Skip to main content
Racconti di DominazioneTrio

M’s story. Capitolo 15. Nuovi insegnanti

By 29 Ottobre 2022No Comments

Sì, sono due mesi. Proprio 8 sabati fa, ignara di tutto, bussavo alla porta di Adelmo, il capitano, e cominciavo il mio percorso per realizzare completamente me stessa.
La ricorrenza merita un festeggiamento e così, anche grazie a un sostanzioso contributo che Ercole fa avere a Claudio, passeremo questo sabato pomeriggio a fare shopping e – finalmente! – quattro ore nel centro estetico.

Ma è mattina e sto dormendo ancora come una ghiretta. Infatti, mi sono accorta che, se il mio fisico e l’età mi permettono di sostenere molte fatiche nell’amore e molte umiliazioni, devo poi recuperare le forze. Per esempio, ho resistito 14 giorni alle fatiche della Luna di Miele… ma tornata in Italia ho dormito per quasi 36 ore.
Questo sabato punto la sveglia per le 12:00. Infatti, alla fine dell’orario scolastico, Ercole e Claudio porteranno alla mia villa la persona che mi assumerà per il lavoro. Me l’han detto chiaramente: “Sarai valutata, sii bella e brava”. Ho almeno due ore per ricontrollarmi: comincio subito da un ritocco alla depilazione. Sono piena di gioia, vedo il mio futuro color rosa: addirittura un lavoro onesto, se sarò brava.

La settimana appena passata.
Cancello i ricordi tristi della breve relazione col Preside Fulvio: penso che non lo rivedrò e conservo solo quelli belli.
Discorso diverso per gli insegnanti delle nuove materie: ballo, economia domestica, galateo, cucina, cerimoniali, yoga e lo psicologo. In alcuni pomeriggi della scorsa settimana abbiamo conosciuto solo i due di ballo, quello di yoga e quello di cucina.
Non c’è stato molto tempo perché le lezioni sono sia per Claudio sia per me, assieme. Claudio ha subito il frustino per gli scarsi progressi nel ballo: ma ha la fortuna è di piacere moltissimo a tutti e due i maestri che alla fine delle due ore di lezione…
Invece, a me, cucina proprio non entra: dal cuoco ho preso ben 20 colpi, ho strillato e pianto tanto, pur sapendo che servono per aiutarmi a imparare: sono sicura che alla prossima lezione starò attentissima. Per fortuna abbiamo ancora l’unguento prodigioso usato in Luna di miele: resterò rossa sul sedere e dietro le cosce per un paio di giorni, ma le strisce non diventeranno blu. Ciò nonostante, ho trovato il cuoco attraente e simpatico: alla fine della lezione l’ho servito per oltre un’ora. Domani, sono previste altre due ore di ballo, yoga ed economia domestica. Con l’ago e il filo son sempre stata un disastro, speriamo bene!

Discorso diverso per Max, la guardia, l’angelo custode del complesso dove viviamo: 50 anni, moro, 185 cm per 80 chili: così forte da sollevarmi con un braccio solo!
Ha tutto sotto controllo, ha sistemato e ampliato gli impianti di telecamere e sicurezza. È presente ovunque, ma non ti accorgi che ci sia.
Vive con la moglie nella bella foresteria vicina all’ingresso principale. La signora è venuta a conoscerci, è ancora molto bella e porta il collare di Max da circa 25 anni. È molto dolce e perbene, sempre allegra. Ci aiuta a tenere in ordine la casa, anche se non dovrebbe. È felice di servire chiunque, è un esempio per me: ho sperato che anch’io avrò una vita felice come la sua.
Sa che sono nel contratto di Max, cioè che suo marito ha diritti sul mio corpo, ma non è gelosa. Anzi mi ha messa in guardia: “Stai attenta perché è insaziabile. Ha una forza che spesso non riesce a controllare e tu sei piccina. Ubbidisci: gli piace tanto usare il frustino… a me fa il culo rosso anche ora, una volta alla settimana… mi brucia anche in questo momento! E dopo che me le ha suonate torna ad eccitarsi: diventa un circolo e lui non è mai stanco!”. Alla fine, ride vedendo la mia espressione terrorizzata: ma è allegra, come se parlassimo di cose normali.
Max l’ho visto per la prima volta la domenica precedente, alla presentazione di tutti i nostri insegnanti. In tuta mimetica con pistola nella fondina, forse non era il più alto, ma sicuramente era il più possente. Da paura.

