La superficie dell’acqua luccicava sotto il sole, come un tessuto dorato che sì muoveva dolcemente. La figura della donna emerse lentamente, sembrava scaturire da un sogno. Le gocce d’acqua scivolavano sulla sua pelle come piccole perle, riflettendo ogni raggio di luce. I capelli scuri, lucidi e ondulati, incorniciavano il suo viso, dove un sorriso spontaneo e malizioso si posava con naturalezza, capace di ammaliare chiunque.
Ogni suo passo sulla sabbia era armonico, il suo corpo seguiva una danza che ipnotizzava. Il bikini nero esaltava le sue curve morbide, mentre i fianchi ondeggiavano con una grazia innata. Il seno, pieno e soffice, si muoveva a ogni passo, attirando sguardi ammirati. Era impossibile ignorare la sensualità prorompente che emanava dalla sua figura.
Il Barone Gerardo Detassi la osservava, incantato. Non era solo la bellezza della donna a catturarlo, ma un’aura erotica irresistibile che sembrava sfidarlo. Lui, abituato a ottenere ciò che desiderava, ne fu stimolato. Doveva averla. Si alzò e, con passo elastico, si diresse verso il lettino dove Federica e Max erano sdraiati.
Indossava un completo bianco impeccabile, la sua presenza era magnetica, e la sua voce, quando parlò, aveva una tonalità calda, profonda, che pareva blandire chi lo ascoltava.
– Buongiorno – disse, scandendo ogni parola. – Spero che stiate godendo delle meraviglie di questo posto. Mi chiamo Gerardo Detassi, e sono il proprietario di questo piccolo angolo di paradiso. Voglio che ogni vostro desiderio possa diventare realtà.
Max, con il suo entusiasmo genuino, si alzò subito per stringergli la mano, ma Detassi aveva occhi solo per Federica. Lei rimase immobile, incerta, ma avvertì crescere dentro di sé una sottile eccitazione, mescolata all’imbarazzo. Gli occhi del Barone, scuri e penetranti, insistevano su di lei senza pudore, scrutandola da capo a piedi con accurata lentezza.
Quando Detassi invitò entrambi a pranzo, Federica esitò. Il suo istinto le diceva che dietro quel gesto si celava altro, ma il fascino e la sicurezza dell’uomo la disarmarono. Max, ignaro, accettò con entusiasmo, lasciandola senza scuse. Durante il pranzo, Detassi rivelò tutta la sua abilità di intrattenitore, monopolizzando l’attenzione con storie di viaggi e aneddoti divertenti. Ma ogni tanto, il suo sguardo tornava su Federica, fermandosi su di lei con un’intensità imbarazzante.
Quando propose una gita in barca, Federica declinò gentilmente, attribuendo la rinuncia al mal di mare. Max, invece, accettò compiaciuto.
Al momento di imbarcarsi, Detassi, fingendo di ricevere una telefonata, si scusò con Max e rimase a terra, affidando il suo ospite a Stefano, suo uomo di fiducia.
Federica era distesa sul lettino, lasciando che il sole caldo le accarezzasse la pelle. L’assenza di Max, partito per una gita in barca, le aveva regalato qualche ora di solitudine, preziosa e cercata. Stava appisolandosi quando fu ridestata.
– Buongiorno, Federica. Così suo marito è in barca. La costa vista dal mare è un vero spettacolo.
Federica lo guardò perplessa per un momento. – Non era stato lei a proporre la gita? Lei non è andato?
– Un impegno improvviso me lo ha impedito. Ma per farmi perdonare dell’assenza di Max le propongo di meglio.
Federica rise, nervosa, cercando di distogliere lo sguardo. – Non so cosa intenda con ‘meglio’.
Detassi si sedette accanto a lei, ignorando la sua lieve resistenza. – Io intendo qualcosa di particolare. Una villa con vista sulla spiaggia, lontana da questo caos. Ho un terrazzo perfetto per rilassarsi al fresco, gustando una vista impareggiabile. Mi sentirei in colpa a farle trascorrere il pomeriggio da sola. La mia villa è qui vicino, un luogo speciale che amo condividere con chi sa apprezzare la bellezza. Mi farebbe piacere mostrargliela.
Federica si irrigidì appena. – Non so se sia il caso…
Detassi la interruppe con un gesto della mano. – Non c’è nulla di male e, mi creda, non se ne pentirà, il luogo e il panorama sono incantevoli.
