Ciao a tutti, sono Enrico. Quella che sto per raccontare è una storia in 5 capitoli completamente inventata. Tratta tematiche cuckold, dominazione, bisessualità e omosessualità.
La particolarità di questa storia è che ogni capitolo finirà con un finale non scritto da me, ovvero lo lascerò da scrivere. Il tutto verrà ultimato con le proposte che mi arriveranno via mail (che sotto indicherò) di chi leggerà il racconto. La proposta che troverò più interessante o originale sarà scelta come finale, ovviamente riscritta da me. Se non mi arriverà nessuna mail il racconto rimarrà da finire e lascerò il progetto. In pratica tutto ruota all’interesse del lettore nel far continuare la storia. Tutto chiaro? Bene, cominciamo…
Mi chiamo Enrico. Ho quasi trent’anni. Sono un tipo semplice, alto 178 cm, abbastanza muscoloso per via della palestra, e con un pene nella norma, di quasi 16 cm.
La storia che vi sto per raccontare è cominciata circa dieci anni fa, quando ne avevo 20. Son un uomo di buona famiglia, mio padre è uno dei più ricchi industriali di Cremona e i soldi non sono mai mancati. Non ho mai dovuto lavorare seriamente, neanche dopo finita la scuola. Son stato inserito nel consiglio di amministrazione della società e con una piccola percentuale sono anche titolare, per sicurezza nel futuro. Seguo comunque le attività dell’azienda, seppur saltuariamente… per farvi capire…. non ho nessun obbligo di timbrare il cartellino al mattino o di rispettare orari… conduco una vita molto agiata e ho tutto il tempo di dedicarmi alle mie passioni, organizzare viaggi, godermi la vita ecco. Sono fortunato.
Questo accadeva già all’epoca dei fatti. Finito l’istituto tecnico ho continuato a vivere nella villa di mio padre che nel frattempo mi aveva costruito una depandance nell’enorme giardino che circondava la casa. All’interno avevo tutti i comfort di una vera abitazione con tanto di vasca idromassaggio, una camera per gli ospiti e una piccola palestra dove allenarmi, oltre ovviamente a uno studio e una cucina open space con soggiorno. Inutile dirvi che la villa era dotata di piscina dove d’estate si svolgevano meeting aziendali e feste con amici e al nostro servizio avevamo due inservienti donne che si occupavano di pulizie e preparazione dei pasti.
Mio padre era divorziato da anni con mia madre, viveva da solo nella villa. Un gran lavoratore ma anche un gran pervertito. Talvolta organizzava festini privati con escort o qualche trans assieme ai suoi clienti e una o due volte all’anno andava all’estero, soprattutto Brasile o Thailandia. Come detto, gran lavoratore. Il suo sfogo era il sesso sfrenato. Io comunque non partecipavo a quei festini, mantenavamo un distacco familiare necessario, sebbene sapessi (e di certo non me ne teneva all’oscuro) del suo stile di vita.
Dunque dicevo… vivevo nella depandance. Non avevo una ragazza fissa ma le donne mi piacevano tantissimo. Eccome. Non cercavo una relazione stabile, ma essendo un ventenne in piena esplosione ormonale, e non avendo problemi di soldi, sfoggiavo la mia ricchezza con le ragazze della città e qualche volta riuscivo a passarci la notte insieme nella mia depandance dove avevo la privacy più totale. Ogni tanto mi pagavo qualche escort trovata sugli appositi siti online. Tutto finiva lì, una botta e via, e non rivedevo più nessuna di loro, almeno non per il sesso. La mia passione più grande era la palestra e ne frequentavo una del centro. Qui mi allenavo con miei coetanei che poi facevano parte della mia compagnia. Un giorno uno di loro, mentre si parlava di ragazze, accennò di una tipa che studiava all’ultimo anno del liceo scientifico e che da poco si era lasciata con il suo ultimo fidanzato, amico del mio amco. Il motivo? Corna. Raccontava la storia ridendo, confermando che effettivamente era una ragazza facile e che per poco non se l’era portata a letto anche lui, ma che per rispetto dell’amico aveva rinunciato. La descriveva come una ragazza semplice ma con uno sguardo conturbante e un culo da favola. Attirato dalla sua descrizione decisi un sabato di appostarmi fuori dal liceo appena finita la scuola. Ero lì che fumavo una sigaretta appoggiato alla macchina parcheggiata che la vidi. Non poteva che essere lei. Attorniata da 5 ragazzi c’era