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Racconti Erotici

Accattivante visione

By 18 Settembre 2020Settembre 23rd, 2020No Comments

Ho soppesato stimando e apprezzando per bene il tuo pene, mia beneamata e preziosa padrona delle tue immaginazioni. Ho indugiato e lungamente atteso, vagliando in conclusione quel delicato acre sapore, qualche volta pregevole e soddisfacente, talvolta amaro, ma di tanto in tanto fastidioso e spiacevole dell’orgasmo sul mio palato, infine t’ho guardato setacciandoti in maniera minuziosa, malgrado ciò non eri tu, perché era la tua congenita maschera e la tua naturale schiettezza d’un animale sotto sforzo. Era come un rincuorarsi, appariva come un esortarsi, era un per di più coinvolgente, intrigante e trascinante cumulo di nervi, una legante e avvincente situazione di muscoli, un allacciante e un collegante frangente di sudore in questo caldo infernale.

La tua densità e la tua ricchezza m’hanno testualmente invaso la gola allagandomela, malgrado ciò non hai placato ammodo la mia sete, all’opposto, perché vederti così forte e indifeso nel sentire il tuo ultimo affanno m’ha in conclusione soffocato. Tu sei stupenda, sei fantastica m’hai detto, io muta ad ascoltarti ormai senza coscienza, in assenza di discernimento, senza l’avarizia né la meschinità del giocare, senza un minimo di decenza, di pudore né di costumatezza.

Io t’ho commissionato di chinarti e tu lo hai compiuto accuratamente senz’esitare, poi hai iniziato a prepararti leccandomi le dita dei piedi, hai slacciato le minuscole corde che mi stringevano le caviglie, hai fatto scivolare le mie scarpe lungo il collo del piede, facendomi avvertire il caldo umido della tua lingua, eppure io non t’ho chiesto niente. Tu sei il primo, perché ho dovuto sempre implorare invocando sovente questo gioco, ma tu no, perché tu sei stato come una doccia bollente, una lumaca, un essere paurosamente lento, giacché la mia pelle t’ha ricevuto senza contestare né controbattere né rimbeccare, non ho mai biasimato né disapprovato né polemizzato, nel tempo in cui io ero io distesa e spalancata.

Io auspico che tu raggiunga la notte che m’hai nel mentre ordinato, io in quella circostanza non ho potuto fare altro che adempiere, d’attuare e d’osservare al meglio quello che m’avevi brillantemente intimato, allontanando il tocco dalle mie parti intime stillanti e mollarle là dove tu desideravi, al di sopra della mia testa per bramare e sperare un buio assoluto, per lasciarmi svuotare raffinatamente da ogni pensiero, dolcemente attratta e armoniosamente conquistata dalle tue guance contro i miei polpacci. Tu m’hai finemente bendato con una fascia di seta umida e fresca. Hai paura? No, per niente, t’ho detto io in maniera baldanzosa, spavalda e millantatrice, a tratti sfrontata, perché nulla mi fa paura. Tu hai riso, non ricordo dove avevi le mani, però il morbido tepore delle cosce t’avvertiva, lo sdraio era al fresco, oasi d’ombra in quell’attico, eppure intorno a me i tetti e le costruzioni sembravano molli, ondeggianti nel seguire regolarmente il ritmo del mio respiro.

In verità, non mi sono accorta d’un ragazzo che ci spiava dal condominio di fronte, forse tu m’hai detto qualcosa, ma ti giuro che non m’importava né mi stava a cuore generalmente niente. Aspettami, io ho chiuso gli occhi, giacché non volevo che la tua assenza rompesse il fiato alla magia, in tal modo ho portato una mano per accarezzarmi lentamente il seno, però spinta da una frenesia improvvisa sono scesa lungo il ventre fino a sfiorare le grandi labbra, poi mi sono addentata un labbro, no, non devi. In seguito t’ho sentito arrivare e ho riportato la mia mano umida nella posizione in cui stava quando te ne sei andato, successivamente m’hai succhiato le dita e te ne sei accorto. Devi stare ferma, scusa, il ghiaccio sul collo m’ha stravolto, dato che quei brividi violenti hanno percorso ogni mio nervo, intanto tu ridevi.

