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Racconti di Dominazione

M’s story. Capitolo 11. Prestata

By 25 Ottobre 20222 Comments

La cena è finita. Con espressione trionfante, Ercole mostra a Leòn quattro dita: Claudio ha ricevuto ben 4 inviti per stasera.
Leòn gli sorride in silenzio, ricambia mostrando un solo dito riguardo a me: sembra contento per il suo amico. Ma io ho capito che ha respinto quasi tutte le richieste per me. Leòn:
L.: “Ragazze fate attenzione perché ora comincerete ad essere usate. Primo: non si esce dal villaggio per nessuna ragione. Tenete il cellulare nascosto in borsetta e pronto per mandarci una richiesta di aiuto nel caso vi stia per succedere qualcosa di brutto. Ercole ed io cercheremo di seguirvi, ma dovremo stare a distanza. Se vi portano nei loro bungalow va bene, ma non portate nessuno nella nostra suite. Anche in spiaggia o spazi pubblici è permesso usarvi. Ma non allontanatevi dalla spiaggia del nostro resort. So che siete stanche per il viaggio, quindi ubbidite a tutto e cercate di venire a dormire prima possibile. Tutto chiaro?”.

Si rialzano, staccano i nostri guinzagli dalle sedie. Ercole porge il guinzaglio di Claudio a due signori sui 50: sono educati, lo fanno alzare, uno gli palpa il sedere, lo valuta… lo portano via. Lui trema, è umiliato, ma intuisco che ubbidirà. Domattina devo ricordarmi di prestargli qualche peretta da 750ml con l’olio emolliente da sciogliere nell’acqua. Spero che nel villaggio ne abbiano da rifare la scorta.
Io sono stata scelta da uno dei due mariti (quelli sui 35 anni, con le mogli) che mi hanno palpata mentre, appena arrivati, andavamo alla nostra suite. Leòn mi spoglia dal vestito bellissimo di chiffon, resto nuda, nel ristorante. Poi gli consegna il mio guinzaglio e il tipo, abbastanza alto e attraente, mi bacia subito sulla bocca e mette la mano libera sul mio sedere, guidandomi fuori. Mi sento un oggetto che il mio padrone può usare o prestare a piacere. Abbasso gli occhi, arrossisco, ma non piango: devo accettare psicologicamente che per me è giusto vivere così.

Una volta fuori, resto sbalordita: l’Hedonism è proprio un villaggio di sesso sfrenato. Nell’angolo vicino all’uscita vedo la moglie dell’uomo che mi ha scelta in ginocchio che fa un bocchino a un altro uomo. Procediamo e, nello spazio dove ci sono tre piccole piscine, ci sono ospiti che fan sesso in acqua. Altri parlano solo. Una delle signore con collare viste stamani, ha le gambe sulle spalle di un signore e sta venendo penetrata su un lettino prendisole, davanti a tutti. Mi vergogno per lei, ma purtroppo mi bagno anche perché l’uomo che mi ha scelta sta esplorandomi l’ano, davanti a tutti.

Mi porta nel suo bungalow, è libero. Io mi comporto come mi hanno insegnato. Vado in ginocchio ai suoi piedi, lecco il dorso della sua mano umilmente… lui non capisce e si abbassa i bermuda. In un attimo me l’ha messo accolto in bocca. Succhio, succhio umiliata e usata, ma senza ribellioni o proteste.
Una volta che il suo sesso è tutto ben dritto, mi porta in camera tirandomi delicatamente per il collare. Mi fa salire, mi gira e mi fa mettere a quattrozampe… gentile, mi spinge giù le spalle fino a toccare il lenzuolo col viso. Mi prepara con baci e lecca la mia fessurina, succhiando dolcemente le grandi labbra, e poi su, passando in mezzo ai glutei, per poi tornare dove ha cominciato: mi lecca benissimo e io mi sciolgo, miagolo, mi passano le paure e le vergogne.

Dopo poco, godo da matti: lui lo capisce e si eccita ancora di più: sto succhiando e il sesso gli si ingrossa e si irrigidisce. Quando lui è eccitato al massimo ed io bagnatissima, mi si mette dietro, mi accarezza i capelli e mi penetra. Godo all’istante, miagolo sottovoce, dolcemente, a lungo: non ho un orgasmo violento come altre volte, ma è n ottimo orgasmo.

