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Seaside: Paola

By 23 Settembre 2014Gennaio 17th, 2021No Comments

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Quell’estate, per le prime settimane di vacanza, Paola sarebbe stata a casa di sua nonna Maria. La nonna, ancora piuttosto giovane nonostante il suo ruolo – aveva da poco passato i sessant’anni – abitava da sola in una grande casa in un piccolo paese di campagna. Sola da quando, soltanto un anno prima, il nonno era morto.
Paola era contenta di passare un po’ di tempo con la nonna, perché sapeva che non era semplice riadattarsi a vivere da sola. Era contenta di poterle fare un po’ di compagnia e di poterle dare una mano con tante piccole cose di casa di cui, in passato, si occupava suo nonno. Certo, non sarebbe stata una vacanza molto divertente’ ma si trattava soltanto di un paio di settimane, poi sarebbe andata al mare con delle amiche. Intanto, poteva rendersi un po’ utile.
Quel pomeriggio, dopo pranzo, Paola si trovava in veranda, sotto il portico, davanti al bel giardino verde in leggero pendio che stava di fronte alla casa della nonna. Era seduta su una sedia da giardino. Indossava calzoncini corti e un reggiseno di costume, aveva i capelli raccolti sulla nuca e occhiali da sole scuri, e leggeva.
La nonna, che quel giorno era stata particolarmente impegnativa – aveva continuato a richiedere la sua attenzione per varie faccende – le annunciò finalmente che si apprestava ad uscire per un giro di commissioni. Paola aveva già programmato di rimanere invece a casa, per cominciare a occuparsi del garage: c’erano molti attrezzi e pezzi di ricambio che il nonno aveva accumulato e che erano da riordinare. Lei, abituata fin da piccola a seguire suo papà in tanti lavoretti di casa, sapeva meglio della nonna come fare ordine.
Scese in garage e nella penombra del locale interrato, con il portone di metallo sollevato che lasciava entrare un po’ di luce, indossò dei grossi guanti di pelle e cominciò a raccogliere un po’ di oggetti in modo sistematico. Mentre lavorava ogni tanto parlava tra sé, e ogni tanto canticchiava a labbra chiuse.
Non era passata un’ora quando sentì suonare il campanello in casa. Pensò un attimo se risalire in casa per rispondere, poi decise che era più semplice passare dal garage stesso. Si calò sugli occhi gli eleganti occhiali da sole scuri, squadrati, ed uscì alla luce del pomeriggio, imboccando la breve salita che portava alla strada di fronte a casa.
Sbucata sulla strada, appena oltre l’angolo del muro di recinzione, si fermò a pochi passi da un uomo anziano, con occhiali scuri e folti baffi grigi, che attendeva davanti all’ingresso.
– Buongiorno! – richiamò la sua attenzione, sorridendo e sollevando una mano in segno di saluto.
– Buongiorno – rispose l’uomo dopo un attimo, sorpreso. La ragazza, giovane e abbronzata, era in calzoncini corti e infradito, e indossava un reggiseno di costume giallino, piuttosto fasciante ed elegante, ma che comunque la lasciava con il ventre, le spalle e le braccia scoperte.
– Cerca mia nonna?
– Sì.. mi ha detto di passare, per’ per delle cose in garage’
– Ah sì! Io sono Paola’ sua nipote – si presentò la giovane ragazza, facendosi avanti e allungando una mano con un sorriso. L’uomo gliela strinse.
– Mario – si presentò sinteticamente.
– Mi ha detto la nonna che doveva prendere lei un po’ di parti di ricambio’ Ero giù in garage a sistemare. Venga pure!
La ragazza fece cenno all’uomo di seguirla e lo precedette lungo la discesa. Scendendo, in silenzio, per pochi secondi l’uomo osservò da dietro le spalle aggraziate ed abbronzate, nude, della giovane.
In garage, Paola si risollevò gli occhiali sopra la testa. Si fermò mani sui fianchi, osservando il mucchietto di oggetti che aveva raccolto quasi in centro alla stanza.
– Ecco, sto raccogliendo qui tutto quello che &egrave da buttare’ quello che a noi non serve. Lei di cosa ha bisogno? Le servono dei pezzi elettrici?
– Ehm, sì’ sì, ho bisogno di alcuni interruttori.
– Ah, ok! Qui ne ho trovati un po’.
La ragazza si diresse ad un cassetto, dandogli le spalle. Lo aprì e recuperò un sacchetto di plastica pieno di roba. Tornò verso di lui e lo posò a terra, con uno sbuffo. L’uomo le guardò le gambe magre e lisce.
– Quanti – commentò lui, tanto per dire qualcosa. Paola scoppiò a ridere:
– Sì! Sembra di essere in un ferramenta. C’&egrave un sacco di roba!
L’uomo lanciò un’occhiata al suo ventre piatto e abbronzato, che mentre rideva si contraeva, sodo e tonico.
– Così però ti sporchi’ – le disse, accennando al suo costume e ai calzoncini marroni.
– Oh – Paola si guardò, e fece un sorriso senza alzare gli occhi. Si strinse nelle spalle. – Ci sto attenta. Poi tanto ho sotto il costume’ – per provare quello che diceva, slacciò il bottone dei calzoncini e abbassò almeno in parte la cernierina, aprendoli di qualche centimetro: l’uomo vide gli slip di costume, dello stesso colore del reggipetto. – Faccio presto a lavarmi – sorrise la ragazza, guardandolo, e poi riabbassò lo sguardo e si riallacciò i calzoni.
L’uomo rimase pietrificato da quel gesto. L’aveva fatto con grande naturalezza, tanto che non sembrava malizioso’ eppure, in qualche modo, lo era stato. E molto.
– C’&egrave anche un altro scatolone – stava intanto dicendo la ragazza, che si era girata ed era tornata ad un altro scaffale. Qui afferrò uno scatolone di cartone e con una certa fatica lo sfilò, lo portò fino a lui e lo posò a terra, subito accanto al sacchetto.
Quando si rialzò, sbuffando per lo sforzo e sistemandosi una piccola ciocca di capelli con la mano, una spallina del costume era scivolata giù dalla spalla, fin quasi al gomito. La coppa sinistra, lievemente abbassata, lasciava vedere appena oltre il bordo dell’abbronzatura, qualche centimetro di pelle più chiara e liscia, sul seno.
Mario lo vide oscillare leggermente quando lei si raddrizzò sulle gambe.
– Forse le servono anche questi – sorrise Paola, alzando gli occhi a guardarlo.
