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Erotici Racconti

Emozioni forti

By 8 Dicembre 2016Gennaio 31st, 2023No Comments

Il veicolo proseguiva lento il percorso, nel tempo in cui lei avvertiva in modo spiccato il battito del cuore pulsare fermamente mettendola in soave subbuglio, poiché la mano di lui le strinse di proposito le dita sfiorandole simultaneamente il ginocchio. Questa circostanza sarebbe stata già sufficiente nel metterla in uno stato d’agitazione e d’alterazione netta, tuttavia stavolta il ritrovarsi così vicini era solamente una piccola parte del nuovo copione, dato che l’avevano scritto insieme e che al momento s’apprestavano per recitarlo. Tutto era iniziato con una telefonata dell’estate precedente, per mezzo di fantasie e di visioni rubate in un’innocua giornata di lavoro, per lui di mare, per lei ancora di piena vacanza:

‘Ma senti questo qui. Non hai altro da propormi, se non il tuo monotono e uniforme harem’ – gli aveva sussurrato lei nella complicità intensa e nella partecipazione profonda, che soltanto gli amanti sanno appoggiare e infine condividere nell’intimo dei sensi.

Lei si girò per controllare la stabilità del dolce appoggiato sul sedile posteriore, giacché da cuoca bravissima qual era aveva preparato una deliziosa torta da divorare come dopo cena. Lui le sfiorò le labbra con un dito, mentre fermava l’auto appena fuori dal cancello della sua abitazione. Scesero e lui l’accompagnò nel cortile, mentre lei guardava per la prima volta quei luoghi conversando tante volte al telefono, siccome riusciva a immaginarli con fatica. Entrò dietro di lui nella sala e restò ferma in piedi con in mano il dolce per un attimo, finché dalla cucina la vide. Pochi passi nell’ambiente che le era familiare, un bacio nervoso sulle labbra di lui, poi anche lei la fissò, a quel punto si squadrarono a vicenda leggendo l’una negli occhi dell’altra la stessa domanda:

‘Iolanda lei è Marina’.

Ambedue si tesero la mano scrutandosi, poiché nessuna delle due parlò. La moglie e l’amante d’un uomo che si conoscono, che vengono presentate da lui perlopiù in prima persona, peraltro già avvisate e per di più consapevoli entrambe: che singolare, sfrontato e stravagante effetto, non è vero? Chi metterebbe in pratica allestendo un simile e bizzarro incontro? Lui però lo fece, incurante e indifferente delle ripercussioni. Iolanda spostò per un attimo lo sguardo sul dolce che Marina reggeva precariamente con una mano:

‘Questo è il dolce per stasera. L’ho preparato io’.

Iolanda la condusse verso la cucina invitandola a posarlo sul tavolo. Lui, poco distante, si chinò ad aggiungere frattanto altra legna al fuoco nel caminetto:

‘E’ strano trovarmi qui, davvero inusuale’ – le sfuggì mentre si guardava intorno sfiorando le piastrelle e il vetro della finestra.

‘Dimmi, è così che avevi immaginato questa casa?’.

‘A dire il vero non mi sono mai sforzata d’immaginarla. Non m’appartiene o almeno non mi è mai riguardato questo luogo, fin quando lui non m’ha chiesto di venire esplicitamente qui’. 

Le mani di Iolanda ebbero un tremito, nel tempo in cui aggiungeva gli ultimi tocchi al piatto che stava per servire:

‘Ribadisco che non m’apparterrà nuovamente, dal momento in cui uscirò di qui più tardi’ – la rassicurò Marina.

‘Io so che voi avete sempre mantenuto ogni ruolo distinto e preciso, senza fatica. Non è stato facile accettarlo’.

Lui varcò la soglia della stanza accarezzandole entrambe con lo sguardo.

‘Allora? Io spero che non abbiate deciso d’attaccarvi e d’assalirvi in inutili e infruttuose spiegazioni?’.

‘No, abbiamo deciso che adesso è giunta l’ora di cenare’ – tagliò corto la moglie.