È stato tanto gentile, nessuna cattiveria, anzi, mi ha preparata. Così, assecondo i suoi movimenti, sollevando a ritmo il bacino… contraggo i muscoli vaginali interni, lui geme forte forte. Poi ansima, sento il suo respiro sul collo, mi bacia le spalle, prende le mie mani e mi blocca: il suo stantuffare dura almeno dieci minuti ed anche gli affondi più decisi sono senza cattiverie: “You are wonderful… so submissive… so hot…”. Ho capito solo la seconda parola… soprattutto, ho capito che è contento di me e sono così felice per i complimenti che… non riesco a controllarmi e godo una seconda volta, come una sporcacciona.

Si ferma, mi bacia il collo, le spalle, sospira ed esce: “And now…”. Lo sento aprire il cassetto, io sono ancora a quattro zampe sul letto, fianchi in alto, viso contro il lenzuolo. Sento che mi una buona quantità di gel lubrificante, poi, entrando dolcemente, 2, 3, 4 dita. Smette… sento che si sistema, si avvicina.
Capisco che sarò anche sodomizzata, mi rassegno: è suo diritto farmi tutto e mio dovere subire.
Quindi, spingendo piano piano, entra in profondità nel mio culetto: non sento nessun male, eppure non ha l’uccello piccolo. Felice di tutte quelle attenzioni, faccio sentire la mia vocina da bimba buona, sottovoce: “thank you” (fino a questo ci arrivo). Mi risponde con un affettuoso e incomprensibile “You little slave, so cute.. so sweet!”.

Perde il controllo, ora si muove in modo scomposto, credo di piacergli proprio tanto: accelera, entra ed esce veloce, lascia il mio culetto vuoto ed aperto per qualche secondo ad ogni uscita. Poi non ce la fa più: spinge forte, a fondo, fino a farmi sentire il suo pube che pressa le mie chiappe. Mi sento posseduta nel profondo, vengo per la terza volta, mi vergogno di avere orgasmi anali sempre più spesso… lui mi irrora di seme il condotto.

Mi fa rialzare, ha un’espressione trionfante, non è un dominatore come Leòn, ma sembra che si senta tale. Qualche minuto per pulirmi e risistemarmi, poi mi fa uscire. Non mi riaccompagna e mi ritrovo sola, nuda, con il mio guinzaglio in mano: non fa freddo, c’è un clima molto umido. Per fortuna non c’è nessuno, staranno tutti facendo sesso in giro… ma non so la strada per tornare alla nostra suite. Percorro a piccoli passi il sentiero arrivando un bivio: non so cosa fare, sento voci sulla destra e silenzio a sinistra. Insicura e timida, vado a sinistra… capisco quanto ho bisogno di venire guidata. Percorro altri 50-100 metri, vedo sulla mia sinistra una bella signora con tre uomini addosso che godono di lei. Accelero il passo fino a trotterellare, tengo gli occhi bassi e la testa china.

Arrivo su un grande prato con tanti fiori tropicali, realizzo che mi sono persa: non so cosa fare, ho mille paure, mi accascio sull’erba, piango e vado in panico. Penso che Leòn non vorrò mai una schiava incapace come me, poi ho paura che mi consideri una donnaccia: sono venuta tre volte con uno sconosciuto e, quando lo saprà, mi manderà via.

I miei brutti pensieri vengono interrotti da una mano pesante ma delicata che mi accarezza i capelli. Mi giro, è il mio signore. Scatto ai suoi piedi:
M.: “Perdono! Sono una troietta, lo so. Perdono, non lo faccio più!”.
Mi solleva come fossi una piuma, mi tiene in braccio come una sposa. Si avvia verso dove c’è gente, mi dà un bacino sulla fronte… sul nasino… sulla bocca: mi sciolgo come neve al sole, non è arrabbiato con me.

Giunti nella zona piscine mi mette su un tavolino e mi fa segno di stare zitta col dito.
L.: “Apri le gambe” mi controlla la vagina, mi sono pulita, ma esperto come è capirà che sono stata penetrata.
L.: “Girati” e ripete il controllo nel mio ano, davanti a tutti. Infine, si scosta, toglie i bermuda e il suo uccellone è visibile a tutti. Si siede su una grande poltrona da mare.
L.: “Adorazione”. Salto giù dal tavolino, volo ai suoi piedi in ginocchio. Lecco con affetto, anzi forse qualcosa di più, e con gratitudine i suoi enormi testicoli.

