Mi chiamo Carla, ho 47 anni e sono sposata da 27 con Paolo, che ha la mia stessa età. Oltre noi due, la nostra famiglia è costituita anche da Michele, nostro figlio di 25 anni e nostra figlia Giulia, che di anni ne ha 23. Abitiamo in una splendida villa di proprietà di Pietro, mio suocero che, da oltre 15 anni è vedovo. Lui è una persona molto autoironica, simpatica, allegra e divertente, che, però, cambia quando entra nella fabbrica, da lui messa su nel settore della lavorazione del vetro che, col tempo, è diventata molto rinomata. Anch’io lavoro all’interno dell’azienda e mi occupo del settore amministrativo, mentre mio marito si occupa del settore produttivo ed è aiutato da nostro figlio Michele che, con il tempo, dovrà sostituire il padre. Giulia, invece, dopo aver completato gli studi di ragioneria, è entrata a far parte del mio staff e si occupa con me della contabilità. Fisicamente parlando, sono la classica bellezza mediterranea, abbastanza alta, con una folta capigliatura nera, le curve un po’ morbide, ma non grassa, a causa delle due gravidanze portate a termine. Curo il mio aspetto in maniera quasi maniacale, perché mi piace molto esser sempre in perfetta forma. Anche nel vestire, amo l’eleganza e la raffinatezza, fino a sfiorare il provocante: trovo insostituibili per me, indossare, d’inverno, autoreggenti con scarpe dal tacco impossibile. Giulia, invece, è ancora più pignola di me nel suo aspetto. Nella nostra immensa abitazione, abbiamo ricavato uno spazio dove è stata creata una fornitissima palestra, dove, ogni mattina, io e lei ci alleniamo in maniera intensa, allo scopo di mantenere il nostro fisico sempre tonico. Anche mio marito e nostro figlio praticano diversi sport e anche il loro aspetto è assolutamente gradevole e ben curato. Sessualmente parlando, quando ho conosciuto Paolo, ero ancora vergine, ma non illibata, perché qualche bel cazzo lo avevo già succhiato alla grande, considerando questa pratica tra le mie preferite. Lo stesso Paolo, quando eccitato, non perde occasione di infilare il suo bel randello nella mia bocca, godendosi alla grande il piacere che possono dare le mie labbra. La nostra vita matrimoniale è stata simile a quella di tante altre coppie, con alti e bassi, con momenti di intensa felicità, alternato ad altri costellati da tensioni e/o piccoli conflitti, tipici di chi vive e lavora insieme. Come ho detto, anche a letto dà il meglio di sé, scopandomi bene ed a lungo e, quasi sempre raggiungo il piacere, anche se, in questi ultimi mesi, il sesso è andato un po’ calando a causa del fatto che la nostra azienda è un po’ troppo sotto pressione per la produzione di contenitori in vetro per uso medico. Non c’è dissapore tra noi, ma, la sera, siamo talmente stanchi che difficilmente riusciamo a far del buon sesso e, onestamente, questo mi manca un po’ troppo. Quando sembrava che tutto fosse tornato nella normalità, abbiamo dovuto far fronte ad un’altra esigenza che, nel tempo, era stata sempre rinviata. Pietro, mio suocero, da oltre due anni soffriva per una fastidiosissima discopatia che, da ultimo, era diventata veramente insopportabile e gli procurava dolori così forti che, alla fine, ha deciso di farsi operare. Il nostro medico di base, una persona molto esperta e competente, ci ha consigliato una clinica privata dove, a suo dire, sono molto esperti in questo tipo di interventi, anche perché, dovendosi intervenire a ridosso della spina dorsale, è bene che chi esegua l’intervento sia davvero competente, onde evitare problemi ancora più gravi. Non potendo abbandonare la fabbrica a sé stessa, Paolo mi ha chiesto se potevo occuparmi io della faccenda, seguendo Pietro in questa sua, non certo semplice, avventura. Dopo svariati contatti telefonici, siamo riusciti a fissare un appuntamento per una visita specialistica in quella clinica, che però si trova ad alcune centinaia di km da casa, comportando un viaggio di alcune ore che, naturalmente, non sono state per niente piacevoli né per me, che ho dovuto guidare, ma nemmeno per lui che comunque è dovuto stare alcune ore seduto, cosa che, per la sua schiena, è stato un vero calvario. Giunti a destinazione, ci siamo trovati nei pressi di una clinica moderna e molto bella. Dopo un’attesa di alcuni minuti, siamo stati ricevuti da Roberto, il medico che si sarebbe preso cura di mio suocero. Entrati nel suo ufficio mi sono trovata davanti un bell’uomo, sulla quarantina: alto, spalle larghe, occhi scuri e profondi, molto penetranti ed una voce pacata che ha subito messo mio suocero a suo agio, in quanto era alquanto teso e nervoso. Lui, dopo aver consultato tutti i risultati dei