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Racconti di Dominazione

Lo sconosciuto di Lucia

By 12 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Togliermi le mutandine, una volta seduta di fronte il pc, oltre che rilassante è quasi eccitante la sensazione del soffice tessuto elastico che ti carezza le gambe scendendo fino ai piedi. Ormai è quasi una routine, incontrollabile, desiderata, voluta ed attesa.

Di uscire, per ora nessuna voglia.
Il caldo è troppo, lo stress accumulato è stato eccessivo.
Finalmente ho fatto anche gli orali, ora aspetto il verdetto per sapere se devo rifare la quinta o finalmente sono anche io una “Maturata”.
Per ora, in attesa della mia sorte, mentre i miei sono a lavoro, passo i miei pomeriggi con il ventilatore acceso, di fronte il computer, leggendo principalmente racconti a sfondo erotico oppure, talvolta, a guardare qualche filmato porno.
Ad essere sincera, non è mai stata mia abitudine dedicarmi a questo “settore”. Soprattutto farlo con addosso un semplice top e le mutandine lasciate in terra, sotto i miei piedi, in modo che non mi congeli con il freddo pavimento.
Stare completamente nuda, anche se in casa, mi sembra troppo volgare e poi, ho paura di essere vista dalle finestre del palazzo di fronte, anche se alla mia finestra ci sono le tende a coprire la visuale.
Quando poi inizio a sfregarmi tra le gambe o penetrarmi lentamente, tutto attorno acquista un sapore diverso.
E pensare che era cominciato tutto per caso, mentre finivo di scrivere la tesina, cercando delle foto, sono finita su un sito in cui ognuno pubblicava ciò che voleva. Caso vuole, in quel sito c’era anche la sezione erotica e sempre “caso vuole” ci sono andata a sbirciare.
Successivamente, tornando a visitare quella sezione, qualcosa in me si è animato e la curiosità di sapere come mai il mio ultimo ex fosse molto interessato a queste cose pur non essendo io una brutta ragazza, mi sono decisa ad esplorare meglio questo mondo per me nuovo.

Un giorno provai ad entrare in una chat erotica, ma appena gli utenti videro il nuovo nome femminile nella lista, iniziarono a bombardarmi di messaggi e proposte di ogni tipo.
Inizialmente quasi mi spaventai. Tutti se non quasi, gira e rigira, volevano a tutti i costi una mia foto e mano a mano che mi rifiutavo di inviarle, i messaggi iniziarono a diminuire.
Solo alcuni “fedeli” rimasero a chattare con me ed uno di loro stranamente mi incuriosì, perché pur essendo una chat erotica, non si scompose mai, non usò mai termini volgari, ne tantomeno mi fece proposte oscene, non mi chiese foto, non mi chiese quanti anni avessi ed al momento in cui mi disse la città da cui digitava, mi venne spontaneo rispondere – anche io ! – .
Solo dopo aver risposto, mi dannai, immaginandomi già uno stolker che ora mi avrebbe bombardato di mille proposte o messaggi.
La realtà fu molto diversa, rimase quasi impassibile, non cambiò tono nello scrivere e spiegò semplicemente la zona in cui risiedeva, ma sempre rimanendo sul vago.
Parlammo a lungo e quel giorno non mi masturbai nemmeno, solo verso sera, salutandolo, mi ricordai di avere ancora le mutandine in terra.

La sera.
Unico momento della giornata in cui riuscivo a mettere piede fuori casa, come al solito incontrai le mie amiche per un caffè e sparlare sul ragazzo di turno.
Mi dimenticai di quella giornata passata in chat.
La serata terminò poi in gelateria e dopo essere tornata a casa, sprofondai in un sonno profondo.
Solo la mattina, svegliata dal sole ormai alto che mi cuoceva letteralmente la camera, mentre mi alzavo, mi ricordai della chat e di quello sconosciuto.
– Chissà se lo trovo anche oggi – mi domandai mentre andavo a sgattare in frigo se ci fosse stato qualcosa di commestibile da addentare.
Uscita per prendere una ricarica telefonica, mentre attraversavo la strada per andare nel tabacchino dietro l’angolo, mi domandai : – Chissà se passa da queste parti, chissà quanti anni ha, chissà se mi conosce –
Ma poi convincendomi che fosse realmente dall’altra parte della città, fui certa non mi conoscesse.
Rientrata però a casa, di fronte lo specchio, guardandomi, tirai fuori il cellulare.
– Al massimo se cambio idea, la cancello – dissi ad alta voce, prima di sorridere rivolta verso lo specchio e scattare la foto.
Il top era ancora quello indossato il giorno prima, ma sotto di esso un reggiseno mi copriva meglio le forme.
Per concludere, infradito ed un paio di jeans a vita bassa, con una di quelle cinture di pelle nera, larga almeno 3 dita.
I capelli lisci cadono gentili sulle spalle, mentre il mio sorriso, affianco al cellulare tenuto nella mano sinistra, completa il tutto.
Solo riguardando la foto, notai come, per star dritta con la schiena nella posa, il mio fondoschiena fosse sporto verso l’alto.
In effetti, mi trovavo quasi provocante.

Il pomeriggio, quando entrai nella chat, come il giorno prima, lui era li.
– Ciao!!!! –
Scrissi io nella chat privata.
Parlammo per diverso tempo, un po’ di tutto, e sta volta anche di qualcosa di più spinto.
Solo verso il tardo pomeriggio, spinta più che altro dalla curiosità e non dalla voglia di farmi vedere, proposi di inviargli una mia foto.
Rispose prontamente scrivendomi il suo indirizzo mail.
In conflitto tra il timore di inviare mie foto ad uno sconosciuto e la voglia di vedere cosa mi avrebbe detto, in pochi attimi ho inviato la mia foto al suo indirizzo.
– Che bel sorriso – rispose soltanto.
Lo ringraziai e feci per salutarlo, quando un suo messaggio in email mi fermò.
– Se hai il coraggio, domani prendi il bus 8 delle 15.00, arrivi al capolinea e prendi quello per tornare a casa. Scommetto che non mi vedrai mentre ti osservo. Vieni vestita come nella foto che mi hai spedito e stai tutto il tragitto in piedi al fondo del mezzo rivolta verso le porte –
Nella chat non accennò a questo messaggio, ed io presa dall’imbarazzo feci altrettanto.
Prima di chiudere risposi in chat – a domani -.
Non attesi sue risposte e mi scollegai.

La sera, nonostante le 4 chiamate della mia migliore amica, non uscì di casa, con la testa immersa nel pensiero di cosa mi è stato chiesto di fare il giorno seguente ero quasi tentata di non rientrare più in quella chat, ma ormai lui conosceva il mio volto e se poi mi fosse venuto a cercare?

Il giorno seguente, alle 14.35 ero per strada, a piedi, diretta verso la fermata del bus 8.
I vestiti sono quelli della foto, il mio cuore batte a mille e sono agitata in modo evidente.
14.50 sono arrivata alla fermata.
Il sole non coperto dalla pensilina è veramente insopportabile, sto letteralmente cuocendo sotto i vestiti.
15.03 il cuore a mille, il bus 8 arriva.
Salita sul bus, a testa bassa, nell’imbarazzo più completo, convinta che il mio sconosciuto sia già a bordo, raggiungo come indicato il fondo del mezzo ed una volta stretto nelle mani il palo per sorreggersi, mi posiziono rivolta verso le porte di uscita.
Per tutto il viaggio rimango con lo sguardo fissa verso le porte, guardando la strada correre, la gente per strada camminare ed il mio imbarazzo non smettere di crescere ad ogni secondo di più.
Finalmente il pullman sembra fermare la sua corsa in un piazzale sterrato, in ormai piena periferia, in una zona abbastanza boschiva e con macchine parcheggiate qua e la in modo disordinato.
Non ero mai venuta in questa zona, per me era tutto nuovo.
Andando dal controllore chiesi quando sarebbe partito per il ritorno ma alle sue parole quasi sbiancai.
– No signorina, ora vado in deposito, il prossimo è alle 17.00 –
Scendendo dal bus guardo l’ora sul telefono …. 15.40
– Cazzo ma qui non c’è anima viva ! – quasi sbraito mentre il rumore del bus che riparte copre la mia voce.
In lontananza però, con un albero che la copre dai raggi del sole, una panchina richiama la mia attenzione.
Su di essa, una scatolina bianca con un nastro argentato mi incuriosisce.
Avvicinandomi di più, vedo che sotto di essa trattiene una busta bianca. Scosto il pacchettino, la prendo in mano e quando la giro, un colpo al cuore.

– Per Lucia –
Il mio nome.