– Sì’ – mentre le sue parole esitavano, lo sguardo dell’uomo tornò una volta di troppo su quella coppa del costume leggermente fuori posto. Paola seguì il suo sguardo, abbassò gli occhi e vide il problema.
– Oh – disse, e prontamente sollevò il braccio per rialzare la coppa, allungando subito l’altra mano a prendere la spallina sfuggita e riportarla al suo posto. – Mi scusi – sorrise fuggevolmente, lanciandogli un’occhiata e subito distogliendo gli occhi, timida. – Questi’ non credo che ce ne siano altri. – Era tornata a parlare di lavoro.
Anche Mario si sforzò di concentrarsi sul lavoro. Si chinò insieme a lei a selezionare i pezzi che gli servivano. Alla fine stabilirono che si sarebbe portato via tutto il sacco, mentre la scatola rimaneva a loro.
– Poi dovrete portare in discarica questa roba’ – era un’affermazione e una domanda al tempo stesso.
– Eh sì’ infatti adesso volevo fare ordine e scegliere cosa tenere, poi ci sarà da fare un bel carico!
Mentre parlava, Paola tornò a sollevare la cassa e rimetterla al suo posto, facendo una certa fatica. L’uomo non se la sentì di intervenire. In compenso lo sguardo gli finì ancora un paio di volte sulla profonda scollatura in mezzo alle due coppe del costume della ragazza, sul suo sterno magro e abbronzato.
Si sentì un rumore al piano di sopra, e nonna Maria annunciò ad alta voce il suo ritorno.
– Oh’ &egrave tornata la nonna – sorrise Paola. – Sale un attimo a salutarla?
L’uomo accettò anche se di malavoglia, e la giovane ragazza fece strada, aprendo la porta interna del garage e precedendolo lungo le scale, con grande gioia per gli occhi del vecchio.
– Nonna, c’&egrave il signor Mario’ &egrave venuto a prendere gli interruttori che gli servivano.
Paola rimase in piedi, con le dita nelle piccole tasche dei calzoncini, sorridente, mentre i due si salutavano e si parlavano, usando per lo più il dialetto. Si spostarono in cucina, dove Maria poteva intanto ritirare la spesa. Paola sedette per un po’ al tavolo, poi dopo qualche minuto si alzò e scivolò fuori dalla stanza, senza bisogno di dire nulla dato che i due anziani stavano discorrendo amabilmente tra loro.
Diversi minuti più tardi, quando Mario stava per andare via, Maria la chiamò, avvertendola. Paola rispose dalla camera, e un attimo dopo sbucò nell’atrio per salutarlo. La ragazza si era tolta i calzoncini corti, ed era ora soltanto in bikini, con le ciabattine ai piedi. Aveva in mano un libro.
– Scusi – sorrise, – stavo andando a prendere un po’ il sole. Grazie di tutto!
– Ah, niente, niente’ se poi vi serve una mano, giù di sotto’
Paola sorrise e annuì, ringraziandolo. Poi, esaurito il dialogo, lo salutò e, nel farlo, si sporse avanti, offrendogli di baciarsi sulle guance. L’uomo non si tirò indietro. Si scambiarono due baci guancia contro guancia, attenti a non toccarsi più del necessario.
A quel punto Paola si congedò, mentre l’uomo era ancora sulla porta a salutare Maria. La ragazza si voltò di spalle e, senza fretta, camminò verso la cucina. Per alcuni secondi offrì quindi la vista di sé di spalle, che Mario non mancò di indagare con lo sguardo. Poté così notare come gli slip del costume non fossero del tutto in ordine: erano leggermente fuori posto, abbassati di qualche centimetro, cosicché era visibile il segno dell’abbronzatura e rimaneva scoperta l’attaccatura dei glutei piccoli e sodi, con l’inizio della fessura fra essi.
Fu questione di pochissimi secondi, poi Paola sparì in cucina, diretta a farsi inondare il corpo dal sole, e Mario si congedò definitivamente.
La volta successiva che si videro fu a casa dell’uomo, un paio di giorni dopo, quando Maria e Paola andarono a trovarli. Maria doveva portare loro alcune verdure dell’orto e altre ne avrebbe prese, seguendo un’abitudine di scambi ormai consolidata da diversi anni. Paola la accompagnava, su richiesta della stessa nonna, cogliendo l’occasione per conoscere la famiglia di Mario: sua moglie e i nipotini, dato che figlia e genero erano via in vacanza.
Furono accolti in cucina e fatti accomodare al tavolo. Ines, la grassa moglie di Mario, portò in tavola biscotti e bibite. Paola indossava un abitino estivo color menta, dalle linee molto pulite, quasi anni ’50. Era tagliato ben sopra al ginocchio e chiuso sul petto da una fila di bottoni bianchi, i primi dei quali erano slacciati, lasciando aperta una scollatura a v che faceva pensare forse ad un bottone slacciato di troppo – ma niente di più.
Quando, dopo un po’ che chiacchieravano del più e del meno, Paola si chinò sorridente verso uno dei nipotini, Mario, che aveva scelto con cura la propria posizione in piedi accanto allo stipite della porta, poté prontamente infilare lo sguardo nella scollatura un po’ più aperta: non ebbe difficoltà ad osservare almeno l’attaccatura del seno, che oscillava leggermente all’interno del vestito leggero. Mario si chiese, ed era una domanda lecita, se la ragazza non indossasse il reggiseno. Naturalmente quella possibilità occupò grande spazio nei suoi pensieri dei minuti a seguire.
Forse l’unica cosa che davvero lo distrasse da quell’interrogativo fu vedere che Paola, dopo aver lasciato andare il nipotino, raddrizzatasi, accavallò le gambe nude, con la gonnella del vestito color menta sollevata fino quasi in cima alle cosce lisce e abbronzate. Le belle ginocchia magre erano una accanto all’altra, sovrapposte, e i suoi piedi nudi (calzava sandali leggeri) dondolavano – almeno uno di essi, il destro – nel vuoto.
– Vuoi ancora della coca cola, tesoro? – chiese Ines a Paola, già riempiendole il bicchiere mezzo vuoto.
– Oh’ grazie! – sorrise la ragazza. Ne bevve un sorso, poi posò il bicchiere e, con naturalezza, sollevò ulteriormente la gamba destra, divaricando il ginocchio orizzontalmente e appoggiando la caviglia sul ginocchio sinistro, in una posizione più tipicamente maschile. Soprattutto dal momento che indossava un abito con gonnella, e non dei pantaloni.