Lui spense la luce e le fiammelle delle candele insieme al fuoco del caminetto riempirono la sala d’una luce avvolgente e discreta, parlarono amabilmente mentre le portate si susseguirono generose sulla bella tovaglia delle Fiandre. Le due donne si guardavano con sempre minor diffidenza e cominciarono a sorridersi, poi quando fu tempo di togliere da tavola il cesto della frutta entrambe lo afferrarono e le loro mani inavvertitamente si toccarono innescando alla svelta qualcosa d’insperato. Alzarono di colpo lo sguardo l’una verso l’altra e si sorrisero per quell’inatteso contatto, Iolanda pregò opportunamente l’ospite di restare seduta, poi riassaporando il piacere di quel brivido rimasto come un’impronta sulle sue dita, la chiamò in cucina perché l’aiutasse a portare il dolce, finché Marina s’alzò seguita dagli occhi curiosi e indaganti di lui:

‘Hai un fondo schiena fantastico’ – le sussurrò.

Lei rise ed entrò in cucina dove Iolanda porgendole il vassoio le sfiorò di nuovo le mani. Le due donne restarono immobili per qualche secondo, mentre con le dita si toccavano guardandosi vivamente e in maniera insinuante le annunciò:

‘Lui ti trova molto seducente’ – mormorò Iolanda fissandola.

‘Lui è molto accattivante’ – rispose Marina, scrutandolo oltre la soglia seduto come un re al suo banchetto d’onore:

‘Sì, perché lui sa perfettamente come far impazzire a meraviglia una donna’.

‘Sa anche splendidamente come far perdere omogeneità anche a due femmine messe assieme’.

‘Questo lo vedremo, visto che forse lui non sa ancora, non si rende conto quanto due donne possano far ammattire lui’.

Marina spacchettò i dolciumi dall’imballaggio, poiché la superficie delicata ricoperta da quelle scaglie di cioccolato bianco attirò prontamente lo sguardo della coppia: una lettera a forma di ‘I’ e una lettera a forma di ‘M’ apparivano disegnate con la panna montata, decorando il dolce incrociandosi e unendosi in un punto dove Marina aveva deposto una grossa fragola d’un bel colore rosso intenso. I tre si scambiarono sorrisi e ringraziamenti, Iolanda iniziò a tagliare le fette, lui le tolse la paletta dalla mani, prese un po’ di panna e l’avvicinò alle labbra della moglie e gliela offrì affinché la leccasse. Lei lo fece con estrema sensualità, poi si volse alla volta di Iolanda:

‘E’ buonissima’ – affermò lei entusiasta.

Lui prese un altro po’ di panna e l’avvicinò alla bocca di Marina, però senz’attendere che la leccasse gliela passò sulle labbra:

‘Non leccare’ – le ordinò lui bonariamente, avvicinandosi alla bocca baciandola affettuosamente e accarezzandole le labbra con la lingua fino a rimuovere tutta la panna.

Iolanda osservò la scena restando in piedi immobile, chiaramente agganciata e manifestamente sospesa fra quell’insolita eccitazione, l’eccezionale gelosia e a quel discontinuo stupore. Era indiscutibilmente differente e insolito, sapere che il marito aveva un’amante e squadrarlo adesso apertamente mentre baciava un’altra femmina lì in sua presenza la faceva fremere tutta, tuttavia quello che stava provando, immergendosi in questo gioco amorevole, mansueto e perverso era un bizzarro senso di curiosità e di stranezza, che le donava animazione, ardore e calore in modo sorprendente. Lui tese un braccio e le cinse la vita attirandola verso di loro, dopo si voltò e baciò la moglie, mentre sentiva la mano di Marina accarezzargli gentilmente la schiena.

