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Racconti di Dominazione

Un pensiero ignobile

By 18 Novembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Ti vedrei proprio bene in questa fresca mattina umida, mentre il mondo si deve ancora alzare dal letto, grato di poter, un giorno a settimana, dormire poco più del solito per poi lasciarsi trasportare in rilassanti pensieri festivi.

Non potresti proprio fare a meno di camminare così goffamente, sul marciapiede fatto di grosse e lisce pietre con quei diavolo di tacchi vertiginosi. Se non facessi attenzione, rischieresti di incastrarti tra una pietra e l’altra per poi cadere rovinosamente a terra.

Sarebbe troppo l’imbarazzo e sai anche bene il perchè. Non tanto per la rovinosa caduta, ma quanto per cosa potrebbe pensare il signore con il giornale che ti passa affianco e con gentilezza e cortesia ti si propone in aiuto, pronto a reggerti per un braccio mentre tenti faticosamente di rialzarti con le ginocchia doloranti.
Sai benissimo, che quel gentile signore, in tal caso, scoprirà senza problemi che quelle non sono normali calze, ma autoreggenti con dei deliziosi ricami che richiamano l’attenzione sulla tua pelle liscia, morbida e nuda delle cosce aperte.
Da vicino oltretutto, si accorgerà sicuramente che questo abito è troppo corto per riuscire a contenere tutte le tue delizie se la posizione non è consona.
Inoltre, la leggera pioviggine, oltre a renderti i capelli ricci di uno splendente riflesso quasi dorato, ammorbidiscono anche il già soffice tessuto che contiene a stento tutto quello che vorresti nascondere.

Rido.

Ma al tempo stesso il mio cazzo diventa di marmo quando vedro nitidamente il tuo reggiseno di una taglia più piccolo, trasparire da quel soffice tessuto adagiato su quelle due bocce che sembrano dirmi : “strizzaci, togli questi stracci e legaci strette.”
Rido ancora pensando alla borsetta che hai lasciato in terra.
Nel girarti non potrai fare a meno di mostrare a quel gentile signore la tua scelta di mutandine.
Si, saprà subito che a coprirti quelle due mezzelune c’è solo il soffice tessuto del vestito che nelle ultime manovre si è appiccicato ancora di più, finendo in parte proprio in quell’ambito solco nel quale saprà di per certo perdersi all’inteno un piccolo, striminzito e fortunato filo, facente parte di quel diavolo di perizoma che oggi ti ha eccitato tanto indossare.Chissà però se è quello con il triangolino frontale in rete sottile o grande. Secondo me, il caro signore non vede l’ora di scoprirlo.
Soprattutto non vedrà l’ora di scoprirlo quando tu con le guance avvolte dal rossore avanzato, ti piegherai finalmente a raccogliere i tuoi effetti personali.

Rido di gusto perchè in quel preciso istante, non solo eventuali altri passanti noteranno nitidamente che porti autoreggenti anche da 50 metri di distanza, ma altresì, chissà se il gentilissimo signore, noterà quella patatina gonfia che hai tra le gambe. Chissà se noterà quante attenzioni stà supplicando. Chissà se noterà quella piccola chiazza umida che però di umida pioggia sa ben poco.

 

Si certo, dopo lo ringrazierai con cortesia, stringendogli pure la mano e dopo esserti sistemata i capelli, traballando, ripartirai nella tua goffa impresa, sperando che quel maledetto vicolo sia dietro l’angolo e non tra altri duecento metri.

Si certo, sei cooerente del fatto che ti guarderà con sguardo tutt’altro che aggraziato, quanto presumibilmente con quello di porco depravato.

Ma saprai resistere ad un’inattesa domanda ?

Sapresti resistere ad una proposta come : “ti va di seguirmi ? Abito poco distante da qui, forse potrò porre rimedio a quella screpolatura sul tuo ginocchio destro. “

Oppure ancora peggio : “Vieni con me bella bambina. Ti va di leccare il mio gelato? Ti porto in un bel posto dove possiamo fare tanti bei giochetti. Dai che ho voglia di sfondarti quel bel culetto.”
No, forse questa è esagerata.

Ma sono sicuro che ti fa bagnare come una cagna sentirtelo dire.

Poi però sono sicuro che riuscirai a salutarlo con cortesia e dopo aver ripreso l’impervio cammino, farai di tutto per non cadere ancora.

Le distrazioni però sono proprio tante.

Il ragazzo in bicicletta ad esempio ti passa affianco con la bocca aperta fissandoti senza ritegno le cosce scoperte come nei giornaletti porno che guarda di nascosto nella sua cameretta.
Le due ragazze poi, ti guardano con aria strafottente, altezzose, come a volerti dire : “guarda questa come cazzo è vestita in pieno autunno, si vede che ha voglia di cazzo”.

Chissà però chi è veramente quella che ha voglia di cazzo, chissà quelle due che tanto giudicano, cosa poi in realtà sono capaci di fare pur di stare con il ragazzo piu bello della scuola.

 

Tu invece sai cosa sei e anche se non lo ammetterai mai, sai cosa vuoi.