Non fu difficile per Mario – gli bastò spostarsi leggermente su una gamba – infilare lo sguardo sotto la gonnella tenuta sollevata dalla coscia destra di Paola. Le vide la coscia nuda e liscia, la sua parte inferiore, che si infilava nella gonna leggera, e poté seguirla con lo sguardo fino al bianco candido degli slip della giovane ragazza.
Li fissò a lungo. Non vide altro che stoffa bianca candida. Ma li fissò a lungo.
Finalmente si alzarono da tavola. Ines voleva portare Maria nell’orto, per mostrarle una qualche verdura di cui andavano parlando da alcuni minuti. Paola si accodò di malavoglia. Mario, forse notandolo, si fece coraggio e la fermò, rivolgendole la parola:
– Ho poi sostituito quell’interruttore’ sono quasi uguali, eh.
– Ah si? – sorrise Paola, interessata. – Ma non sono proprio gli stessi, allora?
– No. Non proprio gli stessi. Quasi uguali. Guarda, vuoi vedere?’
Le fece strada, senza attendere risposta. Paola lasciò la piccola carovana di donne che uscivano sul retro della casa e si accodò invece all’uomo diretto in soggiorno.
Le mostrò gli interruttori. Erano in effetti simili, ma non identici. Paola, appena prima di arrivare, nei pochi passi di percorso alle spalle dell’uomo, si era slacciata un altro bottone dell’abitino, o piuttosto due.
– Ah sì, &egrave vero, sono quasi uguali ma diversi’
La ragazza si chinò a guardare gli interruttori da vicino, affascinata come un’appassionata, appoggiando le mani sulle ginocchia. Il vestito penzolò in avanti, la scollatura si aprì di qualche centimetro. L’uomo cercò di infilarvi lo sguardo, distinguendo nuovamente l’attaccatura nuda del seno, notandone il lieve movimento. Avrebbe dovuto trovarsi di fronte per vedere di più.
– Ma si attacca allo stesso modo? – chiese intanto Paola. Mentre l’uomo le rispondeva, lei allungò una mano e, con una leggera pressione, staccò la mascherina in plastica. Allora, tenendola in mano, si raddrizzò e se la portò all’altezza dello stomaco, osservandola attentamente.
Adesso Mario poté vedere la profonda scollatura, i cui lembi erano però piuttosto vicini fra loro, ma che nondimeno lasciava scoperto lo sterno della ragazza, e l’attaccatura del seno, sul fianco interno. Era liscia, abbronzata, magra.
Parlarono dell’interruttore, poi Paola chiese se fosse uguale ad uno sull’altro lato della stanza, indicandolo con un cenno. Mario si voltò per pochi secondi a guardare, confermando che sì, era uguale. In quei pochi istanti, la mano sinistra di Paola salì all’ampia spallina destra dell’abito, spostandola sulla spalla e poi appena oltre. Quando Mario si girò di nuovo, mentre la ragazza muoveva il pezzo che teneva fra le mani, la spallina scivolò giù lungo il braccio, sotto i suoi occhi, e arrivò fino al gomito. L’abito così si aprì maggiormente, la scollatura già piuttosto slacciata si ampliò, e il seno sinistro di Paola ne emerse nudo, scoperto dal tessuto, per quasi tutta la sua interezza. Mario osservò distintamente, appena sopra le mani della ragazza, il seno pallido, con il segno distinto del costume, piccolo e puntuto, sormontato da un capezzolo non grande, circolare, roseo e carnoso.
Paola non diede segno di essersene accorta, almeno inizialmente. Continuò a osservare l’oggetto che aveva in mano, giusto a pochi centimetri dal proprio seno sinistro nudo.
– Be insomma – concluse in qualche modo, – diciamo che &egrave meglio di niente. Almeno gli assomiglia davvero! – sorrise verso l’uomo.
A quel punto, guardandolo, non poté non notare un leggero rossore sulla sua faccia, e i suoi sguardi ripetuti verso il proprio petto. Allora la ragazza abbassò a sua volta lo sguardo, guardandosi apertamente, e spalancò la bocca.
– ‘Oh!’ – disse, e si portò subito una mano sopra al seno, a coprirlo. Con l’altra recuperò la spallina, e con entrambe infilò manualmente il seno sotto al tessuto dell’abito.
– Mi scusi’ – mormorò rivolta all’uomo, – mio dio’ mi dispiace!
Fece un sorriso mortificato. L’uomo non poté che sorridere a sua volta, per sdrammatizzare.
– Figurati’ – bofonchiò.
– Mi dispiace – ripeté la ragazza, controllando che ora fosse tutto a posto. – &egrave che’ oggi non ho messo il costume, e quindi’ che vergogna! – si portò una mano alla bocca, sorridendo a occhi bassi.
– Ma no, figurati’ davvero – balbettò l’uomo, toccandole una spalla. Lei sollevò lo sguardo a incrociare il suo, sempre con un sorriso mortificato. – Non &egrave niente di male’ – aggiunse l’uomo.
Paola ci pensò su un momento, immobile. Infine si tolse la mano dalla bocca.
– Beh, insomma – concluse, come una spiegazione, – mi ha visto il seno. Non c’&egrave poi molto da vedere – sorrise, di nuovo guardando l’uomo.
– Ma no, dai’ – Mario non sapeva se dire qualcosa. – Hai’
Non riuscì a completare la frase, perché le due donne stavano tornando dall’orto e poco dopo li raggiunsero in sala.
Poco dopo ancora si salutarono, perché Maria e Paola si congedavano.
Paola, appena prima di uscire, sulla soglia di casa, rimase un passo indietro a nonna Maria e alla stessa Ines, e per un istante si voltò verso Mario, si portò una mano al seno sinistro, sopra al vestito, e sorrise ancora con aria mortificata. L’uomo, impacciato, sorrise a sua volta scuotendo il capo, come a dire ‘non &egrave niente’.
Mario tornò a casa loro la mattina seguente, verso le undici. Paola era in giardino. L’uomo parlò con Maria, in cucina, ma non intendeva risolvere la visita così: doveva parlare con Paola, disse, per alcuni pezzi elettrici. Maria dopo poco lo mollò, comprendendo che non c’era spazio per conversare oltre, e gli disse di andare pure in giardino, dato che Paola era là.
La ragazza era stesa a prendere il sole su un lettino, a pancia in sotto, in slip di costume gialli. Si era tolta il reggipetto e indossava invece gli occhiali da sole.
Mario si avvicinò senza fretta a quella visione. Nei pochi passi nell’erba, osservò più a lungo che poteva quel corpo sottile e abbronzato, le gambe snelle che gli sembravano tanto lunghe, la schiena magra e dritta, delicata, le spalle affusolate.