Apro la busta.
All’interno un foglio scritto a mano e ripiegato su se stesso è l’unico contenuto.
– Ciao Lucia. Bravissima, sei venuta fino qui. Hai già aperto il pacchettino? Lo sai vero che in questo momento ti sto guardando? Se sto vedendo cosa ho visto nella foto, mi piaci veramente un sacco. La chat in cui ci siamo conosciuti è erotica e quindi perché non fare qualcosa di piccante? Se vuoi sapere di più, domani torna qui con gli stessi vestiti, ma mostrando bene il regalo che ti ho fatto nel pacchettino. Ciao porcellina! –
Temo di essere diventata rossa fuoco leggendo questa lettera ed una volta seduta e spacchettato il regalo, è questione di secondi, prima che mi renda conto di cosa sia e richiuda in fretta e furia.
Sono imbarazzata ma non sono terrorizzata come avrei immaginato.
Perché questo non si fa vedere? Penso tra me.
Lo cerco con lo sguardo in ogni direzione, eppure non vedo anima viva. Solo cespugli, alberi, rovi, macchine parcheggiate e vecchi muri di cinta di qualche fabbrica ormai abbandonata.

Il tempo sembra non passare, come nessuna è l’auto che raggiunge questo posto sperduto.
Solo il vento che soffia tra gli alberi, spezza questo silenzio assurdo.
17.05
Finalmente il bus.

Anche questa sera non esco con le amiche, mangio rapidamente con i miei senza nemmeno aprire bocca. Mi lavo frettolosamente sotto la doccia e subito dopo mi butto nel letto.
Quasi non voglio pensare, quasi non voglio aver mai aperto quella chat eppure tra le gambe sento un certo prurito. Il pacchettino dello sconosciuto è qui nel letto, con me, ancora con il contenuto all’interno.
Crollo nel sonno più profondo.

Il cellulare squilla, un sms, la promozione sta per terminare, fanculo.
Apro gli occhi, guardo l’ora, 13.45
– Cazzo quanto ho dormito!!! –
Affianco a me ancora il pacchettino chiuso.
– Lo sconosciuto! – penso
– L’appuntamento! – quasi grido mentre senza pensarci mi alzo e corro a prepararmi.
Torno però subito indietro, guardo sul letto quel pacchettino, sbuffo e prendendolo in mano vado verso l’armadio.
Solo perché il pacchettino è qui con me, quasi mi sento osservata mentre mi spoglio. Quasi sento che mi sta osservando, che sa come sono fatta, che sa quasi cosa voglio. Ma cos’è che voglio???
Una volta nuda, apro il pacchettino.
Dentro di esso, tessuto nero, sottile, quasi un filo, quando lo prendo in mano, quasi mi eccito già.
Non ho mai avuto un perizoma tanto “minimale” che oltre un piccolo triangolino sul davanti, è composto di un semplicissimo filo nero che va a fasciare il mio culetto perdendosi completamente tra le mie chiappe.
– Nemmeno nei porno ho visto usare perizomi così sottili – dico tra me dopo averlo indossato.
14.00
Finisco di vestirmi frettolosamente, per poi fermarmi di fronte lo specchio.
– devo mostrare bene cosa c’era nel pacchettino – mi dico ricordandomi il messaggio scritto nella lettera.
Con le mani allargo la cintura di un buco e prendendo la vita già bassa dei pantaloni, la spingo ancora leggermente verso il basso.
L’effetto è quello voluto dallo sconosciuto e senza risultare volgare, pochi millimetri sopra il bordo dei jeans, sbuca il sottile filo del perizoma, sui fianchi ed anche sul culo.
Mangio frettolosamente qualcosa scaldato al microonde per poi fiondarmi in strada, diretta verso la fermata del bus 8.
Con il cuore che sembra uscire dal petto, a passo svelto, per non arrivare in ritardo, camino rumorosamente con le infradito che sbattono ritmicamente sui miei talloni ad ogni passo.

15.00
Caldo cocente.
15.02
Arriva il bus 8.
Non so perché sto salendo.
Non so perché mi sto andando nuovamente a posizionare al fondo del bus, senza sedermi, rivolta verso le porte.
Non so cosa vuole questo sconosciuto.
Non so cosa voglio io.
– Forse è per questo che voglio andare da lui? – mi domando prima di perdermi nella strada che scorre fuori dai vetri del mezzo.
Quasi non mi accorgo nemmeno dello sguardo di diversi viaggiatori puntati verso il mio nuovo “regalo”. Fino all’altro ieri probabilmente mi sarei vergognata di me stessa, sprofondando nell’angolino, nascondendomi da tutto e da tutti.
Arrivata al capolinea, scendo.
Dopo che il bus riparte per raggiungere il deposito, ci sono solo più io.
Sulla panchina di ieri, questa volta trovo solo una busta, legata alla panchina con il solito nastro argentato.
– Sei stata molto brava e ammetto che sei ancora più bella che in fotografia. Ma sei sicura di volermi conoscere veramente? Io sono molto esigente e potrei pretendere molto da te. In fondo sei tu ad essere entrata in una chat erotica, te lo dovevi aspettare. Sono sicuro che ora mentre ti sto guardando, il perizoma sbuca dai tuoi pantaloni eccitandomi molto. Ma sei pronta ad eccitarmi di più?
Pochi metri dietro la panchina, se noti, in mezzo ai cespugli parte uno stretto sentiero sterrato.
Slacciati la cintura dei jeans, lasciali scendere mostrando meglio come il mio regalo esalti il tuo culetto e poi incamminati per quella strada, fino a quando, in una piccola rientranza sulla destra, troverai un sacchetto bianco per te.
Sei sempre sicura di volermi incontrare? –

Finito di leggere quasi perdo l’equilibrio, rendendomi conto che questo tipo, forse è ancora peggio di quelli che in chat mi parlavano in modo volgare, mi chiedevano foto, mi chiedevano come fossero le tette o molte altre porcate. Come se non bastasse questo tipo mi sta osservando, mi sta mangiando con gli occhi, mi sta comandando e per di più anche bene, visto che tra le chiappe quello che sento scorrere è il tessuto regalatomi da quello sconosciuto.
Come al solito però a comandare è qualcosa tra le gambe e maledicendomi quasi per quello che sto facendo, mi guardo attorno e poi mi slaccio la cintura.
I jeans più il peso della cintura, in pochi attimi scendono scoprendomi il culo quasi per metà.
L’imbarazzo inizia a salire alle stelle mentre frettolosamente, prima di essere vista da qualche ipotetico passante, mi fiondo nel piccolo sentiero.
Percorro diversi metri, mentre i miei jeans, scoprendo sempre più il mio culo ad ogni passo, sono quasi sul punto di cadermi ai piedi. Infine, sulla destra trovo una piccola rientranza ed in terra, un sacchetto bianco con il nastro argentato è poggiato su un’altra busta.
Mi piego a raccogliere il tutto e nel mentre che mi rialzo, con il sacchetto in una mano e la busta nell’altra, i miei jeans, non più sorretti dal culo, scivolano inesorabilmente alle mie caviglie, denudandomi dalla vita in giù.
Mi sento arrossire, come sento scaldarsi anche il culo, sicura che lo sconosciuto me lo stia fissando. Chissà, forse segandosi con forza l’arnese.
Sono nel panico, nell’imbarazzo più completo, quando d’improvviso, una leggera folata di aria fresca, passandomi tra le cosce, mi fa sentire un certo refrigerio proprio sulla passerina.
Quella sensazione, quasi come una molla, fa scattare in me qualcosa, forse eccitazione, forse provocazione, forse curiosità. Sta di fatto che decido di lasciare libera visuale al mio sconosciuto e senza rialzarmi i jeans, apro la busta.
– Se sei arrivata fino a qui, significa che sei una piccola zoccoletta in calore. Peccato che le zoccole non portano il reggiseno. Non credi sia ora di toglierlo? Con due tette così, dovresti farti mungere come le vacche. Perché tu sei una vacca.
Nel sacchetto troverai cosa indossare domani quando scenderai dal bus, al suo posto infilaci il reggiseno e lascialo nuovamente in terra.
Domani raggiungi subito questo posto. Vieni con gli stessi vestiti che indossi ora e soprattutto, non toccarti e non lavarti la passera. Voglio che tutti sul bus, sentano l’odore che emana una vacca vogliosa. –

