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Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 16

By 21 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

L’Accademia degli Orfanelli era tutta agghindata, con striscioni dai mille colori, stelle filanti e cartelloni.
C’erano stati dei grandi festeggiamenti. Si era suonato, scherzato, ballato, bevuto rosolio e mangiato pasticcini di ogni genere.
Fu là che la Rossa ricevette la visita del gabelliere, ormai divenuto suo vecchio amico.
Era stata lei a chiedergli di venire fin lì, per vederla, poiché non si incamminava volentieri lungo i sentieri del bosco, assai cupi e malsicuri.
Me la ricordo ritta in piedi; alle sue spalle, sul muro, spiccava la scritta ‘FESTA DELLA MUSICA’.
Tutt’intorno, sulle sedie e sui banchi di legno, oltre che sul pavimento, erano rimasti i fiori finti e il riso che, alla fine dello spettacolo, gli spettatori avevano lanciato gioiosamente sui piccoli musicanti.
Ad una delle pareti stava ancora appeso un cartello, decorato con fiocchi blu, sul quale qualcuno aveva scritto, a lettere dorate: ‘EVVIVA LA VITA E LE SUE GIOIE’.
Il gabelliere si sedette su uno dei banchi, davanti alla sua amica, come se fosse stato uno dei suoi scolaretti. Purtroppo appariva troppo attempato per assomigliare a uno di loro.
– Il tempo e gli anni passano pian piano anche per me ‘ sospirò l’uomo.
E le raccontava, con una voce piena di malinconia, delle vicissitudini della Mercantessa, che era stata stuprata nel bosco. Era rimasta legata a lungo al Ponte degli Avvoltoi; l’infelice aveva ripreso i sensi tra le sue braccia, ma, sulle prime, non era riuscita neppure a riconoscerlo. Egli l’aveva accompagnata a casa sua; l’ingrata, riavutasi, si era mostrata tanto cortese nei suoi confronti, da chiudergli la porta in faccia.
– Amico mio, ho tanta paura per te, per la tua vita’ – gli sussurrò la Rossa, posandogli teneramente una mano sulla spalla.
– Non fa niente’ Io ho vissuto abbastanza, ormai’ Ho visto già molte primavere’ Le case innevate del villaggio, gli alberi del bosco, i carri dei briganti, che vanno verso il confine, le vedove del borgo, vestite di nero, svaniscono davanti ai miei occhi.
– Ma io non voglio che tu muoia! ‘ gridò improvvisamente la bella, stringendolo forte e dandogli un bacio sulla guancia. ‘ So che hai a che fare con dei malfattori’ Se ti uccideranno, io non avrò pace! Stai attento, ti prego!
– Sei molto cara’ Grazie! Mi separo raramente dal mio fucile e, anche quando non lo porto con me, tengo sempre un pistoletto, nascosto nella mia redingote’ Ma credimi, io detesto sparare a un uomo, così come odio la neve fredda ed il grigio inverno!
– Non devi andare nel bosco, se non &egrave necessario! Se vedi dei contrabbandieri, fa’ finta di niente! Quando c’&egrave la bufera, resta chiuso in casa! E soprattutto, stai lontano dalla casa della Mercantessa, che mi fa tanta paura!
– Sei come una delle bambine del villaggio, che giocano nella fontana, nei primi giorni di disgelo’
– Sì, lo sono’ Ma tu ascoltami! Dammi retta! Non mi consolerei mai se’
La Rossa non finì la frase. Teneva tutte e due le mani fraternamente appoggiate sulle gote irsute del gabelliere, che la lasciava fare e la osservava con due occhi pieni di commozione.
– Il vento, amica mia! Il vento’ E’ lui che rapisce amore, odio e morte, per poi portarci tutti via con sé!
L’altra si asciugò una lacrima furtiva, che le solcava la guancia. Poi, salutandolo, gli sussurrò:
– Avevo la sensazione che tu fossi in pericolo’ Ho cercato di fartelo capire’ Addio!
Ella rimase sulla soglia. Lo guardò con mestizia, mentre scendeva uno ad uno i gradini della scalinata, ricoperta di neve, per poi svanire nella tormenta.
La Mercantessa aveva acceso un piccolo falò, in casa sua.
Ricordo che, per sfogare la propria rabbia, si era divertita a fare a pezzi, con la scure, due o tre dei suoi violoncelli, aveva accatastato quella legna sul pavimento per poi darle fuoco.
Le fiamme ardevano a pochi passi da lei, che aveva aperto uno dei suoi sacchi, onde riversare per terra le monete d’oro che conteneva.
Stava seduta su di uno sgabello, accanto ad una specie di mola, azionata da un pedale. Era tutta spettinata, i suoi lunghi capelli biondi sembravano rovi spinosi. Le sue labbra rosse erano contratte in una smorfia crudele. Pareva il ritratto della dissolutezza.
Il lavoro al quale si stava dedicando occupava tutti i suoi pensieri. Era intenta a rendere aguzzo un enorme spillo, lunghissimo, che forse, un giorno, si sarebbe macchiato di sangue.
Fuori imperversava la bufera. Al suo fianco, le fiamme continuavano a trasformare in cenere quanto restava dei preziosi violoncelli. Di tanto in tanto, la Mercantessa saggiava sulle sue mani lo strumento al quale stava lavorando. Quando si tagliò, sorrise maliziosamente. C’era riuscita’
La Rossa ricevette una lunga lettera da parte di colei che era stata la sua amante e che desiderava esserlo ancora.
Oh, la bionda le chiese perdono, per averla trascurata! Desiderava ardentemente rivederla! Le parlò di baci dolci e languidi, sulle labbra, che soltanto una donna può dare ad un’altra donna.
Le scrisse di non riuscire a vivere senza sentire il corpo nudo della sua amante sopra il suo’ Voleva provare nuovamente la gioia di quella carezza amica sulla pelle e fra le gambe, sulla sua vulva nuda, che avrebbe strofinato senza sosta contro quella della propria amica del cuore, fino all’estenuazione.
Sì, sperava di trovare ancora il modo di far sì che le loro due femminilità si sfregassero irreparabilmente l’una contro l’altra, affinché un rossore bollente le accendesse ed un piacere indescrivibile si impossessasse di entrambe.
Sarebbe stato come sentirsi stringere la fica da una mano ardente ed implacabile.
Quelle righe erano scritte con una calligrafia meravigliosa ed elegantissima. L’inchiostro era blu, della migliore qualità. L’innamorata aveva voluto firmare quel messaggio con le sue labbra, come faceva di solito.
Quando la Rossa lesse le ammalianti parole, si sentì stregare. La tenebrosa sapeva come conquistare il suo cuore. La missiva non conteneva alcun accenno al violino. Sembrava che la Mercantessa se ne fosse dimenticata; forse, pensò la musicista, nella sua ingenuità, non aveva mai voluto veramente portarglielo via.
Ricordo che la bella si accarezzò il seno nudo con quel foglio, mentre, con una mano, si masturbava alacremente. Di tanto in tanto, si passava voluttuosamente la lingua rossa sulle labbra. Ah, quanto le piaceva!

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