Quando le fu accanto, Paola si tolse gli auricolari dalle orecchie – lui li notò solo in quel momento – e gli sorrise da dietro gli occhiali scuri.
– Buongiorno!
– Ciao’ buongiorno.
– Mi scusi’ stavo prendendo un po’ di sole, finché non brucia… si sieda! – In effetti lì accanto a lei c’era una sedia da giardino, con alcuni oggetti appoggiati sopra. – Sposti pure’ – disse lei.
L’uomo spostò a terra qualcosa, un barattolo di crema e un giornale, e sedette, un po’ rigido. Paola, nel frattempo, si era alzata sui gomiti, sollevano le spalle e un poco il busto, inarcando la schiena. Aveva le braccia una sull’altra, davanti al petto, che era ancora premuto contro il lettino. Le spalle magre erano infossate, le scapole affusolate in evidenza.
L’uomo da davanti non vide nulla, ma osservò con passione il fianco nudo della giovane, fin dove poteva guardarlo: vide il costato magro, e vide il morbido fianco del seno sinistro, per pochi centimetri, prima che sparisse contro il lettino.
– Volevo dirti che ho pensato di tenerne altri, di interruttori’ magari se ce n’&egrave abbastanza posso anche sostituirli tutti.
– Ah, sì, &egrave una buona idea – sorrise Paola, annuendo. – Glieli separo e li metto in una scatola.
– Sì’ grazie.
– Li vuole subito? – chiese la ragazza, colta da quel pensiero improvviso.
– Ah, beh, no’ anche’ no’
– Ma sì, se vuole glieli prendo’ tanto ci mettiamo un attimo!
– Ma non’ mi dispiace disturbarti’
– Ma si immagini!
Così dicendo Paola si portò un braccio di traverso sul petto e in un attimo, appoggiandosi all’altra mano, si alzò in ginocchio e poi a sedere, rivolta verso di lui. L’uomo poté guardarla, e non si trattenne: osservò il braccio che copriva accortamente il petto, morbidamente deformato.
Paola allungò il braccio libero e afferrò il reggipetto del costume, a terra. Quindi, con quello in mano, esitò un attimo. Infine, scrollò le spalle.
– Tanto lo ha già visto – mormorò, con un breve sorriso. Quindi abbassò l’altro braccio, afferrando con due mani il reggipetto.
Mario vide i due seni improvvisamente nudi dondolare sul petto, puntuti e modesti. Osservò i capezzoli rosa e carnosi oscillare, vide il netto segno del costume, il pallore delle mammelle sul petto magro. Paola sbrogliò rapidamente il reggiseno, se lo infilò sulle braccia, e in breve lo posizionò a coprirsi i seni, non più nudi. Lo sistemò, lo allacciò dietro la schiena, infine sistemò ancora con cura le due coppe.
A quel punto alzò il capo e sorrise all’uomo, scrollando le spalle:
– Mi scusi – fece, dolcemente.
– Niente’ hai’ – questa volta Mario trovò la forza di completare la frase del giorno prima. – Hai un bel seno.
Paola si fermò, sorpresa, guardandolo da dietro gli occhiali.
– Grazie’ – disse dopo un attimo, piegando il capo e sorridendo.
La ragazza chinò il capo, esitando per qualche secondo. Poi guardò di nuovo l’uomo.
– Vuole’?
Paola si portò le mani alle spalline del reggiseno e le toccò, significativamente, rimanendo in attesa di una risposta.
– Cosa’? – l’uomo era confuso, non capiva.
Paola sorrise. Prese le spalline, le fece scivolare oltre le spalle e giù lungo le braccia. Portò nuovamente le mani dietro la schiena e in un attimo sganciò il reggiseno, aprendolo e calandoselo in grembo, sulle mani lì appoggiate.
La ragazza raddrizzò lievemente il busto, di nuovo completamente nudo.
– Prego – sorrise, annuendo.
– M’
Paola annuì ancora, sorridendo di più, come per convincerlo. – Tocchi pure – disse piano.
Mario tentennò un secondo, come paralizzato. Finalmente sollevò una mano, come in trance, e la fece avanzare a mezz’aria per diversi secondi, che parvero lunghissimi. Infine, le sfiorò con la punta delle dita un seno.
Paola gli guardò la mano e sorrise a labbra chiuse. L’uomo la guardò e, non vedendo resistenze, afferrò delicatamente la mammella nuda e piccola nella proprio grande mano ruvida.
La sentì calda, morbidissima, quasi sfuggente. Liscia come fosse vellutata, come un petalo di rosa. Sentì il duro e carnoso capezzolo fra le dita.
Paola alzò la testa verso di lui e gli sorrise apertamente. L’uomo, per tutta risposta, strinse leggermente la mammella, cercò il capezzolo e lo strinse con decisione fra due dita.
L’espressione di Paola cambiò.
La ragazza smise di sorridere, socchiuse le labbra e trattenne il respiro con un lieve sussulto.
L’uomo non ebbe esitazioni, si chinò in avanti verso l’altro seno nudo e immediatamente ne prese in bocca la cima, succhiando il capezzolo carnoso e turgido. Paola emise un gemito, si ritrasse sorpresa, poi, alla succhiata successiva, ribaltò indietro il capo, tremò e gemette stridula.
Scivolò indietro, sulla schiena, si resse a stento al lettino. Poi si distese del tutto, supina. L’uomo le strinse ancora, con forza, una mammella nuda e le succhiò avidamente l’altra. Paola inarcò allora il busto, fortissimo, tendendo allo spasimo i muscoli, sollevando il petto, aggrappandosi con le mani ai bordi del lettino e piegando il capo, flettendo le gambe. Gemette forte.
– No’ – aggiunse questa volta, ad alta voce: – No!
– Ma sì, sì! – esclamò l’uomo, ansimando, e già le stava leccando a bocca aperta un capezzolo e tutto un seno, stringendo sempre l’altro.
– No mi lasci!’ Mi lasci!’ – gemette Paola, ancora emettendo un lamento acuto. E poi, a pieni polmoni: – Nonnaaaa! – gridò, – Nonnaaaaaa!!’
Mario si ritrasse subito. Si raddrizzò sulla sedia, rosso, i capelli un po’ scomposti.
Paola restò immobile, irrigidita, le mani aggrappate al lettino, ansimando. Il capo sollevato, guardava di fianco, verso terra.
La nonna accorse. Arrivò camminando svelta, pochi istanti dopo, provenendo dall’interno della casa.