Questo messaggio tanto volgare quanto vero, non ha fatto altro che eccitarmi ed il suo modo di fare mi ha letteralmente fatto inzuppare il perizoma con i miei umori.
Aprendo poi il sacchetto, all’interno, un collare di cuoio spesso, con chiusura a scatto apribile solo con la chiave ed un piccolo anello pendente da un lato era tutto il contenuto. Appesa ad esso un bigliettino:
– Quando lo chiuderai intorno al tuo collo, sarà perché vorrai incontrarmi, per essere mia, come una cagna e per aprirlo servirà la chiave che possiedo solo io. –
Appoggio tutto in terra, l’eccitazione della situazione è ormai alle stelle e non credevo che un perfetto sconosciuto potesse farmi un tale effetto.
In pochi attimi, senza pensarci oltre, prendo i bordi inferiori del top e trascinandolo verso l’alto lo sfilo, rimanendo così in perizoma e reggiseno alla sua vista.
Mi guardo intorno ma ancora una volta non riesco a vedere nessuno.
Slaccio il reggiseno ed una volta fatte scendere le spalline, i miei capezzoli, come due antenne dure come il ferro, sono libere di svettare alla luce del sole.
Ripongo quindi il reggiseno nel sacchetto e indosso nuovamente il top.
Solo per ultimo, alzo i jeans e chiudo finalmente la cintura.
Faccio però in modo che un filo di perizoma rimanga fuori, come lui aveva richiesto.
Prendo quindi possesso del collare e mi incammino verso la fermata.
Immagino sarà dura celare quanto sono eccitata, soprattutto senza reggiseno che copre i miei capezzoli tanto duri.
Mentre torno verso casa, le parole dello sconosciuto tornano a scorrere nella mia mente, ricordandomi malignamente che non posso toccarmi ne tantomeno lavarmi la passerina.
Tutto ciò non fa altro che eccitarmi ancora di più.

Anche oggi salto l’uscita con le amiche, improvvisando un piccolo malore.
Devo dormire, non devo pensare, altrimenti troppi pensieri affollerebbero la mia mente.
Il perizoma non me lo sono tolta nemmeno per dormire, convinta che non sarei riuscita ad arginare tutto l’odore di sesso che emano.

 