Marika, una tipetta veramente niente male. Alta 174 centimentri, capelli corti tinti mogano stile bob con frangetta e la nuca rasata. Occhi di un castano intenso, di viso era leggermente spigolosa, con il naso un po’ aquilino e le labbra carnose. Ricordava vagamente l’attrice turca Polen Emre. Indossava una t-shirt bianca attillata che metteva in risalto il suo poco seno, una seconda, ma sodo. Fisicamente era allenata, cioè si vedeva che faceva sport. E poi il culo… il più bello e tondo che avessi mai visto. Camminava attorniata dai ragazzi che la facevano ridere. Mi avvicinai, mi presentai e le chiesi se volesse un passaggio. Sembrava mi conoscesse per fama perchè difatti mi chiese il cognome e io le confermai che effettivamente ero io. La feci salire sulla mia Audi A3 e la accompagnai a casa. In macchina ebbi modo di conoscerla meglio. Aveva quasi 19 anni, si sarebbe diplomata da lì a qualche settimana e mi confidò che era orfana da anni di entrambi i genitori e viveva con degli zii che non avevano mai avuto figli. La trovai spigliata, intelligente, informata sull’attualità. Molto sveglia e perspicace. Frequentava una palestra diversa dalla mia ed era molto attenta alla tenuta fisica. Quando scese ci demmo appuntameno per l’aperitivo. La sera stessa me la portai a letto e fu un’esperienza fantastica. A letto era una vera e propria assatanata di sesso e la scopai più volte in tutte le posizioni. La mia preferita era la pecorina ma durai poco perchè la visione del suo culo mi fece venire quasi subito. Il mattino seguente mi trovai con una nuova sensazione: rispetto alle altre ragazze con cui avevo fatto sesso, con lei avevo trovato una cosa diversa. Volevo scoparmela ancora. Le chiesi dunque di frequentarci e lei accettò.
Per farvela breve, finita la scuola, non si iscrisse all’università, lasciò la casa degli zii e venne ad abitare da me alla depandance e cominciammo a convivere. Le dissi che non le serviva trovarsi un lavoro dato che avevamo risorse in abbondanza. Le intestai una carta di credito che caricavo periodicamente per le sue spese di shopping e si iscrisse alla mia stessa palestra, che cominciammo a frequentare talvolta assieme e talvolta da soli….. Tutto questo agio la convinse senza problemi ad accettare.
Non ci mancava niente e passavamo le giornate svegliandoci tardi, pranzando quando ci andava e allenandoci nella piccola palestra della depandance. Il resto della giornata facevamo quel che ci piaceva, leggevamo, guardavamo film oppure ognuno usciva a farsi un giro in centro per un aperitivo o per lo shopping o allenarsi nella palestra in centro. Non nutrivo un sentimento che si potesse definire bene o amore nei suoi confronti e lo stesso avvertivo a parti inverse. Provavo affetto quello sì ma quello che ci rendeva affiatati era il sesso che consumavamo tre, quattro volte alla settimana….
Con il tempo però la passione venne meno. Cominciavamo ad annoiarci…
La svolta avvenne alla cena aziendale di Natale. Lei aveva compiuto da poco gli anni (19) e per la serata fummo invitati anche noi da mio padre. La cena fu servita nella villa, c’erano circa 20-25 persone e fu l’occasione per presentare Marika ai suoi colleghi e clienti. C’era un tizio, cliente di mio padre, di nome Franco (tenetelo a mente, comparirà prossimamente…), un signore sulla quarantina, di bell’aspetto, divorziato e senza figli che non le toglieva gli occhi di dosso. Marika era vestita con un abito di velluto rasato blu scuro senza una spallina ed era veramente bella, seducente seppur non volgare. Si comportò a modo con tutti, parlando anche con le mogli (o le “accompagnatrici” in alcuni casi) e dando una bella impressione di sè. Il fatto che Franco la spogliasse con gli occhi e che lei ogni tanto lo guardava ammiccando mi fece salire un misto di gelosia ed eccitazione. Più tardi, finita la cena, rientrammo nella depandance e lei notò che qualche coppia era rimasta in villa. Le confessai che sapevo cosa stava succedendo. Finita la cena si stava consumando un’orgia tra i clienti e le loro accompagnatrici e anche mio padre vi stava partecipando. Ovviamente non volevo che lei vedesse tutte quelle oscenità ma lo sguardo di Marika mi colpì: non provò imbarazzo o stupore, sembrava non fosse nuova a certe situazioni.
