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Erotici Racconti

Valutazioni carnali

By 27 Gennaio 2019Febbraio 12th, 2023No Comments

E’ già da parecchio tempo che medito e ordisco a fondo su questo misterioso quanto straordinario concetto della vita. In effetti, da quando sono venuto alla luce ed essendo nato maschio, la creazione stessa ha decretato che io mi legassi e in conclusione mi unissi un domani sessualmente con una femmina. Forse, l’universo stesso, non aveva considerato né presagito che nel genere umano sia il fermento che l’operosità del carattere riproduttivo avrebbe oltrepassato un giorno il senso e il valore, vale a dire nel proposito della riproduzione, del mantenimento della razza, per assumere in definitiva significati affettuosi, disimpegnati, interiori e finanche spirituali. 

Devo ammettere e convenire, che fino a questo momento io ho sovente attuato e osservato nel mio individuale ambito le regole della vita, per il fatto che sia nel modo leale e retto, che in quello ingiusto e sfavorevole, con parecchio sforzo ho avuto la mia appropriata e confacente porzione di signorine. Ho avuto bizzarri e inediti rapporti, alcuni migliori e positivi, altri inadeguati e insoddisfacenti. Tutto ciò è avvenuto invero per attrazione, per affettuosità, per desiderio, per occorrenza corporea, per necessità psichica, nondimeno in ultimo per riconfermare la mia intrinseca diversità e per ribadire la mia uniformità riproduttiva, eppure proprio lì, in quell’esatto e coscienzioso frangente, ho compreso che stavo avanzando inevitabilmente con gli anni, stavo naturalmente decadendo e tramontando con mutevole buona sorte.

Rammento con immensa emotività e con quale stato d’animo grandissimo quando sfioravo l’avvenente Elena, in quanto lei s’abbandonava squagliandosi testualmente fra le mie mani, per il fatto che io non le ho giammai sfilato le mutandine asciutte. Che demoralizzazione e che mortificazione all’opposto, mentre ascoltavo Franca amabile e piacente anch’ella, ma che tentava con un camuffato turbamento di manifestarmi con una certa inquietudine come se avesse l’impellente urgenza d’essere pungolata, durante il tempo in cui io per l’occasione con dovizia m’impegnavo nella mansione, eppure lei ribadiva indisponendomi e urtando nettamente le mie aspettative, dichiarandomi irrimediabilmente che le procuravo solamente del male.

In seguito, trascorso velocemente quel florido periodo, in verità l’inventiva non mi è mai e poi mai mancata e il desiderio di conoscere neppure. Può darsi che sia stata l’indiscrezione che la stranezza in simbiosi, il motore e la sorgente ulteriore di taluni miei giudizi, dapprima soltanto lambiti con angoscia, dopo con regolarità maggiormente arginati e dominati con affanno. Vale a dire l’astruso e il multiforme pianeta femminile, il desiderio di sapere del loro grandioso quanto cervellotico e macchinoso cosmo, la direzione, la loro delicatezza prodigiosa, nel metodo verso il loro modo di godere, certo, sì, per la precisione sto descrivendo dell’argomento d’appagarsi i sensi a livello sessuale. La maniera d’aprirsi a rilento, l’iniziare ad accendersi in modo simultaneo con il suo respiro, alla fine sopraggiunge l’acme massimo, l’apogeo radicale del puro piacere. Che meraviglia eccezionale e sovrumano l’orgasmo, dal momento che tutti i tessuti muscolari, i filamenti della persona in questione, si contraggono e dopo si rilassano a seguito dei favolosi e indescrivibili contorcimenti lussuriosi di quell’incantevole, magico e prodigioso attimo.

