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Erotici Racconti

Voglio sentirti gioire

By 28 Febbraio 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Noi pensavamo che Tina un po’ per uno sfrenato disagio, pure per irritazione e addirittura per vergogna, ma anche per quella disavveduta e sconsiderata arrabbiatura, lei non ci avrebbe di certo più cercato. Monica, viceversa, la chiamò serenamente una sera, in quanto erano ormai passate alcune settimane dal nostro frenetico, insperato e turbolento incontro a tre. Quella, infatti, fu per l’occasione una vera, eccentrica e incredibile telefonata, fatta per di più di silenzi e di sorrisi che si contrapponevano urtandosi a vicenda, in altre parole una parte dovuta all’inerzia e alla quiete di Tina, dall’altra invece emergeva la letizia e la spensieratezza di Monica. Io ero lì presente quando la nostra amica aveva giustappunto telefonato, cosicché Monica rapidamente aveva inserito il tasto nella modalità della viva voce, in modo tale che potessi liberamente ascoltare anch’io le sue briose e a tratti irate rimostranze.

‘Io sono ancora intimamente angosciata, scossa e sconvolta’ – aveva esordito Tina, con un tono piuttosto inanimato, insensibile e piuttosto ostinato, facendo seguire una lunga pausa a quelle prime parole.

La mia donna mi fissò negli occhi attendendo e cercando da me un cenno d’intesa prima di risponderle, io le diedi un segno d’assenso convinto e più che sicuro, per il fatto che Monica qualunque parola avesse scelto, sarebbe alla fine riuscita a recuperare brillantemente la stima riconquistando in conclusione la fiducia di Tina.

‘Anch’io’ – le rispose alla fine leggermente alterata con un indubitabile e lampante soffio.

Si capiva perfettamente però, che dall’altra parte del filo la nostra amica combatteva scontrandosi irrimediabilmente in una personale battaglia, insanabilmente tra il rancore e il risentimento da un lato, e in modo palese tra l’interesse e il tornaconto dall’altro. Tentò in tal modo la strada dell’accanimento, di quell’astio in sospeso, di quell’ossessione ancora da smaltire che l’aveva esageratamente catturata, malgrado ciò le parole le uscivano dalla bocca con poca convinzione:

‘Voi due m’avete fatto tracannare più del dovuto, dopo avete approfittato a lungo baloccandovi e sfruttandomi. Voi m’avete fatto compiere azioni e condotte tali, che io non avrei mai immaginato neanche lontanamente di svolgere’.

Era tutto vero quello che lei ribatteva, perché quella sera, invero, Tina era stato il nostro dolce e gradevole giocattolo, un corpo reso cedevole e malleabile dal vino, un corpo d’agganciare, da sedurre e d’approfittare. In quel momento Monica mantenne un tono cordiale e mansueto, tuttavia le sue parole erano aguzze e a tratti persino ruvide e taglienti:

‘Non sei più una bambina, questo lo sapevi vero? Tu sapevi bene quello che facevi, probabilmente era anche quello che cercavi, come una scossa violenta che ti strappasse dalla passività e dalla pigrizia che ti portavi appresso. Forse ci hai usato tu come degli strumenti, non trovi?’.

Il silenzio che seguì era un nitido segno, un chiaro sintomo del suo palpabile disorientamento e delle sue innumerevoli incertezze che al momento emergevano.

‘Può darsi, di sicuro io non volevo però spingermi fin lì. Marcello m’ha afferrato con la forza e tu l’hai studiatamente e volutamente aiutato, quando io confidavo e credevo persino che tu fossi dalla mia parte’ – avvalorò affermando poco dopo Tina alquanto lesa, maltrattata e nitidamente risentita.

Il mio cazzo in quell’istante s’agitò straordinariamente nei pantaloni, ascoltando la voce tremante di Tina che richiamava alla memoria quei dissoluti e libidinosi momenti. Era tutto vero quello che esponeva, perché io l’avevo agguantata contro la sua volontà, mentre lei era protesa verso il corpo nudo di Monica. Lei si era ribellata, aveva scalciato, eppure era troppo eccitata ed enormemente elettrizzata per riuscire davvero a opporsi responsabilmente, così si era rassegnata a subirmi, nel momento in cui Monica la baciava in bocca e la teneva bloccata su di sé con una presa dolce però ferrea. Io avevo goduto come poche volte mi era capitato, anche lei in conclusione aveva goduto appieno ansimando di quel credibile e reale piacere. Monica sembrò in quel momento leggermi nel pensiero o forse aveva solamente visto la patta gonfiarsi, fatto sta che immediatamente allungò una mano per strofinarmi il cazzo attraverso la stoffa e intanto ascoltava Tina, giacche la sua conversazione era diventata più animosa e piuttosto audace:

‘Io volevo te, avrei voluto energicamente che le tue mani continuassero a cercarmi, anziché agevolare e appoggiare la bestialità e l’implacabilità di Marcello’.

