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Racconti Erotici

Veritiero obiettivo

By 10 Febbraio 2020Giugno 17th, 2020No Comments

Verdiana in quella tarda mattinata, benché non fosse alquanto di buon umore, sforzandosi si predispose al meglio collocandosi di lato sul bracciolo del grande canapè nel salotto, adoperandosi e sostenendosi agevolmente su d’un gomito, chinando la faccia sino al livello della fica di Agata, che visibilmente tentennante e irresoluta per quella celere contingenza provò un momento d’indugio, come se stesse presentemente analizzando e misurando la convenienza e la condizione adatta per compiere quella pratica, tenuto lucidamente conto che lei era a questo punto svestita, affermando e professando di sentirsi in tutto e per tutto, una femmina che prova indubitabilmente attrazione sessuale per individui del suo stesso sesso. 

Lei adesso la squadra accuratamente fra quelle cosce spalancate, la esamina in modo meticoloso, può darsi che fu la soave piacevolezza che ne intuì, o probabilmente l’indiscrezione che la logorava o nuovamente l’autentico e il lineare naturale desiderio, che aveva permeato il suo essere impregnandolo durevolmente, perché senza rendersene conto alzò la gamba sino al vertice dello schienale del grande canapè e aspettò con un frammisto d’affanno e di trepidazione, intuendo nel mentre d’accendersi diffusamente, per la lasciva immoralità e per la libidinosa spudoratezza di quella precisa quanto manifesta carnale oblazione. 

Verdiana non distolse lo sguardo dagli occhi di Agata, tuttavia ne trascurò le ansie ne omise le angosce sorridendole gradevolmente, minimizzando il tutto, posizionandola con amabilità, gentilezza e simpatia a proprio agio. Successivamente sembrò accogliere la proposta e si chinò fino a distendersi sull’addome, lisciandola e cingendole interamente per l’occasione la fica interamente rasata. Avvertì il proprio corpo sussultare, riscontrò la bocca che era miseramente secca, in quanto si rese perfettamente conto di non essersi finora lasciata attrarre né trainare effettivamente dalla voglia, chissà, dovuto a causa della preoccupazione che teneva ammucchiata in quel sorprendente dopo pranzo. In quel frangente s’ingiunse di rasserenarsi, determinata dunque nel degustare pienamente ciascun ridottissimo istante. In quella circostanza, Verdiana dischiuse la fica di Agata, inalandone ingordamente la fragranza di quella figura che per lungo tempo aveva anelato, malgrado ciò cercando di frenarsi s’arrabattò per non abbandonarsi istantaneamente, così come il suo innato istinto avrebbe ritenuto, iniziando a baciarle le cosce e blandendola amabilmente con le labbra, costantemente più attigua a quella lussuriosa e dissoluta destinazione, inondandola con il suo tiepido soffio che con una cadenza aumentante secerneva dai polmoni. 

L’occhiata di Verdiana adesso era attenta, perché squadrò Agata innalzando lo sguardo senza staccarle le labbra dall’epidermide, e la scrutò interamente reclinata in totale potere delle sue carezze, con le tette che si elevavano speditamente e cadenzatamente, osservando quei capezzoli pieni e floridi, che apparivano al presente smisurati analizzandoli da quella visuale. Non fu più sicura di farcela nel reggere il controllo, ciò nondimeno era a questo punto sopraggiunta l’ora d’elargire qualcosa alla passionalità, alla spinta istintiva, in tal modo stabilì di posare le labbra esplicitamente sulla deliziosa e odorosa fica di Agata, in seguito estrasse a rilento la lingua, indugiando e attardandosi là di proposito con un’amplificante ed un’esagerante flemma, facendola sennonché frignare di godimento senza fretta, facendole incurvare le reni in una postura pressoché forzata. 