Adesso io pondero: sì, è vero, io sono un maschio, che cosa diamine vado a speculare e a scervellarmi oltremodo. Queste riflessioni attualmente le sprango da una parte, ma loro guizzano sfuggendo via dalla parte opposta. Al presente quel concetto diventa conficcato, diventa un’idea fissa, ti fa campare negativamente, ti sprona affrettandoti nel decidere. Stop a questa fissazione, adesso l’ho concluso energicamente, me lo rivendico fermamente, desidero sperimentare tutto ciò che riscontra e che tasta una femmina, bramo godere come una signora, aspiro d’essere ghermito come una donna. Sarebbe tutto qua il vasto patimento? Il rinvenimento di un’omofilia sfuggente e recondita? In realtà non produce più ragguagli, perché parecchia gente ha fronteggiato la faccenda senza ampie complicazioni. Io mi voglio cimentare, desidero collaudare e provare quello che vive una femmina, bramo godere come una signora, ho l’intenzione essere pigliato come una donna, però da una donna. Reclamo d’essere appassionatamente posseduto da lei, voglio che mi faccia svisceratamente aprire sia l’anima che il corpo con la sua rincuorante amabilità, perché gradisco regalarle incondizionatamente la mia intima innocenza. Mi spiego, non sto bisbigliando né confabulando di rapporti all’estremo d’assoluto predominio né di sottomissione, bensì fantastico d’una femmina che mi tratti con la piacevolezza di cui ha bisogno una donna, in parole povere una femmina che abbia intenzione d’avere una relazione saffica assieme a me. Sarò dissennato, probabilmente malandato, chissà? Può darsi che sia linearmente ammesso e morale, quello che so e che in ogni caso mi trovo in cattive condizioni, sono infelice. Ho deciso, desidero metterlo in pratica, ho il dovere di compierlo.

Molte volte rimugino se all’opposto c’è una femmina che abbia l’identica occorrenza, la medesima immorale e la sconcia genialità. Al giorno d’oggi, per buona sorte o disgraziatamente, a seconda dei vari aspetti e dei punti di vista c’è l’ausilio d’internet. Pertanto, quale ghiotta, lussuriosa e prelibata maniera per addentrarsi nella rete e mettersi in lineare contatto con una moltitudine di persone in modo ignoto, lascivo e silenzioso? Coraggio, dai, scaglia l’amo, può darsi che qualcheduno la raccatterà. Attualmente menziono con grande piacere addirittura adesso, la trepidazione del primo riscontro con Fiorella, una giovane e nobile dama d’alto lignaggio, che debuttava con la sua focosa richiesta chiedendomi che cos’avessimo potuto concludere in definitiva assieme. Io in quella circostanza alquanto ammaliato e stregato, tentavo d’esporle le mie ambizioni e il mio inedito stato d’animo, decifrando altresì le mie intrinseche e impertinenti aspirazioni, rammentandole che ero bendisposto ad accettare tutto per la riuscita dell’evento. Il suo inatteso lessico si rivelò pesantemente grezzo, pungente e sgradevole, in verità non testualmente tenerissimo, eppure io ero deciso. Ricevetti quattro messaggi, in seguito lei svanì nel nulla. Memorizzo perfino il secondo borioso e tagliente contatto con Maura che annunciava:

“Durante il tempo in cui tu vagheggi con dei tizi immaginari, io mi godo appieno il cazzo del mio reale consorte, va’ a farti fottere”.

In effetti, da come si può evincere, ci sono persino ragazze dure, infami e maleducate, inclini e solerti nel trafiggerti infondatamente senz’indugi. Poveretta, ha perfino dissipato il tempo nel redigere il breve comunicato da inviarmi. Ho ancora ben presente il dispaccio di Wendy direttamente dall’Olanda, sì, perché dovete sapere che nel mio bighellonare tra il web, mi sono accuratamente applicato orientandomi ugualmente per cercare nelle zone della messaggistica estera, per dialogare, se non altro. Wendy, per l’appunto, pareva impersonare raffigurando il mio desiderio, lei era amabile, comprensiva e tollerante, annunciava liberamente d’avere già avuto un’altra vicenda del genere con un uomo e di rammaricarsi a volte tuttora, per le impareggiabili e per le uniche emozioni del loro rapporto. Mi rammarico, rivelando che, dopo una dozzina di comunicati Wendy cominciò a prospettarmi strambe strutture di partecipazione per la stesura d’un romanzo amoroso che stava scarabocchiando, in quanto sembrava attrarla molto più di me. Quello che cerco è parecchio speciale, lo so, le femmine sono caute, circospette e guardinghe, serve tanta continuità e perseveranza. Non ci speravo quasi più, finché la notizia bramata è arrivata:

“Caro mio, ieri ho letto il tuo preciso e categorico avviso, pure io ho le tue stesse inclinazioni, saprai bene però, che per una ragazza è alquanto imprudente e sconsigliabile avventurarsi ed esporsi”.