Così per il veglione di capodanno mi gettai e le proposi di passarlo in un noto locale scambista nel milanese. Mi si gettò al collo ringraziandomi entusiasta, e passammo la sera coinvolgendo altre due coppie più o meno della nostra età nei nostri giochi erotici. Fu la prima volta che facemmo lo scambio di coppia ma sembrava fossimo esperti da tempo. I limiti erano stati superati e io, ma soprattutto lei, volevamo spingerci oltre.
Nei weekend dei mesi seguenti frequentammo con maggiore assiduità locali scambisti della regione, iscrivendoci anche a un sito di incontri. Lo scambio lo praticavamo perlopiù nei locali stessi, o al massimo a casa di qualche coppia, mai da noi, non lo ritenevo sicuro. Mi accorsi col tempo che provavo più piacere nel vedere lei che veniva scopata dal maschio di turno che io nell’accoppiarmi con la sua partner. Sentivo che la mia sessualità stava cambiando, la perversione si faceva più accesa. Mi accorsi inoltre che spesso mi soffermavo a fissare quei membri che la penetravano trovando la cosa eccitante. Una volta a casa, mi nascondevo in bagno, e mi masturbavo fantasticando di assistere a un incontro tra Marika e un maschio guardando il loro piacere e assaporando i loro umori.
I nostri rapporti si ridussero a una volta a settimana, poi c’era la serata al locale scambista dove davamo sfogo alle nostre perversioni.
Venne il giorno del suo ventesimo compleanno. Prenotai una stanza in un lussuoso hotel e le feci trovare un escort (o gigolò, come volete chiamarlo) di colore, giovane e muscoloso. Lei apprezzò molto, mi diede un bacio con la lingua e cominciò a pomiciare e amoreggiare con lui. Io mi sedetti su una sedia con il cazzo in mano e cominciai a masturbarmi. Marika mentre scopava non staccava gli occhi dai miei e io dai suoi. Poi…. mentre stava spompinando quel grosso pene di 22 cm di fronte a me notò la mia eccitazione e mi fece cenno con un indice di avvicinarmi. Io obbedii, mi avvicinai e mi chiese:”Secondo me muori dalla voglia di assaggiarlo. Non è vero?” senza che rispondessi mi spinse delicatamente la testa verso il cazzo del ragazzo e gli diedi una leccata veloce. “Per oggi può bastare” mi disse e tornai sulla poltrona dove finii la mia sega sborrandomi addosso. Anche questo tabù era stato sfatato.
Qualche mese dopo fu la volta del mio di compleanno e, dopo una mattinata passata assieme a girovagare per il centro e un pranzo al ristorante per festeggiare, Marika mi porse un biglietto nel quale era scritto l’indirizzo di un’abitazione. Mi disse:” tu vai, io prendo un taxi e torno a casa. Ci vediamo quando hai, anzi, avrete finito”. Sorrise e mi salutò. Impostai l’indirizzo sul navigatore e mi trovai a casa di un’escort trans brasiliana assieme ad altre due sue amiche trans: era il regalo di Marika per il mio compleanno, aveva pagato tre trans (ovviamente con i miei soldi). Passammo il pomeriggio a succhiarci il cazzo a vicenda.
Dopo tutta questa lunga presentazione, ma necessaria per descrivervi la situazione in cui mi ero addentrato, arriviamo alla giornata cruciale, tema di questo primo capitolo.
Erano passati un paio di mesi dal mio compleanno. Mio padre era partito per una vacanza di 15 giorni in Brasile (immaginate voi per cosa…) e gli accordi tra me e lui era che seguissi l’andamento dei lavori in azienda. Purtroppo ci furono diversi intoppi, mi rimboccai le maniche, e cercai di risolverli, lavorando in ufficio anche 12-13 ore al giorno. Avevo la capacità per gestire il tutto ma sembrava che i problemi non finissero mai. Fatto sta che verso il secondo venerdì tutto riprese ad andare bene. Erano stati dodici giorni intensi, dove con Marika non avevo mai fatto sesso per via della tensione lavorativa. L’avevo inoltre trascurata, saltando i pasti con lei e qualche sera mi coricavo che lei già dormiva. Lei mi aveva lasciato in pace capendo il motivo. Proprio venerdì mattina mi arrivò un suo sms con scritto “Ti aspetto a casa per le 13. Mangia qualcosa in bar che poi partiamo direttamente. Quando sei davanti a casa scrivimi e aspettami in macchina. Non fare domande, ho pensato a tutto io”. Provai subito un principio di erezione, finalmente dopo giorni potevo svuotarmi con Marika. Pensavo a un weekend di sesso in qualche bell’hotel o a qualcosa di più sfrenato, tipo un locale per scambisti.
