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Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 18

By 23 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

La Mercantessa fece presto a rapire i sensi della sua amante. Prese a sussurrarle dolci parole negli orecchi, accarezzandole i capelli; le rivolse dei complimenti tenerissimi, che nessun poeta al mondo potrebbe mai immaginare. Le sue mani erano quasi costantemente premute su quelle guance, le sue labbra, su quelle di lei. L’ammaliatrice confidò alla sua amica del cuore le mille, indicibili pene che aveva provato senza averla al suo fianco.
Si erano incamminate sottobraccio lungo un viottolo solitario; giunte che furono nella piazzetta, davanti ad una statua che raffigurava un eroe nazionale, la bionda cominciò a spogliare la sua amante e a fare l’amore con lei.
La fece sdraiare sulla neve, la cui carezza fredda inebriava la pelle. Volle toglierle tutto, toccarle le natiche, i fianchi, i seni enormi. Poi, iniziò a strofinare rapidamente il suo ventre nudo contro quello della musicista.
Era una follia! Chiunque avrebbe potuto vederle’ Alla Rossa era parso di scorgere, in lontananza, una pattuglia di gendarmi’ Non riuscì a pensare: il desiderio del corpo della sua amata, la vista delle sue gambe, dei suoi piedi, dalle dita ornate di anelli, la inebriò.
Da poco era sorta l’aurora. La campanella della vicina suola suonava’ Uno ad uno, gli scolari si affrettavano lungo i viottoli ricoperti di neve. Portavano sulle spalle le loro cartelle blu, indossavano i grembiuli tradizionali, dai colletti ornati con fiocchi celesti o rosa, e le loro allegre voci si spandevano nel silenzio ormai infranto.
S’udivano anche i rumori dei fabbri, dei falegnami e dei calzolai, che aprivano le loro botteghe e si mettevano all’opera. Si sentiva il martello, che batteva il ferro arroventato, rimasto in fucina per tutta la notte; la pialla, che correva veloce lungo le travi di legno, la sega, che rodeva le tavole, il lento e costante brusio dell’arcolaio.
Passò il fornaio, sul suo carro, carico di farina, che, di lì a poco, sarebbe servito al garzone per fare le consegne. Si alzavano le voci dei contadini, dei vinai e dei panettieri, che chiacchieravano, salutavano ed imprecavano. Qualche ragazzo di fatica, rimboccandosi le mani, canticchiava e fischiettava. S’udì anche il verso sgraziato di un mulo, che si era impuntato e, scalciando, rifiutava di tirare il carretto.
Quasi tutte le imposte si aprivano, cigolando.
In mezzo ai rumori e ai numerosi passanti, la Mercantessa consumava con la violinista un rapporto sessuale infuocato.
Noncurante degli sguardi indiscreti, prese a masturbarla, dopo aver tuffato il dito nella neve, affinché fosse gelido.
In quel modo, riuscì a regalare alla sua compagna delle sensazioni indescrivibili.
Poi, spalancò la bocca e fece finta di mangiargliela. Ah, parve che le desse un morso e che volesse divorarle non soltanto la fica, ma anche tutto il fondoschiena.
Da parte sua, la Rossa non fu da meno: prese una manciata di neve gelida e cercò di introdurla nella vagina della sua amica; ci riuscì, almeno in parte, strappandole dei gemiti bollenti.
Ricordo che il prezioso violino era stato estratto dalla sua custodia e giaceva ad un passo dalle due innamorate’ Un tenue raggio di sole lo faceva brillare di luce vaga, il vento pizzicava le sue corde, generando dei suoni lacrimosi e un po’ cupi’ La neve era come un cuscino, tutt’intorno’
Ben presto le due amiche furono costrette a smettere, poiché una piccola folla si stava radunando in cerchio, attorno a loro.
Una volta, la Rossa ricevette la visita del gabelliere, che volle farla salire sul suo cavallo e condurla fin lassù, vicino al confine, nella sua casetta.
Le parlò a lungo di Parigi, con delle frasi che la fecero sognare. Le descrisse i boulevard, i caff&egrave, la vita notturna, le sfarzose carrozze dei borghesi, che correvano sotto le stelle, davanti alle case dipinte di viola, di grigio, di blu’ Le finestre antiche scintillavano nelle luci del tramonto, come diamanti.
Egli c’era stato, un tempo’ Le confidò di una sua storia d’amore, con una ballerina, le dipinse le splendide danzatrici, che mostravano al pubblico le meravigliose gambe e il seno nudo, come in un quadro di Touluse-Lautrec.
Alla bella, parve di ascoltare la musica di Chopin, o il ritmo del cancan, mentre, ad occhi chiusi, credeva di vedere il Moulin Rouge.
– Io non vedrò mai più Parigi ‘ mormorò alla fine il buon gabelliere, sospirando. ‘ Negli occhi miei c’&egrave soltanto nebbia’ Nei tuoi, invece, brilla la luce!
– Non dire così! ‘ lo rimproverò dolcemente la Rossa. ‘ Io ti aiuterò a ritrovare la felicità!
Voi dovete sapere che la violinista era una donna assai caritatevole. Aiutava i bisognosi e faceva visita agli ammalati del villaggio. Se incontrava un povero, che le chiedeva l’elemosina, lei gli donava tutto ciò che aveva in tasca e lo abbracciava.
Consolava le madri infelici e le spose in pianto. Regalava i suoi consigli a chiunque ne avesse bisogno. Spesso, dava dei concerti per i derelitti’ E se poteva, pagava volentieri le medicine a coloro che non potevano permettersele.
Un brutto giorno, la nebbia avvolgeva come un mantello la casa del gabelliere. Nel bel mezzo di quei veli grigi, cupi, tenebrosi, s’udivano il bruire del torrente, l’eco di voci lontane e, forse, gli spari dei bracconieri.
Il fantasma venne, bramoso di compiere le sue vendette. Aveva lasciato le sue orme sulla neve fredda’
Il vegliardo non riuscì a riconoscerlo, perché l’astuta creatura del bosco si era calata sugli occhi una maschera di velluto nero’ Eppure, quei capelli biondi erano inconfondibili!
La sconosciuta, prima che l’altro potesse imbracciare il suo fucile, già l’aveva bendato e legato mani e piedi.
– Ah, adesso voglio proprio divertirmi! ‘ esclamò la donna mascherata, con voce gutturale. ‘ Così imparerai ad ubbidire a chi &egrave più forte di te!
Si spogliò dalla vita in giù. Poi, tirò fuori un frustino e prese a percuotere il gabelliere su tutto il corpo.
Ah, come godeva del suo strillare! Volle persino tirargli fuori il pene dai calzoni e torturarglielo’ Cielo!
Aveva con sé anche un mazzafrusto, tutto arrugginito. Lo usò per sfiorare la pelle del suo nemico, facendolo rabbrividire.
Poi, quasi all’improvviso, gli diede un colpo dietro la nuca, che lo lasciò tramortito. Lo slegò, lo afferrò per i capelli e lo trascinò così fuori della casa, sulla neve, fino al torrente. Io non so che ne volesse fare di lui! Oh, vi prego, non chiedetemelo’
Il fantasma era la Mercantessa, la Mercantessa!

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