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Dopo la doccia cercai di rilassarmi sotto le coperte. La voglia di lui era tanta, ma non potevo provvedere da sola, se ne sarebbe accorto. A lui non sfuggiva niente. Mi tornò in mente la discussione del giorno prima. A. Mi chiedeva sempre di dirgli tutto quello che mi passava per la testa, per questo, in un momento di coccole telefoniche, gli confessai che mi sarebbe piaciuto succhiare un altro cazzo durante un nostro rapporto. Diceva sempre che doveva farmi diventare la più lurida troia del pianeta, sbattuta da cani e porci, per questo pensai che gli avrebbe fatto piacere assecondare la mia fantasia. Invece lo feci diventare una belva. Iniziò ad  inveirmi contro, ad accusarmi di non amarlo abbastanza e altre cose del genere. La telefonata finì in malo modo, ma rimanendo comunque accordati per vederci il giorno dopo. Pensando a questo  realizzai che oltre al fatto di non volermi baciare non era successo nulla di quello che mi aspettavo: colpi di cinta e inculata a bruciapelo. Mah. Sicuramente sarebbe successo dopo. Lo speravo.

Il bussare alla porta mi fece alzare di scatto. Corsi ad aprire, ero assetata di lui.

Una volta aperta la porta lo vidi e sorrisi, e poi mi accorsi che non era solo. Alle sue spalle c’era una donna sulla cinquantina, un po’ più alta di me e con una bocca meravigliosa. Credevo fosse qualcuna dell’albergo, trovatasi a passare di lì. Ma lui la fece entrare e me la presentò come Lorena. Non capivo e inizia ad innervosirmi, soprattutto per il fatto di trovarmi nuda davanti una sconosciuta. “Cosa ci fa questa donna qui?” dissi a voce alta. In tono molto menefreghista mi rispose che non erano affari miei e che avrei fatto bene a stendermi sul letto, altrimenti sarebbe stato peggio per me.

Lorena mi guardava sorridendo e questo non faceva che stizzarmi di più. Inizia a capire quando lui le disse di spogliarsi. Lo stronzo sapeva che ero un po’ restia al pensiero di stare con un’altra donna insieme a lui, perciò mi stava facendo un dispetto. Quella sarebbe stata la mia punizione del giorno. Sapevo che non potevo oppormi, sarebbe stata la fine. Ma sapevo anche che potevo fidarmi di lui, perciò andai a stendermi senza proferire parola. La donna cominciò a spogliarsi fino a rimanere in reggiseno e slip. Aveva un seno discreto, bella formosa e con le cosce belle tornite. Il suo intimo era di classe e aveva un profumo dolcissimo che in poco si sparse nella stanza. Mi legò di nuovo i polsi alla testiera del letto con le mie calze, e questa volta usò la cravatta per bendarmi. “No”, urlai. Volevo vedere quello che stava per succedere, cazzo. Ma lui, stringendomi forte un capezzolo, mi disse che di stare zitta e di allargare le cosce. Avevo paura, ma allo stesso tempo sapevo che avrei fatto un viaggio bellissimo.

