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Erotici Racconti

Apprensiva spudoratezza

By 20 Giugno 2018Febbraio 9th, 2023No Comments

Io auspicherei di non scrutarti intensamente in quel modo, obbligarmi e in ultimo limitandomi nello scervellarmi apertamente su qualcos’altro, insomma atteggiarsi e in conclusione simulare solamente in modo ingannevole e posticcio, malgrado questa cosa conservo di te un’unica e peculiare immagine, un’esemplare ritratto: ovverossia quegli arti inferiori dinamici, robusti e solerti, così come se dovessero essere in fuga da qualcosa, che comunque non può scampare, al tempo stesso però assennate, caute e protette tanto da fare perdere la testa. 

Onestamente è da qualche tempo che t’analizzo, perché ogni cosa comincia da quel punto, una poderosa vitalità del muscolo che si propaga espandendosi dalle cosce e scende giù, in quanto rovescia come la corrente elettrica dalle ginocchia sino alle caviglie, con un portamento agile e spedito. Tu sei un manipolo d’inverecondia instabile e smaniosa, che a volte mi pianta lasciandomi senza respiro. Chi può dirlo, sei bastantemente cedevole da poter alterare un uomo contaminandolo, al tempo stesso pure una femmina. Perfino nella mattinata d’oggi non declini il tuo usuale caffè: amaro, ridotto e bollente. Tu accedi nella caffetteria, sorseggi a rilento perché possa apprezzare le tue labbra che si dischiudono lievemente, perché quest’oggi sei più brioso e sveglio del consueto, sì, per il fatto che le tue mani non fremono né sono sulle spine, al contrario, il torace si solleva e s’abbassa con una cadenza atipica e contrastante del quotidiano. Il seno ti spinge contro la camicetta appena aperta, giustappunto quel tanto da riaccendermi di nuovo: 

‘Siete per caso aperti questa sera?’.

Il suo è un richiamo dal tono grave, direi cavernoso, il tuo orologio segnala l’orario:

‘Precisamente scrutare e non anelare. Che cosa? I tuoi quarant’anni a stento additati, il minuscolo solco aguzzo attiguo alla tua bocca che mi riferiscono informandomi che te la sei praticata in maniera completa, con quelle mani lunghe, oserei affermare a momenti decorate:

‘Sì, certamente, tutti le giornate, fuorché il giovedì’.

Alzi lo sguardo, noto che punta gli occhi dentro i miei, sono chiaramente sguarnita, se non ti sei accorta di come ti desidero, non ne te accorgerai in quest’istante allora mai più. Io le conosco quelle come te, perché giocano semplicemente se sanno di poter vincere, in verità con me ne hai la piena convenienza, la ricca opportunità. Subito dopo che te ne vai dal locale mi rendo conto che m’hai squadrato ispezionandomi per un tempo eccessivo, perché quest’ultima fosse solamente una conseguente, lineare e pura occhiata. Danzo per caso con l’estro, galoppo forse con la creatività? Non credo, perché quella l’ho riposta stipandola nel tiretto molto tempo addietro, da quando commettere uno sbaglio è divenuta una scommessa assai minacciosa e sovrastante d’avvolgere. Ancora un solo istante e m’avresti disorientato con la tua persona, sbigottito con il tuo accento e frastornato con il tuo temperamento. E’ stravagante come tu sia una figura della quale ho una nozione, un intelletto del quale non acciuffo né catturo se non i suoi lembi più indiscussi e manifesti, eppure quello che procede velocemente nel mezzo che cos’è? Sei quella persona che potrebbe confezionarmi imballandomi un ultimo alla sua volontà come meglio gradirebbe, a meno che tu non acciuffassi nelle mani la contingenza e io fossi semplicemente un docile e fiacco giustiziere. 

In questo preciso momento scruto il pendolo agganciato alla parete e m’accorgo che ho trascorso buona parte del dopo pranzo compiendo bizzarre analisi e bislacche esplorazioni, nientedimeno su d’una signora che neppure frequento rimuginando queste probabilità e immaginando che questa presumibilità parta dai suoi arti inferiori. Può anche darsi che si presenti qua unicamente per tracannare con qualcuno, con il tuo uomo, il maschio che può attraversare percorrendo gl’itinerari del fisico e prosciugarti l’energia e lo spirito. Attualmente l’ambiente è una gigantesca cappa di fumo e di frastuono sparso, i giovani conversano a malapena per il baccano, individui confabulano d’argomenti che non afferro, i vocaboli mi sdrucciolano addosso. Bramerei che in parte si raggelasse e perdurasse penzolante per perennemente, ovvero disattivare il presagire, l’avvertire in altre parole il mio ghiribizzo per lei. 

Io mi giro d’improvviso, noto che sei qua, non ho idea che mimica abbia la mia faccia, forse è banale e insignificante. Ecco qua, tastata nuovamente, nerbo scoperchiato e punzecchiata sulla persona:

‘Sei da sola? Proprio una femmina come te?’. 

‘Dimmi, quanto smetti?’.

‘Sei alquanto decisa. Ve ne per mezzanotte?’.

‘Faremo come Cenerentola nelle fiabe, ricordi? In tal modo la scarpa la troveremo in compagnia’.

La tua sigaretta è già abbondantemente al termine, così come diffusamente è perfino la mia disposizione d’attendere ulteriormente. Io t’esamino, aspetto, ma tu non esegui nulla per negarti al mio sguardo indiscreto, insinuante, lusinghiero, ma al presente insolitamente circospetto. Dopo sollevi il calice e bevi alla salute con me, c’è molta folla qua nei pressi, io ambirei solamente sfiorarti la mano per osservare se ne hai ansietà, apprensione o batticuore, se ti balocchi con me per poi sgattaiolare via, se stai dichiarandoti o stai facendo sul serio:

‘Fammi strada per un istante, devo fare uno squillo’.

Al momento siamo io e te, ci annusiamo, ci odoriamo, ci copriamo con i nostri stessi respiri, perché attualmente avrei la totale capacità e la completa abilità d’abbracciarti foderandoti con il mio fisico, conquistarti e in conclusione espugnarti in un solo palpito se non fossi qua al presente nel sollecitarmi facendomi intuire che cosa insegui, se è concretezza oppure sto unicamente affrontando e patendo un inganno e un miraggio assai sfavillante: 

‘No, non folleggiavo, è tutto vero e attendibile, non te ne pentirai’.

Il tuo tipico accento è deciso, inflessibile, senza fronzoli, le tue mani però no. Sei torreggiante come me, eppure tu non indossi i tacchi, io avverto fluire le tue dita lungo i miei gomiti, le tue labbra in un baleno si tuffano addosso alla mia gola, l’effluvio dell’alcool che hai tracannato si mescola col tuo alito equatoriale donandomi dei distinti tremolii attraverso il dorso:

‘Attorno alla mezzanotte, se ti fa piacere’ – mi comunichi tu in maniera animosa, volitiva e invasata.

L’uscio della spogliatoio s’apre, c’è presentemente arsura, offuscamento, mescolanza e trambusto di definizioni accatastate, moltitudine di persone che attendono il loro turno dinanzi al tavolone, mentre le tue splendide estremità inferiori escono sfuggendo altrove.

Io mi trattengo là, in compagnia della mia apprensiva prospettiva, assieme al gusto d’un passatempo faticosamente abbozzato. 

{Idraulico anno 1999} 

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