Era appagata e visibilmente radiosa, perché adesso le carezze di Verdiana ottenevano un riscontro istantaneo sul corpo di Agata già attraversata e usurpata da tremori spontanei, in questo modo non rimuginò più infilando nuovamente la sua esperta e valente lingua nel tessuto passionale e inumidito perché questa volta non furono movenze delicate, bensì abissali e modulate moine, intanto che le risposte di Agata, che l’accompagnava libidinosamente a tempo con il bacino in ogni suo traviato e vizioso movimento, aggregandolo con piagnucolii di benessere costantemente più accresciuti e scostumati, alimentavano con piacere la sua audace e invereconda immodesta eccitazione. Affaccendate com’erano, dissiparono persino la consapevolezza del tempo, poiché trascorsero parecchio tempo in quel lussurioso gioco, essendo assai inedito e atipico per l’una quanto ciclico, nei più fiduciosi e speranzosi desideri dell’altra. Agata era annientata dal godimento, soverchiata dal benessere, sopraffatta dalla gioia, interamente all’oscuro d’ogni altra vicenda al di fuori del proprio corpo. 

Lei captava un esteso formicolio alla schiena, un anomalo intorpidimento in special modo nella cavità pelvica, debilitato per il durevole innalzamento e per il ripetuto abbassamento, tuttavia era energicamente aggredita fra la voglia sistematica e organizzata di prorogare con ogni mezzo quel periodo di visibilio, e nel contempo risolutamente assalita e beccata dal ghiribizzo di farsi sbaragliare dall’apice sommo di quelle inenarrabili e favolose sensazioni, in un apogeo che non riusciva né era capace di rappresentare. In realtà non aveva forma né maniera di ritoccare quegli eventi, perché era integralmente in potere di Verdiana che era sempre lì, grondante di sudore e boccheggiante fra le sue cosce, con la faccia infradiciata della sua voglia nel condurla in un crescendo, in quel lascivo, sconosciuto e scostumato vizioso mondo. Poco dopo la sentì ansimare ancora, mentre la baciava là dove non avrebbe azzardato pensare, ma ciò che le restava di sensato e di conseguente si disgregò disperdendosi nel preciso istante in cui captò le dita dentro di sé, con atti e con movenze incessantemente meno garbate. 

Dopo alcuni istanti avvertì un bollore schietto e penetrante raggiungerle le gambe, accalorarle parte interna delle cosce, ammassandosi proprio nel nucleo del suo essere talmente radicato, che per un istante fu beccata dalla perplessità che non fosse solamente una sua inconfessata impressione, eppure non ebbe il tempo d’attribuirsi una conforme risposta, perché le pulsioni l’invasero radicalmente facendole provare una poderosa contrazione assieme a un veemente irrigidimento, perché in quell’istante Agata proruppe, sfogando il suo succulento piacere nella bocca smaniosa di Verdiana. Subito dopo Verdiana collocò ambedue le mani sulla testa di Agata, ponderando al dialogo che l’aveva angustiata impensierendola poco prima, amandola adesso nell’accezione più minuziosa del termine. Questo, infatti, avrebbe voluto essere il concetto e l’importanza dell’ultimo travagliato ansimo patito, lunghissimo così come il libidinoso e impudico piacere che la stava investendo. 

Verdiana l’udì gemere nuovamente, vedendola corrugarsi in un portamento rannicchiato ma sensuale, che le distribuì il passeggero giudizio di come, dopo tutto le due circostanze sarebbero state fondamentali in un rapporto logico e giusto, perché quel concetto di “ordinario, equo e normale” che lei medesima aveva irrazionalmente esternato nella sua mente, in ultimo l’angustiò affliggendola un poco. In quel frangente s’allontanò pacatamente dal corpo di Agata per consentirle di tranquillizzarsi e non vi fu più alcun movimento, ad eccezione del graduale affannoso sforzo di riprendere fiato da parte d’entrambe. A dire il vero, furono momenti di cruccio e d’ignorato tormento, giacché parecchie volte le era accaduto che un’amante fortuita allettata dal desiderio di realizzare una situazione inedita, persuasa forse dal suo corpo imponente, una volta fisicamente appagata s’allontanasse distogliendosi da lei lasciandola particolarmente frustrata, a tratti lesa e violata da quella specie di soggezione e di sentito disonore. 