vari esami clinici, radiografie e quant’altro c’era nella cartella, gli ha spiegato esattamente tutto quello che avrebbe fatto per alleviare il suo dolore e risolvere definitivamente il suo problema. Mentre parlava, io ero seduta di fianco a mio suocero, lo osservavo attentamente e, dentro di me, ho provato uno strano brivido, ogni qualvolta lui, girando lo sguardo, incrociava i miei occhi che, seppur nascosti dietro i miei immancabili occhiali da sole, lo scrutavano intensamente. Dopo la sua esauriente spiegazione, ha comunque visitato Pietro e, mentre mio suocero era disteso prono, Roberto, nel muovere le mani sulla schiena di mio suocero, teneva gli occhi fissi su di me che, seppur non indossavo niente di provocante, avevo in qualche modo stimolato la sua attenzione, perché, in più di un’occasione, ho notato con quanto interesse cercava di fissare lo sguardo all’interno della mia camicetta che, con qualche difficoltà, riusciva a contenere la mia splendida quarta misura di seno. Finita la visita, lui ci ha congedato, dicendo che la direzione ci avrebbe contattato a breve per fissare la data dell’intervento. Ci ha congedati, facendo in modo che Pietro uscisse dall’ufficio avanti a me e, mentre mi accingevo ad uscire, ancora una volta i nostri sguardi si sono per un lungo istante incrociati, facendomi provare uno strano brivido che, in qualche modo, mi ha fatto inumidire il perizoma. Circa una settimana dopo, fu fissato l’appuntamento per il ricovero ed il relativo intervento chirurgico, che avrebbe messo fine alle sofferenze di mio suocero. Naturalmente, anche in questa occasione, sono stata io che l’ho condotto lì, alla clinica, e giunti in tarda mattinata, lui è stato immediatamente ricoverato. Qualche minuto dopo che aveva preso possesso della sua camera, è arrivato Roberto che indossava dei pantaloni blu scuro, con sopra una casacca da medico, sempre dello stesso colore, e, in testa, una strana bandana dai colori sgargianti. Mi ha quasi ignorato per tutto il tempo che è stato in quella camera, poi, mentre io me lo bevevo con gli occhi, prima di uscire, si è girato verso di me e mi ha chiesto come mi ero organizzata per l’alloggio e, scoperto che avevo prenotato nel vicino Bed & Breakfast, mi ha consigliato, per il pranzo, di recarmi poco distante, dove c’era un grazioso ristorante, che preparava piatti tipici del posto ma, soprattutto, ad un prezzo abbastanza contenuto, poi è uscito per completare il suo giro di visite. Sistemato mio suocero, mi son recata nella palazzina posta a poca distanza dalla clinica, dove avevo prenotato una camera, ne ho preso possesso, e mi sono recata nel ristorante indicato da Roberto. Il proprietario, un uomo molto alto, dall’aspetto imponente, con una pancia prominente, dopo avermi spogliato con gli occhi, mi ha fatto sedere e mi ha subito elencato i vari piatti del giorno. Io ho consumato un pasto breve e mi sono informata sugli orari del ristorante.
«Generalmente siamo aperti a pranzo e cena, tranne che domani, martedì, che è il nostro giorno di chiusura.»
Ho preso atto che il giorno successivo avrei dovuto, in qualche modo, arrangiarmi; ho consumato un veloce pasto e poi son tornata da mio suocero. Quando sono arrivata, ho constatato che già avevano provveduto a fare i vari accertamenti ed esami propedeutici per operarlo il successivo mercoledì, ma lui sembrava abbastanza sereno, perché Roberto aveva conquistato la sua piena fiducia e questo lo faceva ben sperare per la perfetta riuscita dell’intervento. Alle 20:00, una solerte infermiera, con tono garbato ma deciso, mi ha fatto uscire, perché era finito l’orario delle visite e così ho deciso di andare al ristorante per consumare una cena, prima di ritirarmi in camera mia. Quando son giunta nel locale, l’ho trovato completamente pieno e il proprietario, quando mi ha visto, mi è subito venuto incontro e mi ha assicurato che, in pochi minuti, mi avrebbe in ogni caso procurato un tavolo. Stavo osservando la variegata moltitudine di avventori di quel locale, costituito da alcune famiglie con bambini molto piccoli oppure da giovani ragazzi che stavano festeggiando qualcosa, quando, inaspettatamente, dietro di me, ho sentito una voce che, per un attimo, mi ha fatto trasalire.
«Scommetto che è tutto pieno!»
Mi son girata, mi son trovata davanti Roberto, che mi ha sorriso e, dopo avermi preso garbatamente per un braccio, mi ha invitato a sedermi al suo tavolo, che era riservato esclusivamente per lui. Il proprietario del locale, quando ci ha visto insieme, ha subito sorriso compiaciuto e, quando si è avvicinato a noi, ci ha dato un suggerimento per il menù della serata.