Dopo pochissimi minuti ci sono almeno 5 donne, forse più, che lo circondano, gli sorridono, cercano di attirare la sua attenzione… Due si sono addirittura tolte tutti i vestiti e una viene al mio fianco, cerca di adorargli il sacco delle virilità come sto facendo io. Non vuole, educatamente le dice qualcosa e lei si allontana.
L.: “Sorry, I have my little sex slave, it’s enough for me”. Per fortuna non capisco l’inglese, altrimenti sarei venuta davanti a tutti. Poi, rivolto a me:
L.: “Coraggio, prova ancora a farmi un bocchino, ti guardano tutti: impegnati!”.
Ubbidisco, mi sento onorata, utile… e ce la metto tutta.
Il suo membro enorme mi deforma la bocca. Con la coda dell’occhio vedo che adesso c’è tanta gente attorno a noi.
Capisco che devo respirare solo con il naso e leccare l’uccellone del mio signore dall’interno e continuamente. Spingo ancora il suo enorme membro dentro la mia piccola bocca, ne accolgo ancora qualche centimetro, forse ne avrò accolto in gola metà… meglio di qualche ora prima.
Alzo gli occhi per vedere se è contento di me: è rilassato, ha gli occhi socchiusi. Poi apre gli occhi, li fissa nei miei… mi emoziono da morire, non riesco a distogliere lo sguardo e mi perdo nei suoi.

Una manona sale ad accarezzarmi la testa, come a una gattina. Mi dà il ritmo e, stavolta, riesco a mantenerlo.
L.: “Brava, molto meglio”. Al complimento perdo il controllo e mi metto a miagolare a lungo e dolcemente. Anche se sottovoce, mi sentiranno tutti: è come un canto d’amore. Godo. Di nuovo. Senza nemmeno toccarmi. Come una puttanella.
Ma Leòn è contento, lo sento irrigidirsi nella mia gola: inarca la schiena, mi tiene ferma la testa ma non mi forza. La sua eiaculazione è una esplosione, tossisco ma non tolgo il suo sesso dalla mia gola: mi scendono lacrime, ma resisto fino a quando non ha fatto tutto e si calma. Poi mando giù, felice che mi abbia usata. E mentre realizzo di aver dato spettacolo, parte un applauso da parte di tutti. Ci saranno una ventina di spettatori che mi han visto fare la maialina. Vorrei sprofondare.

Il mio signore ritorna in sé si alza: tutti vedranno il suo sesso ancora mezzo eretto. Forse tutte invidieranno la sua serva, cioè me: e io mi sento utile, nell’universo c’è un compito anche per me.
Prende in guinzaglio, mi tira con delicatezza: io mi rialzo, tolgo qualche traccia di sperma dai bordi della bocca, lo seguo quando mi porta ai bordi della piscina.
Un bronzo di Riace alto oltre due metri, una piccola schiava alta 158 che ha scelto per servirlo: il cuoricino mi batte forte, mi sento così tanto onorata.

Con un gesto della mano mi indica a tutti gli uomini presenti: sembra che dica guardate come è bella la mia piccola schiava, guardate come è umile e ubbidiente, valutatela. Mi bagno di nuovo senza riuscire a controllarmi. Cerco i suoi occhi, farò tutto ciò che questo dio greco vuole.
Mi circondano, mi palpano tutti: capisco che si complimentano, non capisco cosa gli chiedono.
Avrò una dozzina di mani addosso, persino dita su per il sedere, quando riprende il guinzaglio, saluta tutti con un cenno del capo, mi tira delicatamente verso la nostra suite.

L.: “Giù, cammina a quattro zampe. Tutti devono vedere che sei come una gatta”.
Ubbidisco a questa nuova umiliazione rassegnata. Non mi ha punita, è contento di me, ma quel che conta è che non mi ha scacciata e posso ancora stargli vicino.
Giunti nella suite, ho il permesso di docciarmi, lui lo fa dopo.
Mi indica la camera, mi toglie il guinzaglio.
Entro in camera, so qual è il mio posto: mi accuccio sullo scendiletto.
Sento il suo passo pesante, entra, si distende.
Spegne la luce.
Nel buio sorrido felice. Mi addormento sognando i fiori dei tropici, il mare che forse mi permetterà di vedere domani.

Continua

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