15.02 Sono già sul bus con il cuore a mille.
Sta notte non sono quasi riuscita a chiudere occhio per l’agitazione e per l’eccitazione che mi portavo dentro.
Al solito posto, in piedi per tutto il viaggio, quasi non mi rendo più conto della provocazione che rivolgo agli altri viaggiatori. Oggi una discreta calca affolla il mezzo. Sono sicura che si senta la mia voglia. Ma sono troppo distratta da cosa stringo nella mano. Mi accorgo solo di sfuggita che un ragazzo, piano si è avvicinato per vedermi meglio. Ma come tutti, anche lui, scende diverse fermate prima del capolinea.
Solo io, come al solito, scendo all’ultima, rimanendo sola in quel luogo deserto.
Mi fermo e rigirando tra le mani quel collare, ripenso ai giorni trascorsi da quando ho conosciuto questo “sconosciuto”, tutta l’eccitazione che mi ha provocato e tutte le cose che è riuscito a farmi fare.
Scosto i capelli dalla schiena ed in pochi attimi, sento il collare scattare attorno al mio collo.
A passi svelti supero la panchina vuota e infilandomi nel piccolo sentiero il cuore batte sempre più forte.
Quasi con il respiro corto, raggiungo la piccola rientranza dove come ieri trovo un sacchetto ed una immancabile busta.
Aprendo quel piccolo foglio ripiegato quasi mi manca il fiato :
– Bentornata vacca. Ieri ti avrei volentieri spaccato quel bel culo, soprattutto come punizione per non esserti rialzata i jeans. Ma tranquilla, ti farò urlare quando te lo fotterò.
Hai deciso di conoscere un porco bastardo, volgare e perverso che ti userà nei modi peggiori.
Sei sicura con quel bel visino e quello stupendo corpicino di volerti far sciupare solo per essere la mia puttana?
Con quel collare indosso, significa che sei mia e che tutto di te mi appartiene. Lo sai vero?
Se ne sei sicura, inventa una scusa e avvisa che dormi fuori e tornerai domani sera, poi spegni il telefono.
Spogliati, ficcati il perizoma in bocca, così da gustarti il tuo stesso sapore e poi indossa tutto quello che troverai nel sacchetto. Come al solito, al suo posto, metterai le tue cose.
Una volta finito, prendi con te il sacchetto ed avanza lungo il sentiero, troverai una piccola casetta in legno dove attaccato ad un palo ci sono una benda e delle manette. Indossa la benda ed ammanettati con le braccia dietro la schiena, infine mi potrai conoscere di persona.
Se hai ancora ripensamenti, nel sacchetto troverai le chiavi per far scattare il collare e te ne potrai andare. Ma attenta perché non mi risentirai mai più.
Se invece accetti, preparati perché ti farò urlare fin da subito. –
Il sacchetto questa volta pesa decisamente di più e sembra bello pieno.
Prendo in mano il telefono, compongo un messaggio, dico che sono via con amiche, torno domani sera, lo invio, spengo il telefono.
Prendo un respiro profondo chiudo gli occhi qualche attimo e quando li riapro inizio a slacciarmi la cintura.
Tolgo i jeans, tolgo il top rimanendo con le tette al vento ed infine, tolgo il perizoma. Lo guardo, lo annuso e poi lo infilo tutto in bocca.
In pochi istanti il mio sapore invade la bocca. Il tessuto era pregno dei miei succhi, come quelli che ancora bagnano la pelle attorno alla passera rendendola lucida.
Apro quindi il sacchetto e sopra una serie di indumenti, in un sacchetto trasparente, si presenta un fallo blu di notevoli dimensioni. Appeso al sacchetto un biglietto : – Ficcati il plug nel culo, è già lubrificato e ti conviene infilarlo tutto lasciando solo la base all’esterno altrimenti dovrò punirti –
Mentre lo estraggo dal sacchetto strabuzzo gli occhi vedendo quanto sia grosso e lungo. Almeno 25 centimetri per una circonferenza almeno doppia del cazzo appartenuto al mio ultimo ragazzo, quel mostro mi mette paura ad infilarlo nel culo ormai non allenato da diversi mesi. Solo verso la base, si restringe a poco più di un dito di circonferenza, prima di terminare molto più largo del fallo di modo che non sprofondi nel mio intestino.
Decido di passarlo ancora diverse volte nel sacchetto, raccogliendo quanto più lubrificante possibile per poi sporgere il culo all’indietro e puntare il mostro tra le mie soffici chiappe.
Cerco di rilassare il più possibile i muscoli dell’ano e poi, inizio a spingere.
Spingo e spingo ancora mentre sento piano piano i muscoli cedere e lasciare sprofondare pochi millimetri della punta stretta di quel mostro.
Prendo fiato per quel che riesco con il perizoma ancora in bocca, chiudo gli occhi e poi spingendo ancora, sforzo anche con i muscoli dell’ano per agevolare l’entrata.
Finalmente, piano piano lo sento farsi strada allargando sempre più il mio culo.
Stringo i denti quasi masticando il tessuto del perizoma e spingendo ancora sprofonda in me di diversi centimetri, dolorosamente pur essendo ampiamente lubrificato.
Spingo ancora e finalmente lo sento risalire lungo il mio intestino.
Spingo ed i centimetri dentro di me avanzano come anche il bruciore.
Spingo ancora, ci sono quasi, con la mano inizio a sentire il contatto con le mie chiappe.
Un ultima spinta decisa e finalmente sento l’ano richiudersi giungendo alla base del fallo.
Respiro profondamente mentre rialzo il busto sentendo ora quella presenza ingombrante dentro di me.
Torno poi a sgattare nel sacchetto e trovo delle autoreggenti nere a rete.
Le indosso cercando di stare sulle mie infradito, per non sporcare il tessuto nero e poi tornando a sgattare trovo il pezzo sopra di un bikini di colore rosso fuoco. Una volta indossato anch’esso, le mie tette non vengono sorrette ma strizzate abbondantemente tra di loro.
Infine, sopra un paio di sandali neri dal tacco vertiginoso, trovo solo più una minigonna rossa, elasticizzata e veramente ridotta che una volta indossata copre a malapena la passera e sul culo termina poco sopra la base delle chiappe, lasciandone una piccola porzione scoperta.
Lo stacco tra la fine delle autoreggenti e la minigonna è tanto notevole che anche avendo quel mostro nel culo, quasi mi eccita vedermi vestita così da troia.
Una volta indossati i sandali, traballando, riesco a infilare tutte le mie cose nel sacchetto ed una volta raccolto, riprendo il cammino lungo lo stretto sentiero che fortunatamente, con i tacchi che ho, non è troppo difficile percorrere pur essendo sterrato.
Passano diversi minuti di cammino e poi in lontananza, una piccola capannetta in legno si mostra di fronte il mio cammino.
Accelero il passo per raggiungere la meta ed una volta di fronte, come specificato nella lettera, appese ad un chiodo, trovo un paio di manette ed una benda. Un piccolo biglietto sempre appeso al chiodo ordina di ammanettarmi al palo.
Lascio il sacchetto con le mie cose in terra e presa la benda, la avvolgo con due giri attorno al mio capo oscurando del tutto la vista, dopodiché faccio un nodo dietro per tenerla stretta.
Alla cieca, vado quindi in cerca delle manette ed una volta trovate, ammanetto un polso per poi appoggiarmi con la schiena al palo e solo dopo diversi tentativi, riesco ad ammanettare l’altro polso, rimanendo quindi intrappolata con la schiena sul ruvido legno.
Nei minuti che seguono, l’eccitazione mista alla paura delle parole scritte su quelle lettere, non fanno altro che eccitarmi ancora e la paura di essere invece vista da una persona di passaggio mi fa quasi diventare folle dall’imbarazzo.
Assorta nei miei pensieri, dopo almeno una decina di minuti di attesa, quasi non mi accorgo dei passi lenti che si avvicinano dal praticello posto a lato della capannetta.
Il respiro quasi si blocca, mi si blocca anche la deglutizione mentre invece il cuore inizia a battere tanto forte da sentire la pressione fino in testa, fino nelle orecchie che quasi diventano sorde ad ogni pompata di sangue.
Lo sento sempre più vicino, silenzioso e dal passo calmo.
Una volta di fronte sento il suo respiro, il suo profumo forte e poi quello che non mi aspettavo.
Uno schiaffo, non forte da farmi male, ma buono da spaventarmi arriva sulla mia guancia destra ruotandomi il volto.
Una mano prende subito possesso della mia tetta destra strizzandola senza pietà, l’altra invece, mi alza la corta minigonna e subito dopo con uno schiaffo portentoso, la mano stringe con forza la mia chiappa sinistra.
Mentre il mio respiro inizia ad essere affannato ed il cuore ormai a mille, il reggiseno viene alzato sopra le tette che una volta scoperte, vengono subito prese di mira dalle grosse mani che ancora una volta senza pietà, iniziano ad impastarle e strizzarle per poi tirare i capezzoli facendomi infine mugolare.
Una mano si sposta nuovamente sulla mia chiappa sinistra, strizzandola con forza mentre sento il suo volto avvicinarsi al mio. Una volta vicino al mio orecchio, sento per la prima volta la sua voce, grossa, profonda, rauca e decisa.
– Allora ? Vuoi essere veramente la mia puttana? –
Conclusa la frase, la mano sul culo si sposta tra le mie gambe ed una volta raggiunta la passera, senza aspettare oltre, inizia a scavare tra le labbra.
– Alla tua figa sembra che gli piaccio. Allora ? Sei fradicia come una vacca. Sicura di voler essere mia ? –
Domanda mollando la presa dalla mia tetta per assestarle un sonoro schiaffo che mi fa scappare un urletto.
Presa dall’agitazione, rispondo frettolosamente la cosa più ovvia che mi frulla nella mente in quei brevi istanti e con il capo faccio ripetutamente cenno di si .
Passa qualche frazione di secondo prima che entrambi ci rendiamo conto della mia risposta e mentre il mio cuore ormai sembra dover esplodere nel petto, l’uomo si stacca e dopo un rumore di zip che si apre, il rumore della fibbia mi fa capire cosa stia facendo. Passano pochi istanti e sento infine i pantaloni cadere in terra rumorosamente, per via della cintura che colpisce il suolo.
Dopo tale rumore, una mano mi forza ad aprire la gamba sinistra, dopodiché spostandosi su quella destra mi viene alzata portando il ginocchio quasi a contatto con le mie tette e tenendola alta con l’avambraccio da sotto il ginocchio, lo sento avvicinarsi a me.
Bastano pochi attimi per capire le sue intenzioni e quando sento qualcosa toccarmi la passera, un misto di agitazione e eccitazione mi invade ancora una volta facendomi vibrare.
La sua cappella non aspetta oltre e dopo essere entrata tra le labbra, inizia a spingere.
La prima spinta mi fa lamentare pur essendo fradicia.
Con la seconda, più energica, mi fa quasi urlare mentre entra in me con prepotenza.
La terza spinta quasi mi fa sputare il perizoma mentre sento il suo bacino venire a contatto con il mio.
– Ti spacco puttana – e dopo una breve risatina, inizia a scoparmi come un indemoniato.
Se già era difficile prenderlo tutto, quando inizia a scoparmi con forza, il fallo nel culo torna a farsi sentire procurandomi un certo fastidio .
Mi scopa affondando sempre fino a quando il suo bacino tocca il mio, talvolta si ferma qualche istante, ma solo per estrarlo completamente e riaffondare facendomi urlare.
Per completare, mentre prende un ritmo regolare con cui mi fotte, con la mano libera si dirige tra le mie chiappe ed una volta agguantato la base del plug, inizia a tirare per estrarlo.
Le mie urla tornano vive, anche se attutite dal perizoma in bocca, ma si sentono ancora di più quando infine i muscoli del culo cedono ed il fallo inizia ad uscire dolorosamente.
Lo estrae completamente, lasciandomi un senso di vuoto mai provato e poi, senza attendere oltre, aumenta il ritmo della scopata e lo spinge nuovamente in me.
Sta volta urlo ancora di più.
Il fallo entra rapido, vista anche la forza che usa per inserirlo.
Avanza in me molto più rapidamente di prima, lo sento risalire con forza e stridendo contro il mio ano bastano pochi secondi per sentirmi nuovamente piena.
Non parla, lo sento solo ansimare e respirare forte.
Non parla nemmeno quando torna a scoparmi come un toro sbattendomi letteralmente contro il palo a cui sono ammanettata.
Urlo e urlo anche quando sento in me qualcosa crescere e diventare incontrollabile.
Ora anche lui ansima forte, ma io urlo ancora di più quando sento i suoi denti posarsi sul mio capezzolo e morderlo.
In quel preciso istante, esplodo.
Un orgasmo spaventoso quasi mi sconquassa.
L’unica gamba su cui è posato tutto il mio peso cede mentre inondo il ventre dell’uomo che mi sta fottendo.
– Che vacca. L’ho detto che tu godi ad essere maltrattata. –
Dice senza smettere di fottermi.
Il mio capo è reclinato all’indietro, mentre quel cazzo non smette di aprirmi la passera.
Mi assesta ancora una decina di colpi violenti e finalmente si sfila.
In pochi attimi apre le manette e nemmeno il tempo di ragionare che una sua mano mi spinge a terra, in ginocchio.
Vengo presa per i capelli, mentre sento che con la mano libera si masturba con forza.
La cappella in pochi attimi raggiunge le mie labbra, facendosi strada tra esse arriva a contatto con il perizoma nella mia bocca. Non me lo leva nemmeno ed una volta raggiunto l’apice, spinge il cazzo in me, affondando nel tessuto. Grugnendo e stringendo la presa sui miei capelli, inizia a scaricarsi impregnando così il tessuto dei suoi umori. Inizio a deglutire quando sento lo sperma finirmi in gola e fuori dalle labbra.
In pochi attimi il suo sapore mi invade ed il perizoma non fa altro che amplificarlo.

Lo sento riprendere fiato dopo essersi staccato da me ancora in ginocchio.
– Non resistevo più. Dovevo assolutamente scoparti. Ora possiamo andare.-
Tirandomi per i capelli mi fa rialzare e dopo avermi rimesso a posto i vestiti, sento un rumore metallico, come di catena.
Mi sposta i capelli e dopo uno scatto, un peso notevole grava sul mio collare.
Le manette mi vengono richiuse dietro la schiena e poi tirandomi per il collare iniziamo a spostarci.
Camminiamo diversi minuti in una direzione a me sconosciuta.
Poi sento un suono, come quello di un allarme, le portiere scattano ed in breve ci fermiamo.
Sento aprire una portiera, poi il bagagliaio e poi sento rumore di sacchetti.
– Ora facciamo un giochino e tu stai dietro –
Mi dice accompagnandomi .
Una volta a contatto con il metallo dell’auto mi ordina :
– Coricati, dai, mettiti dentro –
Appena mi corico come dice, capisco dal gradino per entrare che mi ha messa nel bagagliaio.
Il tempo di sistemarmi e sento una mano raggiungere le mie cosce.
In breve un oggetto freddo si presenta contro la mia passera.
Una spinta seguita da un mio urletto e l’oggetto sprofonda in me.
Sento che armeggia con la base ancora fuori dalla passera e poi, una vibrazione forte inizia ad invadermi.
Mi scopre per la seconda volta il culo ed assestato un potente sculaccione, mi augura un buon viaggio.
Il bagagliaio si richiude con me all’interno e poco dopo l’auto si mette in movimento.
– Dove diavolo sono andata a finire ??? – mi domando mentre l’auto prende velocità e mi porta lontano.