In questo modo iniziò a rivelare di sé, tuttavia del tema sesso neppure un minimo accenno, perché seguitava nell’espormi le sue individuali apprensioni assieme alle sue intrinseche e libidinose aspettative. Riportava aneddoti della sua esistenza, le sue paure, le sue aspirazioni, i suoi futuri propositi, i suoi peculiari interessi e i suoi innati valori. Lei tentava d’impossessarsi della mia fiducia, io di rimando nell’impadronirmi della sua. In special modo, io saggiavo d’esporle la mia urgenza d’amabilità, d’affettuosità e di benevolenza, di farmi prendere per mano per condurmi in un universo inedito, del quale avrei voluto avere un bel ricordo di provare un radicale piacere, non d’un perenne disonore e d’un durevole sconforto.

Lei non è una ragazza che vuole schernire un uomo, conversa come una donna, si commuove e si entusiasma come una femmina qualunque, gioisce come una donna. Quanti giornate trascorse nel raccontarci le nostre peripezie, le nostre meschine odissee quotidiane, nel discutere di sesso come un argomento non fine a se stesso, ma disposto e inserito nell’ambito d’un legame radicale. Che quantità di esigui intralci da parte mia, quando si sfioravano i temi più fragili e lei là, ammodo, armoniosa e duttile nell’incoraggiarmi. Non sono riuscito ad avere la risolutezza di parlottare, degli ornamenti d’adoperare, mentre lei rincuorante come di frequente m’aveva riferito di non preoccuparmi, in seguito appena ci siamo sentiti pronti è avvenuto l’incontro di persona. L’appuntamento dal vivo è sovente un istante difficile, perché concretamente incappi con una persona che è un forestiero, ma sai che conosce svariate sfumature di te, padroneggia le essenze più segrete sul tuo conto, ma anche là, è sufficiente argomentare lealmente, descrivere il proprio impaccio, dopo tutto passa.

Sofia non era per niente poco femminile, giustappunto per smentire alcuni ambiti popolari, lei non era per nulla incipriata. In sua compagnia era semplice ridacchiare insieme, quest’aspetto era rilevante. La sua innata contentezza era quanto di più leggiadra e aggraziata si potesse ipotizzare. Entrambi non dialogammo per nulla di sesso, in verità del resto non ce n’era bisogno, perché pareva come se esaminandoci e squadrandoci con gli occhi, esprimessimo tacitamente la nostra radicata e sincera connivenza. Questa prospettiva era enormemente eccitante, io ero lieto e gongolante quando ci salutammo, pure Sofia pareva esserlo, giacché eravamo in piena sintonia. Stasera mi recherò presso la sua abitazione, adesso ho suonato il campanello, avverto i suoi passi avvicinarsi, le gambe mi tremano, la testa mi gira, la porta s’apre, mentre il suo delizioso sorriso mi travolge invitandomi ad accedere. Lei m’afferra sottobraccio e intraprende l’accurata escursione mostrandomi il suo alloggio, lo stesso è metodicamente arredato, è accogliente e luminoso, ci sono molti soprammobili, tante lampade e svariati pupazzi di pelouche e l’immancabile enorme pianta della felicità nel vestibolo. Tutto là dentro comunica al femminile, perché persino all’ingresso della stanza da bagno c’è un nastro rosa appeso, che segnala che qua soggiorna una donna. Sofia frattanto mi fa accomodare sul canapè, al momento ho lo pancia otturata e la testa è ostruita. Sofia adagio comincia a menzionarmi come ha trascorso la sua giornata, dell’infernale traffico odierno, degli scompigli sul posto lavoro, della discussione al distributore di benzina con la signora che aveva cercato di passarle davanti. La testa mi fischia, io sogghigno istintivamente quando lei viene ad accomodarsi vicino a me catapultandosi letteralmente sul canapè. Adesso la vedo meglio, i suoi capelli sono sciolti, ancora bagnati per la doccia, i suoi gioiosi grandi occhi mi esaminano, è davvero bellissima.