E sai anche che quello che non vorresti mai fare, in realtà è il tuo desiderio più nascosto, più proibito.
Proprio come quando mi sarai di fronte, a testa bassa con gli occhi chiusi, pronta ad essere presa per i capelli e trascinata dentro quello stretto scantinato illuminato dalla luce neon.
Si ti piace questo maledetto posto sporco, spoglio e quasi rude. Come rude è la mano che ti scopre il culo, alzandoti il vestito fino a scoprirti la pancia.
Si lo sai, la porta l’ho lasciata aperta.. e se qualcuno passa ?

Si, vede quanto sei troia.

 

Anche quello sconosciuto potrà vedere mentre ti batto con forza il culo con la mano destra, mentre con la sinistra ti tengo il capo piegato, stretto per i capelli.
Sai anche che tutto questo non potrà finire finchè non lo riterrò opportuno. Finchè non riterrò che il tuo culo sia abbastanza arrossato, abbastanza dolorante.
Solo allora, dopo averti alzato il capo, dopo averti portato in un angolo, mollerò la morsa dai tuoi capelli.

Ma ad una condizione che conosci bene, non te la ricordi?

“Petto in fuori!”

Sai che non mi piace urlare, eppure quando ti spaventi sei dolcissima.
Ed ora?

Facciamo come è stato già anticipato, e con la stessa rudezza che ti piace tanto, infilo una mano in quell’incavo stupendo che divide i tuoi seni e con forza, tiro verso il basso lo stretto reggiseno, con esso anche il soffice vestitino.
Non sei sorpresa nel sentire il tessuto delle bretelline strapparsi rumorosamente, in fondo, quel diavolo di reggiseno era troppo stretto.
Ma poi quelle mani, quelle mani che ti impastano le tette, le strizzano, le schiacciano e poi, una boccia per volta, vengono legate strette da piu giri di corda….

si…ti mandano in estasi.

Le mollette infine.

Si, sono la cigliegina sulla torta ed i tuoi capezzoli, sono già duri in attesa di quella dolorosa morsa.

 

Ora ovviamente la tua patatina sarà un torrente in piena, fatto di umori in abbondanza non credi?
Ti piacerebbe che te lo ficcassi dentro con forza, facendoti urlare, facendoti dimenticare di questo dannato ed umido freddo mattutino.
Ti dimenticheresti pure di essere in un fottuto scantinato, in mezzo ad un vicolo in cui chiunque ti potrebbe sentire mentre ti lamenti come una troia in calore.

 

Si, lo so che non te ne fotterebbe niente.
Lo so anche che abbassandoti il perizoma, la tua bella fichetta depilata inizierebbe a sentire la brezza mattutina e le labbra si farebbero sempre piu invitanti, come due bellissime fette di pesca fresca e succosa pronte per essere gustate.

 

E poi….cosa succederebbe?

 

Portandomi di fronte a te, sai già di dovermi sbottonare i jeans diligentemente, abbassarli e poi, scoprire con garbo il cazzo che viene trattenuto a stento dai boxer umidi per la mia eccitazione.

Da brava apri la tua boccuccia e come un bel ciupa ciupa, inizi a succhiare diligentemente la cappella ormai violacea. Sicura che presto, quel bel paletto di carne rovente, potra solcare le profondità della tua dolce fichetta.
Succhi, e succhi ancora, assaporando con gusto immenso cosa ho da offrirti e poi, dopo un bacio sulla punta, ti stacchi da esso e con occhi imploranti mi guardi senza fiatare.

 

Sorrido, si. Sorrido sapendo che faresti proprio così.
Sempre sorridendo mi pongo quindi alle tue spalle e sempre sorridendo ti sculaccio con forza.
Eri impreparata dal piccolo urletto che hai emesso, ma tanto lo so che adori i colpi di scena.

Ed ovviamente, come poter rinunciare a farti contenta ancora.

Sputo sulla cappella, mentre tu, a tal suono, ti pieghi a novanta andando con le mani ad appoggiarti al piccolo sgabello sudicio che hai di fronte.
Sputo ancora sulla cappella, mentre con una mano strizzo una tua chiappa ancora rossa e dolorante.
Poi?
Poi con la stessa rudezza che tanto ti piace, passo il cazzo nel solco delle tue natiche.

Raggiungo la tua bella e soffice fichetta pronta ed invitant, ci inzuppo il cazzo tra le tue soffici labbra stracolme di umori e poi…
…. e poi ti faccio urlare, mentre con forza, dopo essermi spostato improvvisamente, spingo sul dolce anellino del tuo culetto.
Spingo e spingo ancora fino a quando almeno la cappella non è tutta all’interno.

Solo allora, prendo il vibratore che ho in tasca. È uno di quelli dal grosso calibro.

Senza farmi vedere, ci metto sopra saliva in abbondanza, lo posiziono tra le tue gambe tremanti e con altrettanta irruenza, dopo averlo acceso alla massima velocità, lo spingo nella tua soffice patatina facendoti sobbalzare ancora.
È una goduria quello che sento sul mio cazzo, quella vibrazione mi manda alle stelle l’eccitazione.

Senza aprirle, ti strappo letteralmente le mollette dai capezzoli e dopo averti presa per i capelli con una mano, spingo il cazzo tutto dentro al tuo culo.
Stringi i denti, li digrigni, respiri con forza, chiudi gli occhi e poi mi supplichi.
Ma mi domando per cosa mai potresti supplicarmi?

Di smettere o continuare?

Attendo una tua risposta, mentre con il cazzo inizio a entrare e uscire dal tuo culo con sempre maggior vigore.

 

 

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