutandine abbassate, con una mano tenevamo il libro e con l’altra ci stuzzicavamo la fica e godevamo, li abbiamo letti tutti. La conclusione era ovvia, avvinghiate, con le lingue intrecciate ci rotolavamo sul letto e facevamo l’amore. Ci raccontavamo tutto, lei quello che faceva con Andrea, il quale non aveva aspettato il matrimonio per portarsi Ornella a letto, io quello che facevo con Egidio, non era comunque molto, perché lui combatteva i propri impulsi e s’impegnava a preservare attentamente la mia verginità fino al giorno del matrimonio. 

Nel tempo dell’adolescenza, all’epoca dei primi turbamenti giovanili, quando iniziavamo a esplorare riservatamente gli aspetti più intimi dei nostri corpi, Egidio non perdeva mai totalmente il controllo delle proprie azioni, nonostante i baci e le carezze sempre più audaci, lui non ha mai tentato di scoparmi. Io mi sarei aspettata sempre che lui si sarebbe finalmente deciso a prendersi la mia verginità, ma tenacemente resisteva alle tentazioni, lasciandomi immancabilmente con le mutandine inzuppate, per il fatto che io non azzardavo né osavo incoraggiarlo nel decidersi, perché temevo d’essere considerata troppo licenziosa, sfacciata e sporca. Egidio mi lasciava sovente delusa e in preda al rabbioso desiderio, tanto che di frequente m’abbandonavo a fantasie erotiche spinte, al punto da essere inconfessabili, immorali e sconce, m’immaginavo al centro di scene di sesso di gruppo, facendo l’amore impassibilmente con uomini che con donne, oppure d’essere denudata e stuprata da un estraneo in mezzo alla folla di spettatori plaudenti, oppure d’essere chiusa in una casa di tolleranza nel prostituirmi e altre cose del genere, e mentalmente ponderavo:

‘Marilena, sei una bagascia, più troia d’una qualsiasi meretrice, se lo sapesse Egidio non mi lascerebbe con le mie voglie. Chissà com’è fare la puttana, farsi scopare e inculare da diversi maschi, mi piacerebbe provare almeno una volta’ – tuttavia non provavo disgusto né rimorso né immoralità per quei pensieri lascivi e peccaminosi, perché finivo irrimediabilmente per masturbarmi focosamente e venivo prima d’addormentarmi.

A ben pensarci c’è ancora una cosa d’aggiungere, io e Ornella, assieme alle nostre sorelle minori, le gemelle Lidia e Giusi, siamo afflitte, in tal modo affermano i ginecologi o gratificate come sostiene Ornella, da una tenue irregolarità, ovverossia abbiamo il clitoride simile alle dimensioni d’un pisello, giacché Ornella lo definisce qualificandolo come la sua perla, per il fatto che si gonfia e s’allunga al minimo contatto, perché invece di rimanere nascosto fra le pieghe della fica si drizza orgoglioso attraendo l’attenzione. Questa particolarità ci rende molto sensibili, facilmente eccitabili e incapaci di resistere al desiderio, perché oltre a questo ho anche un altro problema se così lo vogliamo denominare. Le chiappe e le tette sono le zone più erogene del mio corpo. Le donne sanno che nei luoghi affollati c’è sempre qualche infame che approfittando della situazione ti palpa il fondoschiena, quando mi capita io cerco di scansare quelle mani e di solito ci riesco, ciò nonostante il fastidio che mi provocano quei palpeggiamenti non posso evitare d’avere una reazione fisica, in quanto avverto un languore insopportabile pervadermi tutta e provo delle pulsazioni frenetiche sull’inguine, che mi fanno quasi venire voglia di rimanere ferma per assaporare meglio quelle carezze indesiderate. Io sono molto fiera del mio seno, perché è sodo, florido nella giusta misura e attira sempre gli sguardi degli uomini, però se, da una parte la mia vanità è appagata, dall’altra, in parecchie occasioni è motivo tangibile di disagio. Se m’accorgo d’uno sguardo posato con insistenza sul mio petto, sento le tette gonfiarsi e indurirsi, i capezzoli s’innalzano e premono sulla leggera stoffa del reggiseno, perché quasi simultaneamente la mia fica si scioglie rilasciando i suoi naturali fluidi bagnandomi così le mutandine. In realtà è una sensazione molto erotica e voluttuosa, ma anche estremamente imbarazzante, perché ho sempre paura che il mio interlocutore s’accorga delle protuberanze che si possono notare sulla camicetta o sul maglioncino. In ogni caso cerco sempre d’evitare di farmi coinvolgere in situazione di questo genere, ma affiniamo la vicenda della nostra notte brava. 

