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Cap. 3

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I giorni che seguirono la consegna dei progetti furono di grande tranquillità tanto che Elisa decise di chiudere lo studio concedendo a tutti una settimana di vacanza come premio per il lavoro extra svolto nell’ultimo periodo. Marco era titubante, preoccupato per il lavoro ordinario che nell’ultimo periodo avevamo trascurato e dispiaciuto all’idea di non vedere Anna per una settimana, ma Elisa fu irremovibile; disse che era stato un successo e che come tale andava celebrato. Partirono così per la montagna dove alloggiarono in un albergo a conduzione familiare e da dove ogni mattina partivano per lunghe camminate rigeneratrici. Durante le cene Elisa sottopose Marco a dei veri e propri interrogatori cercando di fargli raccontare quali fossero le sue fantasie e desideri, domande a cui lui rispose sempre in modo reticente, alternando bugie e mezze verità. Elisa invece, forte di tutto quello che aveva imparato nelle ultime settimane, e grazie anche a qualche bicchiere di vino di troppo, nella conversazione diventava particolarmente esplicita descrivendo alcune pratiche che avrebbe voluto provare.
“mai sentito l’acronimo FLR?”. Marco rispose con una faccia stupita:
“no. cos’è?”
“un rapporto di coppia in cui la donna prende gran parte delle decisioni”.
“non è già così? si fa tutto quello che decidi tu. Io non avrei mai chiuso lo studio con tutto il lavoro che si è accumulato”.
“Pensavo che ti piacesse avere una donna autorevole e autoritaria?”.
“Non mi vorrai far diventare il tuo schiavo”.
“Si, mi dovrai portare il caffè a letto tutte le mattine e essere pronto a farmi godere ogni volta che ne ho voglia”
“E ti dovrei anche chiamare sua eccellenza?”
“scemo, mi prendi in giro”.
“comunque sulla parte del farti godere ne potremmo anche parlare”.
Questo era il tenore delle loro conversazioni serali sempre in equilibrio fra il gioco e qualcosa di più serio, entrambi attratti e spaventati all’idea di sovrapporre piani diversi.

Tornati a Roma e ripresa la routine quotidiana fatta di molto lavoro, un po’ di palestra, qualche cinema e rare serate con gli amici Elisa sentì il bisogno di capire meglio e lo fece mandando un messaggio a Roberta: “un aperitivo più cena al solito ristorante domani? ti devo chiedere delle cose che mi sono rimaste poco chiare dall’ultima volta che ci siamo viste”.
Il messaggio di risposta di Roberta non si fece attendere:
“hai forse capito che avevo ragione e che anche il tuo Marco vuole deresponsabilizzarsi lasciando tutto il potere alla sua donna?”
“forse …”
“vieni da me domani sera così parliamo con più calma e ti potrò anche dare qualche dimostrazione pratica”.

Il giorno dopo Elisa smise di lavorare prima del solito “questa sera vado a cena da Roberta, mi vado a preparare”.
Salita in stanza si fece una lunga doccia passandosi lo scrub e usando una lametta nuova per depilarsi. Si infilò le calze, un paio di pantaloni gessati che le lasciavano scoperte le caviglie, una camicia bianca e ai piedi un paio di scarpe da ginnastica di tela.

Sulla porta incontrò Marco che le accarezzò il sedere e disse “una dandy molto figa, quando torni se volessi soddisfare qualche tuo bisogno sono a tua disposizione”.
“contaci, cerca di farti trovare sveglio”.