In tutta schiettezza, non le succedeva sovente di fare l’amore, ancora meno abitualmente con donne che non facessero parte della sua cerchia, femmine esigenti e inconsuete, che avevano tra l’altro in comune la medesima inclinazione per il sesso femminile, assieme alla congenita originale cognizione di quanto potesse essere difficoltosa e ingrata viverla giorno per giorno. Alcune fra loro, infatti, avevano scovato e manifestato in maniera tangibile d’avere diversificate analogie oltre a quella meramente sessuale, giacché avevano deliberato un rapporto duraturo, o che pareva esserlo, malgrado ciò Verdiana percepiva il probabile indizio, che fosse unicamente il profitto dell’assuefazione e forse anche del tornaconto più che d’una vera e propria indiscussa cupidigia. Lei dissentiva, lei disapprovava, lei avrebbe auspicato un vero amore, tanto che non poteva fare a meno di rattristarsi scurendosi in viso, allorquando le capitava d’assistere a cedevoli e a delicate effusioni, poiché sovente davanti ad uno spettacolo di quel genere, le sgorgavano lacrime d’avvilimento, d’insoddisfazione e in ultimo di collera, che erano usualmente espresse, decifrate e intese come commozione. 

Adesso, voluttuosamente si trovava là, statica e ben ancorata che s’inebriava fra le cosce di quella splendida e leggiadra creatura, che originariamente non le aveva suscitato granché risvegliandole poco più che simpatia, sì assodato, affiatamento e cordialità, non certamente propensioni né impulsi erotici con il suo corpo minuto, con quei seni piccoli e con quei lineamenti sottili e intelligenti, che l’aveva sbalordita presentandosi del tutto indifferente alla sua condizione di omosessuale etichettata, e che le aveva nientemeno esposto, prospettandole una nozione che lei stessa avrebbe ritenuto imbarazzante, quella vacanza in coppia, nella privatezza dell’accampamento nel campeggio estivo che avevano avuto in comune senza altre presenze attorno. Agata le era stata tacitamente riconoscente per questo, ma probabilmente era stato l’abbozzo del mutamento, la distinta e netta cognizione d’essere vagliata pienamente e valutata totalmente “ordinaria, normale e umana”, poiché le aveva consentito di comportarsi apertamente, senza dover circolare snodandosi al setaccio dell’intelletto metodico e pedante di Verdiana per tutta la durata della loro permanenza, una delle esperienze e delle assennatezze migliori che ricordasse. 

Agata si era fatta ben apprezzare, indubbiamente fra loro due ci dovevano essere per natura molte rispondenze sociali, in quanto erano emerse in una vastità di situazioni, non soltanto durante quella villeggiatura, irrobustendo il loro rapporto, finché non erano cominciati i crucci e i grattacapi da appianare. Verdiana si era resa conto che le sue aspettative iniziali erano mutate, ciò nonostante aveva stimato che il movente principale fosse da attribuire al momento complesso e tormentato che subiva nel rapporto con i genitori, da quando se ne era andata da casa trentenne, ma analogamente non era stata in grado d’ottimizzare al meglio la faccenda e infine di soverchiarla. Fino al momento in cui focalizzò il problema, quando Agata fece coppia per un breve ciclo di tempo con un giovane che l’adulava costantemente, a questo punto non esistevano più incertezze, perché ciò che Verdiana avvertiva era pura rivalità e schietto assillo. In questo momento non era all’altezza, non era più capace d’essere l’amica che era stata, convincendosi in definitiva che giammai avrebbe potuto esserlo, considerato che si era completamente invaghita. Quando fu all’esaurimento delle proprie abilità di tolleranza, decretò che doveva mettere fine a quella congiuntura e iniziò ad scansarla schivandola perfino in privato, quindi volle sfoltire e distanziare finanche le occorrenze in cui potessero incrociarsi pur in vicinanza di altre persone, e quella che arrivò fu effettivamente un’epoca orribile e dolorosa. Verdiana, in aggiunta a ciò, non aveva considerato il temperamento di Agata, perché l’immediata reazione di Agata fu quella d’individuare e di comprendere, cercando altresì di venirle incontro per aiutarla, da donna brillante e ammodo quale si era sempre dimostrata, poi tenuto conto dell’inservibilità dei singoli sforzi, diventò ben presto glaciale e distante, fino a fingere di non conoscerla. 