Alle 13 in punto ero davanti casa, lei uscì. Indossava un lungo cappotto grigio cenere e indossava delle normali sneakers bianche. Portava con sè un enorme borsone da palestra che non avevo mai visto. Pensavo, erroneamente, contenesse i cambi dei vestiti per i giorni a seguire.
Senza dire nulla, se non un ciao sbiascicato, salì in macchina, impostò il navigatore e fece cenno di partire. Notai che aveva impostato il nome di un hotel appena fuori Piacenza, in poco più di mezz’ora saremmo stati lì. Durante il viaggio provai a parlarle del più e del meno evitando di chiederle cosa aveva in mente perchè amavo le sue sorprese (l’ultima con le trans mi era piaciuta tantissimo) ma non era molto in vena di parlare e rimanemmo praticamente in silenzio. Aveva spesso il cellulare tra le mani e a ogni notifica sorrideva maliziosamente. Notai inoltre che era truccata molto pesantemente, con un rossetto rosso fuoco e gli occhi coperti da un’ombretto di un viola molto intenso.
Arrivati a destinazione mi colpii che l’hotel fosse molto spartano, appena fuori l’autostrada, di quelli di passaggio per intenderci. Era vecchio e poco curato e alla reception c’era una donna cinese che ci chiese i documenti. Non capivo che intenzioni avesse Marika ma non porsi ancora nessuna domanda. Salimmo in camera, anche questa molto spartana e piccola, con un letto matrimoniale, un letto a castello, due sedie e un bagno cieco; un’unica finestra dava su un altro edificio e la tapparella era chiusa per metà. La giornata era grigia e cupa e non filtrava molta luce anche se era primo pomeriggio. Marika si tolse il cappotto, sotto aveva una tuta da ginnastica, aprì il borsone dal quale estrasse un ulteriore piccola borsa e mi disse:”Io vado in bagno. Tu aspetta qui. Tra poco busseranno alla porta. Tu apri”. Rimasi di sasso, lei sparì in bagno con la borsetta e dopo un paio di minuti sentii bussare alla porta. Aprii e mi trovai di fronte due ragazzi di colore, con molta probabilità africani entrambi vestiti con una tuta. Si presentarono come Isaac e David. Isaac era alto come me ed era robusto ma al contempo atletico, capelli corti e una bella stretta di mano. David era un po’ più giovane, con i rasta in testa e rasato ai lati, molto magro. Ciò che mi colpii fu la sua altezza, almeno 197 cm. Quando si presentarono non mi degnarono più di tanto, anzi a un certo punto Isaac con un italiano incerto mi chiese “Dov’è Marika?” e prima che io risposi si aprii la porta del bagno dalla quale uscì Marika. Era una bomba. Al posto della tuta da ginnastica aveva addosso un reggiseno e un perizoma nero, entrambi in pizzo che creavano un gioco vedo e non vedo. Era scalza. Accolse ed abbracciò i due ragazzi dando loro due baci sulle guance. Rimase in mezzo tra i due mentre loro cominciavano a toccarsi i cazzi con una mano, con l’altra cingevano i fianchi di Marika.