Io per l’occasione ero esitante su che cosa indossare, sicché in ultimo ho preferito un abito disinvolto e informale e ho fatto bene. L’atmosfera agevole e semplice conviene al momento, adesso ci squadriamo, in quanto segue un intenso attimo di silenzio. Le guance di Sofia arrossiscono leggermente, io non so di che colore possano essere le mie, ma capto distintamente la mia faccia bruciare e credo che lei possa leggervi sopra perfettamente il mio evidente stato d’animo. Che frase potrà mai fuoriuscire dalla bocca d’una persona in questi momenti? Nel mentre, una fragorosa risata liberatoria ci toglie da quell’inedito quanto naturale impiccio, poiché è una squisitezza inattesa. Riemerge nei nostri sguardi la limpida partecipazione, la connivenza muta che trasmettono i miei occhi sbalorditi e i suoi, che non cessano di ridere un momento. Siamo deliziati, palesemente paghi, il nostro universo adesso è tutto là su quel canapè, privilegiato, irraggiungibile per il resto dell’umanità. Le nostre mani s’incontrano, le osserviamo mentre s’attorcigliano, dopo ci studiamo di nuovo, finalmente ci abbracciamo in silenzio. Al momento le nostre mani e i nostri sguardi arringano e comunicano per noi due.

Più tardi ci sganciamo stando attigui, per quante volte ho già vissuto questo momento. Al presente è l’ora del primo bacio, a questo punto io passo un braccio dietro le spalle di Sofia, con l’altra mano la sospingo verso di me, lei piega la testa sulla mia spalla e la bacio. Stavolta rimango fermo fissandola negli occhi, lei afferra al volo, non sorride più, m’agguata la testa fra le mani, m’accarezza la faccia assestandomi i capelli. Passa una mano dietro la mia nuca, mi brandisce il mento con l’altra. La mia testa si piega all’indietro, Sofia preme le sue labbra sulle mie. La sua è invero una strana, ma insolita pressione quella che utilizza. Dischiude le labbra, la sua lingua comprime con fermezza le mie. E’ un’autentica e genuina penetrazione la sua, le sue labbra premono con maggior forza sulle mie, la sua lingua scava, esplora il mio palato arrivando fin dove può. Io cerco d’affrontare una contesa con la mia lingua, ma la sua dispoticamente me la ricaccia all’indietro, mentre imprime una breve stretta più forte alla nuca.

Io mi sento posseduto dalla sua lingua sempre più esigente, sono totalmente sbronzo, sono radicalmente fra le sue lussuriose grinfie con le mie braccia inerti. Non so quanto duri quel bacio, ma il mio senso del tempo è pienamente stravolto, dopo Sofia ridimensiona con lentezza la sua pressione, le sue mani scivolano di nuovo sulla mia faccia, le sue labbra si distaccano dalle mie non prima d’avermi dato un leggero morso sul labbro. Sofia mi guarda e sorride, anche se in quello sguardo mescolata alla soavità appare una luce più ardente, infervorata e frenetica. Lei m’accarezza, m’agguanta una mano tra le sue e inizia a baciarmi. Al momento mi tremano le gambe, ho degl’inconvenienti nel deambulare in modo dritto, Sofia seguita nel tirarmi per mano, mi conduce fuori dal salotto attraverso il corridoio, io la seguo ed entro. Là c’è il suo talamo, lo osservo, cerco di fissarlo nella mia mente, non è un giaciglio qualunque, è in verità l’alcova dove avverrà il prodigio, il miraggio che si compirà.