Mentre sentivo i denti di A. che mi mordicchiavano il collo, capì che Lorena si stava  sistemando sul letto. Sentivo le sue gambe lisce vicino le mie e il suo profumo sempre più forte. Lui le disse che da quel momento in poi poteva fare quello che voleva alla sua puttana. Inizia a tremare, ma di desiderio. Avrei voluto il suo cazzo ovunque, ma avrei dovuto aspettare. Lo sapevo. La lingua di Lorena iniziò ad accarezzarmi prima un capezzolo, poi un altro. Si alternava, mentre mi accarezzava i fianchi con le mani. Non volevo ammetterlo, ma era una sensazione bellissima. Una lingua morbida, calda e piena di saliva. Sentivo che aveva voglia anche lei. E sentivo soprattutto che aveva voglia lui, perché il suo respiro era già diventato più veloce e la sua erezione si strusciava contro il mio fianco. La figa mi bolliva, la sentivo bagnata e vogliosa. Lorena intanto mi succhiava e mordicchiava i capezzoli, mentre con il ginocchio faceva pressione tra le mie gambe. Provai vergogna, mai avrei voluto che una donna si accorgesse della mia eccitazione così, non appena lei scese giù con la testa dovetti ricredermi. La lingua prima sulla pancia, poi sulle cosce e finalmente sul mio clitoride. Lorena era dolcissima, almeno così sembrava. Leccava e succhiava, sempre più veloce. Lei sentiva il mio piacere crescere, e io sentivo il suo. Mentre si muoveva strusciava la sua fica sulla mia caviglia, facendomi sentire la sua eccitazione. Chiesi al mio Padrone il permesso di venire, non ce la facevo più. Mi chiese di implorarlo e lo feci, soprattutto perché speravo mi togliesse la cravatta dagli occhi. Volevo vedere. Avevo bisogno di vedere Lorena che giocava con la mia figa. E volevo vedere lo sguardo di lui. Non me la tolse. Ma mi ficcò il cazzo in bocca, spingendolo quasi nella gola. Lo sentivo gonfio, sembrava esplodere. E così fu. Mi ritrovai la bocca piena di sperma e del suo cazzo che continuava a muoversi, questa volta più lentamente. E finalmente ebbi il permesso di godere. Lui mi teneva per i capelli dicendomi “Vieni cagna, vieni” e Lorena continuando a slinguazzarmi bofonchiava parole tipo “com’è dolce, com’è buono”. Quell’orgasmo mi sconvolse. Non smettevo di ansimare e di dire “Ancora, per favore”. All’improvviso mi tolse la cravatta dagli occhi e mi baciò. Un bacio bellissimo, di quelli che mi facevano impazzire, con la lingua che accarezza e che fruga contemporaneamente. Riusciì a vedere il viso di Lorena, aveva un sorriso dolce e gli occhi lucidi. “Ne voglio ancora, per favore”. Lui mi guardò con tono di sfida e, afferrandomi per il capello, mi spinse addosso a Lorena. “Se la fai godere ti scopo per bene”. Qualche secondo di esitazione, non avevo mai sfiorato la pelle di una donna in un certo modo. Mi abbandonai ai sensi, e iniziai a baciarle piano il ventre, salendo verso i semi. Aveva i capezzoli scuri e abbastanza grandi. Appena ci misi le labbra sopra si inturgidirono. Ci giocavo, aiutandomi con le dita, ma cercavo di non guardare la donna in viso. Avevo vergogna. Lo stronzo capi subito, infatti mi disse “guardala negli occhi”, e continua. Dovetti farlo. È più la leccavo, più la guardavo, più mi eccitavo. Portai la mia mano tra le sue gambe, sfidando lo sguardo di A. . Mi sollevò la testa tirandomi i capelli e mi spinse giù, con la faccia tra le sue cosce. “Leccale la figa e io ti scopo”. Volevo il suo cazzo, avevo bisogno di sentirlo dentro, perciò non ci pensai due volte. Allungai la lingua e cominciai a leccare le sue grandi labbra. Erano lucide e bagnatissime. Tintinnai sul clitoride e lei ebbe una scossa. Iniziai a giocare con le dita. Un po’ di lingua e un dito, uno alla volta, don quando non mi ritrovai il viso di A. vicino. Iniziammo a leccarla insieme. Le nostre lingue si toccavano sul clitoride di Lorena. Io stavo impazzendo, ma anche loro. I nostri respiri aumentavano sempre di più. Quando ebbi il coraggio di dire “Lorena sei bagnata come una Troia”, lui si allontanò velocissimo e nel giro di pochi secondi lo sentii dietro di me. Sollevò i miei fianchi e affondò il suo cazzo nella mia figa fradicia. Con una mano mi dava sberle sul culo e con l’altra giocava con il mio buco. Sapevo che stava per farlo. Prima un dito, poi un altro. Mi fotteva la figa e mi allargava il culo. E io fottevo Lorena con la bocca. Il primo orgasmo fu il suo. Saltava sul letto dicendo al mio padrone che era arrivato il momento di incularmi, perché lo meritavo. Lui la ascoltò. Sfilò il cazzo dalla mia figa per infilarmelo nel culo. Sentì un po’ di bruciore, ma fu un attimo. Il piacere tornò presto. Mi sculacciava e mi fotteva il culo, mentre io gli dicevo di non fermarsi. Venni come non mai, e lui con me. Il calore del suo sperma mi invase le viscere è appena si sfilò da me, lo sentivo scorrere sulla figa. Si sporse in avanti per baciarmi, di nuovo. Chiedendomi di fare lo stesso con Lorena. Io la baciavo e lui mi guardava negli occhi, compiaciuto. Ordinò a lei di pulirmi per bene, con la lingua. Lui intanto sarebbe andato a fare una doccia.

Potevamo rimanere ancora tre ore in albergo. Sarebbe potuto succedere ancora?

Ve lo racconterò nel prossimo episodio.

Un bacio.

Margot

millebollenere@gmail.com

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