“Su, spogliatevi” fece lei “vediamo se i vostri cazzi sono come nelle foto”. I ragazzi cominciarono a spogliarsi e feci lo stesso anch’io. Non appena tolsero anche gli slip rimasi impressionato dai loro cazzi di almeno 22 cm. Quello di Isaac era più grosso ma meno lungo di quello di David che aveva addirittura una piccola gobba all’inizio. Entrambi erano barzotti, quasi in erezione. Rimasi nudo anch’io con il cazzo bene in tiro. Mi aspettavo una gangbang tra noi e Marika ma non appena lei vide la mia erezione mi fece di no con l’indice e mi disse:”No, tu no, tu oggi puoi solo guardare” io risposi “Ma, Marika, sono 15 giorni che non ho…” non feci in tempo a finire che mi rimproverò usando un tono più autoritario “Ho detto no!” e cominciò a cercare qualcosa nel borsone da palestra. Nel frattempo i ragazzi la spogliavano con gli occhi e le massaggiavano il culo e in mezzo alle gambe. Marika mi porse una scatola, me la fece aprire e dentro ci trovai una gabbietta di castità con lucchetto. Io non capii subito e lei mi disse “Oggi indosserai questa. Ma vedo che il tuo pisello non vuole collaborare. Perciò vai in bagno, lavatelo con dell’acqua ghiacciata e poi la indossi. Quando avrai finito potrai tornare in stanza.” Obbedii e andai in bagno. Mi ci vollero cinque minuti tra perdere l’erezione e indossare la gabbietta. Una volta chiuso il lucchetto mi accorsi che non c’era la chiave ed ebbi un sussulto. Tornai in stanza per chiedere dove fosse ma notai che Marika da tutto il pomeriggio indossava una collana al collo con una piccola chiave. Non me ne ero accorto per tutto il viaggio e nemmeno quando si era spogliata. Ciò mi tranquillizzò ma al contempo provai un ennesimo principio di erezione vedendo che si era sdraiata sul letto e stava amoreggiando con i due ragazzi, uno a destra e l’altro a sinistra e lei in mezzo, a pancia in su. Si accorsero di me e cominciarono a ridere della mia situazione, i ragazzi si dissero qualcosa tra loro in un misto di inglese e la loro lingua. Poi Marika mi indicò la sedia rimasta libera “Siediti lì e non muoverti. Hai voluto trascurarmi per tutti questi giorni? Questo è ciò che ti meriti”. Mi sedetti senza proferir parola e osservai i due cominciare a svestire gli unici due indumenti che Marika indossava. In breve fu nuda. Vedere quella carne di donna bianca in mezzo a due stalloni neri mi provocava una forte eccitazione che però veniva bloccata dalla gabbietta.
Dopo averli spompinati per un po’ i due la fecero girare alla pecorina e Isaac cominciò a passarle un dito nella figa mentre David si godeva un pompino appoggiato alla tastiera del letto. D’un tratto successe una cosa che avrebbe dato una svolta al pomeriggio: cominciarono a schiaffeggiarla e insultarla dandole della troia e puttana. Lei non soffriva, anzi mugolava di piacere. All’inizio sembrava un gioco perverso ma quando vidi che gli schiaffi sul culo e sul viso lasciavano dei segni rossi mi alzai di scatto per farli smettere. Perchè d’accordo la perversione, ma la violenza non la accettavo. Ma fu proprio Marika a fermarmi “che cazzo fai?!?” mi urlò contro… ancora una volta non feci in tempo a rispondere che Marika ordinò ai ragazzi “Ammanettatelo”. Mi trovai i due che mi tenevano le braccia e mi spinsero a pancia in su sul letto. Isaac, che era più robusto mi salii sopra e mi bloccò mentre David prese dal borsone due manette in metallo e in poco tempo mi trovai bloccato con i polsi ammanettati alla tastiera del letto e la gabbietta di castità. Ero impotente in tutto e per tutto. “Che cazzo fate? Lasciatemi andare! Marika…” lei si girò verso il borsone, prese una scatola e si accavallò sul mio petto a gambe aperte “stai zitto” mi ordinò. Aprì il coperchio e tirò fuori una ball gag che mi applicò sulla bocca. Dopodichè si avvicinò e con un sorriso beffardo mi sussurrò: “Lo sapevo che saresti intervenuto. Era tutto programmato, anche con i ragazzi” i ragazzi si fecero una grassa risata mentre continuavano a segarsi i cazzi per farseli tornare duri dopo il trambusto. “ora tu resti qui e farai tutto ciò che ti dico finchè non sarò io a dirti che ho finito, ok?” impossibilitato a rispondere feci un cenno di assenso con la testa.
I tre ricominciarono da dove avevano lasciato, a differenza che adesso c’ero anch’io sul letto. Marika mi stava sopra mentre Isaac la penetrava da dietro. David si era messo in piedi sul letto, dandomi il culo e si godeva la bocca di Marika. Vedevo poco ma potevo sentire i movimenti di Isaac e Marika sul mio corpo. Ben presto cominciai ad accettare la situazione e ad eccitarmi, ma la gabbietta mi provocava dolore non appena il mio cazzo provava a ingrossarsi. Era una situazione eccitante ma al contempo frustrante e dolorosa. Non venivo da 15 giorni e avevo una voglia assurda di sborrare. Si scambiarono posizione e quando Isaac fu sopra di me non potei non accorgermi che Marika faceva fatica a ingoiare quel grosso cazzone e alcuni filamenti di saliva cadevano lentamente sul mio petto e ancora peggio sul mio viso. Ben presto l’aria della stanza si intrise di odore di sesso e ancor più di sudore, soprattutto dei due ragazzi di colore. Tutto ciò faceva aumentare a dismisura la mia eccitazione. Guardavo quel grosso cazzo che Marika spompinava e bramavo anch’io di poterlo assaggiare assieme a lei. L’ennesimo tentativo di erezione finii con una fitta lancinante al glande e ai testicoli.
