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Erotici Racconti

Valenti pratiche

By 2 Novembre 2018Febbraio 12th, 2023No Comments

E’ indubbiamente una vita intricata e a tratti macchinosa, innegabilmente ostacolata, quella che potrebbe sostenere una ragazza poco più che ventiduenne che dimora continuamente con i suoi genitori, in special modo se la sconosciuta in questione ha un fidanzato, che a sua volta soggiorna al presente nel nucleo familiare, eppure con dovizia e con esuberanza ci si organizza al meglio, principalmente si mettono a frutto impiegando come scusanti le compagne d’università che hanno nonostante ciò la fortuna di vivere da sole, perché s’approfitta della loro cortesia e della loro ospitalità, dal momento che in certe circostanze s’inventano tutte le giustificazioni concepibili per poter enunciare l’ineluttabile e prestabilita frase – cara mamma non angustiarti né allarmarti oltremodo – che stasera mi fermerò a dormire dalla mia fedele compagna di studi.

Io mi sono organizzata con Sabina, lei studia distante dai suoi genitori e ha acciuffato locandolo giusto in tempo un grazioso appartamentino che è un vero splendore, nel contempo frequentiamo già due ragazzi che sono amici, in tal modo il cerchio è ben presto chiuso. L’attenuante corretta e l’adeguato appiglio per non destare sospetti, per non tornare a dormire a casa è quella della palestra, poiché in seguito ci si sente infiacchiti e svigoriti. L’incontro avviene verso sera, dopo le lezioni, per il fatto che non mi fido di girare a notte fonda da sola in tram per tornare a casa: mi fermo da Sabina che viene in palestra con me, abita a due passi ed è piuttosto raggiante d’accogliermi per cena e in ultimo esultante se rimango da lei a dormire. Successivamente, in realtà le cose prendono una piega alquanto differente, perché in palestra il più delle volte non ci andiamo neppure. Appena varchiamo la facoltà andiamo subito da lei e aspettiamo Danilo e Luca, entrambi cenano a casa in una borgata del comprensorio, perché ci raggiungono più tardi appena possono, con qualche stratagemma per dormire fuori e già con il cazzo bene in tiro. In conclusione, affermo che sono scopate accreditate e confermate fino al mattino successivo, quando nuovamente rientriamo tutti insieme all’ateneo, con le facce di noi femmine come delle fanciulle dabbene e costumate, i maschi all’opposto, con l’espressione dei composti e diligenti studiosi giovani ragazzi. 

A questo punto l’espediente lo abbiamo collaudato verificandolo svariate volte e in tal modo abbiamo designato bene i compiti, creando le nostre depravate, metodiche e valenti assuefazioni. In principio io e Sabina introduciamo qualcosa sotto i denti, tanto per accontentare le necessità più basilari dell’organismo, dopo ci facciamo assieme una bella doccia agghindandoci in ultimo al meglio attendiamo i maschi già quasi denudate, generalmente con delle magliette ampie e con le mutande provocanti. Appena loro approdano in casa ci vuole niente ad attaccare con abbracci e baci, entrando in definitiva nello spirito lascivo e vizioso della serata. Quando i tempi raggiungono la completa pienezza, Sabina e Luca si distendono nel letto della stanza, al contrario io e Danilo ci adagiamo sull’ottomana mettendoci all’opera, poiché andiamo avanti scopando in varie posizioni, fintanto che non ci pieghiamo per la stanchezza accumulata e in conclusione ci addormentiamo. L’automatismo è ben sperimentato e non fa un’arricciatura, ma qualche malinteso può sempre capitare e stasera un piccolo intoppo è precisamente sopraggiunto, ingarbugliando e scombinando in definitiva i nostri erotici e licenziosi intenti. 

Giunge frattanto sera e i maschi non si presentano, risuona finalmente il telefono e Danilo ci illustra esponendoci che sono sfortunatamente andati a sbattere con la macchina, nulla di preoccupante beninteso, ciononostante l’autovettura è inservibile per poter procedere, occorre il carro attrezzi, chissà quanto tempo e come se la sbrigheranno, senz’altro per stasera salterà tutto e loro non possono capitare qua. Che cosa possiamo fare? L’esclusiva occasione è al momento attendere e accettare adattandosi al quest’intralcio, dormendoci su e non pensarci più, così per evitare d’accomodare la grande ottomana mi dispongo nel lettone con Sabina. Al presente fa caldo, noi ci togliamo le magliette infilandoci nel letto e spegniamo la luce:

“Generalmente io mi sfilo le mutande, sono abituata così” – mi rivela spontaneamente Sabina.