Verdiana setacciava e analizzava, tentava d’abdicare e di cedere a quella situazione, era in procinto di rinunciare, allorquando Agata, nel dopo pranzo si presentò in modo inatteso presso il suo alloggio. Al principio era stata aggredita dal terrore, poi si era indignata soprattutto del suo medesimo contraccolpo cercando di darsi nuovamente un adeguato contegno, eppure l’emozione vissuta non era sfumata. Inoltre si era aspettata quasi un’imboscata, prevedendo d’essere la persona perseguibile di quella situazione, sapendo di non aver offerto alcuna spiegazione, tuttavia l’avvicinamento di Agata fu cortese, anche se interamente carente dell’affiatamento che aveva differenziato il loro rapporto a due. Ambedue erano palesemente a disagio e turbate, per il fatto che per svariati minuti non si barattarono soltanto che superficiali e volubili formalità, fin quando Agata non sopportando né accettando più la situazione, s’abbondonò sul canapè sguainando un cupo sospiro e proclamando: 

“Ascoltami, vedi Verdiana io devo afferrare per bene che cosa è accaduto tra di noi” – gridando ai quattro venti la sua manierata richiesta. 

Verdiana conosceva naturalmente che in conclusione sarebbero sopraggiunte al fulcro della faccenda, sennonché quell’asserzione impensata le rimescolò ulteriormente le viscere rivoltandogliele: 

“Come puoi immaginare, talvolta i contesti possono variare e di fronte a queste alterazioni non si riesce a fare scelte oculate e congruenti” – fu la replica studiata e modellata di Verdiana. 

In realtà Verdiana era in difficoltà, arrancava e s’angustiava, si rese conto che non sapeva che cosa enunciarle, probabilmente doveva essere integra, leale e sincera con lei, così come lo era stata con se stessa. Verdiana presentiva d’esserle debitrice, per non demolire né per deteriorare ogni cosa, per poter salvaguardare come minimo la facoltà di ricordare senz’adombrarla né offuscarla, con gesti e con espressioni che le avrebbero proibito di rammentare con piacere se e quando tutto fosse stato superato, perciò riprese il discorso individuando la condotta più vantaggiosa e l’atteggiamento migliore: 

“Tieni presente, che io mi sono resa conto d’essere mutata, per questa ragione sono desolata e m’addolora parecchio non aver avuto il coraggio né l’appropriata fermezza di risolvere chiarendo tutto subito, eppure in principio non avevo compreso neppure io”. 

Verdiana non ebbe alcuna reazione, ma percepì il cambiamento di tono e ricominciò a sperare augurandosi d’udire un gradito quanto benvenuto chiarimento: 

“Io auspicherei che tu non ti reputassi perseguibile per tutto quello che è capitato. È successo, adesso basta. Io non mi sento per nulla rea né malvagia, se è quest’aspetto che ti preoccupa, ma non sono in grado d’accogliere né d’acconsentire d’aver scialacquato alcunché d’apprezzabile e di sostanzioso, senza neanche aver appreso il motivo. Noi due stavamo compostamente e ordinatamente assai bene insieme, vedi come siamo attualmente? Ci troviamo qua dentro e non sappiamo cosa raccontarci, non riusciamo a confidarci nulla, per imbottire a ragion veduta quest’agghiacciante e mostruoso silenzio. Io non riesco a comprendere né ad intuire che cosa sia cambiato, ma se c’è qualcosa che dobbiamo dirci, pur antipatica, amara, seccante e spiacevole che sia, desidererei che ce la manifestassimo definendola adesso, se non altro per comprendere” – diceva Agata, lasciandosi il passato alle spalle, incoraggiandola e sollevandola nel risolvere l’incresciosa e sfortunata vicenda che si era creata. 