Quando li raggiunse, si fermò in piedi accanto a Paola, dalla parte opposta di Mario. Vide la propria nipote immobile, stesa supina, seminuda, con il seno nudo sul petto. Era sorpresa. Non l’aveva mai vista così apertamente discinta.
– Paola’ mi hai chiamato? Cosa succede?
La nonna guardò anche Mario, rendendosi conto che, forse, lui non sarebbe dovuto essere lì.
Paola, lentamente, lasciò andare la testa e la posò nuovamente sul lettino, distendendosi più morbidamente. Ammorbidì i muscoli prima tesi, fece un respiro, e i suoi seni nudi si sollevarono con il petto, sotto i loro sguardi.
– Mario mi ha toccata – mormorò infine, rapidamente.
Un macigno cadde in mezzo a loro. Maria parve non capire, inizialmente.
– ‘Come dici?
– Mi ha toccata. Il seno – ripeté dopo un momento la ragazza.
Maria guardò Mario, che fissava il terreno e non si muoveva. Dopo un lungo momento tornò a guardare la nipote.
– Tu perché sei così svestita? – le chiese freddamente.
Paola aprì la bocca, sorpresa. Sollevò il capo, cercando le parole, ma prima che potesse dire nulla la nonna proseguì:
– Vestiti subito. Non si può stare in queste condizioni davanti alla gente.
– Nonna ma’ mi ha toccata! Mi ha’ messo la bocca su’
– Vestiti!! – gridò la nonna, alzando la voce.
Paola, basita, si alzò a sedere e poi in piedi, fissando la nonna a bocca aperta. Poi la richiuse. Si girò verso Mario e con rabbia, senza dire nulla si afferrò gli slip del costume, li tirò, li abbassò e se li sfilò bruscamente dalle gambe. Gli si piantò di fronte, a gambe dritte, leggermente divaricate.
– Tieni. Sei contento!? Guardami, sei contento!?
L’uomo la guardò, senza dire nulla. Da dietro agli occhiali da sole le vide la vagina, il margine inferiore delle grandi labbra, la stretta striscia di peluria verticale castana, soffice.
– Porco maiale!
Con quell’ultimo insulto, Paola si voltò e camminò rabbiosamente verso casa.
Per alcuni istanti, Mario la seguì con lo sguardo, osservandole lo splendido sedere nudo, a mandolino. La sera del giorno seguente Mario si trovava nella camera da letto di Paola. Era steso supino, sul letto della ragazza. Aveva i calzoni slacciati e parzialmente calati, così come le mutande.
Paola, completamente nuda, come mamma l’aveva fatta, era a cavalcioni delle sue anche, il busto eretto, le mani appoggiate larghe sulle cosce, il pene di lui nella propria vulva bagnata e divaricata. Lo cavalcava ritmicamente, andando su e giù con rapidità, a occhi chiusi e labbra aperte, ansimando ed emettendo a intervalli dei gemiti simili a lamenti. I capelli erano raccolti sulla nuca, i muscoli giovani e tenaci si contraevano sodi, i seni turgidi ma piccoli dondolavano nudi sul petto.
Il ritmo aumentò improvvisamente e così i gemiti della ragazza, ora uno ad ogni discesa sul cazzo dell’uomo, che si era ulteriormente ingrossato nella vulva avvolgente. Paola inarcò il busto, alzò il volume dei lamenti di piacere e intensificò la forza delle penetrazioni, accompagnando, sudata, l’uomo al suo orgasmo e raggiungendolo essa stessa pochi istanti dopo.
Un ultimo lamento, dal profondo del petto, la portò a piegarsi in avanti, appoggiando una mano sul petto dell’uomo e tenendo l’altra su un fianco, come un’amazzone in posizione da parata. Restò ferma ad ansimare e riprendere fiato, mentre anche il vecchio ansimava. Anche lui, durante l’orgasmo, aveva fatto dei versi.
Infine Paola si raddrizzò e si sfilò, sollevando una coscia come a scendere da cavallo. Sedette su un fianco, quindi mise i piedi a terra e si alzò in piedi. Il pene semirigido dell’uomo, fradicio, crollò sul suo stomaco, mentre un filo di sperma colava dalla vagina di Paola. La ragazza afferrò un fazzoletto e fermò la fuoriuscita tamponando.
– Adesso vattene – disse bruscamente, mano su un fianco. – Vai a casa dalla tua mogliettina.
L’uomo, il vecchio, guardò quella giovane dea, nuda, lì accanto a lui. Quel corpo giovane e voluttuoso. Le ubbidì. Si infilò il pene sporco nelle mutande, in qualche modo, si alzò in piedi lentamente e riallacciò i calzoni. Fece per allungare una mano verso un seno di Paola, che gli diede una sberla alla mano e gli piantò un indice contro:
– Non ci provare! Vattene.
L’uomo insistette e le palpò avidamente un seno. Paola si scostò rigida e ripeté il monito gestuale.
Rammaricato, l’uomo si diresse alla porta a capo chino.
Uscì di casa senza che nessuno lo accompagnasse. La strada, del resto, la conosceva. Poco dopo, sulla soglia ora aperta della camera di Paola comparve silenziosamente la nonna.
Paola era ancora in piedi, nuda, una mano sulla figa, una su un fianco. La guardò in silenzio, con aria severa.
– Ti ha pagata? – chiese la nonna dopo un momento.
– Mi ha pagata stamattina – tagliò corto la ragazza. – Mi ha dato mille euro.
La nonna annuì impercettibilmente e dopo un altro momento si voltò e se ne andò.

***

Il mattino seguente, verso mezzogiorno, Paola era in giardino, nuda, seduta sul lettino prendisole. Aveva le gambe spalancate, le mani appoggiate dietro di sé, e il vecchio Mario era semidisteso fra le sue cosce, impegnato a succhiarle avidamente la figa. Paola sussultava e tratteneva il respiro, rilasciandolo a brevi scatti convulsi. Ogni tanto tremava. Soltanto la siepe, discretamente alta, li separava dalla strada e dagli altri giardini.
Nonna Maria si avvicinò lentamente, senza dir nulla. Si fermò accanto al lettino, osservando la nuca di Mario affondata fra le gambe di sua nipote. Guardò poi Paola, che, silenziosamente per quanto possibile, svolgeva il suo compito.
D’un tratto la nonna si accovacciò lì accanto, guardando ancora l’uomo. Allungata una mano verso Paola, le prese delicatamente un seno nudo. Paola la guardò. Se era sorpresa, non lo diede a vedere. La nonna le strinse la giovane mammella, prese il capezzolo carnoso fra due dita, stringendolo con decisione. Paola chiuse gli occhi e in breve il suo respiro si fece ancora più corto, mentre la vagina le si bagnava fradicia di nuovo liquido.