“Fa’ pure, certo, non mi sconvolgo né m’offendo” – ribadisco io.

“Se resto discinta solamente io, ti confesso che un po’ m’imbarazzo, dai, le levo se lo fai pure tu” – mi sollecita Sabina. 

“D’accordo, nessun impiccio, del resto siamo impratichite a farci la doccia assieme e a vederci senza niente addosso, però dormire nude nello stesso letto non lo abbiamo mai eseguito, a dire il vero la faccenda mi diverte” – esordisco io in modo punzecchiante.

“Immagina se mi dimentico che sei tu e stanotte ti scambio per Danilo?”.

“Molto bene, raccontami, che cosa combineresti?”.

“Nessun problema, resterò là stravaccata, per il fatto che con Danilo ultimiamo regolarmente e spesso e volentieri in tale maniera”.

Io sono in quell’occasione benintenzionata per gli scherni, cosicché stabilisco di darle un’attestazione concreta ed efficace dei miei personali abbracci. Sabina mi sta attorniando le spalle, io mi sposto verso la sua schiena e l’abbraccio da dietro, stando ben attenta a non sfregarmi oltre la misura, di sorpresa lei però si spinge verso di me combaciando con il dorso contro le mie tette e con le chiappe in opposizione al mio addome, come se davvero mi trovassi nel letto insieme a Danilo. Sabina è assai canicolare, è incantevolmente soffice, parecchio più molle di Danilo, in realtà un contatto così insperato m’agita, in un certo senso inspiegabilmente mi fomenta sconcertandomi, dal momento che non faccio in tempo a tirarmi indietro che lei però si colloca avvicinandosi di più, brandendomi il braccio e trascinandoselo ad abbracciarle i fianchi:

“Ti confesso apertamente che non mi dispiacerebbe per nulla se m’afferrassi pigliandomi per Danilo. E’ veramente una sensazione unica e pe di più gradevole” – m’annuncia lei in modo accalorato e coscienzioso.

A ben vedere, effettivamente, la percezione è di per sé assai amabile e deliziosa, poiché Sabina si è impadronita della mia mano collocandosela su d’un seno, ciò nondimeno è ugualmente una circostanza grandemente iniqua e scellerata, che francamente mi cagiona qualche problema di coscienza, in quel frangente definisco rapidamente che ho già esagerato abbastanza con questo scherzo e così mi sciolgo dal suo abbraccio:

“Ci contavo, è un vero peccato, iniziavo già ad affascinarmi all’idea e al gusto di provare” – enfatizza lei prorompendo. 

“Su, non pensarci, non essere degenerata né maniaca” – replico io dissimulando e velando l’accaduto.

Frattanto ridiamo e finisce in quell’attimo, io mi colloco al sicuro nella metà esatta del letto, coricata a pancia in giù disponendomi per appisolarmi, eppure Sabina non è della stessa idea e brama proseguire nel suo intento, con quello scherzo che avevo insulsamente abbozzato:

“Ascoltami, se invece ti scambiassi io per Luca? Che cosa ne diresti?”.

Sabina mi sfrega la schiena, me l’accarezza e dopo non soddisfatta mi sale di sopra e si distende su di me, percepisco i suoi seni contro la mia schiena, sento anche il foltissimo cespuglio di peli che mi fa solletico alle chiappe e capto nettamente il suo respiro sul collo:

“Ammetto e ti confesso che non ho voglia di dormire. Ho desiderio di svagarmi e di compiere passatempi e percorsi inediti” – mi bisbiglia ridendo molto vicino all’orecchio.

La bizzarria e quell’imprevisto mi diverte intrigandomi maggiormente, in aggiunta a ciò la sensazione calda della sua pelle contro la mia fa il resto, in tal modo decido di darle corda spronandola ulteriormente:

“Dimmi, sii sincera, se mi barattassi avvicendandomi al posto di Luca, che cosa mi faresti esattamente?”.

“Sulle prime ti bacerei, dopo ti cavalcherei salendoti sul dorso”.

Ben risoluta non s’accontenta di spiegarmelo, perché con una mano mi scosta la chioma e si mette a darmi dei baci sulla nuca. In primo luogo sono baci per ridere, che mi procurano il solletico, in seguito diventano baci più arditi e spavaldi, che mi mettono in crisi facendomi venire la pelle d’oca:

“Sì, successivamente con Luca stringo e vado al sodo, ispeziono all’istante in che condizioni è il suo cazzo, sai verifico e passo all’attacco”.