Federica esitò, consapevole di cosa sottendesse quell’invito. Detassi le porse la mano per aiutarla ad alzarsi: era solo un gesto cortese, ma il contatto la turbò.
Camminando lungo il sentiero che portava alla villa, Detassi continuava a parlare con tono affabile, trovando però scuse per sfiorarle il braccio o posare una mano leggera sul fianco. Ogni tocco, anche il più innocente, recava malizia. Il caldo sole estivo amplificava il disagio di Federica. Sentiva il sottile strato di sudore che iniziava a bagnarle la pelle. Il leggero velo umido si era formato tra i suoi piedi e la suola dei sandali: un piccolo problema che le generava imbarazzo e si figurò, con timore, la vergogna se quell’odore, fosse stato percepito. Il barone aveva dedicato la sua vita al piacere, a esplorare instancabile il corpo femminile coi suoi segreti. Nulla gli sfuggiva, tantomeno i suoi odori naturali. Mentre le sfiorava delicatamente il gomito per guidarla su un gradino, Detassi inclinò il capo, verso l’ascella di Federica, come a cogliere un dettaglio. Federica arrossì, consapevole del lieve afrore che il caldo e la tensione avevano fatto affiorare dal suo corpo. Mentre Federica si avvicinava, Detassi aveva colto un sottile profumo che non era solo quello della pelle fresca, ma una miscela di emozioni e desideri che emanavano da lei. Il sudore che scivolava leggero sulle sue ascelle, l’aroma salato e sensuale che sapeva di corpo e passione, lo attraeva come un richiamo a cui non poteva resistere. Non era solo un odore, ma un’essenza che lo rimandava alle letture di Huysmans, di Rétif de la Bretonne, dove la carne e l’anima si intrecciano in un abbraccio misterioso.
– Non si scusi mai per ciò che è – mormorò Detassi, il suo sguardo intenso e pieno di apprezzamento. Il sorriso sicuro tradiva intenzioni evidenti, e Federica si percepì preda.
La villa di Detassi era un luogo da sogno, un equilibrio perfetto tra lusso moderno e dettagli classici. Le grandi finestre lasciavano entrare una luce calda che accarezzava ogni superficie; Federica si sentiva al centro dell’attenzione, consapevole del suo corpo umido e del disagio che ne derivava.
– Si accomodi…accomodati – disse Detassi, indicando un ampio divano chiaro. Lei si sedette incerta, accettando il calice di vino ghiacciato che lui le porse.
– Sai – iniziò Detassi con calma, sedendosi su uno sgabello di fronte, – ho sempre pensato che i dettagli più piccoli siano i più affascinanti.
Federica, che non aveva ben compreso quale fosse questo interesse, finse di concentrarsi sul vino, ma sentì il cuore accelerare.
– I tuoi piedi – continuò lui, con un tono che sembrava una confessione, – raccontano più di quanto immagini. Sono un’opera d’arte della natura.
Federica deglutì, combattuta tra il desiderio di ridere e l’imbarazzo. – Sono solo piedi – mormorò, cercando di minimizzare.
– Non c’è nulla di ‘solo’ nel corpo di una donna – rispose lui. Con un gesto deciso ma delicato, le sfiorò una caviglia, il polpastrello del dito tracciando un lieve cerchio attorno all’osso. – Posso?- chiese, il suo sguardo penetrante fisso su di lei.
Detassi sapeva come trasformare ogni momento in un’esperienza unica, ricercando nei dettagli un piacere raro e appagante e quei piedi sembravano esercitare su di lui un fascino magnetico.
Le sue dita sfiorarono lentamente il malleolo, risalendo lungo il collo del piede con movimenti studiati, tracciando un percorso che sembrava quasi rituale. Il barone, prese tra le mani un piedino, osservandolo come un’opera d’arte, il pollice che seguiva le curve della pianta con una lentezza che la fece rabbrividire.
– Ogni dettaglio di te racconta una storia – mormorò con voce roca, il suo sguardo adorante che sembrava scrutare fino all’anima. – Ma i tuoi piedi… sono una poesia di vita e sensualità.
Federica, che inizialmente aveva cercato di reprimere l’imbarazzo, si emozionò. L’attenzione maniacale che lui dedicava a quella parte del suo corpo le trasmetteva una sensazione nuova, fatta di imbarazzo ed eccitazione.