La proposta di Ornella è stata subito accolta con dedizione ed entusiasmo, giacché ci siamo recate in una sala da ballo di periferia, frequentata soprattutto da extracomunitari dove suonano musica latino-americana.
L’ingresso del nostro gruppo ha immediatamente succitato l’interesse degli uomini presenti, per un poco si sono limitati a osservarci mentre brindavamo alle mie nozze e ci divertivamo fra di noi, ma quando Ornella m’ha sbottonato la camicetta mettendo in risalto il mio seno appendendomi al collo un cartello con scritto un mucchio d’amenità riguardanti il mio stato di futura sposa, si sono fatti avanti piuttosto intrigati. Quel cartello attirava gli uomini come un vasetto di miele attrae le mosche, in meno di un paio d’ore avevo cambiato cavaliere una dozzina di volte. Ero stata stretta fra le braccia di giganteschi negri, che non si facevano scrupoli di stringermi forte e di sfregare i loro cazzi su di me, mi palpeggiavano il fondoschiena e il seno, mi sussurravano all’orecchio le loro proposte scandalose e volgari, finché i più ardimentosi m’avevano spinto la lingua in bocca per baciarmi. Dopo alcuni balli, fatti in quelle condizioni, la bufera si era scatenata nelle mie mutandine, la mia fica si scioglieva ed ero inzuppata, tanto che non potendo più resistere sono corsa verso la toilette per masturbarmi. Veramente, neanche le mie compagne rimanevano con le mani in mano, perché le ho viste ballare in modo così impudico, che si sarebbe potuto credere che da un momento all’altro si sarebbero messe a scopare in pubblico.

Ho notato Ornella e Samuela avvinghiate a uomini che tastavano il seno e il sedere mentre ballavano, sono più che certa che schiattavano dalla voglia di scopare. Ho visto un paio delle mie compagne, delle quali non voglio rivelare i nomi, uscire in compagnia di maschi e ritornare dopo una mezz’ora arruffate e scompigliate, purpuree in viso e con i vestiti in estremo disordine, perché le scostumate erano andate a eseguire delle corpose seghe in qualche angolo buio del parcheggio. Non che io abbia intravisto tutto quello che facevano, dal momento che ero troppo occupata a tenere a bada i più scalmanati fra i ballerini, giacché di certo pure le altre sono uscite senza che me ne accorgessi. Insomma, nessuna ha resistito alle tentazioni, tutti i mariti e i fidanzati sono stati raggirati come si deve flemmaticamente e senz’afflizione né rammarico alcuno. Quando abbiamo lasciato quel locale l’orologio segnava le tre di notte, eravamo accalorate, animate e risolutamente sbronze, perché avevamo dissipato ogni scrupolo ed eravamo pronte per qualsiasi violazione, poiché avevamo abbondantemente già oltrepassato il segno, io suppongo d’essere stata l’unica a non aver ceduto alle proposte degli uomini.

Non ricordo precisamente chi è stata inizialmente nel proporre d’andare a vedere uno spogliarello maschile, ma non ha importanza, era invero un’idea allettante e lusingante, perché non avevamo mai partecipato né visto niente di simile, sicché tutte quante hanno accettato la proposta con gran curiosità e con un enorme piglio. Siamo partite alla volta d’un piccolo borgo incastonato al limite tra le province di Asti e di Cuneo, dove c’è un locale che propone questo tipo di spettacolo. Strada facendo cantavamo in coro quelle canzoni goliardiche, piene d’oscenità e di doppi sensi, udite quando frequentavamo spensieratamente l’università. Il locale era semi buio, c’era una pedana, sopra la quale s’alternavano alcuni giovanotti che si muovevano al suono d’una musica da discoteca, spogliandosi fino a rimanere con addosso soltanto un tanga che lasciava scoperti i glutei muscolosi non riuscendo a mascherare le virilità. 