 

Il viaggio sta risultando abbastanza lungo, il sapore di sperma nella bocca non cala assolutamente di intensità e qui nel bagagliaio, come se non bastasse, il caldo è quasi insopportabile ed il vibratore nella figa mi sta facendo impazzire impostato su questa velocità assurda.
Infine sento l’auto svoltare in una strada dissestata e dopo alcuni minuti ferma la sua corsa.
Il motore si spegne e poco dopo il bagagliaio si riapre facendomi finalmente respirare un po’ di ossigeno.
Lo sento ridere e poi armeggiando tra le mie gambe la vibrazione cessa di colpo lasciandomi finalmente rilassare.
Mi fa uscire dal bagagliaio tornando così alla luce forte e calda del sole. Sono tutta un tremore e tra l’agitazione del viaggio, il vibratore, il fallo nel culo e questo tipo che continua a tenermi bendata, sono in una sorta di panico e timore per questa nottata che devo passare con un perfetto sconosciuto.
Sorreggendomi per non cadere, mi aiuta a salire diversi scalini e dopo aver percorso diversi metri ci fermiamo.
Sento rumore di chiavi e poi una serratura scattare. La porta si apre ed una volta entrati il fresco dell’ambiente mi fa quasi tornare a respirare normale e un certo sollievo si prende possesso del mio corpo.
La porta si richiude alle nostre spalle ed entrando in quella che suppongo essere una stanza, vengo spinta in ginocchio.
– Ora stai ferma. Se devi parlare chiedi prima il permesso, non ti è concesso niente, se non respirare. Chiaro ? – domanda con tono duro.
Annuisco con il capo più volte e poi mi sento carezzare una guancia.
Lo sento quindi spostarsi e sedersi su quello che suppongo essere un divano.
Il rumore di un accendino e poi dopo uno sbuffo con la bocca, alle narici mi arriva il classico odore della sigaretta appena accesa.
Lo sento fumare con calma, mentre continuo a stare in ginocchio silenziosa e con il cuore che non smette un secondo di battere forte.
Poco dopo però i miei battiti quasi si fermano quando sento la porta riaprirsi per poi sbattere rumorosamente. Il mio sconosciuto però lo sento ancora di fronte a me ed il terrore mi invade. Chi è entrato? Chi sta arrivando?
– Eccomi – una voce più giovane ed affannata. – Ma è lei veramente? – annuncia in tono stupito.
– Si che è lei, te l’avevo detto che sarebbe venuta – risponde l’uomo
– Mi domando però perché non potevamo portarla a casa al posto che venire così lontani – risponde mentre lo sento appoggiare diversi sacchetti su quello che suppongo sia un tavolo.
– Te l’ho detto, questa urla. Poi quando i vicini vengono a bussare prima di chiamare i carabinieri cosa dobbiamo dirgli? No signora si figuri! È la ragazza che è una troia e le piace farsi sfondare. – fa una pausa in cui lo sento tirare ancora dalla sigaretta
– Hai preso tutto ? Marco ed Antonio dove stanno ? – domanda il mio sconosciuto terrorizzandomi ancora di più e facendomi scomporre dalla mia posizione.
– Stanno arrivando, sono passati a fare la spesa. – dice per poi sentirlo allontanarsi
– Tu troia stai ferma altrimenti frusto subito il tuo bel culetto con la cinghia – mi ordina per poi sentirlo alzarsi.
– Ma ti ha già visto in faccia ? – domanda il ragazzo mentre lo sento avvicinarsi.
– No, ma ora se le togli il perizoma dalla bocca, mentre ti fai fare un pompino potresti sbendarla. Intanto io le libero figa e culo da sti cosi. Sai è riuscita a metterselo da solo quello nel culo, non ci credevo subito.– dice finendo la frase ridacchiando.
– Ma ha fatto proprio tutto quello che hai voluto ? – domanda mentre lo sento posizionarsi di fronte il mio volto.
– Si, a sta puttanella piace essere trattata male, dovevi vedere com’è venuta quando l’ho fottuta mentre era ammanettata al palo – risponde mentre lo sento rannicchiarsi alle mie spalle.
Intanto due dita entrano tra le mie labbra e la sua voce ordina di sputare il perizoma. Eseguo depositandoglielo in mano.
Nel frattempo sento la corta gonna arrotolarsi in vita e le mani del mio carnefice andare tra le gambe per impugnare contemporaneamente il fallo nel culo e nella passera.
– Ci sei troietta? Fai un bel respiro – mi ordina ridacchiando.
Io eseguo, ma nel momento stesso che apro la bocca, il cazzo di quello che ho di fronte entra con prepotenza tappandomela.
Subito dopo l’uomo dietro di me sfila con prepotenza entrambi i falli facendomi urlare ed anche se attutita dal cazzo, il lamento rimbomba nella stanza.
– Wow – sento sussurrare quello davanti a me prima di spingere ancora il cazzo nella mia bocca per poi fermarsi.
Mentre l’uomo dietro si rialza e si allontana, quello davanti a me con le mani slega il nodo della benda.
Appena i miei occhi vengono liberati, riaprendoli, in primo piano vedo il pube rasato del cazzo che sta dentro la mia bocca. Poco dopo una mano scende sul mio capo e presa per i capelli, il mio volto viene puntato verso l’alto.
Mano a mano che alzo la testa si presenta un petto abbronzato dai muscoli abbastanza definiti, ancora più su, il suo viso, con una leggera barbetta incolta sembra anche carino. Con i capelli brizzolati e gli occhi scuri, mi sorride.
Con l’agitazione nel cuore, provo faticosamente a sorridere con il suo cazzo in bocca.
Pochi attimi dopo, al suo fianco si presenta un omone grande e grosso, pelato, dai lineamenti duri del viso e con la testa rasata. Coperto da una maglietta che contiene a stento un petto decisamente muscoloso, l’uomo mi sorride:
– Finalmente ci conosciamo troietta – annuncia prima di congedarsi
A questo punto il ragazzo torna a spingermi il cazzo in bocca e con la mano, questa volta mi trattiene il capo, dettando il ritmo del pompino.
– Succhia dai, usa quella lingua – mi ordina senza smettere di muoversi nella mia bocca.
Presa dalla situazione, serro le labbra intorno all’asta mentre con la lingua inizio a massaggiare la cappella.
– Brava ora succhia tu – mi ordina fermandosi e staccando la mano dal mio capo.
Come fossi un robot che agisce sotto comando, inizio ad andare avanti e indietro con la testa, iniziando così a succhiare e pompare il cazzo del ragazzo che avrà massimo 30 anni.
– Che bocca. Non voglio immaginare come sarà fotterti, altrimenti vengo subito. – annuncia rendendomi in un certo senso fiera pur ritrovandomi in una situazione alquanto assurda.
– Basta ora ti prego – dice in preda all’eccitazione – succhia le palle – ordina estraendo il cazzo dalla bocca e tenendolo alto con la mano, mi porge le palle.
Apro la bocca ed una volta accolte all’interno, spingendo il mio viso a contatto con il suo pube, inizio a succhiare e passare la lingua su di esse.
La mano sua, da tenere solo il cazzo, ora è passata a masturbarlo lentamente mentre si gode a gambe larghe il mio trattamento. Succhio mentre con la coda dell’occhio riesco a vedere il suo volto, ad occhi chiusi ed ogni tanto a capo reclinato all’indietro che si gode il trattamento.
Poi con fretta, si stacca nuovamente e prendendomi per i capelli mi porta di fronte il divano continuando a tenermi inginocchiata.
– Ora mi lecchi il culo – ordina mentre si siede sul bordo del divano. Alza quindi le gambe fino al petto e portando le mani alle sue chiappe, le allarga e mi incita ad eseguire l’ordine.
Non avevo mai fatto niente di simile ed una volta avvicinata al suo culo un certo senso di ribrezzo mi fa attendere qualche secondo.
Sento poi un’altra mano prendermi per i capelli e spingermi con forza tra le sue chiappe.
– Allora? Non vogliamo obbedire ? – mi domanda duro l’altro uomo che ci ha raggiunto silenziosamente.
Presa dal terrore, mentre un forte sculaccione si abbatte sulla chiappa destra, tiro fuori la lingua ed inizio a leccare il buco del culo.
– Aaahhh si, lecca più forte – ordina il ragazzo.
Un altro sculaccione forte mi colpisce nuovamente la stessa chiappa e l’uomo mi incita a leccare senza mai mollare la presa dai capelli.
– siiii ahhh che goduria – annuncia il ragazzo preso dalla mia lingua che impazzita dopo gli sculaccioni ricevuti, inizia a leccare con forza quello stretto buco. Il sapore acre che sento per me è nuovo, ma timorosa di un altro sculaccione, continuo a leccare e notata la mia collaborazione, l’altro uomo si allontana mollando la presa e rimuovendo finalmente la catena da attaccata al mio collare.
Quasi non mi accorgevo più di quel pesante fardello che continuavo a portarmi appresso.
Dopo diversi minuti, il ragazzo si stacca nuovamente da me e dopo avermi ordinato di posizionarmi a pecora sul pavimento, si mette di fronte il mio viso in ginocchio e dopo che il suo cazzo ha ripreso possesso della mia bocca, con le mani raggiunge il mio culo nudo per poterlo strizzare a piacimento.
Con la testa girata di fianco a causa del suo bacino che preme su di me, torno a succhiarlo come prima e dopo alcune pompate e leccate, sento le sue dita raggiungere l’ano. Con una spinta decisa e senza troppa resistenza, il suo indice sprofonda in me fino alle nocche.
Subito dopo, anche l’altra mano raggiunge il mio culo e tenendo larga una chiappa, con l’altra inizia un frenetico ditalino al mio culo.
Mentre continuo a succhiare, inizio però a lamentarmi quando le dita in me aumentano.
Prima due, spinte con la solita forza ed infine tre, che ruotando in me entrano ed escono, giocano con il mio buco, lo forzano, lo allargano. Per concludere, dopo essere uscito, lo sento ansimare ed irrigidirsi e mentre mi assesta una serie di sculacciate leggere sul culo inizia a lamentarsi più forte.
– Dai puttana, dai succhia. Dai zoccola, dai , dai , dai – ordina e poi alzando il busto e tenendomi per i capelli, affonda il suo cazzo per intero nella mia bocca, fino a quando incontra la gola.
Spinge ancora, e mentre il mio volto inizia a colorarsi visto lo sforzo ed i conati di vomito, esce quasi totalmente e quando riaffonda, con una specie di ululato si scarica direttamente nel mio stomaco. Senza poter far altro, inizio a deglutire per non strozzarmi ed una volta finito, mentre esce si fa succhiare via i rimasugli un’ultima volta.