Raggiunse l’orgasmo due minuti dopo, con un breve schizzo che si spalmò sulla faccia già fradicia di Mario, e contraendo il corpo in un violento spasmo di piacere.
Quel giorno aveva i capelli raccolti in due lunghe trecce. Il giorno successivo, in tarda mattinata, Mario suonò alla porta della casa delle sue vicine, che ormai frequentava con una regolarità imbarazzante. Venne ad aprirgli Maria, che lo fece accomodare, con poche parole e molti silenzi. L’uomo, anch’egli poco in vena di conversazione, si addentrò nella casa fino alla cucina. Qui, senza sedere, tagliò corto:
– Paola? – chiese.
– &egrave in giardino, prende il sole con un’amica – spiegò Maria, priva di espressione. – Una nostra ospite.
L’uomo si voltò, fece due passi fino alla porta-finestra della cucina e scrutò il giardino: da lontano, poté vedere le due sedie a sdraio distese fra gli alberi, occupate da altrettante ragazze, e due seggiole usate come tavolini. Da lì dov’era non poteva vedere granché di più.
– Cosa faccio, la chiamo? – gli chiese Maria. Mario esitò. Anche quel tono così servizievole lo metteva a disagio.
– Ma sì, chiamala’ – si decise infine.
Maria si affacciò sul prato e chiamò la nipote, spiegando che c’era Mario. Paola rispose semplicemente di sì.
Dalla cucina, mentre Maria era tornata ai fornelli, Mario poté vedere entrambe le ragazze muoversi, e quindi incamminarsi verso di loro. Lui scappò verso il tavolo, mani in tasca.
Pochi istanti dopo le ragazze arrivarono alla porta della cucina. Ridevano e parlavano tra loro e intanto aprirono la porta ed entrarono in cucina.
Erano seminude. Entrambe indossavano soltanto un bikini, Paola uno nero con piccoli fiorellini colorati, la sua amica uno blu scuro con disegnini bianchi, ed erano scalze. Si tolsero gli occhiali da sole.
– Ciao Mario – gli sorrise Paola. – Questa &egrave Roberta, una mia amica’ sta qui da noi per qualche giorno.
– Buongiorno – sorrise Roberta, e Mario la salutò a sua volta, ma senza muoversi da dove si trovava.
Roberta era più bassa di Paola, osservò l’uomo con occhio scrutatore. Era altrettanto magra, leggermente più minuta nel complesso. Aveva un fisico tonico, sodo, abbronzato. Spalle magre, delicate. Aveva i capelli castani, più scuri di quelli di Paola, un po’ più corti, lisci. Un viso carino, simpatico. Soprattutto, notò, la differenza che saltava all’occhio, era il petto, ben più gonfio e florido, anche sotto quel bikini fasciante, privo di spalline.
Le due ragazze si misero a parlare con Maria, chiedendo cosa ci fosse per pranzo e proseguendo il discorso, senza che Mario si interessasse a ciò che dicevano. L’uomo era perso nei suoi pensieri. Dopo un poco, mentre Maria parlava, l’uomo tornò con lo sguardo sulle ragazze, ferme in piedi davanti ad un mobile, e vide che Paola, quasi soprappensiero, aveva portato una mano sul ventre nudo di Roberta e glielo accarezzava piano. Roberta la lasciava fare, senza apparente sorpresa. Mario osservò affascinato quella mano. Dopo alcuni secondi vide che scendeva lenta ma decisa fino al bordo degli slip, quindi scivolava sotto, dentro agli slip: vide la forma delle dita farsi strada sotto gli slip blu e sottili e muoversi al loro interno, ritmicamente. Mario alzò allora lo sguardo sul viso di Paola, che sorrideva serena ascoltando la nonna, e poi su quello di Roberta, che aveva invece chiuso gli occhi e aveva un’espressione rilassata e assorta.
Dopo un istante Paola girò il capo verso l’uomo ed incrociò il suo sguardo. Gli sorrise. Mario aveva già un’erezione difficile da dissimulare.
D’un tratto Mario interruppe il discorso di Maria, intromettendosi del tutto a sproposito, come chi non si contiene:
– Paola, mi fai vedere quei pezzi che avete in garage?
– Altri pezzi? – chiese Paola, con un velo d’ironia.
L’uomo non rispose, rimase semplicemente in attesa. Paola sfilò la mano dagli slip di Roberta e si avviò.
– Nonna, vado giù in garage con Mario. Ti dico quando abbiamo finito.
La donna non rispose.
Paola scese per prima, seguita da Mario che l’osservava, seminuda, camminare davanti a lui. Appena furono in garage e la porta si fu richiusa alle loro spalle, l’uomo le afferrò gli slip e glieli abbassò, mettendosi a palparle il sedere nudo, rotondo e pieno.
Spinse Paola verso un ammasso di scatoloni e legna, sul quale la fece piegare a novanta. Rapidamente si slacciò i calzoni e li calò fino alle ginocchia. Si prese il pene rigido in mano e lo puntò fra i glutei di Paola, allargandoli con le mani.
La ragazza si limitò a contrarre il volto in una smorfia, tendere i muscoli delle cosce e del torso e ricevere il membro di Mario nel culo. Non era molto abituata a quel tipo di sesso. Il suo buco del culo, stretto, si allargò lentamente, mentre l’uomo deciso premeva senza desistere. La cosa le procurò dolore, ma anche quel particolare piacere che solo una penetrazione anale &egrave in grado di dare.
Era in quella posizione, e Mario era in gran parte dentro di lei, quando la porta del garage si aprì discretamente e Roberta entrò a sua volta nella stanza, silenziosa. La nuova arrivata rimase appoggiata di spalle alla porta richiusa, a guardare senza disturbare. Mario la notò e, pur senza fermarsi, la scrutò con bramosia.
Paola, dopo un po’, piegò il capo per guardare a sua volta Roberta. Con voce un po’ rotta, chiese:
– Vuoi’ anche lei?’
Mario non rispose, ma il suo assenso era evidente.
– S-sono cinquecento’ a testa’ – spiegò Paola, continuando a ricevere la penetrazione ritmica.
– Va bene – rispose secco Mario dopo qualche istante di riflessione.
Paola allora, con una mano, fece cenno a Roberta di avvicinarsi.