Verdiana la stava osservando, forse per la prima volta da quando era arrivata. La trovava affascinante, leggiadra e unica, sentiva che in quei mesi, nonostante gli sforzi, non aveva smesso d’amarla neanche per un attimo. Le ispezionò le gambe accavallate, notando che gl’indumenti malmessi che indossava, riflettevano precisamente il suo temperamento, lo stato d’animo, adocchiando però con interesse quel seno abbondante del quale era sempre andata fiera, sentendosi distinta, nobile e dignitosa. In quel frangente però, non avvertì di desiderarla, come invece le era accaduto le volte precedenti, da quando aveva compreso d’esserne infatuata, poiché ciò che sperimentava in quell’istante era qualcosa di più elevato, di potente, a tratti d’inaccessibile. Lei, si sentiva infatti, così come farebbe un chiodo che si conficca nel legno, perché sia l’abbattimento che lo sconforto s’abbatterono insinuandosi e diffondendosi nella sua psiche, elargendole adesso alla fine la robustezza e la vitalità d’essere interamente schietta e sincera: 

“Ti amo e questo tu lo sai benissimo” – le ripeté sobriamente Verdiana, restando impressionata dal tono delle sue stesse parole. Lei si rese conto di non aver ancora mai annunciato né esposto in vita sua, sentendosi repentinamente sgombrata, come d’essersi finalmente affrancata, disincagliandosi da quel barboso e molesto gigantesco tormento che aveva sopportato per troppo tempo, talmente alleggerita e sollevata, che non provò alcuna inquietudine per le ripercussioni che quella dichiarazione avrebbe cagionato. Agata restò calma e raccolta osservandola, subito dopo riprendendosi le incalzò: 

“Non ci crederai, adesso non so proprio che cosa incorporare. Verdiana, io trovo perfino insulso e insensato, che l’amore e l’amicizia debbano per forza estromettersi e allontanarsi reciprocamente”. 

“Dai Agata, non scherziamo” – l’interruppe Verdiana togliendole la parola, troncando in tal modo la conversazione, che non poteva avere alcuna evoluzione concreta. 

“Credimi Agata, tu sei la prima persona al mondo che divulgo ti amo. Abbi fede, sii convinta, se ho atteso tanto, non è per accontentarmi di niente di meno. T’assicuro che non reggerei di vederti con qualcun altra, neppure se sapessi di poter contare sulla tua amicizia fino all’ultimo istante di vita. Auspicherei d’averti per me, così come ogni persona in primo luogo nella vita anela e vuole, con la differenza però, che per una persona come me questa cosa è improbabile, incerta e difficile, giustappunto per essere faciloni e ottimisti. Questo me lo sentivo, però pensavo di sapere come difendermi, solamente che mi hai colta di sorpresa, per il fatto che non t’ho amata subito, e così sono rimasta fregata. Appena mi sono resa conto di quello che mi stava succedendo era già troppo tardi, tu mi sei germogliata dentro prosperando adagio. Dopo non mi sono accorta che mi stavo facendo del male. Perdonami e scusami, è veramente spaventoso e terrificante sapere di non avere possibilità, ritengo giusto che nella vita bisognerebbe avere sempre una qualche speranza”. 

Verdiana era crollata, era a pezzi, le lacrime le sgorgavano abbondanti e incontrollate, si coprì il viso con le mani appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Il suo respiro divenne affannoso, dialogava a scatti, avrebbe voluto esporle una miriade di concetti, un numero incalcolabile di idee, eppure non riusciva a intavolare un dialogo scorrevole. Adesso non le importava più nulla, a questo punto non aveva più niente da nascondere, sicché andò a sedersi sul divano, stanca, sfibrata e inquieta, osservando afflitta dalla vetrata il paesaggio là di fuori. 

