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OrgiaRacconti di Dominazione

M’s story. Capitolo 46. Il segno indelebile

By 9 Dicembre 2022No Comments

Marta sapeva come sarei stata “dopo”: per questo aveva chiesto e ottenuto da Leòn di farmi dormire nel letto, con tre coperte pesanti sopra, non nuda ma con un pigiamone. E, infatti, domenica 16, verso le 8, mi risveglio con 39,5 di febbre e dolori assurdi dietro e dentro. Leòn, si scusa, deve correre giù negli uffici della Ponce, ma avvisa Marta che mi porta tachipirina e l’altra pomata prestata da Ottavia: doloproct, un nome un programma!
Passo la giornata a letto, la pomata funziona, ma son tutta sottosopra. Leòn sale per pranzo (per me solo brodini) e poi alle 18:30. È affettuosissimo, si scusa mille volte, mi ripete che dal suo lavoro dipende il pasto e la pensione di un migliaio di persone.

Il lunedì sono sfebbrata e anche i dolori sono molto diminuiti: provo ad alzarmi e subito Leòn chiede “Oh, sei in piedi! Ottimo! E quando potremo… cioè…”. Marta spalanca gli occhi e guarda il Maestro, poi abbassa lo sguardo e vede il suo sesso che gonfia i pantaloni e la parte inferiore della camicia, fin sopra l’ombelico! scoppia a ridere e gli dice con affetto “Mio signore, ma lei è proprio innamorato!”. È la prima volta che vedo il mio Leòn diventare rosso: è così tenero! Subito lui si scuote e… “Scusatemi, sono in ritardo” e corre giù negli uffici. Pian piano Marta mi aiuta a spogliarmi e mettere l’abito da cerimoniale, scendiamo in ascensore e mi manda in sala ballo: “Forza con lo Yoga! Vedi un po’ cosa riesci a fare. Non strafare, ma prova. Stessa cosa oggi pomeriggio, con tutte noialtre”.

Combino veramente poco. La notte torno a dormire per terra, sullo scendiletto accanto al letto di Leòn. Noto che, appena mi vede ha delle erezioni potenti che, se da un lato mi gratificano, dall’altro mi fan sentire impotente e inutile. Martedì riprovo Yoga, va meglio anche se cammino ancora un po’ sbilenca. Ma pian pianino tutto torna alla normalità.

Ho sentito un po’ di trambusto: è arrivata una ragazza nuova, giovanissima e bellissima come tutte le ultime arrivate. Curiosa come una gatta salgo su al primo piano: anche se non ci vivo più, non penso che non mi sgrideranno. Ora le ragazze sono otto e occupano quasi completamente due dei quattro appartamenti: con quella nuova di oggi, le nuove sono sei… praticamente ormai ne conosco solo tre e questa cosa mi intristisce un po’.

Leòn cena in camera, non con gli altri: io ai suoi piedi nella ciotola. Marta bussa e chiede conferma per il giorno dopo, lui annuisce e chiede se Giovanni ed Ercole han confermato. Io non so di cosa si tratta e non un carattere abbastanza forte da chiedere.

Mercoledì mi svegliano alle 07:00 e Marta mi porta davanti allo specchio: stiamo due ore. Mi ricontrolla tutta, mi ripete: “Oggi devi essere perfetta… devi essere la schiava più bella del mondo!”. Finalmente trovo il coraggio e chiedo; lei mi risponde: “Ti marchia!”. Mi metto a piangere dalla felicità e lei: “Doveva essere una sorpresa, ma conoscendoti avresti pianto di gioia per ore… così, è meglio se piangi adesso, hi hi hi!”.

Il luogo scelto è l’archivio completamente insonorizzato di Giovanni: ci sono Leòn, Max, Giovanni e Ercole: Marta veglia su di me come fosse mia mamma e mi somministra un anestetico. L’attrezzatura occupa poco spazio, per arroventare il ferro lo si attacca a una normale spina elettrica. Vengo messa sul divano, con le gambe infuori, completamente aperte, appoggiate e legate a due sedie su cui siedono Ercole e Giovanni per tenermi bloccate le gambe; Max si occupa di tenermi bloccato il busto. È Leòn che mi marchierà, indicando così la sua definitiva presa di possesso di tutta me. La posa del ferro rovente è velocissima, il dolore è allucinante, ma per fortuna posso urlare finché voglio. Subito Marta disinfetta, mi pone una pomata lenitiva. Poi mi fa vedere il mio marchio con uno specchietto: finalmente anche io ho il segno di un fallo con una Elle sopra. Mi copre la ferita con una garza, mi slegano e guardano Leòn: tocca a lui.