Di nuovo la tua lingua è tra i miei piedi, poi il freddo del ghiaccio nel risalire lentamente una gamba, sotto il ginocchio all’interno della coscia, poi compare il silenzio. Il ghiaccio sui capezzoli è lento nel scendere sul cuore, poi di nuovo sul seno, la tua lingua sul clitoride picchietta in modo ricercato e dopo digrada accuratamente per bere il mio intimo fluido, io ho inarcato il bacino per riceverti, però ti sei staccato, giacché ansimavo con i capezzoli duri e il sesso gonfio. Scopami ho sussurrato, riempimi e subissami tutta ho in quel mentre parlottato, tu hai riso, bastardo che non sei altro m’hai lasciato nel più totale silenzio e te ne sei andato, abominevole, maledetto ed esecrabile che non sei altro t’ho urlato, mentre per farti rabbia ho iniziato a masturbarmi rabbiosamente, strepitando di piacere tutta la mia esasperazione e finanche la mia indignazione, in seguito tu m’hai afferrato le mani e le hai legate allo sdraio.

Io rassomigliavo a una cagna dal ritmo del respiro, me lhai detto, sei proprio una bestiola in calore. Che cosa vuoi da me ho urlato, iniziando a piangere, messa a soqquadro, sconvolta e spaventata dall’assurda e dall’incoerente brama di fare l’amore con te. Tu hai girato lo sdraio con un movimento secco e m’hai slacciato la benda, ecco sei contenta? Davanti a me compare un bellissimo ragazzo nero completamente nudo, io l’ho guardato con ghiribizzo, poi d’istinto ho chiuso le gambe, le ho accavallate con malizia mentre lui si stava già masturbando. Lui mi sorrideva, aveva un viso affabile ed estroverso, che s’apriva sfoderando un sorriso splendido, il suo corpo era statuario, ma senza la repulsione né l’indecenza sciorinata e vantata dei muscoli gonfiati. Slegami, ho frattanto urlato io, sollecitandoti oltremodo.

Lui riprendeva a sorridere, tu eri seduto che fumavi una sigaretta con le gambe incrociate, come uno che si guarda una partita in televisione. Tu m’hai veramente disgustato, poiché il ragazzo se n’è accorto, perché a quel sorriso ha sostituito una smorfia d’intesa e si è avvicinato, m’ha bendato nuovamente accarezzandomi la testa, mentre sentivo l’odore aspro, penetrante e pungente del suo cazzo a pochi centimetri dal viso. Io ho avvicinato la mia bocca e l’ho percorso più volte da cima a fondo, mentre lui finalmente mi lasciava le mani libere. Io ho rimosso la benda, ho lasciato quel cazzo enorme e sono venuta da te in piedi ancora una volta sulle mie scarpe legate. Leccami, ho ordinato, intanto che il ragazzo si godeva la scena masturbandosi sullo sdraio, tu hai iniziato con le scarpe, poi sei passato nella fessura sottile tra la pelle e la suola, sei un bel ragazzo t’ho accennato, perché stai davvero bene in questa posizione.

La tua lingua scorreva sulla mia pelle ormai già alle cosce, ho fatto segno con il dito al nero d’avvicinarsi e gliel’ho preso in mano, t’ho chiesto se ti sarebbe piaciuto leccarlo, allora la tua lingua ha iniziato a percorrere anche i piedi del maschio, tu non m’hai neanche risposto, mentre io e lui ci scambiavamo baci infuocati e tu lì a gattoni abbronzato e bagnato di sudore. Mettiglielo dentro, ho sussurrato in bocca al ragazzo, sì, così, spaccagli il culo, perché se lo merita, dato che è un bastardo, perché nel mentre ci stavi leccando tra le gambe mi sono bagnata due dita e te le ho passate dentro fino in fondo cercando di farti male. Io conoscevo però le tue abitudini, sono stata anche prepotente, mi sono messa dietro di te ad ammirare la scena d’un maschio che succhia il cazzo all’altro e ho spinto dentro le mie dita affusolate con forza. Prendilo ho gridato, mentre il ragazzo ha messo le sue mani enormi sui tuoi fianchi stretti, l’ha puntato contro il tuo pertugio, si è aiutato con la saliva e finalmente t’ho visto provare dolore, mentre io adagiata e distesa coordinavo dirigendo quell’insolito e splendido svago, sì, più forte, mettiglielo dentro tutto, così, bravo, incalzavo io animata, briosa ed euforica più che mai.

