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Racconti Erotici LesboTradimento

Ehi, scusa

By 28 Settembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella mattina avevo deciso di accompagnare mio marito all’incontro con un nuovo cliente. Ultimamente a lui il lavoro non mancava ed erano rare le occasioni nelle quali potevo godere della sua compagnia; non facevamo nemmeno più sesso da alcuni mesi tant’è che pure la mia terapeuta mi aveva suggerito di trovarmi un’amante per sfogare le mie voglie represse. Fatto sta che quel giorno lui era appena entrato nell’edificio del suo nuovo incontro mentre io lo stavo aspettando fuori dalla macchina, perfettamente parcheggiata di fronte ad esso. Era raro trovare posto in quella zona della città per via dell’elevato traffico ma ci eravamo riusciti senza troppi sforzi. Un sole splendente unito ad una brezza primaverile rendeva lo stare all’aria aperta semplicemente magnifico. Io mi ero appena appoggiata sul cofano al lato guidatore con lo sguardo rivolto a terra finché l’esclamazione proveniente da una voce femminile mi portò ad alzare gli occhi.

 

– Ehi scusa! – 

Voltando lo sguardo e tra i pochi passanti scorsi una biondina sorridente con una borsetta a tracolla dal quale spuntavano alcuni testi. Era giovane e portava dei capelli lunghi, aveva un fisico piuttosto snello le cui curve più generose erano quelle del suo fondoschiena. Era alta quasi quanto me – che sono un metro e sessantacinque – abbigliata sobriamente con una maglietta giallo canarino e dei jeans celesti. Il suo modo di camminare un pò goffo sul marciapiede mi fece sorridere e m’incuriosì a tal punto da permetterle di avvicinarsi.

– Scusami ma volevo acquistare quest’auto e m’interessava saperne di più… Non la vedo molto in giro… –

Non conoscevo ancora il suo nome e mi fece molta tenerezza. Mi alzai dalla mia seduta e le feci qualche domanda riguardo all’auto. Non ero patita di macchine ma m’interessava informarmi esaustivamente riguardo agli acquisti percui ne conoscevo egregiamente le peculiarità. Lei ne sapeva altrettanto e perciò aprendo le varie portiere le feci fare un breve tour dell’auto, mostrandole ciò che sapevo e che avevo provato in quel poco tempo che l’avevo portata. Lei mi faceva domande come se fossi una venditrice d’auto tanto da farmi pensare che poteva essere la mia nuova occupazione. Alla fine avevo soddisfatto pienamente la sua curiosità tant’è che mi stinse la mano presentandosi; Elisa. Mi chiese del perché ero lì e io le rivelai di mio marito. Lei mi invitò a prendere un caffé nella sua dimora proprio al pianterreno dello stesso edificio. Mi sembrava scortese non accettare, dopotutto sentivo il bisogno di un pò di svago, eravamo tra donne e mi sembrava una giovane simpatica e con le rotelle a posto… Cosa poteva andare storto? 

Accettai finendo per entrare nel suo nido composto da un ampio soggiorno abbinato ad un angolo cottura, una camera da letto e un piccolo bagnetto. Gli spazi della casa erano perfetti per due persone e arredati in maniera razionale e essenziale; ogni stanza aveva il minimo indispensabile per soddisfare i bisogni primari. L’unico locale con qualcosina in più era il soggiorno che oltre al tavolino e alla poltrona posta in un angolo, aveva alle pareti due piccoli quadri di animali e paesaggi naturali. Lei mi disse che era una studente universitaria e con il lavoro aveva poco tempo per stare a casa. Io l’avevo beccata proprio nel suo giorno libero; sembrava tutto un pò surreale per essere vero. Elisa mi fece accomodare in soggiorno al tavolino mentre lei ai fornelli preparava il caffé e riempimmo i vuoti con chiacchiere di circostanza. Trovai curioso il suo interesse per l’unione con mio marito e quando le chiesi se c’era qualcuno di importante nella sua vita, lei mi rispose brevemente: – No, sono lesbica -. 