Continuarono a scoparla per alcuni minuti, cambiando diverse posizioni. A un certo punto Isaac andò in bagno a rinfrescarsi e David prese la testa di Marika infilandogli il suo lungo cazzo fino in gola. Nel far questo Marika mi offriva la sua figa ben depilata sopra la gabbietta facendomi andare via di testa. Quando Isaac tornò dal bagno disse:” Io sono pronto per sborrare” e David rispose “Anch’io”. Marika li guardò con uno sguardo da troia poi si girò verso di me e mi disse “pronto per l’ultimo step?…”. Non capii e lei continuò. Con un’espressione imbronciata mi disse “si, dai è giusto che goda anche tu oggi” e si posizionò sopra di me dandomi la schiena. Ora avevo il suo gran bel culo a pochi centimentri dalla mia faccia.
“David, prendimi la scatola lunga che c’è nel borsone”. Io non potevo vedere nulla, nel frattempo Isaac si era posizionato in ginocchio alla testata del letto, avevo il suo cazzo a poca distanza dal mio viso e puntava dritto la natica sinistra di Marika. Poi sentii un aggeggio acccendersi e delle forti vibrazioni sul cazzo. Marika mi stava masturbando da sopra la gabbietta con una magic wand provocandomi una forte eccitazione. David copiò Isaac, mettendosi però dalla parte destra ed entrambi cominciarono a masturbarsi furiosamente sbattendo i cazzi sulle natiche di Marika di fronte al mio sguardo.
“Si sborratemi sul culo stronzi! Sono la vostra puttana”… in pochi minuti la inondarono delle loro sborra sul culo e una volta finito Marika si rivolse ad Isaac “Ora puoi togliergli il bavaglio”. Delicatamente Isaac mi tolse la ball gag e tirai un forte sospiro di sollievo. Vidi Marika sopra di me girarsi lentamente con la testa e dirmi “Non ho ancora finito” Si accovacciò letteralmente col culo sopra la mia faccia e le goccia di sborra dei due cominciarono lentamente a scendere e finirmi sul viso e in bocca. Cercai di dimenarmi, sebbene la situazione in parte mi eccitasse. Non avevo mai assaggiato la sborra, nemmeno dopo il pomeriggio del mio compleanno con le trans. “Lecca tutto e ingoia, cornuto” obbedii e cominciai a leccare “ti farò sborrare dentro la gabbia. È la tua unica occasione” mi ordinò Marika. Aumentò la pressione della magic wand sul cazzo. Era tutto un misto di eccitazione ed umiliazione ma la prima, a mia sorpresa, sopravaleva su tutto. Cominciai ad offenderla, a darle della puttana e troia e al contempo le leccavo il culo da tutta quella sborra e ingoiavo. Lei rideva e premeva, rideva e premeva, dandomi del cornuto e frocio. Rideva e premeva, rideva e premeva tra glande e testicoli
Poi, quando finalmente sentii che stavo per venire sentii aprirsi la porta della stanza e…
Bene, il capitolo finisce qui. Come da indicazioni elencate sopra aspetto le vostre idee. Siate pure spietati e perversi, oppure romantici o ironici. Non pongo nessun limite. Non appena avrò letto qualche proposta, sarà mia cura terminare il racconto e passare al secondo capitolo. Aspetto le vostre idee, e intanto grazie
Enrico
mail: e.madini85@gmail.com



Moglie figlia e amichetta sempre alla ricerca di amore e sesso sfrenato faranno fare a Gianni quello che vogliono loro…
Una scrittrice favolosa...racconto davvero incredibilmente eccitante. Chissà se guarda ancora questo dito ogni tanto, io voglio immaginarla con dei tacchi…
Serie ben scritta e molto intrigante
Un racconto davvero intrigante, molto bello il gioco di ruolo che si è creato. Avrei una domanda da farti, se…
Ottima idea il tuo tributo a quel racconto così intenso... Sarai in grado di pareggiare l'intensità dell'originale? Buon lavoro!