Quell’ambiente era per l’occasione affollato di donne, a dire il vero d’ogni età, dalle ragazzine in cerca d’emozioni, alle donne mature alla ricerca di ricordi. Il rumore era assordante, incitamenti, fischi, strepiti, urli e gridolini, sembravano tutte in fregola. I camerieri che giravano in fretta fra i tavoli, con addosso soltanto i jeans e dei giubbini senza maniche, mettevano in mostra i petti villosi e le braccia muscolose, mentre i minuscoli grembiuli non riuscivano a nascondere i gonfiori all’inguine. Ci hanno rimediato alla svelta un tavolo vicino alla pedana e abbiamo ordinato un paio di bottiglie di Pinot bianco fresco. Il fumo delle sigarette e il caldo rendevano l’atmosfera irrespirabile, giacché in pochi minuti eravamo già sudate. L’una dopo l’altra ci toglievamo le giacche, i golfini e aprivamo le camicette, mettendo in mostra le nostre grazie, ma nessuno ci faceva caso, perché soltanto i maschi sulla pedana erano oggetti d’accesa attenzione. Eravamo lì da mezz’ora, ridevamo, gridavamo facendo i nostri commenti piuttosto salaci sugli spogliarellisti, quando Ornella ha infine mormorato qualche parola all’orecchio d’un cameriere il quale ha annuito sorridendo. Bruscamente la musica si è interrotta, il ballerino ha lasciato la pedana ed è salito un uomo con il microfono in mano, immediatamente si è fatto il silenzio:

‘Amabili signore e garbate signorine, questa notte abbiamo fra di noi una deliziosa nubile che fra qualche giorno si sposerà. Per l’occasione celebra l’evento con le sue amiche, io vorrei invitarla a salire sulla pedana in modo che tutte voi presenti possiate vederla e applaudirla’.

Acclamazioni, battimani, consensi, lodi, urla e grida di caloroso incoraggiamento, mentre le mie compagne mi spingevano ad alzarmi per raggiungere l’uomo sulla pedana. Di buon grado mi sono alzata e con passi resi incerti dall’ebbrezza accumulata, mi sono avviata salendo sulla pedana, mentre l’uomo ha ripreso a parlare:

‘Deliziosa e cortese signorina, un avvenimento così importante va magnificato in modo appropriato, reputo che ci dovrebbe fare vedere come si denuderà per il futuro sposo’.

Io sono rimasta atterrita e meravigliata dalla richiesta mormorando:

‘Ho capito bene? Dovrei svestirmi qua in pubblico? E’ questo quello che intende?’.

‘Suvvia, bella gentildonna, non faccia la timorosa né la discreta, ci mostri un avvenente spogliarello, meglio se integrale, vedrà che non è poi tanto difficile, poi ci sono le sue amiche lì a rincuorarla e a sostenerla. Dai, un poco di fermezza’. 

In quel frangente ho adocchiato il nostro tavolo ricevendo unicamente segnali netti d’esortazione e decisi di stimolo. In conclusione volevano vedermi essenziale e nuda, un pensiero malizioso si è instradato nella mia mente, è troppo comodo così, perché se mi spoglio io si devono spogliare tutte le altre.

‘Affare fatto, lo farò, però a una precisa condizione. Voglio che vengono qua anche le mie amiche’.

‘Amabile signorina, è lei la futura sposa, ci faccia vedere di che cosa è capace, se poi le sue amiche vogliono raggiungerla, sono libere di compierlo’. 

Gli strumentisti hanno iniziato a suonare la popolare musica di ‘Nove settimane e mezzo’, io ho incominciato a muovermi seguendo il ritmo, ho chiuso gli occhi, l’ebbrezza mi faceva sentire leggera, euforica e interamente priva d’inibizioni, ero pronta a fare qualsiasi cosa senza provare pudore, soggezione e verecondia, repentinamente tutto questo mi sembrava molto divertente, eccitante e rallegrante. Con mosse lascive e provocanti mi sono levata la camicetta e il reggiseno, poi a rilento ho sganciato la gonna facendola scivolare verso il basso, con un calcio mi sono liberata dalle scarpe e adagio mi sono sfilate le calze autoreggenti, infine pigramente ho abbassato le mutandine e sono rimasta nuda, ho alzato le braccia e ballando al ritmo della musica ho compiuto alcuni giri su me stessa, dando così a tutti la condizione adatta di contemplare il mio corpo per bene, poi con fasulla compostezza mi sono coperta la fica con le mani. Ero invasa dal gaudio, dall’esaltazione, perché era l’opera più divertente, elettrizzante e procace che avessi mai eseguito.