Il mio signore piange dalla gioia… e mi metto a piangere con lui, solo per amore. Mi bacia tenerissimo, estrae il pene e lo posa sulla mia fessurina. Dopo un mio “Padrone… ti amo”, spinge, mi penetra e io godo immediatamente, con un orgasmo violentissimo, come una maialina. Pian pianino lui riesce a penetrarmi con una buona parte del suo sesso e, raggiunto il massimo che può entrarne, mi riempie del suo seme. Si torna alla villa.

Durante la giornata torna in mansarda a trovarmi a pranzo e dopo cena: lo supplico di usarmi, almeno con la bocca e le mani, gli spiego che mi sento una fallita a vederlo sempre in erezione. Mi accontenta e io, felice, lo sbocchino più che posso, sia a pranzo sia a cena.
È allora che mi informa che deve partire per visitare le comunità in Spagna. Pensa di star via non più di 20 giorni, ma non si sa mai cosa salta fuori durante i suoi controlli. Io mi metto a piangere disperata e lui ha una nuova erezione: il nostro è un grande amore.

Mi permette di stare con le altre, ma devo dormire in casa nostra e lì non deve entrare nessuno. Mi raccomanda di usare bene il tempo, di ripristinare l’elasticità dei muscoli vaginali e anali, di ubbidire nel caso mi vogliano prestare a qualcuno e mi informa che ha disposto, appena ne sarò in grado, che io venga regolarmente offerta ad estranei e umiliata con incontri. Mi ordina di avere rapporti sessuali solo in pubblico, anche per evitare coinvolgimenti sentimentali. Da oggi stesso Marta non mi dà lavori domestici da fare (ora sono in tante) e intensifico gli allenamenti, sia mattina sia pomeriggio, aggiungendo la ginnastica artistica allo Yoga. Nel pomeriggio, sempre alle lezioni con tutte.

Giovedì 20 dicembre mi sveglio, mi guardo attorno: la mansarda è deserta, è già partito, se va bene lo rivedrò il 10 gennaio. Piango per un’ora buona, da sola, non so cosa fare, non ho chi decide per me, come al solito combinerò guai e sbaglierò tutto. Poi ricordo le sue istruzioni: ginnastica! Elasticità da ricostruire! Vado in bagno, cerco di sistemarmi, scendo per vedere se c’è colazione: qualcosa mi han lasciato, riempio una ciotola e vado in sala da pranzo a mangiare per terra nell’angolo. Ci sono Vito e Rodolfo che mi salutano e Vito mi chiede come va: dico che sto meglio e in quel mentre entra Marta: “Ecco la nostra picci! Vieni nel salone centrale che chiamo tutte a vedere! Vieni!”.
Vado, mi fa mettere al centro, vicino al grande letto. Vito, Rodolfo ci han seguito curiosi; arriva anche Decimo attirato dalle voci. Anche Raul e Adrian escono dal loro ufficio e persino il generale Leonida scende dal primo piano.

Marta. “Attente tutte! Ieri una di noi è stata marchiata, vuol dire che sarà schiava per sempre! Un applauso”. Tutte e tutti battono le mani; sono 7 schiave o aspiranti schiave, più 6 tra padroni o guardie: io divento rossa come un pomodoro, abbasso gli occhi, vorrei scappare, ma Marta: “Su! Nuda subito e fai vedere il tuo marchio!”. Marta è tanto cara, ma possibile che non capisca ancora il mio carattere? Non ho scelta, mi spoglio, tolgo tutto, anche la coda. Marta mi fa sedere sul letto e mi spalanca le gambe in modo osceno: “Su, tutte qui! Guardate bene da vicino!”. Spiega: “In questa casa solo Adelina, Filomena e io siamo marchiate: è una cosa molto importante, tutte potete riuscirvi. Forse presto saranno marchiate anche Claudio e Romina, vedremo. È molto difficile, bisogna annullare sé stesse, rinunciare ai propri desideri, gusti e anche pensieri, per aderire completamente solo a quelli del nostro padrone. Come M. tutte potete e dovete farcela!”.

