Camminavo verso casa, il telefono suonò, era Maria, “vieni che ho voglia di succhiarti il cazzo”, in che incubo ero finito?
Decisi di andare da lei, tanto non avevo più nulla da perdere, ero dolorante e claudicante, le persone in strada mi guardavano come fossi uno zombie, forse avevo un occhio nero.
Da dietro la porta la sentii arrivare tutta saltellante, era felice per l’arrivo del suo schiavetto pensai, il suo volto sorridente mi accolse per un istante, lo vidi trasformarsi in una smorfia d’orrore, il mio volto doveva fare spavento, “che… che… è successo?”
Le affondai tra le braccia e le raccontai tutto, tutto, dall’umiliazione subita fino dal dolore che provai nel chiamarla troia, tra le lacrime le raccontai tutto, e quando smisi ci ritrovammo silenziosamente seduti sul divano, stringeva il pugno e le vedevo le nocche sbiancate, cominciò a colpirsi la gamba, il silenzio era feroce, “NON HAI CAPITO NIENTE” urlò tra le lacrime, “non hai capito niente di come funzionano le cose, quando una donna ti invia delle foto o degli audio mentre scopa con un altro, vuol dire che il maschio alfa sei tu, l’altro è solo un feticcio, un giocattolo sessuale, ti sei segato mentre scopavo con un altro, mentre Marco mi scopava ti immaginavo con il cazzo duro e questo mi eccitava, tutto il teatrino era solo per te, ma il maschio alfa sei tu, il cazzo che voglio è il tuo, la mia fica si bagna per te”, “ idiota”, rimasi a bocca aperta, mi chiedevo che cosa ci trovasse in me, mi chiedevo che cosa riuscisse a vedere che io non vedevo in me, “ prenditi due aspirine e fatti una doccia, voglio vedere se le palle per scoparmi ti funzionano ancora e poi vedremo di fartene crescere altre due per contrastare Sara.
Buttai giù due aspirine e mi fiondai sotto la doccia, il getto caldo dell’acqua leniva i miei dolori, mi tastai i testicoli, la sacca che li conteneva era arrossata, e sentivo un po’ di dolore, il cazzo cominciava ad indurirsi e questo mi rese felice, ad ogni battito cardiaco lo vedevo guizzare ed indurirsi, una decina di pompate e me lo ritrovai duro e venoso, il dolore persistente ai testicoli mi eccitava, cominciai a masturbarmi, giusto tre colpetti di mano per assaporate il piacere, per prepararmi alla scopata, gli altri li avrei dati dentro la fica di Maria, uscii dalla doccia e mi asciugai velocemente, nello specchio ammirai il cazzo durissimo, ero ancora mezzo bagnato ma decisi di tornare da lei, corsi lungo il corridoio che separava il bagno dalla sala con la verga che frustava l’aria, ne sentivo il peso, lo sentivo oscillare, aprii la porta, e mi trovai di fronte allo spettacolo più incredibile che abbia mai visto, Maria era sdraiata sulla tavola con il culo apparecchiato.
Sì esatto, con il culo apparecchiato, la stanza era buia ed era illuminata solamente da una grossa candela rossa ed il suo culo era il candelabro, era prona sul tavolo , i pantaloni abbassati appena sotto le natiche, il suo bel culetto era completamente esposto, con la schiena arcuata teneva la candela infilata nel suo culetto perfettamente verticale, vedevo la cera sciogliersi e colare l’ungo l’asta fino a ghermire la sua pelle bianca, ad ogni goccia lei gemeva, appena più in basso la sua fichetta bagnata, i lisci peli neri riflettevano i bagliori della fiamma danzante, era uno spettacolo paradisiaco, per un attimo rimasi paralizzato, ma solo per un attimo, l’istante dopo ero sopra di lei che la cavalcavo come un animale, con la mano sinistra le tiravo i capelli mentre con la destra le facevo colare la cera sulla schiena, ad ogni goccia lei gemeva, le riempii la fica, non potevo resistere ad uno spettacolo simile, ma non volevo che finisse cosi, volevo sentirla godere, le piantai la candela dentro, e cominciai a stantuffarla senza pietà, il clitoride era stimolato dalla forma elicoidale della candela, con il braccio sinistro le cingevo la vita e con un morso le bloccavo il culetto, era immobilizzata in questa posizione da dove non poteva e dalla quale non voleva liberarsi, era decisa a provare tutto il piacere possibile, ed io volevo darglielo, continuavo a sfondarla con il fallo di cera come una furia, cosi ancorato a lei sentivo il suo piacere crescere, lo sentivo attraverso il suo respiro strozzato, attraverso le piccole vibrazioni del suo corpo, lo sentivo ascoltando i suoi gemiti, lo sentivo montare e questo mi dava la forza di continuare a spingere, di resistere al dolore di quel movimento continuo “Godi puttana”, esplose, la vibrazione del suo corpo divenne un terremoto, i gemiti diventarono un ruggito animalesco, continuai furiosamente a spingere fino a che la pace non si impossessò nuovamente del suo corpo, fino al suo flebile “basta” lanciai la candela lontano e mi sdraiai accanto a lei, lei guardava il soffitto ed io guardavo lei, aveva un viso dolcissimo, sorrideva e baciandomi mi disse “dobbiamo risolvere quel problemino”, parlava di Sara, “hai qualche idea?”, “beh, chiudiamoci per una settimana in casa a scopare, poi quando avremo fame ordineremo da asporto e poi scoperemo di nuovo, guardiamoci qualche film e poi scopiamo di nuovo, qualche idea ci dovrà pur venire”, “ e se non dovesse venirci?”, “ se non dovesse venirci avrai le palle talmente vuote da non essere più ipnotizzabile da due tette”, mi sembrava un’ ottima idea, sentii il cazzo esultare, stava tornando duro, Maria cominciò a massaggiarlo con una mano.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…