«Caro dottore, questa sera, che è in compagnia di questa splendida signora, mi permetta di consigliare delle linguine all’astice, che mi è stato consegnato proprio fresco questa mattina dal mio pescatore di fiducia.»
L’ho guardato un po’ stupita, ma Roberto mi ha assicurato che, essendo a poca distanza dal mare, il pesce che cucina il titolare del ristorante è assolutamente di prima qualità, anche perché il pescatore che glielo fornisce è suo cugino. Poco dopo, una giovane cameriera ci ha portato acqua e vino, mentre lui continuava a non togliermi gli occhi di dosso.
«È ammirevole la dedizione e l’affetto che lei nutre per suo padre, assistendolo in questo momento così delicato.»
L’ho guardato e sorriso, mentre lui mi versava del vino in di un calice.
«Mettiamo subito in chiaro due cose: Pietro è mio suocero e, poiché è titolare, insieme a mio marito, di una prestigiosa azienda nel settore del vetro e non ha figlie femmine, ha chiesto a me di assisterlo, non potendo, mio marito, lasciare la fabbrica che, in questo momento, è nel pieno della produzione.»
Lui mi guarda un po’ sorpreso e si complimenta per il fatto che una nuora si prenda così cura del proprio suocero, avendo, per anni, visto, con il lavoro che fa, spesso molte tensioni in quel genere di rapporto parentale. Decido che voglio conoscere meglio questo giovane, che ho davanti.
«Piuttosto, visto che ora il lavoro in sala operatoria è finito e, non dovendo indossare altro che i guanti durante le operazioni chirurgiche, non le sembra sia giunto il momento di rimettere la fede nunziale?»
Ora è lui che ride e scuote il capo, in senso di diniego.
«Non c’è assolutamente nessuna fede nunziale da rimettere: non sono sposato e nemmeno fidanzato.»
Sono incuriosita e, in maniera discreta, gli chiedo maggiori spiegazioni.
«La storia è un po’ lunga, ma, poiché abbiamo tempo, te la voglio raccontare. Fin da ragazzo, sono stato al fianco di mio nonno, che era un bravissimo chirurgo ortopedico. A volte mi faceva indossare un camice e mi teneva al suo fianco in sala operatoria, perché ero molto affascinato dal suo lavoro. In casa, oltre a lui, anche mio padre era chirurgo ortopedico, mentre mia madre era cardiologa, quindi, quando pranzavamo tutti insieme, era per me normale sentir parlare di interventi chirurgici. Quando mi sono diplomato, mio nonno mi ha pagato gli studi all’estero, perché voleva che diventassi un bravo chirurgo. In effetti, studiare, per me, era come fare un ripasso di tante nozioni che avevo visto nel reale e sentito per tanto tempo, quindi la laurea è stata solo una formalità e l’ho ottenuta con il massimo dei voti. Ovviamente in quella nazione, quando una scuola sforna gente veramente brava, subito la segnala ad aziende che sono interessate ad assumere personale giovane da inserire nei loro quadri. Io ho ricevuto tre offerte, due tramite e-mail ed una terza mi è stata consegnata a mano da una splendida signora, dal fisico veramente bellissimo, e questo mi ha convinto ad andare a lavorare in una clinica privata, dove avevano la necessità di specializzare un giovane laureato in nuove tecniche ortopediche. Dopo solo tre mesi, ero già l’amante di quella splendida signora che, seppur sposata, impazziva fra le mie braccia quando facevamo sesso. Per cinque anni, sono stato il suo amante e lei, ogni giorno, ogni volta che godeva con me, sembrava non esser mai sazia e, contemporaneamente, diventava sempre più gelosa e ossessivamente protettiva. La sua estrema gelosia era diventata qualcosa di veramente soffocante, così, quando son tornato nella mia città per il funerale di mio nonno, mio padre ha colto l’occasione per farmi conoscere il proprietario di questa clinica specializzata, che aveva bisogno di un nuovo ortopedico. Ho accettato e subito mi sono trovato al fianco di un medico molto esperto che, quando ha scoperto di chi ero il nipote, mi ha preso sotto la sua ala protettrice e mi ha insegnato a diventare quello che, credo oggi, io sia diventato: un bravo chirurgo specializzato in interventi molto delicati, come quello cui dovrò sottoporre tuo suocero. Naturalmente, dopo l’esperienza vissuta con quella donna, dall’appetito sessuale insaziabile, paragonabile solo alla sua intransigente gelosia, ho sempre cercato solo avventure sporadiche: il classico sesso mordi e fuggi, ma, soprattutto, nulla di serio ed impegnativo.»
Appena finito di parlare ci portano le linguine e, devo ammettere che erano buonissime, poi lo guardo e mi rendo conto che un maschio così, di fatto, meriterebbe di avere al fianco una donna veramente in gamba.