Tutte mi guardano, sembrano ammirarmi, e anche questo mi mette in imbarazzo. Spero non vedano che ho ancora la vagina un po’ slabbrata e l’ano un po’ dilatato. Marta continua: “E ora, dato che il marchio è come nascosto, ecco che Emme metterà il segno visibile dell’appartenere!”. E mi porge una pila di cose da indossare. Sono tutte nere: non ci avevo pensato, lascerò il bianco per il nero… comincio dalle calze, semplici, con solo una riga nera dietro… forse sono ancora la più giovane di tutte, ma queste sono calze da donna grande, mi fan sentire più vecchia! Poi la guepiere, anch’essa semplice e che mi aderisce perfettamente: allaccio le calze, noto che sopra è un push up che lascia il seno esposto, come offerto. Indosso, le mie adorate Louboutin nere con tacco a spillo altissimo. Resta la coda, anch’essa nera, da gatta. Infine, il mio collare, che è il più bello di tutti quelli nella sala! Tutte applaudono! Chissà quante di loro riusciranno a indossare le mise da cerimonia nera… spero che riescano tutte e che siano felici come lo sono io. Però noto che il nero ha fatto effetto sui cinque maschi presenti! Hanno tutti i pantaloni con il bozzo davanti! 😊

Infatti, Vito mi sta guardando negli occhi, mi sorride e con il dito … indica il pavimento! Faccio di sì con la testa, ho capito: piego un ginocchio, poi l’altro, davanti a tutte le mie sorelle e ai maschi. Allaccio le mani dietro la schiena, le ginocchia distanti due pugni. Vito è stato gentile l’altra sera, quando mi ha preparato il sedere per il mio padrone, mi ha persino baciata e ora ho meno paura di lui e, mi sembra, gli voglio anche un po’ di bene. Ora mi è davanti, abbassa la mimetica e… poco dopo il suo pene eretto trova spazio nella mia bocca: lecco i testicoli, poi risalgo, lenta, lungo il tronco: infine un bacino affettuoso sulla puntona e poi… dentro! Con la coda dell’occhio vedo che le sorelle più giovani si meravigliano perché, nonostante Vito abbia un uccellone, riesco a prenderlo tutto in bocca, fino ad avere i peli del suo pube contro il naso. Succhio, alzo gli occhi per cercare i suoi: è contento di me e perciò i miei occhi diventano verdissimi: succhio con più intensità.

Il generale Leonida ha preso Nives per mano, le ha accarezzato il viso e la porta verso di me e Vito. Le parla: “Su, coraggio, abbassati, guarda vicino”. Nives è giovanissima confronto al generale, ha solo qualche mese più di me: è molto insicura e fifona perché viene da un’esperienza traumatica. È molto alta (171), bellissima e con noi già da qualche settimana (vedi cap. 39) e avevo già notato la particolare attenzione che il generale le dedica: dopo una paura iniziale, ora sono amici e forse qualcosa di più. Io continuo il bocchino a Vito: ho il suo uccellone tutto dentro e succhio con affetto, lui ora geme sempre più. Spinta con delicatezza dal generale, ora Nives ha gli occhi praticamente attaccati alla mia bocca. Ma cosa mi fan fare? Lo spettacolo di bocchini della più piccola? Purtroppo, miagolo: Vito è stato gentile anche oggi, non mi ha spinta né soffocata, ha lasciato fare tutto a me… e sono felice di dargli piacere.
Sorpresa: Nives geme pure lei e ha il respiro affannato.
Leonida sta osservandola, capisce, la controlla tra le gambe: “Nives, sei bagnatissima… ti piace vedere Emme e Vito, vero? Vuoi provare?”. Senza attendere risposta, la prende per mano, la porta nell’angolo del grande letto al centro del salone. Si abbassa i pantaloni e gli slip, siede: ha il sesso in erezione e guida Nives a inginocchiarsi tra le sue gambe. Non c’è bisogno di istruzioni: Nives prende a baciare e coprire di saliva l’uccello del generale, fino a prenderlo in bocca e succhiarlo. Tutte capiamo che è il primo rapporto che ha con il generale: le auguro di cuore di diventare bravissima e ricevere presto un collare.

Intanto, Vito mi ha riempito la bocca del suo seme: al gustarlo sono venuta anche io, con un orgasmo dolce. Ho mandato giù svelta, non si sa mai quanta ne fanno questi e doverla sputare è sbagliato. In ordine gerarchico, ora tocca a Rodolfo usarmi, ma noto che Raul e Adrian stan facendo i carini con… Marta! Che traditori! penso tra me e me, ma sorrido, contenta per loro che si divertiranno un sacco, e per Marta che riceverà due calibri XL.