Adesso mi squadro intorno, preferisco scrutare compiutamente quel posto che sto per oltrepassare. Sofia ancora una volta sembra captare al meglio i miei intimi giudizi, per l’occasione mi lascia fare. La sua camera è accogliente, ben temperata, le tapparelle sono chiuse. L’arredamento è senz’eccessi, uno sproporzionato guardaroba, una sedia di legno, un comodino, il giaciglio grande, con una trapunta e due enormi guanciali foderati. Il guardaroba ha una porta girevole con una grande specchiera, io la osservo mentre mi esamino la figura. Lei comprende tutto, la specchiera mi crea disagio, in questo preciso istante mi sconcerta. All’interno del guardaroba si vedono di sfuggita i suoi indumenti, perché lei è una ragazza, un’incantevole e magnifica femmina. Sofia m’abbraccia, mi lambisce la faccia e mi sorride bisbigliandomi un angelico e soave vuoi? In quel frangente capto come se stessi per unirmi in matrimonio nel momento della profetica proposta sì, lo voglio. Sofia accende la luce della piccola lampada, quel bagliore ci rischiara il volto e il corpo, dopo mi fa accomodare sull’orlo del letto. Quella che vivo è la più delicata e premurosa svestizione che ho mai vissuto, io non devo fare niente. Lei mi toglie le calze, mi sfila il maglione e la camicia e mi rincuora. Io la osservo, sono statico e rincretinito, mentre divento gradualmente più nudo, maggiormente vulnerabile al suo sguardo. Con delicatezza mi fa alzare in piedi, mi slaccia i pantaloni aprendo la chiusura lampo, me li abbassa e me li sfila del tutto. E’ insolita la calma con la quale ripone i miei vestiti. Poco dopo pure gli slip vengono rimossi, al presente sono discinto, interamente spoglio di fronte a lei, mentre Sofia è completamente vestita. Mi squadra, mi esamina senza smettere di sorridere, io adoro il suo sorriso, perché m’infonde sicurezza.

Adesso Sofia m’accarezza la faccia, il torace e i fianchi, il mio cazzo è interamente in stato di pausa, è insolitamente incongruente, sono aizzato come non mai, eppure l’emotività è assai vigorosa. Sofia imprime una lieve carezza al mio bassoventre, dopo m’accarezza le cosce, risale su per i glutei con ambedue le mani. Per un istante il suo sorriso si contrae, nei suoi occhi colgo un’illuminazione fiammante, è di desiderio, di possesso autentico. Per un attimo non è più lo sguardo d’una ragazza, per l’occasione io ingerisco ancora a vuoto. Adesso ci distendiamo sull’alcova sprofondando tra i guanciali, Sofia è completamente vestita, io all’opposto sono interamente disadorno, lei colloca un braccio dietro le mie spalle, mi mette giù, mentre con l’altra mano mi carezza i capelli. Steso così al suo fianco il suo bacio è ancora più appassionato ed esigente. Sono suo, lei recrimina il mio dominio, mentre pigia con maggiore foga le sue labbra, la sua lingua mi setaccia a fondo. Il suo distacco stavolta è più immediato, perché comincia a darmi dei piccoli baci sugli occhi e sulle labbra, io sono del tutto indolente e svogliato. Dal momento che ho varcato la porta di quell’alloggio, ho smesso d’essere un uomo, di comportarmi da maschio, perché svolge tutto lei, mentre io eseguo remissivamente ciò che lei desidera. Mi bacia il collo mordicchiandolo ingordamente, dopo mi lascia un segno più marcato, perché brama che mi resti una traccia, pretende di contrassegnare il suo bene, dopo digrada verso i miei capezzoli mordendoli, succhiandoli e pizzicandoli.

In verità mi piace essere suo, lei lo avverte, ha la netta cognizione d’aver ottenuto il suo trofeo, sa che sono nelle sue mani, e farà di me quello che più vorrà, in fondo se lo è aggiudicato. La febbre ormai ci divora, anche lei fa sempre più fatica a mantenere i suoi gesti ammodo e garbati, ha il timore d’intimorirmi, malgrado ciò pure il suo corpo protesta, esige il piacere. Con le mani Sofia digrada verso il mio punto centrale, lo trastulla, dopo scende verso i miei fianchi. Adesso i suoi occhi sono piantati nei miei, m’accarezza il pube e una buona volta il mio cazzo. La sua presenza lo attizza, perché ci gioca amorevolmente ravvivandolo in buona parte, in seguito prosegue in direzione delle cosce, dopo risale verso il pube, lambisce i testicoli con la punta delle dita, in seguito li accoglie nell’incavo della mano. Successivamente comincia a scendere lungo il perineo, a rilento in un tempo che sembra un’eternità. Io sono totalmente inidoneo di connettere, mi sento maldestro, mi verrebbe voglia di piagnucolare, per svuotare in qualsiasi modo la tensione che si è accumulata dentro di me, però devo apprendere, conoscere, voglio impratichirmi e assimilare la tempistica d’una femmina. Adesso desidero tralasciare la mia impazienza di maschio, la mia foga d’uomo, al momento sono un utensile di carne nelle mani di Sofia, perché sarà lei a scandire i suoi tempi.