Detassi chinò il capo, baciando con devozione le dita affusolate e soffermandosi sul tallone, la sua lingua tracciava sentieri sulla pelle delicata. Quando le sue labbra sfiorarono l’arco plantare, Federica non poté trattenere un gemito soffocato, sorpresa dall’intensità del piacere che quel gesto semplice riusciva a suscitare.
– Il tuo sapore… il tuo profumo…- continuò, chiudendo per un momento gli occhi, come se volesse imprimere quella sensazione nella memoria. – Non c’è nulla di più irresistibile.
Lentamente, le sue mani risalirono dalle caviglie alle ginocchia, ma non senza prima soffermarsi a massaggiare delicatamente i polpacci, quasi a voler prolungare il momento. Ogni movimento era un invito, una celebrazione del corpo femminile in tutta la sua complessità
Con delicatezza, Detassi posò il suo piede sul tappeto, quasi fosse la conclusione di un rituale.
– Non avere paura – le disse, prendendole il calice dalle mani. – Ogni brivido che senti è vita che scorre in te.
– Non posso, non credo sia giusto ….
– Da quanto tempo non fai qualcosa solo per te? La incalzò con tono mellifluo e suadente.
Le mani dell’uomo scivolarono lungo le gambe, risalendo con lentezza studiata, mentre le labbra tracciavano una scia di baci lungo il collo.
– Lasciati andare – le sussurrò. – Concentrati sul tuo corpo.
Il barone si prese tutto il tempo per spogliarla, come un artista che svela la sua opera d’arte. Le sue mani scivolarono lungo i fianchi di Federica, sollevando la blusa con una lentezza calcolata, quasi cerimoniale. Il tessuto rivelò gradualmente la morbidezza dei suoi seni procaci, ancora racchiusi nel reggiseno. Detassi si fermò un istante, osservandola con un’intensità bruciante.
– Sei una visione – sussurrò, lasciando che le sue dita sfiorassero la linea della spallina, abbassandola con grazia. Federica, già in preda a un’eccitazione crescente, sentì sconfitte le sue ultime resistenze. Quando il reggiseno cadde, Detassi lasciò che i suoi occhi si perdessero nella pienezza di quel seno. Le sue mani grandi e calde si chiusero intorno a quelle curve morbide, esaminando sostenendo, soppesando le generose mammelle come a valutarne la consistenza. Le sue dita esplorarono ogni centimetro, tracciando cerchi delicati intorno ai capezzoli che si irrigidivano al tocco.
– Perfetta – mormorò, avvicinando il viso per sfiorare la pelle con le labbra. Le sue boccate calde e i suoi baci seguivano una scia intima, imprimendo su ogni centimetro della sua pelle il marchio del desiderio. Federica sentì la propria eccitazione crescere in modo incontrollabile, mentre il calore delle labbra di Detassi si abbassava lentamente; rimosse l’ultima difesa di Federica, gli slip, e lei assecondò l’azione sollevando le gambe. Ora completamente nuda, Federica tremava, ma non di vergogna: era desiderio puro, bruciante, che la spingeva a darsi completamente.
Il barone le allargò dolcemente le gambe, lasciandola completamente esposta al suo sguardo affamato. Federica, ormai preda di quell’estasi crescente, chiuse gli occhi e si arrese, lasciandosi guidare dalla maestria del barone, il cui tocco la conduceva verso il piacere.
Le mani e le labbra di Detassi sembravano conoscere ogni segreto del corpo di una donna. Con movimenti precisi e sensibili, alternava baci morbidi e prese solide, giocando con i contrasti per accendere ogni nervo di Federica, tutto orchestrato con sapienza in un crescendo di sensazioni che la faceva vibrare.
Federica non sapeva più distinguere i confini del suo corpo, esaltata, inebriata. Ogni bacio, ogni sfioramento, sembrava un invito a immergersi in quell’oceano erotico.
Detassi lasciò che le sue labbra continuassero l’azione, giungendo inesorabilmente alla sua intimità. Quando incontrò la fessura ormai grondante di Federica, si fermò un attimo, inspirando profondamente come per imprimere quel momento in ogni sua fibra.
– Il profumo del piacere – mormorò, con una voce roca, adorante.