Il contatto delle sue mani, attraverso il tessuto leggero della camicia azzurra che indossava, gli procurò infine una scossa e il bacio divenne immediatamente più profondo, spostò le mani oltre i fianchi di ciascuna, giacché fisicamente avevano poche caratteristiche comuni e questa diversità lo eccitava. Più alta e costituzionalmente più generosa la bionda moglie, con i capelli di media lunghezza e piccolina invece era l’amante. Adesso le sue mani grandi accarezzavano i glutei di tutti e due, mentre la sua bocca cercava inizialmente la lingua dell’una, in seguito le labbra dell’altra. Ci fu un attimo in cui le loro bocche furono vicinissime nella ricerca di lui, dato che si sfiorarono e lui eccitatissimo le osservò, sentendo la propria erezione agitarsi e dolergli irrimediabilmente nei pantaloni. Lui con astuzia s’allontanò per un istante lasciandole indisturbate una di fronte all’altra per ammirarsi, appresso ricomparì immediatamente con due involti, senza conversare uno lo offrì alla moglie e l’altro lo consegno nella mani di Marina. Con lentezza le due femmine li spacchettarono estraendone due bellissimi completi intimi in tinta, lui frattanto s’accomodò in modo sereno sul canapè annunciando:

‘Adesso potete indossarli’. 

Le donne si scambiarono sguardi d’alleanza e d’intesa reciproca con un lieve imbarazzo. Marina fu la prima a far scivolare le spalline dell’abito nero che indossava, poi volgendo la schiena a Iolanda la pregò d’abbassarle la chiusura lampo per aiutarla a spogliarsi. Quando l’abito scivolò per terra lui e Iolanda ebbero modo d’osservare le gambe di lei, fasciate in quelle calze velate sostenute da un elegante reggicalze di colore nero. Una striscia di pizzo sulla schiena chiudeva il reggiseno, mentre entrambi scoprirono che Marina non indossava le mutandine. I loro occhi accarezzarono i glutei di lei che restava di spalle, mentre prendeva dalla scatola il completino e s’apprestava a infilarsi il perizoma di colore nero. Iolanda s’offrì d’aiutarla per tirarlo su, poi le slacciò il reggiseno che portava e le infilò quello nuovo. Terminata l’operazione le accarezzò i fianchi con gli occhi che le brillavano, poi fu la volta di Marina abbassare la chiusura lampo della gonna di Iolanda, sfilarle la camicetta e fermarsi per un attimo ad ammirarla, mentre la luce delle fiamme danzava su di lei e sulla parete di fondo, così le slacciò il reggiseno e guardò lui che le osservava con appetitoso desiderio. A quel punto le sfuggì un sorriso al pensiero d’ogni volta che lui l’aveva presa bonariamente in giro, per le piccole dimensioni del suo seno. Lui colse ricambiando il sorriso, l’aiutò per vestirsi, poi si presero per mano e insieme s’avvicinarono al divano dove lui era seduto, dato che gli si sedettero ai lati e lo abbracciarono:

‘Siete veramente bellissime’ – sbottò lui animato e carico di frenesia.

Gli occhi di lui sembravano persi, quasi come se avessero perso parte della lucidità, giacché le sue mani accarezzavano i capelli, le spalle e le gambe delle due donne, le quali avevano già cominciato a baciarlo sul collo e delicatamente sui lobi delle orecchie, perché entrambe sapevano molto bene quanto questo modo di fare avesse fatto centro eccitandolo con accortezza. Iolanda gli offrì le sue labbra che lui dischiuse con impeto con la lingua, regalandole un bacio che Marina amava definire caldo e disordinato. Quest’ultima li guardò, poi si chinò e iniziò a sbottonargli la camicia per liberare quei suoi piccoli capezzoli che lei adorava. Appena raggiunse il suo petto lo accarezzò e cominciò a succhiare, a baciare e a stuzzicare con la lingua i capezzoli, lui si tolse la camicia senza smettere di baciare la moglie alla quale tolse anche velocemente il reggiseno. La mano di lui adesso giocava con il suo seno e staccò la bocca da quella di lei, soltanto per prendere in bocca uno dei suoi capezzoli e leccarlo ingordo. Iolanda inarcò la schiena per permettere al marito di giocare meglio con il suo corpo e sbirciare i movimenti di Marina. Lei si stava sollevando e inginocchiando sul divano mentre li guardava con gli occhi ardenti. Sul muro l’ombra sinuosa del corpo di Marina si chinava docile alla mano di lui, scivolava fra le gambe, risaliva e le accarezzava i piccoli seni ancora prigionieri della biancheria:

‘Il suo seno è piccolo’ – sfuggì dalle labbra di Iolanda.