Parliamo per la prima volta mercoledì scorso, dopo che il Preside Fulvio è venuto a vedere la villa. Max è entrato, Claudio e io sappiamo che è un dominante e voliamo in ginocchio ai suoi piedi: fa mille domande sul preside Fulvio, tutte necessarie alla nostra sicurezza. Risponde Claudio, io ho in soggezione e non riesco nemmeno ad alzare gli occhi da terra.
Si tranquillizza quando capisce che tutto è a posto. Va a sedere su una poltrona nel grande ingresso e, rivolto a me, dice semplicemente: “Adorazione”.
Scuoto la testa per esser sicura di aver capito bene, poi scatto in piedi e mi tolgo velocemente tutti i vestiti, restando in tacchi alti e autoreggenti. Prendo e indosso, con umiltà e gioia, la coda da gatta e il mio collare.
Poi vado giù, subito, tra le sue gambe forti. Slaccio, sbottono e cerco invano di abbassare: non ci riesco. A testa china, con la mia vocina da bimba buona, lo prego:
M.: “Mio signore, la supplico, un aiuto per abbassare. Sono piccola e non ho forza nelle braccia”.
Con un dito mi alza il viso, fino a poter vedere il verde dei miei occhi… sorride, sembra soddisfatto di come mi comporto… e mi aiuta abbassando i pantaloni della mimetica: un sesso grosso e lungo, circa come quello di Daniele, riposa aspettando la mia devozione. Abbasso la testa fino a potergli baciare e leccare i testicoli. Lui: “Fai la coda, hai i capelli molto lunghi e non ti vedo il viso”. Un salto fino alla borsetta, un elastico: coda fatta! Torno ai suoi piedi, a fare il mio dovere.

Una mano enorme è scesa per verificare se mi sto bagnando, come ci si aspetta da brava sottomessa. Lo sono. In premio una carezza sulla testa, che ricambio con un lievissimo gemito di piacere. Il suo uccello ora si erge maestoso: è proporzionato, molto largo e… lo ammetto: bellissimo.
Conosce le istruzioni relative a me e Claudio: dobbiamo essere possedute in pubblico, per nostra maggiore umiliazione. Si alza, mi solleva per le ascelle restando in piedi: una manona sotto al sedere mi sostiene, l’altra mi fa mettere le braccia attorno al suo collo. Mi fa scendere, piano: il suo sesso entra in me. È bollente e mi allarga la fessurina facendosi strada: ho un orgasmo istantaneo, come mi succede sempre più spesso, come succede alle sgualdrine. Nascondo il viso contro la sua spalla, gemo… gemo di continuo, sottovoce.

Mi prende per la coda dei capelli, vuole vedermi in viso mentre godo; mi sorride, sicuro di sé, quasi arrogante… sa molto bene cosa provoca alle donne.
Tenendomi in braccio, senza nessuna fatica, si china e mi stende sul tappeto persiano dell’ingresso. Esce da me, mi prende le caviglie e porta le mie gambe sulle sue spalle: sono totalmente aperta, indifesa davanti alla sua virilità. Scende, si prende con delicatezza quel che gli spetta… ma una volta che è in me, diventa una bestia. Gli affondi sono potenti e profondi, non velocissimi e non mi fa male: mi entra sia nel corpo sia nel cervello: impazzisco, mi sento posseduta nel profondo…. Miagolo come una ninfomane, lui sorride, trionfante e presuntuoso: è grande, grosso, enorme, un corpo con muscoli d’acciaio… sa di essere un toro.
Irriga il mio giardino accompagnando con una specie di ruggito. Ma non esce, non ha perso rigidità: cambia posizione, mi volta e rivolta, continuando i suoi affondi potenti. Mi gira la testa, mi si appannano gli occhi, devo aggrapparmi alle sue braccia per non afflosciarmi senza forze.
Non c’è verso di fermarlo… alla fine crollo, perdo conoscenza, mi affloscio.

Riprendo coscienza all’ora di cena: sono distesa nel mio letto nuda, le calze smagliate, ho perso una scarpina e sono coperta di seme, dai capelli fino ai piedi… ma c’è una bellissima rosa rossa sul mio cuscino. Capisco da cosa volesse mettermi in guardia sua moglie! Da quel pomeriggio, quando vedo Max, sottomettersi inginocchiandosi ai suoi piedi è la cosa più facile del mondo.

Ma torniamo al presente.
Sono le 14:00 di sabato, da due ore mi sto spazzolando i capelli, ricontrollando tutta, ecc.. Non c’è più tempo e torno in stanza a vestirmi. Claudio non c’è e purtroppo devo decidere da sola come vestirmi. Più sto con queste persone, più odio prendere decisioni. So che per me vogliono il colore bianco, ma il resto? E se sbaglio?