Federica si tese, trattenendo il respiro. Il primo tocco della sua lingua, lento e sapiente, la fece sobbalzare, un’ondata calda che si propagò in tutto il suo corpo. Detassi sembrava leggere ogni suo movimento, ogni sussulto, calibrando i suoi gesti con una precisione che parlava di anni di conquiste e di un’attenzione maniacale per il sesso..
Quando la penetrò, a lei sembrò non aver mai desiderato – tanta era stata la preparazione, l’attesa – una cosa in vita sua. Federica gemette, abbandonandosi completamente, le mani che cercavano disperatamente un appiglio tra i cuscini del divano. Detassi non si fermò, aumentando gradualmente l’intensità, esplorandola con una dedizione che la fece sentire venerata. Quando lei raggiunse il culmine, il suo corpo si inarcò, scosso da un orgasmo che sembrava non voler finire.
Ma il barone non si fermò. Inesauribile e con una tecnica affinata dall’esperienza, la condusse verso un altro picco, e poi un altro ancora. Federica scoprì in quel momento un lato di sé che non aveva mai conosciuto: un corpo capace di rispondere senza fine, un piacere che sembrava moltiplicarsi sotto le mani e la bocca di quell’amante impareggiabile. Non avrebbe mai pensato fosse possibile un godimento così sublime.
– Federica – sussurrò Detassi con voce roca, mentre le sue mani accarezzavano dolcemente le sue cosce tremanti. – Il tuo corpo è una strumento prezioso, esclusivo ed io non posso fare a meno di accordarlo alla perfezione.
Lei aprì gli occhi, ancora persa nei postumi di un’estasi che la faceva sentire viva, felice. Il rimorso dell’adulterio, che inizialmente l’aveva accompagnata, era ormai un ricordo lontano.
L’uomo si chinò su di lei, sfiorandole il viso con un bacio delicato. – E siamo solo all’inizio – le promise, il suo tono che tradiva un desiderio inesauribile mentre la osservava. Federica era nuda davanti a lui, non solo nel corpo ma nell’anima, colma di un desiderio che continuava a crescere, inarrestabile.
Le mani di Detassi tornarono a esplorarla, l’attenzione rivolta ai suoi glutei, divaricati, accarezzati. Sussurrò, il suo respiro caldo sul collo di lei, – Voglio mostrarti qualcosa che non hai mai conosciuto. Ma devi fidarti di me.
Lei lo guardò, gli occhi pieni di esitazione, ma anche di una curiosità che non riusciva più a reprimere. – Non lo so…- mormorò, con un filo di voce. – Ho paura – confessò lei, la voce appena un sussurro. – Non so se posso farcela.
Lui accarezzandole la schiena con movimenti lenti e pazienti. – Non voglio forzarti. Voglio solo guidarti verso un piacere diverso.
Le sue mani esperte iniziarono a prepararla: usò un olio profumato che scivolando lungo la schiena giunse fin dentro il solco gluteo, massaggiò con cura la bruna roseola, poi vi introdusse le dita.
– Oh, co…cosa mi stai facendo, sarà doloroso? – Tuttavia tensione in Federica iniziò a sciogliersi sotto di lui, e con essa il timore.
– Respira, e lascia che entri, fammi scorrere dentro di te – la rassicurò, la sua voce come un’ancora. Lei chiuse gli occhi, percependo quel cazzo che le apriva, per la prima volta, il culo.
Quando il confine venne superato, Federica gemette, il corpo che si tendeva sotto la nuova sensazione. – Fa male…ti supplico -, una lacrima scivolò sul suo viso.
– Lo so rispose lui. – È il tuo corpo che si concede a qualcosa di nuovo. Respira profondamente.
Lei obbedì, inspirando profondamente mentre le mani di lui non smettevano mai di darle sicurezza. Gradualmente, il dolore si trasformò in un calore sconosciuto, un piacere che cominciava a scorrere in lei come una corrente.
– Non pensavo fosse possibile…- mormorò, gli occhi ancora chiusi.
– Ogni parte di te può conoscere il piacere. Basta non combatterlo.
Un gemito sfuggì dalle sue labbra quando l’intensità crebbe, il suo corpo ormai completamente abbandonato a lui. – Oh… sì…- disse, sorpresa da sé stessa. – Non fermarti…
Il barone la conduceva sempre più in alto, mentre lei si scopriva capace di provare sensazioni prima inimmaginabili.