Udire quella parola mi mise subito sulla difensiva. Accavallai nervosamente le gambe per un istante e la squadrai mentre lei metteva il caffé nelle tazzine dandomi le spalle. Cercai qualunque indizio nei suoi movimenti che potesse confermarmi circa un mero interesse nei miei confronti ma non lo trovai. Forse la mia era solo paranoia… 

Lei portò la bevanda al tavolo e si sedette a capotavola, io ero alla sua sinistra. L’odore del caffé mi sciolse i pensieri ingarbugliati oltre che permeare l’ambiente. Era fumante e perciò aspettammo qualche minuto prima di sorseggiarlo. Lei mi rivolse un sorrisetto amichevole e mi vennero in mente le parole della mia terapista. 

– Secondo me dovresti trovarti qualcuno con cui scatenare le tue voglie represse… Sei troppo rigida ultimamente, non ti riconosco più…-

– Qualcosa non va? – mi chiese Elisa con apprensione.

Scrollai la testa negativamente e presi a sorseggiare la bevanda assieme a lei. La trovai ancora un pò calda ma si faceva bere con tranquillità. Restammo in silenzio finché non prendemmo rispettivamente l’ultimo sorso. Il caffé era buono e allontanando la tazzina la ringraziai dell’ospitalità. Elisa le prese entrambe e le lasciò sul piano del lavello; quando tornò al suo posto esordì in una frase che mi portò a pensare. 

– Bé non mi capita tutti i giorni di avere una bella donna in casa… – 

Il suo commento mi lusingò accendendo qualcosa in me. Dopotutto portavo bene i miei trentacinque anni. Ero mora con dei capelli a caschetto che coronavano perfettamente il mio viso. Avevo un fisico con una leggera dose di pancetta e delle curve ben rapportate ad esso. Il mio seno era vistoso – portavo una terza tutta naturale – e il mio fondoschiena era simile al suo. Curavo giornalmente il mio aspetto acqua e sapone, tenendomi il più possibile in forma pur facendo una vita sedentaria. Soppesai per qualche istante quello strano sentimento che stavo provando. Era la prima volta dopo tanto tempo che qualcuno all’infuori di mio marito mi faceva i complimenti in quel modo. Il suo essere lesbica però mi portò nuovamente sulla difensiva; lei cambiò abilmente discorso chiedendomi consigli sui suoi studi universitari. Frequentava una facoltà diversa da quella che avevo preso io dieci anni prima e la sua giovinezza mi portò a darle consigli come se fosse mia figlia. Fu in quei momenti che appresi la sua tenera età; aveva appena ventisei anni. Mi persi a parlare dei miei studi, riportando in vita ricordi che credevo fossero stati dimenticati, accorgendomi che se fossi tornata indietro avrei fatto esattamente le stesse scelte. Elisa ascoltò attentamente i miei racconti e al termine mi rivolse i complimenti per il coraggio che avevo avuto in alcune situazioni. Mi sorrise amichevolmente, almeno così pensai, finché non avvertii un suo piede strusciare dolcemente sulla pianta superiore del mio piede destro contenuto in scarpe a sandalo marroni con un leggero tacco. Il suo tocco fugace mi fece avvampare e lei scatenò una sfilza di lusinghe con un tono malizioso che mi fece perdere in breve tempo le inibizioni. Ero stordita quando mi ritrovai le sue labbra premute sulle mie. Un bacio che mi scosse tra le gambe finché il trillo e la vibrazione del mio cellulare nella tasca dei pantaloni non ci separò. Elisa ritornò al suo posto mentre goffamente estraevo la tecnologia dalla tasca e diedi un rapido sguardo al messaggio inviato da mio marito. 

– Abbiamo quasi finito, manca poco. Ti chiamo quando ho fatto. Baci. – 

All’improvviso mi ritrovai le mani sulle mie spalle. Mi voltai, Elisa era proprio dietro di me e posai il cellulare sul tavolo e mi abbandonai ad un nuovo bacio. Le nostre lingue s’incontrarono più volte e si intrecciarono passionalmente. Elisa mi teneva il volto tra le mani e con il pollice mi sfregava le guance. Liberandosi un attimo dalle mie labbra mi fece alzare dalla sedia permettendomi di sedermi sul bordo del tavolo. Mi schiuse le gambe e si posizionò tra di esse; I nostri seni si sfioravano mentre le nostre mani indiscrete toccavano una il corpo dell’altra da sopra i vestiti. Brividi libidinosi mi fecero fremere piacevolmente finché Elisa non mi aiutò a togliere la maglietta e il reggiseno. I miei seni pieni e con i capezzoli inturgiditi vennero accarezzati dalle sue bramose dita; Elisa era quasi alla loro altezza e cominciò un piacevole lavoro di gioco e suzione. Nel frattempo che le sue mani li soppesavano, la sua lingua unita alla sua bocca passava in rassegna le loro vette in maniera alternata e mi ritrovai a dover sopprimere diversi gemiti. 
 