La ragazza si staccò dalla porta e si avvicinò, camminando piano, in bikini. Mario la osservò. Mentre camminava, Roberta portò le mani dietro la schiena e si slacciò il fermaglio del reggiseno a fascia. Si fermò a tre passi da Mario e se lo tolse, con molta semplicità. Il suo seno nudo emerse florido e sodo, appeso al petto magro, gonfio e arrotondato, sollevato come se ignorasse la gravità, pallido, sormontato da capezzoli carnosi e scuri, circolari.
Mario, senza sfilarsi da Paola, allungò una mano verso di lei. Roberta fece un passo avanti e lasciò che l’uomo le stringesse e palpasse il seno morbido e sodo. Mario, senza accorgersene, sorrideva.
L’uomo prese la ragazza per un fianco e la spinse accanto a Paola. La fece chinare avanti come l’amica, fianco a fianco. Si sfilò dal culo di Paola e senza perdere tempo abbassò piuttosto rudemente gli slip del costume di Roberta, che scivolarono alle caviglie. La nuova arrivata era così già del tutto nuda.
Mario osservò i due culi nudi a confronto. Quello di Paola era decisamente più pieno e rotondo, quello di Roberta era più piccolo e magro. Mario preferiva senz’altro il primo. Ma questo non lo frenò dall’allargare con le mani il culo di Roberta, afferrandole i glutei muscolosi, e infilarvi il membro ancora duro. Violò anche il suo buchetto, penetrando lentamente perché era anch’esso molto stretto.
Roberta non disse niente, non fece versi. Rimase a occhi chiusi e volto contratto, mentre l’uomo avanzava dentro di lei.
Paola intanto si limitò a riprendere fiato e osservare l’amica.
Dopo alcuni minuti che Mario pompava tra i glutei di Roberta, Paola si raddrizzò, rialzandosi in piedi. Intervenne con delicatezza ma decisione, spingendo indietro Mario e facendolo uscire, liberando l’amica. Poi prese Roberta per le spalle, facendola rialzare, e tenendola per un braccio l’accompagnò verso una sedia di plastica, da giardino.
Sotto lo sguardo dell’uomo, che intanto si massaggiava il cazzo, Paola sedette sulla sedia, si slacciò e tolse a sua volta il reggiseno, quindi fece cenno a Roberta, con un sorriso, di avvicinarsi.
Roberta le sedette in grembo, sovrapponendo una coscia alla sua, mentre Paola sollevava l’altra sopra a quella di Roberta. In questo modo si incrociarono e sedettero una contro l’altra, con i petti che si toccavano. Il seno florido e morbido di Roberta si schiacciò contro quello piccolo e puntuto di Paola, sovrastandolo. I loro bacini si avvicinarono fino a entrare in contatto: i due inguini nudi, entrambi accuratamente depilati salvo che per striscioline di peluria rasa, premettero uno contro l’altro. Le ragazze si abbracciarono, Paola accarezzò la schiena di Roberta e le accarezzò e afferrò i glutei, aiutandola a premere l’inguine contro il proprio. Le loro vagine si incontrarono, baciandosi morbidamente, ed entrambe iniziarono a spingere ritmicamente con i fianchi, stimolandosi a vicenda. Ad occhi chiusi, le labbra socchiuse, respiravano forte e sospiravano, stimolandosi e provando piacere.
Mario le guardava con sempre maggiore interesse e partecipazione. Senza smettere di sfregarsi il cazzo, durissimo, si avvicinò alle due giovani lesbiche, fino a sfregarsi il cazzo proprio accanto ai loro visi. Provò ad inserirlo, duro, fra il morbido dei loro seni nudi, e gli piacque. Poi si ritrasse e furono le ragazze, senza interrompere il loro amplesso, ad allungare una mano ciascuna ad afferrarglielo e massaggiarglielo. Due mani diverse glielo sfregavano e gli accarezzavano le palle e l’uomo poté limitarsi a guardare quello spettacolo e godere del trattamento.
Le ragazze intanto aumentarono il ritmo e l’intensità delle pressioni, vagina contro vagina, e i loro gemiti e ansiti facevano capire che anche il piacere cresceva, ormai vasto e incontenibile. Le pressioni divennero scatti, quasi spasmi, contrazioni di tutti i muscoli del corpo, per premere sesso contro sesso nudo sempre più forte e ricavare il massimo piacere. Le due vagine erano bagnate, e i rispettivi fluidi bagnavano ormai entrambe le ragazze, tutto il loro inguine e le cosce nude.
Il piacere di Mario crebbe con il loro, vedendo la loro eccitazione raggiungere i massimi livelli, sentendo i loro gemiti, i lamenti, i versi. Entrambe segnalavano ormai a gran voce di essere prossime all’orgasmo, si strinsero e strinsero il pene di Mario, si diedero colpi ancora più forti. Finché, quasi in contemporanea, vennero.
I loro corpi nudi e avvinghiati tremarono violentemente, entrambe si lamentarono ad alta voce, le vagine eruttarono liquido trasparente e denso, che contribuì alla reciproca eccitazione. Vissero il violento orgasmo abbracciate, con i corpi nudi a stretto contatto, e mentre il loro orgasmo finiva e si scioglieva, sopraggiunse quello di Mario, sotto forma di una serie di contrazioni del pene rigido e dei muscoli del ventre e di una serie di fiotti di sperma caldo che piovvero sul torso e sul petto delle ragazze, con alcuni schizzi che raggiunsero anche le loro guance e i capelli.
Fu Roberta, forse perché ospite, a prendersi la briga, subito finito l’orgasmo, di voltare il capo e prendere in bocca, fra le labbra sottili, il glande ancora gonfio dell’uomo, succhiandolo e ripulendolo con cura dalle ultime tracce di sperma.
Mentre le ragazze si rialzavano e si pulivano alla bell’e meglio i corpi nudi dallo sperma, usando le mani, e lentamente si reinfilavano i bikini, una accanto all’altra, l’uomo le guardava. Intanto si rimise il cazzo nelle mutande e si risollevò e riallacciò i calzoni. Era profondamente soddisfatto, addirittura sorrideva leggermente guardando le due giovani di fronte a lui.
– Vi pago per godere voi – si lasciò scappare a un certo punto, – per fare quello che vi piace’
Paola sorrise:
– Ci paghi per quello che piace a te. Quello che piace a noi sono fatti nostri – rispose decisa.
Mario non osò replicare. Poco dopo usciva dalla porta principale, accompagnato silenziosamente da Paola, senza dire nulla, mentre Roberta andava in bagno e Maria, in cucina, iniziava a mettere in tavola il pranzo.
– Che cos’&egrave? – chiese Maria.
– Sono gli ultimi due assegni incassati – spiegò Paola, appoggiando i due rettangoli di carta sul mobile della cucina. Li lasciava lì così che la nonna potesse occuparsi di versarli in banca.