– É troppo… troppo forte…- Lui si nutriva delle sensazioni che si rivelavano in quel corpo che possedeva. – Non esiste ‘troppo’ per te – le rispose lui.
Quando tutto si concluse, Federica riempita seme maschile, rimase accanto a lui, il cuore ancora agitato. Lo guardò, si sentì conquistata per sempre. – Non so come tu abbia fatto – disse, la voce bassa, ma mi hai portata in un posto inesplorato.
Federica, distesa sul letto, ancora tremante, lo guardò con uno sguardo ammirato. – Non pensavo che sarebbe stato così… potente – disse con voce sognante, per una passione che l’aveva pervasa. – Pensavo che fosse solo un capriccio. E invece… mi sono trovata in qualcosa di più grande, mi sento tua. E ora cosa faremo?
Detassi, si sollevò dal letto, aggiustandosi con nonchalance la camicia. – Ah, mi chiedi cosa faremo? Ma cosa ti sei messa in testa? Non farti illusioni, tu sei una delle tante, bella, gran troia a letto, ma nulla di più -. Il suo tono era tagliente, sarcastico. – Hai solo avuto il tuo momento e del tuo sensuale corpo ho tratto tanto godimento. Niente di più.
Ottenuto quello che si era prefisso l’uomo poteva togliersi la maschera cortese indossata allo scopo, compiacersi del suo potere sulla donna, facendo emergere la sua cinica arroganza.
Federica rimase immobile, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scivolare via. Era delusa, umiliata. – Ah, allora è così? -, rispose. – Per te è stato solo un gioco, una sfida. Ma per me… non so come spiegarlo, ma non sono la stessa di prima. Non credo che tu possa capire.
Detassi la guardò come se fosse un’ennesima bizzarria di cui non valeva la pena preoccuparsi. – Non mi interessa se sei cambiata o meno. Non mi riguarda. Tu hai preso il tuo piacere e io il mio. Non c’è nulla di più da dire, ora mi stai cominciando ad annoiare -. La sua voce era priva di emozioni, come se stesse parlando di un’oggetto, di un giocattolo che non lo divertiva più. – Il corpo di una donna mi da sensazioni stupende ma che finiscono quando estraggo il cazzo. Adesso sbrigati a ricomporti che tuo marito sta per tornare.
Il barone si girò per lasciare la stanza senza alcuna reazione visibile, ma sempre più arrogante. – Ricorda bene – disse mentre si voltava sulla porta, – il mondo non è cambiato. Tu tornerai alla tua vita consueta e ipocrita, e io… beh, io ho l’orgoglio per un altra conquista da aggiungere alla mia lista.
Federica lo guardò per un istante, osservando quel narcisista patologico mentre si vestiva ormai disinteressato a lei. Dalla rabbia passò a compatirlo per la sua fatua vacuità. Era come se Detassi fosse l’ombra di qualcosa che lei aveva corso il rischio di diventare, ma che ora poteva guardare con distacco con la mente finalmente lucida. Non era più quella donna che si era lasciata travolgere dalle emozioni, che aveva ceduto al gioco di potere e seduzione da schiava. Aveva ripreso il controllo. Con un sospiro profondo, si alzò dal letto. Uscì fuori, guardò l’azzurro del mare che già si preparava al tramonto, il cielo sfumava in tonalità calde e pacate. Si sentiva libera, leggera, come se fosse finalmente in grado di respirare senza il peso di quanto era accaduto. Camminò con una rinnovata consapevolezza del valore del consueto, del banale. Si sentiva grata per la normalità che le era sempre apparsa così insignificante e per quell’uomo, suo marito, che la amava sinceramente. Ora sapeva che quello era il vero valore. Verso la spiaggia, il suo passo era sicuro.
Ti ringrazio del tuo commento. Ho appena inviato il secondo episodio del racconto spero ti piaccia. Tu hai scritto qualcosa?…
Oh, posso immaginare! Devo dire che stai gestendo la chiusura con grande maestria! Attendo il seguito!
Molto bello! Ben scritto, l'inizio descrittivo è dettagliato e poetico, nient'affatto scontato né tantomeno volgare e ottimo anche il proseguo!
Ciao ti posso chiedere se c'è il continuo e dove? Mi farebbe piacere leggerlo grazie e buon anno
Dai, si trova di gran lunga peggio.