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L’amante infernale

By 9 Agosto 2024No Comments

L’Amante infernale di P.G. alias Maldrake, 7 agosto 2024

Palermo, 12 luglio 1990 –

Dove mi trovo. Attorno a me il buio. Sono sul letto, di questo sono sicura. Ma quale letto. Il mio o di un altro. Sono nuda, avverto la consistenza del cotone delle lenzuola sulla mia pelle. Devo essere per forza a casa. L’ultima immagine che rammento è di me che entro accaldata nell’appartamento e getto i vestiti sul divano. Dopo, il nulla. Devo essermi addormentata sprofondando in un sonno agitato. Si è così, Non è la prima volta che mi accade. Per una quarantenne sola è familiare il mondo onirico dove spesso ti può capitare di vivere avventure scandalose dove uno stallone nero superdotato ti scopa nella figa e nel culo. La mente si schiarisce. Provo ad alzarmi ma non posso. Qualcosa di indefinito mi costringe a restare supina. Le gambe allargate, la vulva oscenamente esposta e le mani bloccate.
C’è qualcuno sopra di me. Mi sta lentamente e golosamente succhiando i capezzoli. Chi è? Come è entrato. Sono quasi certa d’avere chiuso la porta a chiave quando sono arrivata. Lo stordimento iniziale è svanito. La creatura che preme sul mio ventre ha smesso di leccarmi. Adesso è diventata più audacie. Mi sta penetrando con un cazzo gelido che mi scuote le membra facendomi rabbrividire. E’ una sensazione sgradevole ed eccitante allo stesso tempo. Lo sconosciuto continua imperterrito nella sua opera. Adesso sono completamente sua. Muove il bacino ritmicamente avanti e indietro, facendo scorrere il cazzo nella figa come uno stantuffo. Ogni tanto si ferma e mi slingua il clitoride. Riprende a scoparmi. Forte. Sempre più forte. Mi fa male. Gli urlo di smettere ma nel buio lo sento gorgogliare. Mi gira, mi sodomizza, mi lacera il buco del culo, un verso animalesco, non di questo mondo, di folle eccitazione, disprezzo e malvagità gli esce dalla bocca.
Non ne posso più. L’oscurità della stanza e l’immobilità in cui sono costretta mi impedisce di vedere chi è il mio stupratore. La figa ed il culo mi fanno impazzire dal dolore.
Di colpo, dalla finestra che si affaccia sulla piazza sottostante, un raggio di luna irrompe nella camera. Nello stesso istante lo sconosciuto si protende in avanti nello spasimo della sborrata. Parzialmente illuminato lo riconosco. No! non è possibile! non può essere. Un volto scarnificato e con la mascella cadente mi si para a pochi centimetri dal viso. Gode e farfuglia gemiti di piacere. Sulle spalle un residuo spezzettato di giacca nera coperta di muffa. Dalla bocca puzza di marcio, decomposizione e cimiteri. Marco!…è Marco. Com’è possibile, è Marco. Ma Marco è morto. Sei mesi fa. Si è schiantato con la macchina contro una cisterna. Di sera. Con Barbara. Sua moglie, la mia migliore amica.
Lo shock è insopportabile. Non resisto. Tutto questo è folle.
Marco, che una sera, al ristorante, incurante della presenza di Barbara, mi seguì nel bagno tentando di baciarmi mentre m’infilava la mano tra le cosce intuendomi nuda sotto il vestito.
Marco, che il giorno seguente volle incontrami chiedendomi di scopare come se fossi l’ultima troia di questo mondo. Marco, che era solito portare al collo uno strano monile raffigurante una stella a cinque punte. Marco, il belloccio respinto e insultato da una donna che probabilmente riteneva una facile puttana. Marco, che in preda alla rabbia, allontanandosi mi disse sorridendo…..Non ti preoccupare stronza, in questa o in un’altra vita sarai mia….ci sono ancora tante strade da percorre insieme, puttana …..
La mente sconvolta mi abbandona, neri corvi volteggiando in un cielo pallido e plumbeo che mi sovrasta, il nulla e l’oblio mi avvolgono, la fine è vicina, Dio perdonami ……

Torino 23 agosto 2015

Mi ci sono voluti quindici anni per ritrovare una parvenza di normalità.
Adesso, grazie a qualche risparmio e all’interessamento dei parenti, risiedo stabilmente in una casa di riposo di Torino. Palermo è lontana, il lavoro è andato perduto, l’amore o quello che poteva essere un amore, scomparso. Lontani sono anche i ricordi di quella notte di macabro sesso e seduzione. La partenza dalla Sicilia è stata di grande giovamento per la mia sanità fisica e mentale. Ma è successo veemente tutto questo o sono impazzita. I segni di quella notte tremenda mi sono rimasti tatuati indelebilmente sul corpo. La figa, le grandi labbra e l’orifizio anale sono stati devastati da quella scopata primordiale. Vi confido che in certi momenti, a volte, specialmente di notte, nel dormiveglia, mi rivedo deflorata e sodomizzata dallo spettro di Marco che sogghignante mi possiede. Nel più profondo dell’anima mi sento sporca e meschina, anche se non nego di d’avere provato, per un istante, l’insano godimento di sentirmi deflorata da quell’orribile demonio.
Sono le 23.00. Dal corridoio si sentono i rumori ovattati provenienti dagli apparecchi televisivi degli altri degenti.
Tra qualche minuto Andrea, il mio infermiere preferito, mi porterà una capsula di miniax; sonno assicurato senza pericoli. La scienza al servizio della pietà. Oh! Eccolo; strano è entrato senza bussare e tiene la testa bassa. Il camicie che indossa è largo e macchiato. Mi sento agitata. Cosa fa! Spegne la luce e si avvicina. Sentore di vecchi sepolcri scoperchiati e odore acre di camposanto mi penetrano il naso.
Oddio no! l’incubo si ripete. Lo spettro ride, rumore di catene stridenti gli esce dalla bocca; un cazzo in erezione grondante liquido verdastro gli sporge dalla patta….”””Ciao troia, sono tornato……

Maurizio Giuliacci

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