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Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 17

By 22 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

La Rossa uscì da una delle case del villaggio sbattendo leggermente l’uscio dietro di sé. Aveva appena finito di dare una lezione privata. Il suo sguardo fu rapito, per un attimo, dalla vista del comignolo fumante, delle finestre appannate e del tetto spiovente, ammantato di neve.
All’interno, qualcuno accese una candela, poi, la spense. Era un modo per salutarla.
La giovane si avvolse nel suo mantello. Aveva freddo.
Si incamminò, passo dopo passo, verso l’Ostello degli Artisti, dove la aspettava il suo giocoliere, per un appuntamento galante.
Presso la fontana, incontrò due mocciosi, che litigavano e si tiravano addosso palle di neve e pezzi di ghiaccio.
– Pam! Pam! Prendi!
– Adesso ti accomodo io!
Uno dei loro proiettili colpì la bella violinista al volto. Per fortuna, non era nulla’
– Ragazzacci! ‘ sussurrò la malcapitata, affrettandosi.
I due furbastri scapparono a gambe levate, facendo finta di inseguirsi.
Calava la notte. Una falce di luna illuminava vagamente il borgo e le montagne.
Ad un tratto, l’attenzione della Rossa fu destata da un coro di voci cupe.
Era la processione pagana, cui partecipava annualmente la maggior parte degli abitanti del villaggio. La gente era vestita di nero, tutte le teste erano incappucciate, ciascuno reggeva in mano una fiaccola. Si intonavano canti misteriosi, in un dialetto germanico, che l’ingenua musicista faceva fatica a capire.
Un brivido le attraversò il corpo’ Ebbe l’impressione che numerosi dei partecipanti portassero delle fascine sulle spalle’ Altri tenevano in pugno una falce arrugginita, altri ancora, dei ramoscelli di faggio. Alcuni camminavano con una boccetta appesa alla cintola: conteneva il veleno per le streghe.
Sotto quei cappucci, credette di scorgere dei teschi, al posto dei volti; le mani della gente erano scheletriche e le loro parole assomigliavano ai muggiti della bufera.
Che spavento!
All’improvviso, la ragazza si sentì afferrare per un braccio’ Si voltò e vide un viso senza pelle e senza occhi!
Fortunatamente, riuscì a sottrarsi a quella stretta terribile.
Fuggì.
Giunse ben presto all’Ostello degli Artisti e, respirando affannosamente, salì le scale e arrivò all’uscio, al di là del quale la attendeva il suo innamorato.
– Toc’ Toc’ Amore caro, posso entrare? ‘ chiese, con la sua voce melodiosa.
Era aperto.
La sventurata entrò, ma trovò il suo allegro burlone sdraiato sul letto, con un fazzolettone verde sulla fronte e le enormi labbra dipinte di rosso che tremavano. Aveva ancora tutti i vestiti addosso, perché si era sentito male improvvisamente.
– Oh, poverino, che hai? ‘ gridò la giovane, precipitandosi su di lui e tastandogli il polso.
– Nie’ Nie’ Niente! E’ solo… Solo un po’ di influenza!
– Sei sicuro? Fammi sentire la fronte’ Uh, scotti! Mi dispiace tanto!
Il giocoliere cercò di darle un bacio con lo schiocco su tutte e due le guance, ma non ci riuscì!
Infatti, dovette fare uno starnuto così forte, da lasciarlo senza fiato. Adesso vi dirò un segreto: quando il burlone starnutiva, dalla bocca gli usciva una nuvola di coriandoli. Era un gioco di prestigio che aveva imparato da piccolo’
– Ora la tua amichetta farà qualcosa per te! ‘ gli promise la Rossa. ‘ Ti preparerò una tisana bollente!
– Sei buo’ Buo’ Buona!
– Ti fa male la gola, tesoruccio? Hai freddo? Ci sono qua io, per riscaldarti’
– Ho tanto’ Tanto male, sai? Sai? Resta’ Resta qui!
– Sì, starò con te tutta la notte, non ti lascerò’
Ella non fece in tempo a finire la frase. Il suo amante l’aveva presa alla sprovvista e cercava di penetrarla.
– Ah, sei sempre il solito! Non cambierai mai! ‘ gli disse, allegramente.
Ma non c’era più tempo per ridere e scherzare. La Rossa dovette spogliarsi di soprassalto. Era eccitata. Voleva accoppiarsi. Il suo giocoliere, per quanto fosse influenzato, rimaneva pur sempre un maschio.
Le prese un piede e glielo mordicchiò, strappandole un verso di piacere. Poi si divertì a leccarle il ginocchio nudo’
– Bravo! ‘ gli sussurrò lei, che sospirava.
La mano della giovane già vagava sui peli di lui, contro i quali le sarebbe piaciuto strofinare il seno nudo.
Le loro caviglie si toccarono. Poi la femmina sentì una cosa lunga che entrava nel suo ventre’ Provò uno spasimo di piacere, sia nella vagina che nell’utero. Prese a stropicciarsi il clitoride, per essere sicura di bagnarsi. All’inizio volle stare sopra; poco dopo, però, preferì cambiare posizione e mettersi sotto.
I due amanti si parlavano ormai soltanto a versi.
La Rossa non era ancora rimasta incinta’ Forse, si diceva, non avrebbero concepito mai, perché lo sperma del suo caro giocoliere non poteva fecondare. Fu il suo bollente fidanzato a confidarglielo, scherzando.
Quand’ebbero finito, lei gli rimase accanto e gli raccontò molte barzellette, per farlo ridere. Tutti e due erano ancora nudi e i loro piedi scalzi sbucavano dalle coperte. La violinista cercava di coprirsi il petto con il lenzuolo, ma non ci riusciva, perché l’altro glielo rubava in continuazione, chiedendole senza sosta se si era divertita.
Poi, l’innamorata gli confidò il vero motivo della sua visita.
– Sono venuta per riprendermi il violino’ Tu sai che non posso vivere senza quell’oggetto’ Ti prego, rendimelo! Ho bisogno di tenerlo con me! Soffro così tanto, senza toccare le sue corde!
– Va be’ Va bene! Co’ Come desideri! ‘ balbettò l’influenzato, con il naso tappato.
Fece presto ad aprire il baule in cui aveva nascosto quel cimelio. Lo prese e lo consegnò alla sua legittima proprietaria, che lo ringraziò con un inchino.
All’alba, la Rossa uscì dall’Ostello degli Artisti. Aveva con sé il suo preziosissimo violino. Chiuse la porta senza neppure guardarsi intorno. Il suo sorriso lasciò subito il posto ad un brivido. Aveva sentito una mano posarsi sulla sua spalla.
– Ah, ti ho ritrovata, finalmente! Adesso sarai di nuovo mia! ‘ esclamò una voce cupa.
Qualcuno la abbracciò forte, così, all’improvviso’ Due labbra rosse quanto il fuoco si posarono sulle sue e la baciarono.
Dei raggi di luce vaghi, crepuscolari, spettrali, penetrarono attraverso le fronde spoglie e le mostrarono il volto della Mercantessa e i suoi meravigliosi capelli biondi, che legarono insieme i loro corpi, come corde.
– Sì, ti amo ‘ mormorò la Rossa. ‘ E forse, non riuscirò mai più a liberarmi da te!
Cielo, la mano della maliarda si era posata sull’astuccio che conteneva il violino e lo stava accarezzando!

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