Skip to main content
Racconti Erotici

Golem

By 16 Luglio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando era in fase creativa niente e nessuno doveva incrociare la sua strada. Doveva essere lui e la sua creatura: simbiosi. Nulla più.

Questa volta (se lo sentiva nelle ossa) sarebbe stata una cosa incredibile. Si chiuse nella sua tana avendo portato con sé solo lo stretto indispensabile per sopravvivere.

Una notte lo aveva sognato e da quel momento erano stati una cosa sola; come amanti uniti dal ricordo e dall’odore della passione, così la creazione si era impossessata del suo creatore.

Aveva atteso per aumentarne il piacere. Il fuoco era cresciuto e cresciuto, ed ora divampava nel suo petto. Tutto di sé era proiettato alla creazione, tutto il suo essere anelava a quell’orgasmo creativo.

Fissava il blocco di creta, ma i suoi occhi non registravano ciò che gli si parava davanti, erano ben al di là del mero atto della visione.

E l’attesa finì.

L’arte in potenza fu finalmente in atto quando la sua mano toccò la creta.

La creta reagì a quel tocco e si abbandonò totalmente a quell’atto di primevo amore.
Era estasi creativa alla stato puro, non c’era più tecnica, non c’era valutazione oggettiva, nulla di razionale. Forse era la più antica delle magie: un sogno stava prendendo forma per mano di un uomo.

E la Magia alla fine udì quel richiamo folle di passione, ed intervenne. Come a volerne preservare quel sublime atto d’amore, la creatura ed il creatore furono rinchiusi in una sorta di bozzolo. Un utero traslucido, che permetteva solo di intuire cosa stesse accadendo all’interno. La membrana ambrata si concedeva solo alla luce proveniente dalle alte finestre in fondo alla stanza e la luce la penetrava, andandosi poi ad infrangere su ciò che essa preservava.

La creta assumeva sempre più la forma di ciò che era stato sognato. A volte era liquida e sembrava fremere sotto le sue dita, ma era lì, succube dell’arte e della passione. Plasmata e plasmante.

La gambe forti sorreggevano già il grande tronco al quale era radicata la strana struttura di quelle che solo nel più terribile degli incubi potevano esser ali. Le braccia inerti sembravano rispecchiare, nel loro atteggiamento, la totale cedevolezza del materiale del quale erano composte.
La testa aveva proporzioni umane, se si eccettuava un’altra struttura che la sovrastava. Non erano propriamente delle corna, ma una sorta di palco corneo che circondava il cranio glabro, per poi aprirsi in una sorta di ventaglio.
Infine il volto sembrò prendere forma da solo, come se la creta guidasse le dita a svelarne i suoi tratti nascosti. Era del tutto simile ad un volto umano, era duro fondamentalmente, ma lasciava intendere una sorta di delicatezza.

Quando ebbe finito fissò la sua creatura, come a volersi sincerare che fosse davvero davanti ai suoi occhi, che il sogno avesse davvero messo piede sulla terra.

La pelle appariva liscia, della consistenza di quella di un serpente, il colore originale aveva assunto una sfumatura più scura e, ai lati del viso, la creta appariva leggermente maculata.

‘e la creatura fissò lui.
In quel momento l’utero che li racchiudeva perse la sua consistenza e si aprì in una miriade di squarci di luce, rivelando al mondo il suo segreto.

La creatura fissava il suo creatore negli occhi e parlò.

‘Ti amo’ furono le sue prime parole ‘Ti amo perché mi hai donato la vita, ti amo per quanto mi hai amato, e ti amo perché hai inseguito un sogno fino a renderlo reale. C’&egrave solo una cosa che io posso fare per te”

E la creta/carne prese vita. Le gambe si slanciarono. La struttura che portava sulla schiena, da semplice ed efficace come un uomo, divenne raffinata e complicata come una donna. Nello stesso modo cambiò quella sulla testa. Il seno prese vigore ed il volto si ingentilì maggiormente. La maculatura divenne più evidente, arrampicandosi ai lati della testa fin dietro la nuca ed intessendo ipnotiche regolarità geometriche.

‘ ‘ora sono donna, e sono tua. ‘

Il libro di Morfeo:
Sogni

Il Blog:
Flow Morphia Slow

Collana Imuse:
Il Blog

Leave a Reply