L’esempio è talvolta contagioso, la dimostrazione è alquanto trasmissibile, perché non mi ero sfilata il reggiseno che Ornella s’arrampicava sulla pedana, subito dopo seguita da Samuela, poi una a una da tutte le altre, giacché pure loro abbozzavano a denudarsi. Stavamo ancora ballando, durante il tempo in cui quell’uomo fra noi urlava nel microfono incitandoci ulteriormente. Pure lui, nel mentre, aveva perso il controllo della situazione, poiché alcune ragazze erano salite sui tavoli improvvisando il loro spogliarello personale. L’uomo era allarmato e manifestamente impensierito, visibilmente sudato chiamava celermente a raccolta i camerieri sparpagliandogli per la sala cercando di ristabilire una parvenza d’ordine accettabile, intimandoci quasi in modo supplichevole e avvertendoci che se fossa piombata là dentro la Polizia, sarebbero stati in definitiva crucci e guai seri per tutti. Tutte noi ci siamo affrettate nel raccogliere i nostri indumenti sparsi sulla pedana, appresso seguendo le indicazioni del presentatore ci siamo infiliate dietro una tenda, là dentro abbiamo trovato una sorpresa, perché dietro quella tenda c’era un locale che gli spogliarellisti utilizzavano come una sorta di spogliatoio, erano tutti lì, una dozzina circa, tenuto conto che ci hanno accolto con applausi e grida d’entusiasmo. In un baleno siamo state circondate e afferrate da maschi vogliosi, che sembravano ben decisi ad approfittare della ghiotta e impensabile occasione, noi, anziché respingerli, ridevamo e protestavamo senza grande convinzione, consegnandoci così alle dissolute lussuriose brame di quegli uomini. 

Io ero la preda più, considerato che in un attimo mi sono ritrovata nelle grinfie di cinque, o forse sei ragazzotti ben decisi a scoparmi. Questi ridevano, mi palpeggiavano, sfregavano il oro cazzi su di me esponendomi:

‘Coraggio bello splendore, sei un capolavoro, hai una fica deliziosa, spalanca le gambe che ti facciamo svagare come si deve’. 

La voglia accumulata indosso era parecchia, eppure in quell’attimo mi sono istintivamente spaventata turbandomi nel profondo, perché un conto sono le creatività e le perenni fantasie, ma la realtà è tutta un’altra cosa, poi Egidio si sarebbe ben accorto che non sarei stata più illibata. In quella contingenza ho pianto supplicandoli di non farlo, enunciando loro che ero ancora intatta e vergine. Essi mi sbeffeggiavano e sogghignando mi schernivano ribattendo: 

‘Vuoi davvero che crediamo a quello che ci racconti? Vuoi farci supporre che una puttanella come te, che si spoglia come una professionista dello striptease sia ancora incorrotta. Non ce l’ha il cazzo il tuo fidanzato? Nessun problema, adesso ispezioneremo subito e sapremo se sei casta e intatta come dici’.

Decisi, mi hanno aperto le gambe tenendomi ferma, sentivo la punta d’un cazzo spingere, penetrava faticosamente, entrava sempre più, si muoveva dentro di me, entrava e usciva, ogni volta andava più a fondo fino a riempirmi completamente la fica. Mi scopava, io avevo perso ogni voglia di resistere, anzi, volevo essere solamente scopata, sollevavo il bacino, iniziavo a godere e ho perso la testa, finalmente era un cazzo tanto bramato a farmi godere, quando ha sborrato inondandomi la fica, ho provato una sensazione bellissima, fantastica e sono venuta anch’io:

‘Che roba ragazzi. Questa qua era realmente vergine, ci aveva detto la verità, se adesso ci denunciasse, che cosa faremo?’. Intervenne prontamente un altro affermando che non lo avrei segnalato incriminandolo, perché mi era piaciuto moltissimo aggiungendo di farsi da parte, che la razione successiva me l’avrebbe data lui intimandogli:

‘Non ci accuserà di nulla, adesso levati, che me la scopo io’.