«Caspita! Hai avuto proprio ragione: queste linguine all’astice sono davvero una delizia. Domani sarà dura pranzare e cenare con un tramezzino consumato al bar!»
Lui mi guarda e, dopo aver sorseggiato un po’ di vino, risponde con tono calmo e pacato alla mia battuta.
«Ma quale tramezzino?! Domani, a pranzo ci può anche stare, ma a cena ti porto in un ristorante che prepara della carne alla griglia in maniera squisita.»
Lo guardo con aria cattiva.
«Giovanotto, forse ti è sfuggito il fatto che io sono qui per assistere mio suocero, non per fare vita mondana!»
Lui scuote il capo e sorride.
«Non mi è sfuggito nulla, soprattutto il fatto che, ad una certa ora, ti fanno uscire dalla clinica e, poiché tuo suocero lo opero il giorno successivo, domani sera non avrai nessun problema a venire a cena con me. Non si tratta di fare vita mondana, ma semplicemente passare un momento tranquillo, assieme ad una persona che, spero, goda della tua fiducia.»
Lo guardo e son sempre più convinta che questo maschio mi intriga moltissimo, ma non voglio che la sua estrema sicurezza gli faccia credere di avere buon gioco con me. Rimango sul vago e gli rispondo che, a domani, ci dobbiamo arrivare. Finita la cena, lui mi offre di fare due passi, ma io ho bisogno di riflettere su questa strana situazione che si sta creando, perché avverto, dentro di me, il forte desiderio di spezzare, in qualche modo, la monotonia che si è creata nel rapporto fra me e mio marito e, nello stesso tempo, ero decisamente lusingata perché, alla mia età, ancora riuscivo a suscitare l’interesse di un giovane maschio
«No, grazie, non faccio nessuna passeggiata, perché adesso torno in camera mia, mi distendo e mi riposo, perché la giornata è stata particolarmente lunga e faticosa, e una “vecchietta” come me comincia ad avvertirne gli effetti.»
Lui, che mentre io parlo cammina al mio fianco, si gira di scatto e, guardandomi dritto negli occhi, mi parla con un tono di voce che mi fa bagnare le mutandine.
«Vecchietta tu? Accidenti, ma ti sei guardata bene? Guarda dietro di te, osserva le persone che sono ancora sedute dentro il ristorante, e dimmi quante di loro non vorrebbero esser belle come te, alla tua età. Oppure, guarda quelle giovani madri con i bimbi piccoli, che già sembrano molto più vecchie di te. Per non parlare di quelle ragazzette sedute a quel tavolo, che sembrano così libere e spigliate, ma se le metti davanti un maschio, ne ottieni solo due cose: o che si chiudono a riccio, per paura di un confronto, oppure bastano quattro carezze e cinque minuti di sesso per renderle stremate. Quindi, togliti dalla testa lo stereotipo della vecchietta, perché tu sei una bella donna, con un fisico prorompente e invidio tuo marito solo per il fatto che può averti nel letto tutte le sere, mentre io, onestamente, vorrei tenerti fra le braccia anche solo un ora, per farti impazzire di piacere.»
Scuoto il capo, cercando di fingere che la cosa non mi abbia in qualche modo lusingato e, nello stesso tempo, lo saluto cordialmente e mi ritiro in camera mia. Sdraiata sul letto, cerco, in qualche modo, di riflettere su tutta questa situazione, quando vengo interrotta dal telefono. Vedo che è mio marito che mi sta chiamando. Parlo con lui di tutte le cose che son successe durante il giorno, tranne del fatto che ho cenato con il medico che poi dovrà operare suo padre. Stranamente questa cosa mi eccita, perché, in vita mia, non ho mai tradito mio marito. Lavoriamo insieme e, fra i nostri dipendenti, nessuno di essi ha mai fatto delle avances nei miei confronti, né tantomeno altre persone che conosco nella vita di tutti i giorni. Però la stessa cosa non posso dire di mio marito che, sicuramente, qualche anno fa, durante una vacanza, era diventato molto intimo della giovane ragazza che prendeva il sole in topless, sdraiata accanto al nostro ombrellone. Non ho mai avuto la certezza del suo tradimento, anche se il sospetto è stato fortissimo; ora però sento, dentro di me, il sottile piacere provocato da questa situazione e decido che mi va di viverlo molto intensamente. Il giorno successivo, lo trascorro assieme a mio suocero, che continuava ad esser oggetto di esami e verifiche per l’imminente operazione, che avverrà il giorno dopo. Nel pomeriggio, riceviamo la videochiamata di mio marito, con il quale parliamo di tante cose, fin quando non siamo interrotti da un giovane infermiere, che entra e controlla alcuni dettagli della sua scheda. Appena uscito, mio marito fa una battuta che mi irrita terribilmente.
«Accidenti! Che bei ragazzi ci sono in questa clinica: mia moglie avrà modo di divertirsi moltissimo!»
Offesa gli rispondo a tono, all’istante.