– Roberta sta lavorando? – chiese ancora la donna. Paola annuì.
Maria prese gli assegni e li infilò in un cassetto, poi girò attorno al mobile e superò Paola, si diresse attraverso il corridoietto d’ingresso fino alla camera da letto delle ragazze. La porta era accostata e lei entrò senza bussare, silenziosamente.
Mario era sul letto, disteso supino, seminudo. Roberta, nuda tranne che per un semplice reggiseno bianco, era sopra di lui, appoggiata al materasso con il ginocchio destro, la gamba sinistra piegata. Le cosce divaricate erano a cavallo del bacino dell’uomo, il cui pene turgido era infilato per metà nella sua vagina. La giovane, con agilità, stava premendo con il bacino, facilitando la penetrazione del pene irrigidito ma non durissimo. L’uomo era sudato e ansimava.
Roberta si voltò a guardare la nuova entrata, ma non mostrò sorpresa e continuò a rimanere concentrata sul lavoro. Mario voltò il capo a sua volta.
– Cosa c’&egrave? – chiese dopo qualche secondo.
Roberta intanto scese con il bacino, ricevendo tutto il pene nel proprio grembo, con un sospiro. Anche Mario sussultò.
– Vuoi partecipare anche tu? – chiese ancora l’uomo, con freddo sarcasmo.
Maria rimase muta, indifferente alle domande.
– Mandami Paola – disse infine lui, e poco dopo la donna eseguì.
Al suo posto entrò dunque Paola, che si richiuse la porta alle spalle. La ragazza salì sul letto alle spalle di Roberta, che ormai era su entrambe le ginocchia e pompava ritmicamente sul pene del vecchio, con i sodi muscoli del ventre e delle cosce contratti. Paola le slacciò con cura il reggiseno e l’aiutò a sfilarselo, senza interromperla. Lo appoggiò da parte, quindi, da dietro, allungò le braccia ad afferrarle i morbidi e floridi seni nudi e iniziò a massaggiarli intensamente, con perizia, sotto gli occhi di Mario. Roberta chiuse gli occhi e ribaltò il capo, godendo delle sensazioni che riceveva in alto e in basso.
Mario dopo un po’ allungò le braccia ad afferrare Roberta per le spalle e l’abbassò contro il proprio petto, facendola distendere in avanti. Contemporaneamente si rivolse a Paola, da sopra la spalla di Roberta:
– Leccale il culo – le ordinò.
Roberta era prona in avanti, con le gambe piegate e il sederino nudo spinto in fuori. Le chiappe toniche e magre erano già divaricate per via della posizione. Paola si spostò indietro e si chinò su di esse, le afferrò, lisce e ambrate, con le mani le divaricò ulteriormente, quindi vi infilò la faccia e la bocca. Spingendo avanti la lingua, si mise a leccare con precisione l’orifizio anale della ragazza.
A Roberta sfuggirono forti gemiti di piacere. Le sue ripetute contrazioni vaginali fecero gemere anche Mario.
Andarono avanti così, Paola leccando sempre più a fondo e intensamente il buchetto del culo di Roberta e lei pompando ritmicamente sul cazzo duro di Mario, finché quest’ultimo, ormai provocato fino al limite, venne, e il gonfiarsi del suo cazzo e le sue eiaculazioni fecero venire improvvisamente anche Roberta, che inarcò i muscoli della schiena magra e si lamentò ad alta voce, con Paola che non smetteva di leccarle il culo e di farla tremare. Alla fine si accasciarono entrambi ansimanti e sudati, mentre Paola rimase in ginocchio, a massaggiarsi lentamente la vagina bagnata e gonfia.

– Ne vuoi ancora? – chiese Paola dopo un po’.
Mario, ancora con il fiato un po’ pesante, si sollevò sui gomiti a guardarla.
– Vuoi farmi pagare ancora? – chiese di rimando.
– No. Rientra in quello che hai già pagato. Ce ne sta ancora una.
L’uomo scosse la testa.
– No. Non ce la faccio.
Lentamente si alzò a sedere, appoggiando i piedi a terra. Roberta, rimasta sul letto, si era raccolta su un lato, nuda, in posizione quasi fetale. Aveva la vulva piena di sperma.
L’uomo si alzò in piedi e lentamente prese a rivestirsi. In quel momento, di nuovo, Maria aprì la porta e si affacciò.
– Cos’&egrave, hai voglia di cazzo anche tu? – le chiese allora Mario bruscamente.
La donna non rispose, rimase ancora una volta muta sulla soglia, osservando il vecchio seminudo e le due giovani ragazze nude sul letto sfatto. Dopo qualche minuto, la nonna si rivolse a Paola:
– Quanto avete guadagnato, oggi?
– Altri cinquecento a testa.
Maria guardò significativamente Mario. – A me sembra poco – disse. – Io alzerei ancora il prezzo.
Paola intanto, proseguendo il suo massaggio vaginale, aveva chiuso gli occhi e piegato indietro il capo. Iniziò a gemere, massaggiandosi più forte la vagina gonfia e bagnata, e in breve venne, tutta da sola, con un appagante orgasmo autoprodotto.
Il discorso era rimasto in sospeso mentre tutti guardavano Paola, attendendo che si liberasse di quel piacere disorientante. Quando si fu ripresa la ragazza riaprì gli occhi.
– Ormai non regge neanche più. Devo fare tutto da sola – disse, riferendosi a Mario.
– Forse dovresti trovare altri clienti – ribatté la nonna.
Mario ascoltava la scenetta, infastidito.
– Mario, hai qualche amico da presentarmi? – gli chiese provocatoriamente Paola. – Ho voglia di cazzo, il tuo non ce la fa più…
– Vaffanculo, stronza! – sbottò infine l’uomo. – Vuoi il cazzo? Te ne do quanto ne vuoi. Vuoi farmi pagare di più? Pago tutto quello che volete. Siete le mie troie, capito?
Paola, e anche Roberta, sorrisero.
– Sì – confermò Paola, – siamo le tue giovani troiette. Tutte tue. – Fece una pausa, poi aggiunse: – E devi continuare a pagarci, se non vuoi che ti sputtaniamo in tutto il paese.
Mario rimase per un momento interdetto.
– Anch’io potrei sputtanare voi… – ribatté, non troppo convinto.
– E credi davvero che ce ne fotterebbe un cazzo?
L’uomo non disse più niente. Terminò di sistemarsi i vestiti e poi uscì, in silenzio, lasciando la casa.

[FINE…?]

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