Agata inconsciamente si era aspettata qualcosa del genere, ma non avrebbe mai immaginato nella modalità nella quale stava accadendo. Al presente quella condotta espressa da Verdiana udita poco prima, le aveva riempito la testa mostrandole la faccia sconsolata e mesta della verità. Non era più sicura di sapere che cosa volesse, che cos’ambisse, al momento provava unicamente uno smisurato desiderio d’abbracciarla, perché non sopportava né accettava di vederla piangere. Allungò il braccio e le cinse le spalle, la accarezzò per un momento, poi la trasse lentamente verso di se, fino ad avvertirne le lacrime, la strinse per qualche momento, sentendola abbandonarsi a quell’abbraccio con rassegnazione, e fu sopraffatta da qualcosa che sembrava tenerezza, ma ciò che accadde in seguito sorprese lei per prima: 

“Bada bene, che io non ho mai ribadito di non poterti amare” – si sentì mormorare con voce strozzata mentre le lisciava la chioma. 

In quel momento fluttuavano, era un inedito istante dove ogni cosa si bloccò poiché tutto pendeva nell’aria, in seguito Verdiana rialzò la faccia e la guardò, tallonando la controprova che ciò che aveva udito, non fosse unicamente opera della propria sconfortata e disanimata fantasia. Agata sennonché, insperabilmente la baciò, dapprima timorosamente sfiorandole appena le labbra, successivamente in un prosperando di passione dimenticandosi quasi di respirare, domandandosi se ciò che provava in questo momento da tempo, potesse essere integralmente amore. Il resto era accaduto troppo in fretta per avere il tempo di ponderare e di riflettere. Aveva cominciato ad accarezzarle i seni quasi inconsciamente, attraverso il tessuto sottile e teso della maglietta, ma quel contatto le aveva restituito la percezione esatta delle proprie azioni, soppesandoli, stringendoli senza provare alcun imbarazzo, con una specie di violenza liberatoria in cui sfogava esprimendo tutta la voglia che aveva sempre avuto, ora sapeva di poterlo bonariamente e affettuosamente compiere. Non si erano scambiate più una parola, anche se Agata non sapeva bene come fare con una donna, così decretò d’abbandonarsi lasciando confortevolmente nelle mani di Verdiana la gestione dell’iniziativa. 

Adesso Verdiana era nuovamente tormentata dall’affanno, martoriata e crucciata dalla pena, oppressa dalla sofferenza, captava che non sarebbe riuscita a patire né a sopportare di rimanere da sola, dopo tutto quel numeroso intervallare e spaziare di emozioni, dopo essere giunta così vicina al paradiso, al presente era come se si sentisse impedita e immobilizzata, intralciata e osteggiata, tra il desiderio di conoscere quale sarebbe stato l’esito di tutti quegli avvenimenti accaduti così in fretta, assieme alla travagliata inquietudine che saperlo potesse voler significare la fine della meraviglia. 

Agata agguantò tutto il tempo necessario ad assimilare il piacere che aveva provato, il respiro divenne regolare e soltanto allora riaprì gli occhi, come risvegliandosi da un avvolgente sogno. La guardò cercando di mettere a fuoco gli avvenimenti che l’avevano investita, perciò regalò a Verdiana il momento più felice della sua vita: 

“Suppongo che tu abbia ragione sai, perché non si dovrebbe giammai sospendere né cessare di sperare, innanzitutto in questioni fattibili” – mentre le sorrise, vedendo che frattanto la tensione lentamente si smembrava, in qualcosa di molto simile alla commozione e le strinse le mani. 

“Io non mi sono mai chiesta prima perché non fossi mai stata innamorata, come tutte le altre ragazze, perché non lo reputavo importante. Adesso so con certezza che attendevo d’imbattermi con qualcuna assai speciale, tuttavia non avevo afferrato che cosa stavo rintracciando”. 

Verdiana sollevò il viso, le sorrise e tentò di replicare, ma Agata ponendole un dito sulle labbra continuò: 

“Ti enuncio che non sarà facile, ti dirò che non ho mai analizzato né sviscerato nel concepire con la fantasia una circostanza analoga, per non parlare della mia famiglia e di tutti gli altri, però non importa, tenuto conto che ti amo alla follia” – baciandola con tutto la veemenza e l’entusiasmo che provava. 

In conclusione ripigliarono a fare l’amore, senza nemmeno accorgersi che il giorno stava finendo. 

{Idraulico anno 1999}  

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