«Stai insinuando che son venuta qui a far la puttana? Se non sbaglio sei stato tu a chiedermi di seguire tuo padre in questo momento così delicato.»
Restano entrambi in silenzio, mentre mi guardano sorpresi dal mio scatto e, solo allora, mi rendo conto che lui aveva semplicemente fatto una battuta, mentre io, decisamente tesa e nervosa, ho reagito in malo modo. Torniamo a parlare subito di lavoro, ma, chiusa la comunicazione, è Pietro che mi guarda dritto negli occhi.
«Ragazza mia, che cosa c’è che non va fra voi due?»
A testa bassa, farfuglio una scusa, cui naturalmente lui non crede.
«Carla, ti conosco da tanto tempo ed ammiro e apprezzo la tua serietà, la tua intelligenza, soprattutto la tua onestà intellettuale, quindi, non offendere la mia intelligenza. Tua suocera, buonanima, ti adorava e io stesso ho sempre pensato che mio figlio avesse trovato una donna veramente speciale, e sono molto orgoglioso di come curi gli interessi della nostra azienda, ma, lasciamelo dire, adesso voglio che mi parli liberamente: forse mio figlio ti crea dei problemi o, più semplicemente, ti trascura? Perché, se così fosse, ne avrei molto dispiacere.»
Lo guardo, sono irritata e così decido di sputare il rospo con lui, senza omettere di difendere mio marito.
«Non è che mi trascura; è che stiamo vivendo un momento un po’ troppo difficile, in cui il lavoro ci logora e, a volte, penso che non abbiamo un solo momento per noi.»
Lui mi guarda e la sua voce è calma e risoluta.
«Mi stai dicendo che mio figlio ti trascura? Che antepone il lavoro alla vostra intimità? Oppure, in breve, tanto per esser chiari, ti scopa poco, oppure, quando lo fa, non ti fa godere?»
Sono sbalordita dalla sua franchezza: è quel che si dice “dar a Cesare quel che è di Cesare”. Non avevamo mai affrontato argomenti così intimi e, senza dire nulla, abbasso la testa e la muovo in senso negativo.
«Accidenti a me! Ho un figlio che è un bravo industriale, ma un fesso di prima categoria?! Ora, non ho nessuna intenzione di star a spiegarti certe cose, ma voglio che tu mi prometta una cosa: se, ne avrai l’occasione, durante questo periodo che stiamo in questa città, dove non ti conosce nessuno, voglio che tu ti diverta o, meglio, tanto per esser più chiari, desidero che tu ti faccia una magnifica scopata. Non mi chiedere perché ti dico questo, ne riparleremo a tempo debito, per ora promettimi che esaudirai questo mio desiderio.»
Ho appena il tempo di annuire, che viene un infermiere e lo porta via con sé, per completare la preparazione per l’imminente intervento del giorno successivo. Mi ritrovo con un po’ di tempo libero, così propendo ad assecondare il volere di mio suocero. Esco dalla clinica e percorro un breve tratto di strada, dove avevo notato un piccolo centro commerciale, con negozi di abbigliamento. Una volta entrata in uno di questi, cerco qualcosa di provocante da indossare per la serata, non avendo nel mio bagaglio nulla di adatto. La mia scelta cade su di un vestito di lino bianco, con nove bottoni davanti, che lo tengono chiuso e la solerte commessa mi consiglia di abbinarvi uno dei tre tipi di scarpe di quello stesso tessuto. La differenza fra le scarpe è costituita solo dal tacco: basso, medio e alto. Naturalmente scelgo quello alto e prendo anche un reggiseno a fascia, molto sottile, assieme ad un perizoma veramente striminzito. Quando torno in clinica, trovo mio suocero che sta parlando con Roberto, il quale ci informa che il giorno successivo sarà il primo ad esser operato, poi mi lancia solo un’occhiata e se ne va, mentre io resto ancora un po’ con Pietro, che però non fa che parlare dell’imminente intervento. Quando si fa ora di uscire, lui mi sorride e mi dice di non disattendere le sue parole. Uscendo trovo ad aspettarmi Roberto, che mi chiede se è sufficiente una mezz’ora per prepararmi e mi dà appuntamento davanti alla mia residenza. Entro in camera, faccio una doccia, poi massaggio il mio corpo con una crema per la pelle che la rende ancora più morbida e vellutata, poi indosso l’intimo, che mi soddisfa molto, soprattutto il perizoma che, dietro, sparisce completamente nel solco delle mie natiche e, quando indosso il vestito di lino bianco, sembra quasi che il mio culo sia completamente nudo. Mi inerpico sui sandali a zeppa che si legano alla caviglia con un fiocco dello stesso tessuto del vestito e, quando mi guardo allo specchio, decido che, dei nove bottoni, i primi due in alto, vanno lasciati aperti, così da mostrare il solco del mio florido seno. Lascio aperti anche gli