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Racconti Erotici

Propiziante apparizione

By 21 Gennaio 2020Giugno 17th, 2020No Comments

Devo caldeggiare o meglio posso propugnare e in ultimo avvallare e senza dubbio promuovere, che allorquando un uscio è semiaperto, vale a dire allorché un’entrata è semichiusa, indica, denota e palesa che sei comodamente pregato d’origliare e finanche agevolmente autorizzato d’osservare. In un certo qual senso io ho l’apprensione e l’inquietudine quando m’imbatto nelle aperture dischiuse, perché t’inducono in ultimo imponendoti di fissare lo sguardo in un’altra direzione, ciò nonostante non t’informano né ti segnalano che cosa potresti trovarti dinanzi o al loro interno. In quel preciso frangente l’apertura risultava accostata e considerato che gl’ingressi semi spalancati esortano all’osservazione, mi disposi confortevolmente ad adocchiare al suo interno. 

Io adocchiavo un mare colorato di vermiglio, tinteggiato rosso acceso d’un grande giaciglio con due figure stese là di sopra, precisamente un maschio e una femmina. Lei portava indosso un normale reggipetto e null’altro, mentre il maschio l’avvolgeva deliziosamente con il suo corpo imbacuccandola per mezza parte. Che cosa starà compiendo? Adesso comprendo tutto, l’ha allacciata alla testiera di ferro battuto del talamo, sì, ma per quale ragione l’avrà annodata in tal modo? 

Al presente il maschio è smontato dal giaciglio, ha compiuto il giro, ha bonariamente osservato la scena e si è infine diretto verso la parte opposta congiungendo finanche i piedi della femmina, in seguito ha collocato una striscia larga di tessuto posandolo sugli occhi di quella femmina, in quanto appare adesso così come un’immagine indolente dal profilo sottomesso e ozioso. 

Lui è invece nudo, poiché in modo abulico e inoperoso l’accarezza, le passa nel contempo le nocche della mano sulle braccia, sui seni, adesso io sono in grado di braccare tutta la scena, fiutando e osservando da quell’ingegnosa porzione di quell’uscio tralasciato dischiuso, per il lineare fatto che t’induce in tentazione, t’invoglia in pura lusinga e d’ispira lascivi e libidinosi pensieri scardinandoti le membra. 

Da non credere, mi sto eccitando per davvero, il cazzo si sta svegliando, si agita nei pantaloni, sussulto tutto, vacillo e ribollo, per il fatto che ho il panico d’essere riconosciuto ma anche la brama e non lo nego, la smania d’essere individuato. 

Il maschio s’arrampica sull’alcova e inizia a montarla. Ma non dovrebbe essere l’opposto, non dovrebbe essere la femmina a scopare il maschio? Dimenticavo, è vero, che la femmina è annodata e fasciata, non vede né scruta nulla. 

Il cazzo del maschio esprime compattezza, emana fermezza e mascolinità da ogni parte, in verità non è enorme, però è ben fatto e lineare, alquanto proporzionato, la femmina lo avverte, lo capta, ma in special modo lo reclama, lo invoca, agogna di riceverlo nella bocca, eppure il maschio si comporta da menefreghista, da totale apatico, da perfetto noncurante, sicché prosegue a succhiare dai suoi capezzoli.

Bruscamente però l’uscio si congiunge percuotendo una parte del battente, il frastuono avrà indubbiamente fatto sussultare i due soggetti nella camera, però io non lo so, perché non riesco ad adocchiare più nulla, dal momento che attualmente l’accesso è sprangato, a ogni buon conto c’è ancora il foro del chiavistello che mi resta per sbirciare.

Con una bizzarra cupidigia e con un’enorme indiscrezione io mi piego verso il frammento del legno, giacché scruto in conclusione i due esseri impudicamente concentrati e libidinosamente affaccendati a scopare. 

Sono entrambi discinti, spogli e seducenti, la femmina si sobilla perché non vede nulla, in effetti non può ostacolarlo né proibirlo, in quanto è annodata, durante il tempo in cui il maschio ad ogni lussurioso boccheggio s’accende scatenandosi maggiormente, mentre la padroneggia e la scopa lussuriosamente ammodo. Lui l’invade, s’introduce dominandola a fondo, lei è appagata, strepita, inveisce e esprime parole licenziose e scurrili, lui la possiede, la sciupa e se la gusta tutta. Se la scopa per bene perdendosi dentro quella fica pelosissima e nera. 

Io mi trovo là che rabbrividisco e vibro come un dissennato, ondeggio di paura e trapelo di fremente desiderio, farnetico, tento d’ammantare il mio cazzo duro che scalpita fremendo sotto il pigiama e in ultimo spalanco la porta ed entro. 

In quel frangente adocchio intorno tutto nero: il giaciglio, le coperte e le tende. Avvisto due figure: mia zia e mia nipote che poltriscono in silenzio nude. 

{Idraulico anno 1999} 

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