Sono sconvolta.

Mentre torno finalmente a respirare, lo sento prendermi ancora per i capelli e questa volta farmi alzare in piedi.

Pur indossando ancora quei sandali dal tacco vertiginoso, una volta di fronte a lui, con il mio metro e 65 riesco a malapena a raggiungere il suo volto.
Mi guarda sorridente e poi fissando le tette le raggiunge con le mani.
– Guarda che belle poppe, ma sei proprio una bella zoccola – ammette palpandole da sopra la stoffa del bikini.
Una porta secondaria sbatte e da dietro l’angolo compare nuovamente il mio sconosciuto grande e grosso ed ora che sono in piedi, mi rendo veramente conto di quanto sia grosso anche se sono quasi certa che la maglietta nasconda solamente muscoli.
– Divertito ? – domanda senza però smettere di fissarmi.
– Si! È una gran troia. Sotto è pronto? – domanda mollando la presa dalle tette.
– Si tutto pronto – conferma avvicinandosi
Una volta di fronte a me, con un dito mi toglie una ciocca di capelli dal viso e carezzandomi una guancia mi sussurra che sotto hanno preparato una bella festa per me per poi parlare più forte:
– Allora ti piace? – domanda
Senza parlare, un po’ impaurita dalla sua stazza rispondo affermativamente.
– Sicura? Ti piace essere mia? Ti piacerebbe adesso godere un’altra volta? – domanda sorridente ma deciso.
Rispondo ancora affermativamente con il capo provocando una sonora risata di entrambi i presenti.
– Ah si? Ti piace allora quando ti faccio urlare ? – domanda mentre con una mano raggiunge il mio collo per poi stringerlo poco sopra il collare.
Annuisco ancora mentre il fiato inizia a scarseggiare.
– Guarda come la faccio godere sta vacca – annuncia rivolto verso il ragazzo e poi tornando a guardarmi molla la presa dal mio collo e mentre torno finalmente a respirare la sua mano prende possesso del tessuto che copre la mia poppa destra. Lo avvolge nella mano con calma, lo stringe e poi mentre l’altra mano raggiunge la mia passera, tira il tessuto con tanta forza da lacerarlo. Con un secondo strattone il reggiseno mi viene strappato di dosso e mentre con la mano fa forza sulla mia passera per portarmi verso il divano, con l’altra strizza e schiaffeggia le tette.
Con una spinta decisa su una mia tetta, mi fa letteralmente volare sul divano.
In pochi attimi, con violenza, mi sfila quella minigonna ormai inutile e subito dopo una mano prende possesso del mio volto e mentre tre dita entrano nella bocca, altrettante tre vengono spinte con forza nella passera.
Sono bagnata fradicia, ancora.
Le dita entrano fino alle nocche mentre dalla mia bocca escono diverse urla.
Mi muove sul divano fino a farmi raggomitolare con il culo che sporge fuori da esso.
Mentre la mano nella bocca si sposta a strizzare le tette, con l’altra inizia a sditalinarmi con due dita.
Sento lo sciacquettio delle dita che entrano ed escono mentre il mio respiro si accorcia e i lamenti ormai escono dalla bocca in modo incontrollato.
– Allora sei la mia puttana? Ti posso fare tutto quello che voglio? – domanda con il fiato corto – Parla troia – mi urla mentre continua a stringere le tette e sditalinarmi la passera.
– aaahhh!!! Siii… siii!!!! Sono tutta tuaaa!!!!! – rispondo ansimando – ahhh!!! Siii!!!! Fammi tutto quello che vuoi!!! Ahhhh !!! – urlo ancora quando prende a masturbarmi con tre dita.
Si ferma di colpo e prendendomi di peso, con violenza, mi sbatte a 90° sul bracciolo del divano.
lo sento aprirsi frettolosamente i pantaloni e poco dopo, una fitta arriva diretta al cervello quando con il suo cazzo mi entra tutto dentro.
– aaaaaaaahhhhhhhhhhhh!!!!!! – urlo incontrollata mentre con una mano raggiunge la mia testa spingendola contro il soffice tessuto del bracciolo.
Con l’altra mi prende dalla catena che tiene unite le manette dietro la schiena ed una volta posizionato meglio alle mie spalle, inizia a scoparmi con forza.
Urlo ancora.
– Vuoi che smetta puttana? – mi urla
– Aaahhhh. Mi spacchi… ahhhh… Non… Non smettere… aaaaahhhh… – riesco a dire a fatica mentre sento la figa sconquassata da questa intrusione prepotente.
Con le mani si sposta ora sul culo e con i pollici mi apre dolorosamente le chiappe, strizzandole forte.
– Lo sai che dopo ti sfondo il culo? – Domanda mentre un pollice si sposta a contatto con il buchino e ci sprofonda all’interno con prepotenza.
– Ahhhhhhh lo… lo so…. – dico invasa da tutta questa violenza che mi eccita a dismisura.
– Sei pronta a darmelo? – mi domanda senza smettere di scoparmi e con il pollice che entra ed esce dal culo.
– Ahhh. … Non… Non credo… aahhh – ammetto sentendo quanto sia grossa la presenza di quel cazzo nella mia passera.
– Ma io lo voglio ! – mi dice sculacciandomi con la mano che teneva aperta la chiappa.
– Pr… Prendilo… quando…vuoi…tutte le volte….che ….vuoi… – dico ormai carica di eccitazione e pronta ad esplodere un’altra volta.
– Troia ! – urla mentre mi sbatte dentro il cazzo fino alle palle facendomi sbattere ritmicamente con la testa contro lo schienale del divano.

Scoppio.

– Aaaaaaahhhh!!!!! – urlo incontrollata mentre vengo sul suo cazzo come una fontana.
L’uomo si stacca subito, lasciandomi accasciare sul divano, priva di forze, mentre dalla figa colano ancora umori.
– Hai visto? Se non mi trattengo tra due ore sono spompo con questa. Voglio godermela con calma e farla impazzire. Ora voglio venire il più tardi possibile. – dice mentre lo sento allontanarsi.
Il ragazzo intanto rimane fisso a guardarmi senza muoversi.
Riprendo fiato.
Questa notte sarà lunga.
Lo so.