ultimi tre in fondo, in modo che la mia coscia sia visibile ben oltre la metà, ad ogni passo. Un leggero filo di trucco e un po’ di lucidalabbra completano il mio outfit e, soddisfatta, scendo e trovo Roberto appoggiato ad una splendida Maserati. Sorride compiaciuto nel vedermi e, quando apre lo sportello per farmi salire, faccio in modo che abbia un completo panorama delle mie cosce. Parte velocemente e guida in maniera sicura e tranquilla. Durante il percorso, parliamo solo di cose banali, fin quando vedo che lui, lasciata la tangenziale, si inerpica su per la collina ed entra nel piazzale di una casa colonica, dove ci sono solo altre tre auto parcheggiate. Entrati in quel particolare ristorante, attraversiamo un piccolo salone, per uscire dall’altro lato, dove ci troviamo su uno splendido terrazzo con davanti, in forma degradante, si delinea l’intera città illuminata. Appena seduti, un’anziana signora si avvicina, ci sorride e subito inizia a servire bevande e cibo, senza che nessuno di noi due abbia ordinato nulla. Mangiamo assaporando con estremo piacere il gusto di quelle pietanze veramente squisite; intanto guardo Roberto con occhi carichi di desiderio e noto che anche lui non riesce a non indugiare sul mio corpo. Lui mi offre un pezzo di carne di agnello veramente squisita, ma io ho voglia di lui, e quando lui mi chiede il mio giudizio sulla pietanza, le mie parole sono pervase da un chiaro e lampante doppio senso.
«Decisamente molto buona, ma io, questa sera, ho fame di carne di “porco”, possibilmente cruda.»
Lui mi guarda, sorride e mi prende per mano; insieme, dopo aver pagato il conto, ce ne andiamo velocemente. Nessuno di noi due parla e, ad un tratto, mi trovo davanti all’ingresso di una villetta molto carina, dove lui mi invita ad entrare. Appena dentro, mi stringe a sé e mi bacia con trasporto. Poi, si siede sul divano, lasciandomi in piedi davanti a sé e, mentre penso che vorrà spogliarmi, lui ha altre idee e, per me, in quel momento, inizia un vero percorso di piacere mai provato prima. Allunga le mani e mi accarezza le gambe, partendo dalle ginocchia per poi risalire, lungo l’esterno coscia, fino al culo. Poi, sempre quelle mani, hanno preso a salire lungo i miei fianchi, portandosi al seno, pizzicandomi i capezzoli, attraverso la sottile stoffa. Poi è sceso di nuovo sotto il mio vestito, mi ha sfilato il perizoma ed ha iniziato ad accarezzarmi la fica, passando le dita della mano destra, lungo le labbra della mia vagina, pronta ed offerta. Dopo avermi fatto divaricare le cosce, ha iniziato a dedicare tutte le sue attenzioni al clitoride, perché con le gambe così aperte lo lasciava totalmente esposto. Lo massaggiava con l’indice e il medio facendo dei cerchi con la punta delle dita e altre volte. con l’indice e il pollice, lo strizzava. Non ci vollero che pochi minuti per avere il primo orgasmo. Tutto il mio corpo tremava al punto che ho dovuto appoggiarmi alle sue spalle, per non cadere. Ho serrato di colpo le gambe, cercando di stringere la sua mano fra le mie cosce, perché il piacere che provavo era forte e intenso. Stavo urlando di piacere, mentre lui continuava a strofinare le dita molto lentamente, sul clitoride. Non mi ero ancora ripresa dall’orgasmo, quando mi ha sollevato facendomi tornare dritta e aperte di nuovo le gambe mi ha infilato ancora due dita dentro la figa. Le muoveva dentro senza portarle fuori, fin quando io, in preda ad un orgasmo, ho iniziato a muovere i fianchi, abbassandomi sulle ginocchia per cercare di far entrare quelle dita ancora più in profondità dentro di me. Ero totalmente in preda al piacere con le gambe aperte, muovendo i fianchi avanti e indietro, accarezzandomi il seno con le mani, mentre mi lasciavo scopare dalle dita di quest’uomo, che mi stava sconvolgendo con il piacere che mi stava procurando. Ho avuto un altro orgasmo, mentre lui continuava imperterrito a muovere le dita dentro di me, poi a tirarle fuori e inserirle di nuovo dentro, molto lentamente, utilizzando il suo pollice per strofinare di nuovo il clitoride. Di tanto in tanto aumentava il ritmo di quel dentro e fuori, facendolo molto velocemente, cosa che mi faceva impazzire perché dosava sapientemente il piacere e, quando si rendeva conto che ero prossima ad un orgasmo lui rallentava il ritmo facendomi arrivare sull’orlo della follia. Ad un tratto, mentre stavo per avere un ulteriore, ancor più forte e intenso del precedente, ho afferrato la mano di Roberto in modo che non smettesse di muovere le sue dita dentro di me. Lui ha