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Racconti CuckoldRacconti di Dominazione

Quella voglia

By 10 Novembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Indosso il completino intimo, quello nero e dannatamente sexy che mi ha regalato lui. Me  l’ha regalato quel giorno mentre eravamo a Milano nel negozio La Perla, gli piace viziare la sua schiava con abiti e accessori di lusso. O forse gli piace che io sia sempre perfetta per lui, lui ama la perfezione. Anche al mio compagno piaccio perfetta e in ordine ma con lui il discorso è diverso, è lui ad essere il mio schiavo. Strana situazione, molto strana. Amo il mio compagno, il sesso è fantastico, lui si eccita nel farsi sottomettere e io mi bagno al solo pensiero di dominarlo e poi mi fa godere tanto col suo grosso cazzo. Ogni tanto però ho bisogno anch’io di essere messa al mio posto e cosi c’è lui, il mio padrone. 
Sto indossando il completino solo per lui, questo lo metto solo con lui, me l’ha ordinato, l’ho subito detto al mio compagno con tono canzonatorio e il suo cazzo ha reagito gonfiandosi nei pantaloni, dopotutto rimango pur sempre la sua dominatrice e lui deve soffrire per me. Si lui sa tutto, è il nostro gioco e non potrei, né vorrei,  farlo senza di lui.
Indosso dei collant nero chiaro con una riga nera che attraversano tutta la gamba, parte dal mio sederino tondo e sodo fino a scomparire, in prossimità del tallone, dentro ad un paio di scarpe Casadei, nere lucide. Sono scarpe bellissime, sexy e funzionali. Perché funzionali? Lasciano esposto l’arco del piede (avete presente il modello?), la tomaia  curva verso il basso nei pressi dell’arco permettendo cosi al mio schiavo di leccare e respirare il mio bellissimo piedino senza dovermi togliere le scarpe. Funzionali vero?
Vado avanti nel vestirmi e decido che il mio padrone non può avere tutto subito, voglio che mi scarti come fossi una caramella, con una scorza dura ma all’interno bagnata, un pò voglio che soffra anche lui. Indosso una gonna a tubino a vita alta, sempre nera e molto corta, e una camicia bianca che infilo nella gonna. Sbottono un numero di bottoni necessario a mostrare il solco del mio seno. Mi guardo allo specchio, sono propio sexy ma manca qualcosa. Rossetto rosso. Le mie labbra sembrano ancora più grosse.
Prima di uscire prendo il telefono, mi metto in posa: tendo le gambe e col busto piegato in avanti mi lecco il labbro superiore e guardo nello specchio, ferma cosi. Click. “dimmi cosa daresti per farmi venire da te piuttosto che andare da lui”. Invia.” Vieni al Mandarin Oriental hotel per le 23,  a quell’ora avremo finito”. Invia.
Non mi sono ancora fatta dominare che penso già a come sottomettere il mio compagno.
Stanza 113. Sul tavolino di fianco alla porta d’ingresso è appoggiato un oggetto dalla forma ovale la cui estremità, dopo un breve restringimento, culmina con un base tonda e piatta. Un plug anale. Appena lo vedo so cosa devo fare e sento un fremito. Lo prendo e mi dirigo verso il bagno, mi guardo allo specchio mentre mi infilo in bocca il plug metallico, lo insalivo per bene. Mi abbasso i collant, inarco la schiena cosi la mia mano raggiunge facilmente il mio buchetto, sento la fredda punta del plug che lo punta e piano piano si rilassa permettendogli di entrare. Mi bagno ancora di più.
Prendo il cellulare e mi faccio un selfie mentre do le spalle allo specchio e invio la foto, chissà se il mio compagno noterà qualcosa.
Non resisto più, mi do una sistemata ai capelli, esco dal bagno e mi dirigo verso il letto guidata dalla mia figa vogliosa.
Ho la mente annebbiata dall’eccitazione riesco solo a sentire la sua voce 
“inginocchiati”. Lo faccio. Mi trovo davanti il suo grosso membro ancora a riposo e già cosi è più grosso di  quello del mio compagno (l’ho scelto apposta), vedo appena le vene che stanno iniziando a pompare il sangue verso la cappella, vuol dire che anche lui si sta eccitando. Sento la soddisfazione crescere in me, il mio orgoglio da donna dominatrice sta per prendere il sopravvento ma lui ristabilisce subito l’equilibrio che c’è tra di noi. “annusa il mio cazzo ma non provare a metterlo in bocca”. Sento quella strana sensazione che mi pervade ogni volta che mi vengono dati degli ordini, vorrei alzarmi in piedi, urlargli in faccia che non si deve permettere, che mi deve portare rispetto e bla bla bla. Sto zitta invece, reprimo il mio orgoglio. E mi eccito ancora di più.
Respiro a piene nari avvicinando il mio viso a quel maestoso cazzo che a breve sperò di sentire dentro di me. Ha un buon odore di uomo, non è forte ne sgradevole e mi va alla testa causandomi ulteriori allagamenti.
Dopo qualche secondo, finalmente mi appoggia una mano sulla nuca, per me è il segnale. Seguo la dolce spinta che mi porta verso la sua cappella, apro la bocca e sento sulla punta della lingua quel calore e quel sapore. Si cominica.

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