Quella frase suonò come un’osservazione invadente e pettegola, lui si voltò verso di lei e le fece una carezza:

‘Lei è tutta piccola, anche il suo sesso è il più piccolo che io abbia visto’ – così dicendo guidato anche dal profumo che emanava il perizoma ormai bagnato, lui le sfiorò il sesso attraverso la stoffa.

Il contatto con la sua eccitazione gli fece l’effetto di sempre, dal momento che fece scivolare le dita sotto la mutandine e cominciò a insinuarsi fra le grandi labbra, ormai ampiamente dischiuse dal desiderio. Addirittura le piccole labbra erano aperte e il clitoride di Marina non desiderava altro che le mani di quell’uomo che la facevano godere come nessuno.

‘Guarda’ – sussurrò senza volgersi verso la moglie.

Così dicendo sfilò dolcemente il perizoma di Marina e le allargò le gambe, mostrando il suo sesso stretto e ben fatto pulsante d’eccitazione.

‘Come farai a penetrarla?’ – chiese Marina quasi in estasi.

‘Sarà difficile, però è stupendo’.

In quell’occasione baciò con dolcezza e con passione Marina, mentre con le dita continuava ad accarezzarla fra le gambe. Iolanda li guardò in quell’intimità, poi s’inginocchiò per terra e iniziò a slacciare i pantaloni del marito:

‘Chissà adesso, quanto sarai eccitato’.

‘Fermati’ – intimò lui, staccandosi anche da Marina, poi continuò lusinghiero e suadente:

‘Prima le signore’.

Sfilò anche il perizoma di Iolanda e invitò ambedue a sedersi sul bordo del tavolo senza parlare, lui s’inginocchiò per terra mentre le due donne si guardavano incuriosite, poi comprese le sue intenzioni divaricarono le gambe restando il più vicine possibile e gli offrirono le loro vagine zuppe e gonfie di desiderio. Lui leccò tutte e due quelle pelosissime fiche con calma, inizialmente una e appresso l’altra, mentre il profumo e i sapori delle due femminilità si confondevano mescolandosi accuratamente sulla sua lingua, giacché quelle differenti sapidità s’univano inebriandolo e mandandolo al settimo cielo. Loro due avevano appoggiato le mani dietro la schiena e tendevano i loro corpi invasi radicalmente dal piacere, come degli archi mai stanchi nelle mani d’un abile e competente tiratore. Marina venne quasi subito e il sapore dell’orgasmo gl’inondò la lingua facendolo uscire totalmente di senno. Quello spasmo lo eccitò a tal punto, che pur non essendosi ancora toccato avvertì d’essere vicinissimo al traguardo per la sborrata finale, a tal punto si trattenne sollevandosi velocemente e portando il suo cazzo all’altezza delle labbra di Iolanda:

‘Prendimelo in bocca, tieni, assaggialo’.

La moglie affezionata, fedele e seguace in questo modo eseguì il suo volere, per il fatto che la vivace sborrata dell’uomo arrivò speditamente e puntuale. Il fiotto bianco e lattiginoso sgorgò ingente colando sulle labbra e in seguito fra i seni di Iolanda, dapprima spensierata e subito dopo stordita da quella situazione così esclusiva, talmente privilegiata e per di più unica. Lui emise un gemito d’estremo piacere consolandosi e rinfrancandosi pienamente per quella pura e schietta soddisfazione raggiunta, poi il suo respiro ritornò tranquillo, Marina afferrò un tovagliolo e con delicatezza asciugò il bel seno di Iolanda che teneva gli occhi fissi sul marito:

‘Brava, sì, continua così mia bella’ – mormorò lui accarezzando amabilmente i capelli di Marina.