Il suo dito medio è all’inizio del solco delle chiappe, ci scivola dentro, s’insinua adagio. E’ vicina, la sento, è tremendamente adiacente. Pare come se il mio riposto più avvallato si schiudesse offrendosi interamente senza eccezioni, al momento bramerei che lei non mi scrutasse, ma non è possibile, in quanto il suo sguardo è appiccicato al mio. Sofia vuole padroneggiarmi mentre m’adocchia, brama afferrare quegli attimi in cui mi sta usurpando l’intimità, cosicché appena ritiene d’essere sopraggiunta al punto giusto si ferma. In quella circostanza io avverto un prolungato istante di stallo, dopo lei piega la punta del dito verso il mio pertugio, la sua invero è un’aderenza cedevole e soffice, nonostante ciò su di me ha la sensazione d’una scudisciata, pare un cortocircuito. Io guizzo, m’irrigidisco, ho la netta sorpresa che le mie gote s’incendino, non posso più fissarla, in tal modo volgo lo sguardo altrove. Sofia abbandona là il dito senza ritirarlo, m’ispeziona baciandomi nel mentre sulla fronte. Io m’adeguo al suo volere e adempio, adagio la osservo, lei mi rincuora enunciandomi di non temere nulla.

Sofia resta ferma e aspetta, sa che cos’attendere, che io mi tranquillizzi, che il mio fisico comodamente s’abbandoni, lei percepisce il tessuto muscolare delle mie chiappe distendersi, subito dopo pigia di nuovo la punta del dito. La mia istintiva reazione adesso è più composta e conciliata, al presente i miei iniziali sbarramenti non esistono più, capto di netto come un tramezzo che si schianta, in questo modo lei può adoperarsi e passare all’azione in tutta autonomia. Il suo dito comincia un apatico quanto soave spostamento rotatorio, io in quel libidinoso frangente perdo gradualmente l’omogeneità dei sensi, colgo che il mio pertugio sta per soccombere assieme alla mia vitalità, mi sento franare nel vuoto, i muscoli si distendono, capitolano del tutto, mi sento costantemente più dilatato e invaso, testualmente espugnato. Il respiro è diventato ansante, le mie labbra si socchiudono, non gestisco più la mia voce, perché inizio a diffondere soltanto vocaboli privi di nessi peraltro scomposti. In realtà sto dissipando il contatto con l’ambiente circostante, gli oggetti accanto a me svaniscono, il mio fisico vibra, sì ecco, come ho di continuo vagheggiato.

Probabilmente sto ribadendo qualcosa, può darsi che stia gridando, non me ne rendo conto, non riesco più a stare fermo. Ho urgenza di sgombrare tutta l’energia che sto stoccando, Sofia si blocca, adesso è crudele e amara la separazione della sua mano da me. Io non penso più e attendo. Al momento le sue azioni sono garbate, ma più leste, lei non desidera che riappaia quello di prima, viceversa pure lei è giunta a un luogo di non rientro. Io esamino un istante la sua faccia e comprendo che più o meno è attendibile la seconda congettura, in verità adesso m’incute una leggera apprensione. Sarà in grado di contenersi e di dominarsi? Resterà amabile e duttile fino al termine? Non ho il tempo di reagire a quest’interrogativi, perché Sofia m’agguanta per i polsi, mi fa alzare dal letto, m’afferra in modo delicato ma determinato facendomi girare, imprimendomi una lieve pigiatura sulla schiena, ho assimilato e ben compreso che dovrò curvarmi in avanti. Le sue mani ora sono più risolute, nel mentre mi distanzia le cosce, dopo mi fa abbassare il più possibile il torace verso il talamo, attualmente sono pienamente in mostra indifeso, scoperto, senza riparo né decenza.