La situazione era ormai degenerata e di lì in poi realizzai che poteva solo andare meglio; così senza chiedermi il permesso, Elisa mi fece alzare in piedi e mi sbottonò i pantaloni mettendo le mani direttamente nelle mie mutandine. Passò le sue dita sul mio ciuffetto di peli e scivolò sempre più in basso mentre mi baciava avidamente. La sua mano fece ben presto la conoscenza della mia vagina calda e umidissima. Grondavo di umori tra le gambe e lei non perse tempo; due dita penetrarono al mio interno facendomi sussultare. Le mie pareti le accolsero con grande fervore e sentirla scorrere lentamente dentro di me mi provocò una tempesta d’emozioni. Gemevo nella sua bocca provando un piacere irresistibile nella penetrazione. Quel suo gesto però durò poco e ben presto le sue dita uscirono e cominciarono a stuzzicarmi abilmente il clitoride. Avvertivo le punte giocare con il mio sesso e poco dopo mi ritrovai ad avere il mio primo orgasmo con una donna. Una sensazione di smarrimento mi colpì, stordendomi, mentre ansimante provavo che fluidi copiosi schizzavano e mi inumidivano le mutandine. Al termine mi accorsi di averle tremendamente bagnate e Elisa si scusò, mortificata per l’accaduto. Io però la baciai, contenta di ciò che avevo appena vissuto. Fu allora che il telefono squillò riportandomi amaramente alla realtà dei fatti. Voltandomi vidi il numero di mio marito sullo schermo; lo presi al volo osservando Elisa mentre con voce altisonante risposi a monosillabe alle domande della mia metà. Gli dissi di aspettare qualche minuto prima di scendere perché stavo parlando con una persona al bar. Lo sentii ridere dall’altra parte per poi farsi serio e accettare quella mia piccola bugia. 

 

Dieci minuti. Avevo dieci fottuti minuti prima che mio marito fosse sceso e saremmo ritornati, ahimé, a casa. Lo dissi preoccupata a Elisa che con apprensione mi ordinò di rimettermi i vestiti e di togliere scarpe, pantaloni e mutandine fradicie. Dopodiché mi disse di aspettare lì e mi lasciò sola nel soggiorno. 

 

Imprecando seguii dannandomi le sue istruzioni. Lei ritornò qualche minuto dopo con in mano delle mutandine mettendo fine ai miei rimproveri. 

– Tieni – disse porgendomele con un sorriso appena accennato – Queste sono le mie. Puoi tenerle se vuoi, non ne ho bisogno -. 

Mi cambiai al volo mentre lei prese il mio cellulare dal tavolo. La scorsi intenta a scrivere qualcosa sullo schermo intanto che mi cambiavo. Provai un brivido caldo che mi accese nuovamente; stava forse segnando il suo numero nella mia rubrica?  Fatto sta che trovai il suo intimo aderire perfettamente al mio corpo. Non era né troppo stretto né troppo largo e la cosa mi fece tirare un grosso sospiro di sollievo. Emanava anche un odore di fresco come se fosse appena lavato. Mi rivestii rapidamente sistemandomi alla meno peggio; Elisa mi porse il mio cellulare e mi accompagnò all’ingresso. Aprendo la porta sentimmo per le scale passi pesanti farsi sempre più vicini. Elisa mi mormorò qualcosa che non compresi e chiuse delicatamente la porta. Io uscii precipitosamente da quell’edificio a cinque piani ritrovandomi stordita in strada. Aprii la macchina e mi ci misi dentro al posto del guidatore e proprio quando voltai lo sguardo vidi mio marito uscire in maniera pacata. Gli sorrisi, dentro di me ero nervosissima. Guardai il cellulare che avevo distrattamente tenuto in mano; una notifica mi avvisò di un nuovo numero in rubrica. Esultai silenziosamente senza dare nell’occhio mentre la mia metà, stanca, entrò in auto. Senza troppe domande partimmo alla volta di casa, e in cuor mio sapevo che la mia sessualità da quella mattina non sarebbe stata più la stessa di prima. 

 

 

 

 

 

 

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