 

Vengo presa sulle spalle come un sacco di patate.
Con i polsi ancora ammanettati dietro la schiena vengo portata in quella che suppongo essere la cantina.
Dopo esser stata posizionata in piedi al centro della stanza, una catena pendente dal soffitto mi viene agganciata al collare e poi, dopo avermi allargato le gambe, alle caviglie mi vengono strette delle corde.
Con solo quei sandali altissimi, sono così costretta in quella posizione mentre i miei aguzzini mi guardano soddisfatti.

Una porta sbatte al piano superiore.
Sento delle voci e poi dei passi.
Dalla scala provengono schiamazzi e poi, altri due uomini giungono di fronte a me.

Hanno entrambi in mano delle buste piene.
Uno dei due, rimane quasi imbambolato a guardarmi, mentre l’altro, dopo essersi spostato di pochi passi, posa le borse sul tavolo, per poi raggiungermi.

Non parla, si avvicina con il volto al mio e con una mano prende possesso della mia mandibola.
Con le dita preme sulle guance fino a quando non apro la bocca.

Senza alcuna esitazione mi bacia infilando con prepotenza la lingua tra le mie labbra.
Risucchia la mia saliva, succhia la mia lingua e scava con la sua in tutta la mia bocca.

– Hmmm sai già di cazzo – esclama allontanandosi qualche istante per guardarmi negli occhi.

Pochi istanti e la mano passa dietro alla nuca per potermi attrarre con prepotenza a lui.
Mentre mi limona con arroganza, con la mano ancora libera si infila tra le mie cosce, spingendosi immediatamente con le dita nella mia passera.

Ansimo spaventata da tutta questa foga mentre le dita si muovono libere in me come la sua lingua.

Ancora pochi istanti e dopo essersi staccato da me, si inginocchia tra le mie gambe.

– Scommetto che ve la siete già montata – afferma allargandomi la figa con entrambe le mani.

– Esatto. Ma come promesso non le abbiamo ancora sborrato dentro – afferma ridendo il mio padrone muscoloso.

In pochi attimi, con la bocca si fionda sulla figa. Con le mani agguanta le cosce per stringermi contro il suo volto.
Con la lingua affonda prepotente in me, risucchiando tutti i miei umori e procurandomi un sempre maggior godimento.

Ansimo, chiudo gli occhi e mi manca quasi il fiato mentre mi sta letteralmente mangiando la figa.

– Che figa squisita. – esclama staccandosi per riprendere fiato prima di ributtarsi a capofitto in me.

Mi mancano le forze, le ginocchia cedono e di colpo tutto il mio peso grava sul collare stretto attorno al collo.
Mi sento strozzare, il fiato viene a mancare e a forza cerco di tornare sulle mie gambe.

Presto anche l’altro uomo appena arrivato, si avvicina dopo aver posato le borse e impugnate le tette, inizia a impastarmele come fosse pongo.

Da dietro, si avvicina il ragazzo a cui avevo fatto il pompino e senza aprir bocca, inizia a schiaffeggiarmi il culo con forza e regolarità.

Non resisto, gemo e inizio a dire frasi senza senso.

L’altro uomo, il mio padrone rimasto in disparte, sorridendo mi raggiunge anche lui e posizionatosi al mio fianco, dopo avermi preso il volto tra le mani, lo gira verso di lui e sorridendo, mi infila tre dita in bocca.

– Devi stare zitta. Puttana. Sei il nostro giocattolo hai capito? Ti vogliamo rompere tutta lo sai? – domanda infilando le dita in profondità fino a raggiungere la mia gola e procurandomi diversi conati di vomito.
Senza togliere la mano dalla mia bocca, con quella libera mi schiaffeggia in volto.

Il culo ormai brucia mentre quelle mani non smettono di sculacciarmi.

Le tette iniziano ad arrossarsi quando le strizzate diventano più decise e poi quasi urlo con le dita in bocca quando i capezzoli mi vengono pizzicati con le unghie.

Quella bocca che scava nella mia figa. Oddio.

Non resisto più.

Vengo nella sua bocca urlando.

L’uomo mi beve fino all’ultimo spruzzo.

– Me lo sognavo da quando ti ho vista in foto per la prima volta. Finalmente – esclama l’uomo staccandosi dalla figa per poi alzarsi.

Uno alla volta, anche gli altri si allontanano da me lasciandomi appesa e stremata.

Sempre quello che mi ha letteralmente mangiato la figa, continuando a guardarmi si tira fuori il cazzo e dopo essersi riavvicinato, senza esitazione me lo ficca tutto dentro togliendomi ancora una volta il fiato.

Rimane fermo in me, mi guarda negli occhi, mi prende per i fianchi e con la bocca torna a contatto con la mia.

Questa volta sono io ad aprirla e quando mi ficca la lingua in bocca, rispondo al suo bacio.

Il cazzo inizia un lento e profondo su e giù.

Lento.

Troppo lento.

Quasi snervante.

 

– Cosa ne dici di finire di scopartela dopo? – domanda il mio padrone all’uomo che continua con lenta e snervante costanza a scoparmi la figa senza smettere un secondo di limonarmi.

– hmmm – mugugna staccandosi malvolentieri dalla mia bocca e fermandosi ben piantato in me.
– Per me va bene, ma solo se nessuno si fotte questa bella figa prima di me. – conclude sfilandosi per poi allontanarsi.

– Tranquillo – dice ponendosi alle mie spalle per poi impugnare i miei capelli.

– Ora voglio rompere questo bel culetto – esclama prima di assestarmi un portentoso sculaccione.

– Tu puttanella…. Cosa dici? Mi fai rompere questo bel culetto e poi ti lasciamo riposare mentre il tuo nuovo fidanzatino ti monta con calma ? –

 

Ovviamente non aspetta una mia risposta e tirando dolorosamente i capelli facendomi piegare il volto verso il suo, punta il cazzo tra le mie chiappe.

Con la mano libera, mi tira a se per i fianchi in modo che sporga bene il culo.

Sputa più volte nel solco per poi raccogliere tutta la saliva con il suo cazzo e spalmarla sul buco del culo ancora arrossato.

Non attende oltre.

Con la prima spinta la cappella è dento il culo facendomi spalancare la bocca.

Con la seconda mi fa lamentare mentre più di metà cazzo entra in me.

La mano si aggrappa dinuovo al mio fianco e poi, lentamente per non dire inesorabilmente, il cazzo risale lungo le mie viscere. Senza mai fermarsi, risale fino a quando il mio culo non è schiacciato contro il suo pube.

La catena viene sganciata dal collo e senza uscire dal mio culo, vengo spinta in avanti e dopo essermi inginocchiata, vengo spinta a pecora in terra.

Mentre gli altri uomini ci guardano parlando tra loro tra un sorso di birra e un tiro di sigaretta, l’uomo alle mie spalle si posiziona meglio, si aggrappa ai miei fianchi con le mani e poi ridacchia.

– Puttanella. Questa è l’ultima volta che ti lascio scegliere. Mi fai spaccare come voglio questo culetto si o no? – domanda mentre esce lentamente dal mio culo fino a quando lo sento vuoto e largo in un modo mai provato prima di questa sera.

– SI – è l’unica cosa che dico prima di chiudere gli occhi.

L’uomo sputa più volte e poi la cappella si appoggia al mio culo.
Non ho il tempo di prendere fiato, ne tantomeno di ragionare.
Con una spinta si pianta dentro a me facendomi urlare.
Esce completamente.

Sputa ancora e poi, con violenza riaffonda in me.

Urlo come una matta per il bruciore che provo e per sensazioni mai provate che arrivando al cervello mi tolgono il fiato.

Al terzo affondo, si pianta in me, si posiziona meglio e poi parte a scoparmi come un toro.

Le tette e i capelli penzolanti, vengono scossi con violenza dalla furia dell’uomo.

Dagli occhi sgorgano lacrime su lacrime.
Di dolore? Di emozioni mai provate? Di paura? Di desiderio? Di felicità?
Non lo so dire.

Il culo brucia.
Il fiato viene a mancare.
Le urla, gli insulti, gli schiaffi sul culo e i capelli che mi vengono tirati di tanto in tanto, mi fanno capire quanto sia in sua balia.

Mi sento un suo possedimento, una sua proprietà e voglio che mi faccia tutto quello che vuole!

Aprendo gli occhi, vedo uno degli uomini filmarci durante questa assurda cavalcata.
Tutti ridono.
Tutti hanno il cazzo di fuori.
Tutti hanno il cazzo duro.