In seguito si sedette ancora sul divano contento e sazio di quell’orgasmo appena ottenuto e della mirabile visione di quelle due donne. Marina rovesciò un po’ d’acqua sul tovagliolo e ripulì bene Iolanda che docilmente si era sdraiata sul tavolo e godeva delle attenzioni dell’altra:

‘Ti piace lavarla?’.

Lui le osservava sbalordito, mentre per un attimo le donne parevano intente solamente a loro stesse, come se lo avessero per un momento messo in disparte al ruolo di semplice spettatore. La mano di Marina guidò il tovagliolo umido fino al ventre di Iolanda, visto che lei si distese completamente divaricando un po’ le gambe, a quel punto lui s’alzò e si sistemò accanto al tavolo:

‘Vuoi che ti tocchi?’.

‘Sì, volentieri’ – sussurrò la moglie.

Le sue dita s’insinuarono in quel sesso aperto, disponibile e voglioso infine bagnandosi. Iolanda sorrise prima verso di lui, in seguito alla volta di Marina che non aveva smesso d’accarezzarla con il tovagliolo umido. Lui, eccitatissimo da quella scena l’afferrò per le gambe e l’attirò a sé, la fissò intensamente e la penetrò con forza sul tavolo tra lo stupore di tutti e due. Iolanda sorpresa da quell’impeto violento emise un gemito fortissimo e subito s’inarcò, lui in piedi affondava il suo cazzo eretto nelle carni tenere della moglie sotto lo sguardo nondimeno eccitato ed entusiasta dell’amante. Guardava prima l’una sotto di sé, poi l’altra che era rimasta immobile accanto a lui, mentre adesso fissava il volto intorpidito dal piacere di Iolanda, trafitta dal suo uomo che ansimava dimenandosi con la schiena dolente su quel tavolo ancora imbandito. A un tratto lei urlò, la sua voce riempì lestamente la stanza e a Marina sembrò che anche le fiammelle smettessero per un attimo di tremare nella semioscurità, perché quell’orgasmo le riempì il cuore e la mente, dato che la travolse come un’onda alta e improvvisa sbaragliandola. Lui frattanto uscì da lei con il cazzo ancora in piena erezione e sorrise in direzione di Marina. Quell’orgasmo adesso le spettava, cosicché si sedette sul divano dopo aver accarezzato il ventre scosso della moglie, rivolgendosi apertamente con una cedevole e tenera autorità:

‘Non avresti goduto così senza di lei, nemmeno io però. Dimmi, che cosa hai apprezzato di più sinceramente’.

Iolanda non riusciva a parlare, non gli rispondeva, in quell’istante lui si rialzò e le sfiorò le labbra, inaspettatamente lei tirò fuori la lingua e gli leccò le dita:

‘Che cos’è questo sapore?’ – domandò Iolanda incuriosita ed euforica al tempo stesso.

Lui sorrise, fece scivolare di nuovo una mano fra le gambe di Marina, s’inumidì un dito nell’eccitazione di lei di nuovo seduta sul tavolo e lo portò alle labbra della moglie:

‘E’ buono, per davvero’.

‘Questo è il sapore di lei. Ti piace? A me fa girare la testa’. Poi volgendosi nella direzione di Marina visibilmente invasato imprecò:

‘Toccati per me, per favore’.

Lei si mise in ginocchio sul tavolo e iniziò a masturbarsi, prima s’accarezzò il seno e lo fece con tanta sensualità, dato che lui non resistette e s’allungò per un attimo a succhiarle un capezzolo divenuto sodo, in seguito fece scivolare le dita nel suo piccolo e pelosissimo anfratto bagnato, masturbandosi vigorosamente davanti agli occhi meravigliati di lui e di Iolanda:

‘Adesso io vi chiederò un regalo speciale. Nessuna di voi ha mai assaggiato una donna? Non vi piacciono le donne? Piccola, una volta tu m’hai detto che questa era l’unica donna con cui avresti accettato tutto questo. Accetteresti, acconsenti che lei adesso t’assaggi?’.