assecondato il gioco ed io ho avuto un orgasmo così forte che lui ha dovuto sorreggermi, per poi adagiarmi delicatamente sul divano. Non mi aveva neanche spogliato e nemmeno scopato, e già avevo avuto alcuni orgasmi devastanti. Ora lo desideravo, lo volevo con tutta me stessa, al punto che, allungate entrambe le mani, l’ho afferrato per i fianchi e ho tirato il suo corpo davanti alla mia faccia, cercando velocemente di aprire i suoi pantaloni, perché volevo il suo cazzo in bocca. Lui ha indugiato ancora qualche secondo per aumentare ancor di più il mio desiderio, poi ho visto davanti ai miei occhi uno splendido membro di ottime dimensioni, sicuramente sopra la media, sia in lunghezza che in circonferenza, con un bel glande. Quando l’ho avuto praticamente vicino alle mie labbra, l’ho bagnato sulla punta passandoci sopra la lingua e, chiusi gli occhi, ho iniziato a succhiarlo molto lentamente, facendo scorrere la lingua tutt’intorno, mentre muovevo la mano su e giù, segandolo lentamente. Lui ha appoggiato la mano sopra la mia testa e mi ha spinto quello splendido membro tutto in bocca. Ho appoggiato le mani sui suoi fianchi ed ho deciso che ora volevo esser io a fare impazzire lui. Lo lasciavo scivolare dentro lentamente e quando lo avevo tutto in bocca lo tenevo immobile, tutto piantato in gola, fin quando non ho avuto diversi conati di vomito; solo allora ho deciso di tirarlo fuori e poi, di nuovo, l’ho affondato tutto in gola, ripetendo questo gioco diverse volte, facendolo gemere di piacere. Solo quando quello splendido membro scivolava agevolmente lungo tutta la mia gola e io lo pompavo in maniera veloce e costante, consapevole che così l’avrei fatto sborrare, lui di colpo mi ha fermato, mi ha afferrato per le ascelle e, muovendoci velocemente, in pochi passi siamo entrati nella sua camera da letto. Rapidamente ci siamo spogliati completamente e lui mi ha messo supina sul letto. Mi ha preso per i fianchi, tirandomi a sé, facendo in modo che le mie gambe fossero appoggiate sul letto e le cosce oscenamente aperte, con la fica in bella vista. Si è inginocchiato ai piedi del letto e con l’indice ed il medio di una mano, ha aperto le labbra vaginali e così, con la fica completamente aperta ed esposta al suo sguardo, ha iniziato a leccarla. Se con le dita mi aveva già fatto impazzire, con la lingua è stato un autentico delirio. Ho avuto un orgasmo così forte e intenso, che ho abbassato le mani, gli ho afferrato la testa, l’ho schiacciata contro la fica, perché non volevo in nessun modo che smettesse di succhiarmi il clitoride. Era sconvolgente, mi stava facendo impazzire e ancora non mi aveva scopato! Dopo aver goduto intensamente, l’ho trascinato su di me con la speranza di sentire quel membro dentro la mia vagina e l’ho anche implorato di scoparmi.
«Fottimi! Per favore, prendimi! Voglio sentirti dentro di me, adesso! Spingimelo tutto dentro, fammelo sentire fino in fondo!»
Lui ha avuto un sorriso sornione e, reggendo il suo cazzo, ha preso a scorrere con la cappella lungo lo spacco, colpendo con la punta il mio clitoride. Quella manovra mi procurava fitte di piacere incredibili, che aumentavano sempre più il desiderio di averlo dentro. Ha giocato ancora un po’ con me, poi ha iniziato a spingermelo dentro, lentamente. Ha messo dentro solo il glande e lo ha tirato fuori, poi lo ha di nuovo affondato e così via, fino a quando, d’improvviso, l’ha messo tutto dentro ed allora ho sentito le sue palle sbattere contro le chiappe. Senza muoversi lo ha tenuto dentro per alcuni secondi, finché non ha iniziato a pomparmi lentamente, ma, ogni volta, il ritmo delle spinte aumentava sempre più. Ho provato un piacere infinito che andava aumentando sempre di più e, quando il mio corpo si è teso, pronto ad esplodere in un ennesimo orgasmo, lui, in maniera sadica, l’ha tirato fuori dalla fica per alcuni secondi, per poi rimetterlo dentro, prima lentamente, e poi sempre più velocemente. Follia pura! Mi stava facendo impazzire con questo gioco incredibilmente erotico, ma tremendamente sadico. Lo ha ripetuto un sacco di volte. Ero sull’orlo della follia. A suo piacimento lui smetteva di pomparmi, cioè si fermava ed ero io a muovere i fianchi avanti e indietro sempre più velocemente mi infilavo e mi toglievo il cazzo dalla fica. Gli piaceva restare immobile, facendo in modo che fossi io ad imprimere il ritmo all’amplesso e, di nuovo, quando stavo per venire, l’ha tirato fuori e ha aspettato qualche secondo prima di rimettermelo dentro. Ho urlato tutta la mia libidine.