Monica fece scorrere la cerniera dei miei pantaloni, tirò fuori il cazzo in tiro e lo guardò sorridendomi ingorda, rapidamente lo strinse tra le dita muovendo lenta la mano nel momento in cui chiedeva all’amica:

‘Ho visto però che tu gradivi piacevolmente il mio tocco, non è vero?’. In quel preciso istante Tina emise un lungo sospiro: 

‘Io non avevo mai fatto l’amore con una donna. Tu sei stata un chiarore, un’illuminazione sconvolgente, poiché la tua lingua era deliziosa e pressoché unica’.

Noi sentivamo l’appetito, il languore e la nostalgia nelle parole di Tina e questo ci eccitava notevolmente, Monica frattanto mi leccava con la lingua larga con una delicatezza e una finezza devota, come se stesse leccando la fica dell’amica, giacché glielo svelò, anche se l’altra non poteva comprendere né rendersi conto fino in fondo delle sue parole:

‘Ti leccherei così, se soltanto tu fossi qui. Lo sai questo?’.

Tina boccheggiava con cautela in quel microfono, dato che le parole le uscivano a fatica come se avesse avuto un atterrimento, quasi un assillo:

‘Come mi leccheresti, sì, dai dimmelo, ti prego ripetilo, voglio saperlo’.

Monica inginocchiata ai miei piedi anziché risponderle si portò il mio cazzo tra le labbra e lo ingoiò, lo fece scorrere tra le guance, mentre la sua testa ondeggiava a un ritmo leggero pieno di dolcezza io le accarezzavo teneramente i capelli. Ogni tanto i nostri sguardi s’incontravano ottenendo approvazione, così come faceva la sua dedizione e il mio piacere, in seguito distanziò la bocca precisamente nell’occasione propizia di pronunciare segretamente alcuni termini attraverso quel microfono che faceva da direttore di gara:

‘Ti ungerei con dolcezza di miele, per poi lambirti così come piace a te, con maggiore voracità e per raccattare in conclusione ogni minima parte che dovesse sfuggire dalle tue labbra aperte. Sai una cosa? Mi sembra già di toccarle, così aperte e bagnate, dato che ne sento precisamente il profumo’.

Il lungo gemito con cui Tina accolse fremente quelle frasi bisbigliate ci provocò un balzo e un brivido aggiuntivo, io afferrai in quell’occasione Monica e la piegai sul tavolo, intanto che lei continuava a tenere in mano il cellulare che le trasmetteva l’eccitazione e l’euforia dell’amica:

‘Sì, ti voglio. Sì, dai, dimmi che lo farai presto’.

Monica ribadì con un respiro affaticato e stentato, mentre io l’inforcavo spostandole appena il perizoma, a quel punto quasi strepitando lei sbraitò:

‘Adesso palpeggiati Tina, sì, così, perché desidero udire e venire a sapere come stai godendo. Tu mi fai delirare, riflettendo a ciò che vorrei mettere in atto’.

La confidente sottostò e attuò immediatamente la situazione, perché il loro ansimare cresceva simultaneamente, visto che come sempre Monica al momento dell’orgasmo volle intrecciare le sue dita alle mie in una stretta compatta e solidale. In quell’istante mi sembrava di volare, tenuto conto che io sborrai poco dopo con esuberanza, in completa e in perfetta delizia, cospargendole tutto il mio bianco e denso seme sulle sue tette, intanto che lei m’osservava entusiasta ed enormemente ammaliata e sedotta per quell’incontinente e sregolata scena. Successivamente quando loro due si tranquillizzarono e facendo seguito a una tardiva domanda di Tina, la mia amata Monica acutamente e brillantemente le rispose:

‘Marcello c’è sempre, dato che è indivisibile da me, questo tu lo sai bene no? Il suo cazzo sarà sempre quello con il quale io onorerò rispettabilmente ogni tuo buco’. 

Soltanto più tardi, noi ci chiedemmo attratti e incuriositi, se il gemito che avevamo appena udito provenire dalla bocca di Tina fosse stato un lamento d’approvazione o una protesta d’insoddisfazione, dal momento che non sapemmo né riuscimmo mai a darci un’adeguata e soddisfacente risposta.

{Idraulico anno 1999} 

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