Piccola, era così che lui la nominava, per il fatto che adesso le proponeva prospettandole di lasciare che sua moglie entrasse nella sua intimità. Iolanda sennonché sgranò gli occhi agitata, allarmata e alquanto sconvolta, perché non sapeva coscienziosamente se a sconcertarla e a turbarla di più fosse ragionevolmente la proposta in sé, o per il fatto che lei non fosse stata per nulla interpellata della faccenda. Come poteva sapere lui, che lei sarebbe stata disposta e propensa di metterlo in atto senz’opporsi? Fu in conclusione Marina a consultarla accortamente con gli occhi, prima di rispondere a quello spasimante bizzarro e fantasioso individuo, a tratti imperioso e prepotente che focosamente l’incalzava. Iolanda le sorrise e Marina acconsentì con un cenno della testa:

‘Soltanto assaggiare, niente di più’ – poi divaricò le gambe in modo sensualissimo, mentre lui dilatò le pupille per godersi accalorato e animato più che mai quella favolosa scena.

In quell’occasione, infatti, osservò la moglie chinarsi con estrema lentezza sulla fica della sua amante, stretta, bagnatissima e pelosissima. Gli occhi di Marina si spostavano rapidamente dai movimenti di Iolanda allo sguardo smanioso di lui, perché al presente aveva la bocca semi aperta e quell’atteggiamento sul viso peculiare di quando faceva l’amore con lei. Quella era l’espressione che lei adorava, che la faceva esplodere, perché lui non aveva mai scordato la loro prima volta in quell’albergo ad Alghero in Sardegna. La donna le aprì un poco le grandi labbra con le dita facendola sussultare, poi sentì il suo respiro irruente avvicinarsi curioso al suo clitoride, giacché per la prima volta la punta della sua lingua s’insinuò nella sua femminilità. In quella circostanza le sfuggì un lamento, mentre la donna invece d’allontanarsi dopo il primo tocco allungò di più la lingua e la leccò cupidamente, le leccò le piccole labbra girandole minuziosamente intorno al clitoride, lui nel frattempo eccitatissimo con il cazzo diventato enorme dalla potente erezione spinse giù la testa della moglie:

‘Brava, sì così, preparala per me, sei un incanto’.

Marina ansimò sotto quei colpi rapidi e garbati della lingua di lei, poi guardò lui con un’aria che combinava desiderio e sconvolgimento. Quello sguardo lo accese facendolo delirare, scostò la moglie e afferrò Marina per i fianchi, le divaricò le gambe più che poté e aiutandosi con una mano le entrò dentro. Dopo il consueto e comprensibile momento iniziale di difficoltà, lui gradualmente la esortava per non stringere finché in modo avveduto e prudente le domandò:

‘Mi vuoi tutto dentro?’.

Iolanda guardava come ipnotizzata il marito, radicalmente incantata, tenuto conto che attualmente lui sembrava smarrito completamente nel corpo e nell’anima sotto le grinfie, anzi, nella morsa impudica e lussuriosa di quella donna, quella femmina che sapeva di non essere unicamente un corpo per lui, ma un altro amore, sì, quello venuto dopo, quello che aveva scelto e portato dentro nonostante tutto:

‘Sì, così, ah bravo, sì ancora’ – sbraitava delirando lei in modo imprevisto, inaudito e sorprendente.

Lui cominciò a spingere dentro di lei, muovendosi con fermezza e con passione, attento e vigile cercando di non causarle sofferenze, però con un desiderio che bruciava più delle candele e del camino che illuminavano quella notte fuori dal tempo messe insieme. Vennero sennonché insieme, lei con un gemito altissimo, lui con un ansimo soffocato e prolungato, nel tempo in cui Iolanda li osservava incredula, quasi agnostica e diffidente.

Adesso mentre guardava quell’uomo lei aveva gli occhi lucidi, lui sorrise come se avesse già visto quella scena mille altre volte, giacché era troppo limitata e piccola per circoscrivere e per contenere un’emozione così poderosa, lui l’abbracciò, poi uscì da lei, agguantò per mano Iolanda e la guidò verso il divano, poi fece un cenno in direzione di Marina.

In conclusione s’accoccolarono lì davanti alla brace del camino e pacificamente s’addormentarono.

{Idraulico anno 1999} 

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