Io capto di netto la sua audace, impudica e lussuriosa occhiata, che brinda degustando le mie parti intime che si schiudono di fronte alla sua procace e viziosa visuale. In quel frangente fruga nel comodino ed estrae qualcosa. Io di proposito non oso guardare, appiccico lo sguardo in direzione dello schienale del letto, perché al momento sono i frastuoni a condurre questi ultimi momenti. Limitati calpestii che echeggiano nella mia testa, che posso decrittare uno a uno, che m’accostano al grande e atteso istante. Subito dopo sento deporre qualcosa sul comodino, un notorio sfregamento di cinture, il cassetto frattanto si richiude e attendo ancora. Ascolto i passi scalzi di Sofia dietro di me, la chiusura lampo dei suoi pantaloni che scorre, molto bene si sta svestendo. Capto distintamente lo stropiccio dei suoi jeans che si sfilano, il botto che si ode quando vengono scagliati sulla seggiola facendomi sussultare. Adesso lei non ha più la meticolosità di ripiegare i vestiti, perché intercetto lo strofinio delle cinture. Un crampo brutale mi brandisce in modo inusuale lo stomaco, Sofia s’accosta al talamo, mentre avverto in modo chiaro che le sue mani si sono collocate sulle mie chiappe, accompagnato dal tipico rumore d’un flacone che s’apre.

Sono concentrato, in effetti leggermente in apprensione, m’accorgo della sua mano che distanzia la fenditura del mio didietro. Capto un gelido scivoloso balsamo che mi fa lievemente sussultare, invero un riguardoso massaggio che fa scomparire il freddo stendendo la percezione d’umido, in seguito s’allontana. Mi sento sotto accusa, sotto esame, sono istanti incalcolabili, inesauribili, ho il respiro affannato, mentre continuo a fissare lo schienale del talamo. Sento che Sofia s’avvicina dandomi un bacio sulla testa, le sue dita mi schiudono, ambedue le mani trionfano sulle mie sguarnite chiappe, intanto che un altro aggeggio s’addossa in modo soffice e ostile al centro di esse. Io avverto una tenue spinta, un lieve indolenzimento, Sofia si ritira percependo la mia contrazione. Dopo un’altra spinta, una ritrazione meno completa, inizialmente una pigiatura delicata, in seguito più decisa. Si ritrae e conficca più di prima. Io so che c’è un differente confine del tutto accidentale, interamente ingovernabile. E’ là, la mia verginità, la mia completa illibatezza, perché e là che sento pigiare nel mio conclusivo atteggiamento di ragionevolezza.

Io seguito a fissare lo schienale di ferro battuto del talamo manifestamente ammaliato, perché nel centro compare la figurazione d’un grande fiore sbocciato. Mi pare d’intravedere il mio bocciolo che si schiude sotto la sua decisiva spinta. Che cosa proverò? Disperazione, sofferenza? Appagamento, benessere? La mia psiche è al presente interamente narcotizzata, io la sento salire dentro di me, a rilento, pare non terminare, fino alla mia anima. Mi manca il respiro, ho l’angoscia, poi ricomincio a respirare con frammentati sussulti. Sofia inizia a muoversi lentamente, si ritira quasi del tutto e dopo riaffonda trovando ogni volta avvallamenti maggiori. Avverte che sto capitolando, che sono suo, radicalmente suo. Il mio respiro aumenta d’intensità, il mio cuore batte forte nel petto, giacché sembra caldeggiare il suo ritmo. Mi ronzano le orecchie, se sta dicendo qualcosa non posso sapere cosa, i suoi movimenti sono scomposti, ma sempre incessanti e più spediti.

Tutto il mio corpo è accordato sulla sua cadenza, identifico e percepisco ogni fibra di me corrugarsi in attesa d’una contrazione muscolare, che m’affranchi in conclusione le membra.

Mi rimane soltanto un istante per ponderare e per valutare: ecco, che cosa si sperimenta, quando si è donna, poco prima che la coscienza e che il corpo intero, deflagri erompendo in una cascata di variopinti sfolgorii. 

{Idraulico anno 1999} 

 

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