Arrivata a destinazione le venne ad aprire la porta Luca, il marito di Roberta. Come sempre fu sorridente ed accogliente “Roberta è in ritardo, sarà qui fra pochi minuti”.
A Elisa Luca era sempre stato simpatico, un uomo brillante, molto impegnato con la sua professione di medico, ma sempre disponibile e alla mano. Una buona posizione che aveva consentito a Roberta di confondere con grande leggerezza lavoro ed hobby. Nonostante al corso di architettura fosse fra le studentesse più promettenti appena conosciuto Luca lasciò lo studio dove aveva iniziato a lavorare, e dove era sfruttata da un archistar stronzo e di sinistra, per dedicarsi alla produzione di statue in ceramica, dai volti spesso inquietanti, che saltuariamente le capitava di vendere. Per il resto riempiva le sue giornate girando per il mondo, spesso anche da sola, e con la lettura di libri noir o splatter.
Luca le versò un prosecco mentre lei continuava a chiedersi che tipo di rapporto ci fosse fra loro. Il primo a rompere il silenzio fu Luca: “Mi ha detto Roberta che avete parlato e che fra voi non ci sono segreti”.
Elisa aveva preso posto sulla comoda poltrona, accavallò le gambe, lo fissò negli occhi e rispose: “ci conosciamo da tanto, è la mia migliore amica, ci raccontiamo molte cose ma per fortuna conserviamo anche qualche segreto”.
Una vibrazione del cellulare le segnalò l’arrivo di un messaggio da parte di Roberta “visto che vuoi capire ho pensato che una conversazione da sola con Luca sarebbe stata più utile. Gli puoi chiedere ed ordinare quello che vuoi, è a tua completa disposizione”. Rispose al messaggio di getto: “sei una stronza” ma subito dopo si rilasso sullo schienale e portò il bicchiere alle labbra continuando a fissare Luca che era rimasto in piedi davanti a lei “Cosa ti ha detto Roberta per questa serata?”
“che devo rispondere a ogni tua domanda e soddisfare ogni tua richiesta”.
Elisa allungò il bicchiere e Luca prese la bottiglia che aveva appoggiato sul tavolo e glielo riempì.
“E tu fai sempre quello che Roberta ti dice di fare?”
“Sì, ovvio. Lei è la mia padrona e io il suo schiavo”
“E tu sei felice così?”
“Si, è quello che ho sempre desiderato, sin da bambino, anche se l’ho capito in modo chiaro solo dopo aver incontrato Roberta, una donna da adorare e da servire”.
Il sistema di valori che Elisa si era costruita in una vita intera iniziava a vacillare. Sentiva crescere dei fremiti in mezzo alle gambe che cercava di ignorare. Non poteva però più ignorare il fatto che termini come padrona e schiavo la eccitavano.
“E quando non ubbidisci a un suo ordine cosa succede ?”
“Vengo punito”
“In che modo?”
“Roberta è molto fantasiosa e sa anche essere molto perfida, negli anni ha inventato in continuazione nuove punizioni. Però una delle più classiche è aumentare il numero di giorni di astinenza e quindi il numero di giorni che devo portare la cintura di castità”.
Prima di rispondere Elisa vuotò nuovamente il bicchiere e se lo fece riempire per la terza volta.
“La porti anche ora?”
“Sì, sono venti giorni. Ho le palle gonfie. E’ una tortura terribile. Roberta mi ha però detto che se questa sera tu sarai soddisfatta di me mi potresti dare il permesso di toglierla e di svuotarmi”.
“Voglio vedere come funziona questa famosa cintura di castità. Spogliati”.
Elisa si stupì di quello che aveva appena ordinato a Luca, si era però resa conto che il tono della sua voce era diventato molto più deciso e che i capezzoli si stavano indurendo.
Luca al contrario trovò quella richiesta del tutto legittima e dopo pochissimo era completamente nudo se non si conta una piccola gabbia in acciaio chiusa con un lucchetto che gli costringeva il pene impedendogli anche il minimo accenno di erezione. Luca non aveva mentito, dalla base della gabbia spuntavano i testicoli gonfi e di un colore che tendeva vagamente al blu, una cosa che Elisa non aveva mai visto prima, era quasi ipnotizzata da quella immagine, si alzò e gli andò a toccare le palle alternando un tocco leggero a una stretta più decisa. Vide il cazzo di Luca che a quel contatto iniziava a gonfiarsi sfruttando lo spazio lasciato libero dalla cintura di castità “la prego signora, così mi fa malissimo, per favore”. La stava implorando però non aveva fatto nessun gesto per fermarla.
Gli girò intorno; nonostante Luca avesse quasi cinquant’anni era ancora un uomo piacente, i muscoli ben scolpito a dimostrazione delle ore passate in palestra. Elisa gli diede qualche sculacciata a mano aperta, poi tornò in poltrona, accavallò di nuovo le gambe e gli disse “mettiti in ginocchio, mi devi massaggiare i piedi”. Luca obbedì immediatamente e Elisa, con gli occhi chiusi, si rese immediatamente conto della differenza fra quel massaggio professionale e quella cosa che le faceva qualche volta Marco. A quel puntò Elisa, ormai eccitatissima, voleva verificare altre differenze fra le capacità di Luca e quelle di Marco. Si alzò, lasciò cadere a terra i pantaloni, le calze e gli slip e gli ordinò “ora leccami la figa, vediamo se sei così bravo anche con la lingua”. A Elisa bastarono pochi tocchi per capire che la differenza era abissale. Luca gli infilava la lingua nella figa e arrivava a toccare punti estremamente sensibili. Elisa, sempre con gli occhi chiusi, si immaginò che ai suoi piedi a muovere la lingua ci fosse Marco. Avrebbe dovuto mandarlo a lezione da Luca.
I fremiti dell’orgasmo si erano conclusi da poco quando le arrivò un nuovo messaggio da Roberta, sembrava quasi che avesse calcolato i tempi: “se sei soddisfatta di come si è comportato e vuoi fargli un regalo la chiavetta è nel primo cassetto del mobile blu”.
Elisa si alzò e aprì il cassetto, dentro c’era solamente una piccola chiavetta attaccata a un portachiavi a forma di cuore. La prese e tornò davanti a Luca, e gliela fece dondolare davanti agli occhi. Erano in piedi uno di fronte all’altra, Luca la superava in altezza di almeno venti centimetri, e in quella posizione lei iniziò a capire perché Roberta trovasse eccitante quella forma di potere assoluto. Negli occhi di Luca uno sprazzo di speranza.
“Gli vogliamo dare un quarto d’ora di libertà?”
“Sì signora, la prego, non resisto più”. Appena aperto il lucchetto e tolta la gabbietta il cazzo di Luca si iniziò immediatamente a gonfiare e fu sufficiente una carezza di Elisa alle palle per fargli raggiungere la massima erezione. Aveva una lunghezza normale ma il diametro era notevole. Nel complesso molto più bello di quello di Marco.
“Perché un uomo come te, realizzato, ricco, brillante, ancora bello accetta queste umiliazioni?”
Luca non aveva nessuna voglia di parlare, aveva solo un pensiero ossessivo sul suo desiderio, sapeva però che Elisa non aveva ancora deciso e avrebbe potuto rinchiuderlo nuovamente senza dargli prima la possibilità di potersi svuotare e così disse “da quando ho conosciuto Roberta ho capito meglio qual è la mia vera natura e che questo è ciò che ho sempre desiderato. Soddisfare ogni sua richiesta mi rende felice. Lei si prende cura di me, decide tutto e io ora mi sento finalmente libero”.

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