Uno per volta mi hanno scopata tutti, ero sfibrata e svigorita, avevo avuto troppi orgasmi, ma non era finito, sono stata perfino inculata e ho dovuto succhiare chissà quanti cazzi. Nello stesso momento le mie compagne si davano da fare, tutt’intorno si svolgeva una profusione eccezionale e indicibile, con delle scene rispettabili e significative come gli affreschi di Pompei, tutte sembravano affannate e dissennate mentre s’abbandonavano gemendo al sesso più intemperante, scapestrato e smodato. Gli uomini erano sbrigliati, decisamente scatenati e viziosi, sembrava che il loro unico pensiero fosse di scopare il maggior numero di donne possibile, dal momento che quell’enorme ammucchiata ha avuto fine solamente quando, dopo aver soddisfatto tutte le loro voglie, i maschi avevano esaurito le loro forze e non ce la facevano più a risvegliare le loro virilità, ma alcune di noi non erano ancora stanche di sesso e si sono abbandonate ad abbracci saffici. La notte volgeva al termine quando abbiamo lasciato quel posto e ci siamo avviate verso casa, eravamo silenziose, ancora visibilmente frastornate e inebetite dalle nostre avventure erotiche, quasi malinconiche e nostalgiche. Passata la sbornia, incominciavamo a renderci conto della gravità delle nostre azioni e anche delle possibili conseguenze. Eravamo sporche, ci portavamo addosso l’effluvio del sesso, gli abiti erano sgualciti e macchiati, senza più biancheria intima, che era stata trattenuta là come dei trofei dagli uomini, il trucco era sfatto, i capelli erano arruffati e invischiati di effluvi, di secrezioni e di sperma. Al momento della separazione, tutte quante mi hanno baciato, ringraziandomi, con un’aria connivente per la bella serata trascorsa senza fare altri commenti, solamente Ornella e Samuela hanno aggiunto qualche parole, giacché Samuela mi ha sussurrato:

‘Marilena, sai una cosa? Non credevo, sei proprio una sgualdrina coi fiocchi, anzi, una porca di primo livello. Non immaginavo che fossi una puttana, secondo me faresti successo in un casa di tolleranza con quella bella fica che ti ritrovi’. 

Ornella, all’opposto, m’ha spettegolato all’orecchio:

‘Mi hai sbalordito Marilena, per davvero. Sei ancora più zoccola e bagascia di quanto credessi, sono certa che Egidio si divertirà un mondo con te, ma avrà più corna e sporgenze d’un alce’ – mentre sbottammo a ridere in modo fragoroso.

Probabilmente, senza saperlo, avevano dato un giudizio azzeccato su di me pronunciando in conclusione quelle parole anticipatrici, premonitrici e foriere. Quest’avventura è un segreto fra di noi e tale deve rimanere per sempre E’ strano, non avrei mai pensato d’essere abile e perfino capace di compiere quelle azioni, sapevo già di non essere una santa, ma ho scoperto che non sono idonea né preparata per resistere alle tentazioni e anche d’essere davvero una porca di prim’ordine, tuttavia sono in ottima compagnia, perché pure Ornella, Samuela e le mie care amiche sono tutte delle grandi meretrici. Sarà stata colpa del vino o dell’ambiente, ma al momento è infruttuoso setacciare delle scuse, è stata una notte di pura stravaganza e di salubre irragionevolezza Tutti questi ricordi, mischiati al pensiero della prossima notte con Egidio al contempo m’infervorano aizzandomi, ho voglia di sentire un bel cazzo duro che colmi l’appetito della mia libidinosa e vogliosa pelosissima fica.

Adesso, a rilento, ma implacabilmente le mie mani calano, si bloccano per accarezzare le tette, per vezzeggiare i capezzoli che ho irti e spessi, poi proseguono sul ventre soffice e raggiungono il deformabile monte del pube. Non resisto, il dito cerca incontinente e smodato il clitoride, lo trova, poiché sobbalzo di piacere sprofondando nell’estasi radicale del godimento. Sento quel distintivo e lussurioso benessere che m’assale, la tensione spasmodica giungere prepotentemente e dopo un’ultima poderosa contrazione muscolare m’addormento svigorita e soddisfatta. 

{Idraulico anno 1999} 

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