«Basta, ti prego! Fammi godere! Voglio venire! Fammi impazzire! Non ti fermare! Sto venendo! Non ti fermare, ti prego!»
Lui, improvvisamente, l’ho messo dentro in un colpo solo. Ha preso a sbattermi molto velocemente ed io, guardandolo negli occhi, ho desiderato con tutta me stessa che non si fermasse, e lui, con il suo ego appagato, ha continuato a pomparmi in maniera bestiale, facendomi godere così tanto che quasi sono svenuta. Mi ha lasciato immobile, facendomi assaporare l’orgasmo devastante che mi aveva assalito e così a lungo desiderato, poi sue labbra si sono unite alle mie in un bacio sconvolgente e passionale. La cosa che mi stupiva era che io avevo già goduto moltissimo, mentre lui ancora non era venuto. L’ho lasciato scivolare di lato e, sdraiato supino, mi sono impalata su di lui. Leggevo nei suoi occhi l’immensa soddisfazione per la prova cui mi aveva sottoposto, così ho deciso che non poteva finire così. Ho preso a muovermi avanti/indietro, facendo scivolare quel membro tutto dentro di me; lui ha sollevato le mani ed ha afferrato i miei seni, strizzandoli con forza, mentre io godevo un orgasmo dopo l’altro, impalata su di lui. Alla fine, sfinita, mi sono adagiata sul suo petto e, con un filo di voce, l’ho supplicato di venire.
«Sei fantastico! Non ho mai goduto così tanto, anche se il mio unico punto di confronto è mio marito che, in ogni caso, fino ad oggi, mi ha sempre soddisfatto. Con te mi sto rendendo conto che il vero piacere è tutt’altra cosa. Ora voglio il tuo piacere, voglio bere il tuo nettare, lo voglio dentro il mio corpo, nella mia bocca, per apprezzare il sapore che ha il seme del maschio che, questa notte, mi ha fatto letteralmente impazzire.»
Lui mi ha spinto di lato e, dopo avermi fatto girare, mi ha penetrato da dietro, sollevando una gamba, mentre con le dita è tornato a stimolare il mio clitoride, facendomi nuovamente impazzire. Il ritmo ora era diverso, molto più veloce e più profondo e, all’improvviso, ho sentito il suo corpo rimanere attaccato al mio e un’onda di calore ha invaso la mia vagina, mentre lui, con un gemito, quasi soffocato, ha preso a godere dentro di me. Ho lasciato che mi inondasse la vagina, poi mi sono girata di scatto e con la bocca sono andata a cercare quel membro stupendo, che continuava ad emettere schizzi sborra bollente. L’ho preso tutto in bocca, succhiandolo avidamente e continuando ad ingoiare fino all’ultima stilla di quel nettare prelibato, che sgorgava da quella verga che, dopo avermi fatto impazzire, continuava ad esser duro e potente, come se fino a quel momento non avesse goduto. Sorpresa da tanta vigoria, ho deciso che volevo esser sua fino in fondo e, guardandolo dritto negli occhi, mi sono inginocchiata davanti a lui e, senza dire una parola, con entrambe le mani ho dilatato le mie natiche e, praticamente, l’ho invitato a penetrarmi anche analmente. Quando lui ha lubrificato la cappella lungo lo spacco della mia fica, da cui sgorgava ancora sborra, ho aperto ancor più il buco del culo, consentendogli di affondare quel grosso membro dentro il mio culo che, non senza qualche dolore l’ha inglobato tutto, fino in fondo. Mi è sembrato che mi stesse sfondando le reni da quanto mi sembrava dilatare il mio buco, ma, nonostante ciò, la cosa mi piaceva moltissimo e, dopo aver allungato una mano sotto di me, ho preso ad accarezzarmi la fica impastata del suo seme e, ben presto, il ritmo della pompata cui mi ha sottoposto, mi ha procurato un altro orgasmo, mentre insistevo nel pregarlo di inondarmi anche quel buco. Mi ha scopato a lungo tenendomi ferma per i fianchi, fin quando, con un gemito, non si è svuotato completamente dentro di me. Siamo crollati entrambi abbracciati ed il sonno ci ha sorpreso. All’alba, il suono della sveglia ci desta e, rapidamente, recupero il mio vestito e, in un attimo. sono pronta ad uscire con lui che, lungo la strada, mi lascia davanti al mio residence. Entro in camera, mi metto stessa nel letto e rifletto su quello che è avvenuto durante la notte. È stato qualcosa di fantastico, di sconvolgente e, nello stesso tempo, sono presa a pensare quali spiegazioni potrò dare a mio suocero. All’orario convenuto, entro in clinica, ma lui ancora non è tornato in camera sua e devo aspettare più di un’ora.
Fine prima parte.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…