Sabina non ha terminato d’esprimere il concetto, che celermente in modo inatteso m’infila con un dinamico raggiro la mano sotto la pancia andando a esplorarmi la fica, io cerco invano di levarmela di dosso, malgrado ciò lei mi getta le braccia al collo ancora più forte, concludendo la rapida azione appropriandosi in ultimo del mio seno.

Io rido, mi ribello, dissento e protesto ancora, perché così vuole la buona creanza, anche se mi lagno lei continua, specialmente perché capto distintamente che mi sto concretamente eccitando, giacché ho il netto sospetto che questo giochino potrà condurci chissà dove, in altre parole nonostante il batticuore aumenti, il trastullo che vivo non mi dispiace per niente. Con la mano sinistra Sabina inizia a stuzzicarmi un capezzolo, con la mano destra riacchiappa le esplorazioni di sotto interrotte, anche se io cerco infruttuosamente di tenere le cosce più serrate che posso:

“Il cazzo di Luca è molto più sporgente, ma anche così la perlustrazione non è male” – ribatte lei concitata e visibilmente infoiata.

Quest’originale osservazione mi fa ridere, frattanto distendo i muscoli e lei ne approfitta per introdurmi meglio la mano tra le cosce. Io sono sovente più tentata di lasciarla fare e d’aprirmi, eppure Sabina sgarbatamente si blocca, si stacca dall’abbraccio, mi scende di dosso e si riversa di fianco a pancia in su con le lenzuola che le sono scese in basso annunciandomi:

“Tocca qua, senti come sono accalorata” – mi enuncia impugnandomi la mano e posizionandosela sul capezzolo.

Sabina è concretamente aizzata, sì, direi infoiata al massimo, ha un capezzolo che è duro da scoppiare, eccezionale e incredibile è avvertire la sensazione di quel bottoncino di carne tra i miei polpastrelli, perché pare essere dotato di vita sua, esige e recrimina d’esistere, di gonfiarsi ancora di più, di godere. Irrealizzabile e improbabile è a questo punto spostare la mano e smettere di toccarla, perché il contatto con il suo seno m’incanta e mi seduce, in quanto non posso far altro che riprendere a solleticarle quel capezzolo ammiccante e vispo, che se ne sbatacchia se sono io a stuzzicarlo, e non Luca, che se ne infischia che la mia sia la mano d’una donna, non quella d’un uomo. Io mi sollevo su d’un gomito per stare più confortevole e vedere più da vicino quel piccolo prodigio, ma è buio, non si vede nulla e finisco nell’avvicinare il viso che mi ritrovo il seno di Sabina a pochi centimetri dal mio naso. A questo punto non so che cosa mi prenda, l’eccitazione accumulata ha la preminenza e mi ritrovo con il capezzolo di Sabina fra le labbra. Lo bacio, lo succhio, lo mordicchio, dopo un tempo interminabile di baci, di piccoli morsi e di linguate smetto soltanto per spostare la bocca più su, in direzione della bocca di Sabina, che m’accoglie al buio come se fosse avvezza ed educata da sempre a baciarmi.

In seguito il resto globalmente viene da sé, perché dispiegate e sguarnite le regole del gioco e acciuffate le adeguate e oggettive misure, non la smettiamo se non a notte fonda, dopo che ci siamo analizzate, esaminate e stacciate al buio centimetro per centimetro, con le mani e con la bocca, tenuto conto che abbiamo riccamente goduto e ce la siamo spassata al massimo, come non ci era giammai capitato con i nostri rispettivi maschi. Il mattino seguente dentro l’ateneo ci andiamo con le nostre solite facce da ragazze assennate, morigerate e giudiziose: 

“Sapete, siamo veramente desolati per ieri sera” – ribattono Danilo e Luca, quando finalmente compaiono mentre c’illustrano i retroscena spiegandoci del loro contrattempo causato dall’incidente, in ultimo domandandoci che cos’abbiamo fatto noi due:

“In verità nulla d’importante. Abbiamo solamente dormito” – confuta con intraprendenza e al tempo stesso con indolenza Sabina.

Un sorriso appare luccicando per un istante sul viso d’ambedue, in aggiunta a ciò pure la voglia smisurata di scoppiare a ridere fortemente ostacolata, non appena i nostri sguardi s’incrociano, ciò nonostante ci tratteniamo frenandoci.

Una giustificazione verosimile per tanta improvvisa allegria, comunque, non sarebbe difficoltosa d’architettare.

{Idraulico anno 1999}  

 

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