Il mio fidanzato, come lo chiama il mio padrone, mi guarda contento.
Lo richiamo a me, gli dico di farmelo ciucciare.

Stupito quasi corre verso di me.
Appena si inginocchia di fronte il mio volto, quasi voracemente gli prendo il cazzo in bocca iniziando a ciucciarlo come una pazza.

– Puttana!! – sento urlare dietro di me.

Il mio padrone inizia ad avere il fiato corto.
Il culo mi brucia.
Il fiato manca sempre di più con quel cazzo in bocca.

Gli affondi sono sempre più forti, violenti e poi, dopo avermi urlato ancora contro, quasi si ferma.
Dopo essersi avvicinato al mio volto intento a succhiare il cazzo del suo amico, sottovoce mi sussurra.
– Ora ti spacco il culetto. Puttana. –

Detto questo esce da me.
Si alza, sposta i piedi a cavalcioni del mio bacino e dopo essersi piegato su di me, si pianta dinuovo nel culo.

Con il cazzo in bocca urlo.
Eccome se urlo quando torna a montarmi con una violenza inaudita.

L’uomo urla.

Io urlo.

Tutto di me brucia, scotta.

Mi manca il fiato.

Mi stacco dal cazzo che ho in bocca e inizio a fare degli acuti lamenti.

 

Stringo gli occhi.

Stringo i denti.

Urlo con lui mentre i colpi di reni contro il mio culo rimbombano in tutta la stanza.

Urlo fino a quando piantandosi in profondità, si scarica in me.

Stremata, appena si sfila dal mio culo divenuto un cratere, mi accascio per quanto possibile su un fianco.

– Non crederai mica che ti puoi riposare proprio adesso – afferma il mio nuovo fidanzato.

Le corde mi vengono slegate dalle caviglie.
Presa di peso vengo portata su un grosso letto e dopo esser stata depositata dolcemente supina, l’uomo si spoglia completamente.
Sale su di me.
Mi allarga le gambe e con calma, mi penetra dinuovo nella figa.

– Ora io e te facciamo l’amore. – afferma coricandosi su di me per poi ficcarmi dinuovo la lingua in bocca.

Non ci posso credere.
Sono stremata.
Sono esausta.

Ma questo cazzo mi sta fottendo.
Mi sta fottendo veramente bene.
Mi sta piacendo.

Cazzo se mi piace.

Rispondo al bacio.

Mi faccio scopare.

Facciamo l’amore come vuole lui.

Di fronte i suoi amici che ci filmano.

Di fronte tutti quei cazzi duri che aspettano solo di usarmi.

 

Con costanza e lentezza estenuante, l’uomo ha continuato a scoparmi a lungo, senza smettere di tenermi la lingua in bocca.
Ad un certo punto poi, con la solita calma che lo contraddistingue, esce da me, si posiziona cavalcioni sulle mie tette e puntato il cazzo nella mia bocca, ordina di bere.

Prendo il cazzo tra le labbra, succhio lecco e dopo due colpi della sua mano sull’asta, mi riversa tutto lo sperma in bocca.

Mentre ancora sto inghiottendo lo sperma, l’uomo si allontana, scende dal letto e dopo essere tornato con il volto di fronte il mio, mi bacia ancora.
Lo sperma si mischia tra le due bocche, mentre non riesco a non rispondere al bacio.

– Brava puttanella – esclama allontanandosi soddisfatto.

– Ehy ma la figa non è ancora stata farcita o sbaglio? – esclama l’ultimo a non aver approfittato ancora di me.

– Serviti pure – risponde il mio nuovo fidanzato mentre si allontana.

Sorridente, l’uomo quasi con un balzo, salta sul letto.
Si apre la patta, estrae il cazzo e senza parlare, me lo ficca anche lui nella figa.

A differenza dell’altro uomo, questo mi pompa con foga, schiaffeggia le tette e talvolta anche il viso. Infila tre dita nella bocca, preme con i polpastrelli sulla lingua e aumentando il ritmo della scopata con la mano libera pizzica ripetutamente i capezzoli.

Guardando i presenti di fronte a se, con il fiato corto, ride e poi, indicando uno di essi, domanda :
– Vuoi darmi il cambio ? –

L’uomo indicato accetta la proposta.

L’uomo si toglie da me e quello a cui avevo fatto per primo un pompino, si posiziona nudo tra le mie cosce e anche lui, mi scopa con foga.

La figa scotta, quasi perde sensibilità mentre come un torrente in piena continua a sputare succhi.
I due uomini continuano ad alternarsi tra battute e risate, come fossi solo un vero e proprio giocattolo da rompere ad ogni costo.

Sembra quasi che non riesca più a venire, anche se il godimento misto al bruciore che provo è continuo.
Sudo, mi lamento, gemo e mi manca il fiato.

Il primo a venirmi dentro grugnisce ripetutamente, mi strizza le tette, urla e sputandomi in faccia sborra.

Il secondo sorride, affonda in me mentre lo sperma sta colando ancora fuori e con foga disumana, dovuta anche alla lubrificazione data dallo sperma, mi monta con violenti affondi prima di sborrare anche lui dentro a me.

Entrambi, con i cazzi duri e ancora sporchi di sperma, mi guardando soddisfatti.

Non riesco quasi a muovermi, mi sento distrutta, senza forze e quando il mio padrone, l’uomo grande e grosso che mi è venuta a prendere nel bosco si avvicina a me, torno a temere e chiudo gli occhi.

– Riposati troietta. – ordina sottovoce strizzandomi un capezzolo per poi allargarmi le braccia sopra la testa e legare i polsi agli angoli del letto.

Stessa cosa succede alle caviglie.
Le cosce mi vengono spalancate e poi vengo legata agli angoli inferiori del letto.

Li sento uscire dalla stanza ridendo tra loro.

Rimango sola con la sborra che cola ancora dalla figa.

Mi addormento.

 

Non so quanto tempo sia passato.
Forse un’ora, forse due o poco più.

Il gruppetto entra anch’esso assonnato, ma a differenza di prima, ora sono tutti quanti nudi ed eccitati. Devono sicuramente essersi fatti un pisolino da come noto gli occhi chiusi e gonfi.

Il mio padrone si avvicina, sale sul letto tra le mie cosce, sputa sulla figa e poi sul suo cazzo.
Mi guarda sorridendo mentre si appresta a penetrarmi.

Una spinta, poi due e alla terza, quando la saliva lubrifica le pareti, il cazzo viene spinto tutto in me.

Uno dei presenti passa un cellulare al mio padrone.

– Guarda che bella troietta. – esclama mostrandomi la foto di una ragazza che si scatta di profilo una foto in mutandine e reggiseno.

– Anche lei l’abbiamo trovata su quella chat dove ci siamo conosciuti. – spiega senza muoversi di un solo millimetro da dentro la mia figa.

 

– Stavamo pensando di chiamarla. Farla venire qui domani mattina. – continua sorridendo.

– Questa dice che gli piace farsi sfondare il culo. È abituata – esclama uno degli uomini in disparte.

– Pensavamo quasi di farvi fare un 69 e mentre gli spacchiamo il culo, tu ci lubrifichi i cazzi con la tua boccuccia. – afferma schiaffeggiandomi il volto.

– Un po nella tua bocca e un po nel culo. Un po nella tua boccuccia e un po nel culettoo – mi schernisce ritmando la frase con una serie di schiaffi in faccia.

– Oppure preferisci che ci scopiamo a turno il tuo di culo? Fino a quando non ci soddisfi tutti? – domanda uscendo lentamente dalla figa per poi riaffondare per intero.

Gemo.

Gemo anche al secondo affondo.

Gemo anche al terzo e quarto.

– Cosa ne dici? – domanda uscendo quasi completamente per poi bloccarsi.

Volto il capo da un lato e rossa in volto rispondo sottovoce :

– Fatemi tutto quello che volete –

Con forza inaudita riaffonda in me fino alle palle facendomi gemere come una caga.

Ridacchia e dopo essersi sfilato, slega le corde dalle mie caviglie.

In breve, le gambe mi vengono alzate e portate su in alto, fino a quando dolorosamente mi vengono legate nuovamente le caviglie per essere poi ancorate ai miei polsi.

Così legata, con le cosce che mi premono sullo stomaco accorciando nettamente il respiro, espongo entrambi i buchi al mio aguzzino.

Sorride mentre con un dito li percorre ripetutamente.

Schiaffeggia forte la passera facendomi gemere ancora e dopo essersi passato due dita in bocca, le punta sul mio ano.

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