Indosso per prime le cose più facili: collare di oro bianco con smeraldi. Orecchini con piccoli smeraldi. Braccialetto che mi ha regalato il signore greco nel viaggio di nozze: anch’esso con smeraldi. Poi, che scema, la coda da gatta!
Devo sembrare alta, prendo delle decolleté bianche con tacco a spillo del 9.
Poi, ovvio, le calze. Metto un paio delle nuove autoreggenti bianche 12 den, con ricamate delle gattine rosa.
Cosa resta? La pancia! Devo coprirmela per non prender freddo. Un nuovo corsetto, bianco e con pizzi, mi farà la vita ancora più sottile e mi proteggerà.
Mi guardo allo specchio, non mi vedo abbastanza carina per questa persona che non conosco: ma ho esaurito le risorse mentali e non saprei cosa cambiare.

Scendo, non devo farli aspettare. Per non spiegazzare le calze, mi inginocchio solo quando sento la chiave che apre il portone. Sento la voce di Ercole che parla di me: “Porta pazienza, è nuova, ma si impegna e impara con facilità”.
Porto il viso a terra. Aspetto. Sono entrati, si fermano, silenzio totale. Resto immobile, mi assale il timore che mi mandino via per aver sbagliato qualcosa.
Un passo pesante avanza verso di me, vedo una mano grande che si avvicina al mio viso. Non guardo il proprietario di quella manona, lecco il dorso.

Una voce profonda e baritonale mi ordina senza prepotenza: “Ritta”.
Mi alzo, tengo le gambe leggermente aperte. Allaccio le mani dietro la schiena. Aspetto. Una manona va a sentirmi la patatina: sono già bagnata. Come sono cambiata in poco tempo!
“Gira”. Ubbidisco girando su me stessa, lenta, so che mi sta valutando. Mi accarezza delicatamente i segni rossi del frustino del cuoco e la coda da gatta inserita nell’ano.
“I capelli sopra la testa, chinata in avanti”. Toglie la mia coda e spinge piano un ditone su per il sedere. Non faccio un fiato. Mi lascia senza coda.

Immagino facciano dei cenni silenziosi tra di loro, ma non posso vedere. Claudio porge il mio guinzaglio a questo nuovo padrone. Ercole va ad aprire il salotto. Mi aggancia il guinzaglio, mi strattona piano, lo seguo a quattro zampe nel salotto.
Si siede in poltrona dicendomi: “Qui”.
Vado al suo fianco, mi inginocchio a occhi bassi, non mi ha ancora permesso di guardarlo. Anche Claudio si è spogliata e sta inginocchiata al fianco di Ercole.
E.: “Giovanni, allora? La accetti?”.
G.: “Ma… sei sicuro che è maggiorenne? Sembra una ragazzina”.
E.: “E’ tutto a posto, tutto verificato. E anche Claudio che ha 25 anni sembra una ragazzina. Sono marito e moglie da 3 settimane.”.
G.: “Davvero viene educata solo da tre mesi?”.
E.: “No, da due. Oggi è il suo compimese. Due”.
G.: “E il maestro è davvero d’accordo? Sei sicuro?”.
E.: “E’ d’accordissimo. Anzi, spera tanto che tu la accetti, sperato proprio in te”.
Io tremo per la paura di venire scartata.

Un lungo, profondo respiro. Una manona mi accarezza la testa, poi i capelli, giù fino a dove finiscono, sul mio sedere. Poi la vociona si fa sentire:
“Adorazione”.

Capisco che mi ha accettata, svelta, senza alzare lo sguardo, slaccio, sbottono… mi aiuta abbassandosi i pantaloni. La mia linguetta è sui suoi testicoli, lecco, li adoro.
Ercole mi spiega: “M. il tuo è un caso particolare. Sei di mia proprietà temporaneamente, e da ora vieni affidata anche al professor Giovanni. Non ti ho mai usata perché mi basta Claudio. Ma sai anche tu che devi essere usata”.
Sento che Claudio geme, lo guardo con la coda dell’occhio: ha spruzzato dentro la gabbietta, senza toccarsi: il suo sperma esce dalla gabbietta e cola sul pavimento mentre lecca il sesso di Ercole con profondo amore.

Ercole prosegue:
“Ubbidisci a Giovanni come se fossi sua. Siigli devota: la sua guida e il suo parere sono molto considerati. Lunedì andrai al corso di una settimana a Pesaro, forse lo troverai la’… non lo so, ti guiderà anche lui. Vi lasciamo”.

Resto sola con il mio nuovo padrone, continuo a leccargli i testicoli. Ma mi rialza. Mi tratta con delicatezza, spero sia un uomo buono e gentile.
Mi alza il viso avvicinando il suo: finalmente lo vedo. Un volto mascolino, sicuro di sé. È molto alto, forse 185, ai miei occhi molto attraente.
Si china su di me, mi bacia sulla bocca. Ricambio il bacio timida, paurosa di sbagliare qualcosa. Mi fa scendere sul divano e sedere sul suo pene eretto. Vengo dopo cinque secondi.

Sono sua.

Continua

40
10

Leave a Reply