Io t’ho sentito strillare, però ho capito ben presto che era piacere, giacché anche l’altro ci stava provando gusto, dal momento che lo intuivo dettagliatamente dalle contrazioni del viso, perché era vicino all’orgasmo per innaffiarti come una sgualdrina, no, perché quello lo volevo io, la tua lattescente sborrata finale era la mia affermazione suprema, il trionfo sommo, la giusta ricompensa per me. Basta adesso, ho detto spingendo via il ragazzo, allora ho afferrato la tua testa per i capelli e l’ho portata tra le cosce, intanto con le mani stimolavo i capezzoli, mentre la tua lingua si divertiva ad avvicinarmi all’orgasmo per poi staccarsi. Adesso mi diverto io, m’hai ingordamente detto, infine ti sei messo in piedi, il ragazzo ancora boccheggiante cercava di cacciare indietro l’orgasmo e guardava da un’altra parte, poiché non voleva vedere una donna con le gambe aperte, con le tue mani che la percorrevano dappertutto.

Tu m’hai sbattuto sullo sdraio, sei stato violento, risolutamente drastico e senza mezze misure, i miei orgasmi credo e suppongo che li abbiano sentiti anche i vicini da quanto ho strepitato, perché mhai agguantato come nessuno e mhai posseduto in ogni posizione, mentre io in ogni postura ho punteggiato i tuoi colpi con le mie lussuriose grida di piacere. Sei contenta adesso? Io ho annuito stremata. Non ce la fai più? No, spaccale il culo. Io ho inspirato forte e un’onda di lussuria m’ha pervaso facendomi schizzare di colpo l’adrenalina alle stelle, per il fatto che è stato come farsi possedere da un gigante, un dolore enorme che presto ha lasciato il posto a un piacere altrettanto esteso e grande, adesso sborrami in bocca urlavo io, fintanto che all’improvviso qualcuno m’ha scrollato:

Caterina, amore sono qua, mi senti Caterina, ridestati, mi senti amore”.

Eh, sì, che cosa c’è? Dove mi trovo? Che cos’è successo?”.

Mi senti? Svegliati piccola, che cosa stai facendo?”.

Le lenzuola erano ridotte a un ammasso arruffato, confuso e irregolare, io sono al presente nuda e sudaticcia con un tuffo al cuore che mi scompagina le membra, Claudia è attualmente sopra di me, mentre i suoi lunghi capelli e il suo profumo diffondono lanciando grida ai miei confusi, appannati, scompigliati e traviati sensi.

Ehm, stavo sognando, sono tutta un tremito, sono tutta fradicia ed eccitata, ora voglio rilassarmi”. Nel frattempo lei mi guarda, m’adocchia e mi esplora in modo sfrontato, frugando là di sotto nella fica, giacché io ho le dita piene di secrezioni.

Però, che spettacolo, direi davvero particolare, hai ultimato un lussurioso, avvincente e sfrenato sogno, per quello che da qua posso ammirare e carnalmente distinguere”.

Lei si sdraia di fianco con me, intanto m’accarezza la testa, io nel frattempo guardo il soffitto, poi non so bene se sto fantasticando ancora o che cosa.

La sua bocca si rifugia lestamente fra le mie gambe, che in maniera impicciona e intrigante meticolosamente esplora ogni cosa esaminando la superficie, incuneandosi ben presto tra quella favolosa, intima, e ciò nonostante aromatica e pulsante fenditura.

{Idraulico anno 1999} 

 

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