Quando Rodolfo è vicino, lo prego: “Mio signore… posso sul letto? Ho… ho male alle ginocchia”. Mi fa alzare, si distende sul lettone quadrato prima lui, io in ginocchio tra le sue gambe, come a cuccia. Mi accarezza il viso, nota che ho i capezzoli gonfi, poi mi guarda tutta: “Fai uno strano effetto in intimo nero… sembri meno innocente, ecco” e mi sorride malizioso. Avvicino il mio viso al suo fallo, mi sistemo i lunghi capelli a coda, così mi vedrà il viso. Mi aiuto con una mano per prendergli il sesso e portarlo alla bocca. Lo lecco, lenta, coprendolo di saliva dall’alto verso il basso. Poi torno su, sempre leccando: lui geme. Possono usarmi con la bocca e con le mani, mentre davanti e dietro devo riposare: tanto vale che mi impegni per dare più piacere possibile. Schiudo le labbra e lentamente prendo la punta in bocca: la succhio, è già bagnatina di liquido pre spermatico. Con lui disteso supino, devo muovere la testa su e giù. Spingo dentro, insalivando tutto il tronco via via che va verso la mia gola. Ecco, c’è lo scoglio da superare… uno scatto verso il basso e l’ho in gola! Ora devo respirare col naso e trovare la giusta inclinazione della testa. Quando ho fatto, insalivo continuamente e alternando succhio. Lui geme via via più forte. Succhio e lui trema. Mi sta piacendo sempre più fare bocchini, mi sento usata, utile e sottomessa. E quando lui comincia a spruzzare godo di nuovo anche io, veniamo assieme.

Con la coda dell’occhio vedo che Marta è al settimo cielo: i due ragazzi argentini la penetrano contemporaneamente, davanti e dietro!

Ma ora è il turno di Decimo, che però vuole farmi sbocchinare in modo diverso: mi fa distendere e mi sale sopra in posizione inversa: il suo sesso contro la mia bocca, la sua bocca sulla mia passerina. Decimo mi ha posseduta poche volte, forse oggi gli vado perché ho l’intimo nero? Il bacio sulla passerina è la cosa a cui sono più sensibile e, infatti, appena sento che mi lecca, esplodo in un orgasmone molto forte! Vedendomi godere, si stacca un attimo e cerca di mettermi il membro in bocca: lo aiuto con una mano e… ecco, me lo ha subito spinto tutto in bocca: per fortuna Decimo ha un pene di grandezza normale.
Ora si muove lui, spinge su e giù, uscendo ed entrandomi in bocca: praticamente sta scopandomi in bocca. A volte spinge tanto, e non posso fermarlo: lui è grande e grosso, io piccina. Però è buono e mi aiuta baciandomi e leccandomi ogni tanto la patatina, cosa che mi provoca un piacere immenso. Ma, messi come siamo, è lui che comanda, lui che decide quando e quanto spingere e cosa farmi. Non mi piacciono le corde, ma essere bloccata come sta facendo Rodolfo, mi intriga e parecchio: mi fa sentire un oggetto con cui si diverte, una cosa che viene usata… mi sento totalmente indifesa, impotente e sottomessa. Forse per la stessa ragione, cioè quando il maschio comanda totalmente, anche a lui piace molto. E, in un ennesimo affondo, mi spruzza in bocca! Vengo anche io, ancora una volta: mi han fatto fare colazione con il loro sperma, è il mio terzo orgasmo e sono solo le 10:30!

Pian piano, tutti finiscono di fare sesso e ci calmiamo… le schiave vanno a far le pulizie, io pulirò la mansarda dopo, anche perché sono stanca e, lo ammetto, una pigrona.
Vado, invece, in sala ballo e dedico due ore buone allo yoga e alla ginnastica artistica, per quel poco che ho imparato sinora.
Mentre mi esercito in yoga, vedo spuntare la ragazza arrivata oggi: sorrido, ma non ho un carattere tanto forte da chiedere qualcosa. Anche lei è timidissima, quando l’ho vista prima era vestita, ma ora anche lei ha una guepiere bianca e le calze allacciate su scarpe col tacco alto. Mi guarda curiosa, soprattutto tra le gambe: avrà 18 anni, è molto più alta di me, forse 169 o 170, castana con occhi castani, bellissima. Imbarazzata continuo a fare i miei esercizi.

Lei chiede finalmente: “Co… come mai siete tutte depilate?”.
Io: “Ho chiesto la stessa cosa i primi giorni che ero in questa comunità [le sorrido]: mi hanno spiegato che è segno di umiltà, di voler essere indifesa e disponibile per i nostri padroni e per chi decidono loro. A proposito io mi chiamo Emme” [poi trovo il coraggio e chiedo] “Tu hai già padrone? Hai qualcuno che ti segue, ti aiuta, ti dice cosa devi fare?”.
Lei: “Io mi chiamo Sonia e… non so se ho un padrone. Mi ha mandata qui il signor Otello dalla scuola professionale: al paese tutti abusavano del mio carattere debole… ho subito tante umiliazioni… ma qui mi sembra tutto sereno, siete tutte allegre, sembrate tutte felici, nonostante i rapporti sessuali che ho visto poco fa…”.
Divento rossa, mi vergogno di quello che ha visto mi facevano… Torno ai miei esercizi.

Continua

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