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Racconti Erotici

Tradimento scoperto sul cellulare – Parte 7

By 1 Febbraio 2023One Comment

Tradimento scoperto sul cellulare – Parte 7

Questo racconto è tratto liberamente da fatti realmente accaduti, rielaborati con fantasia dell’Autore, e collocati in uno scenario liberamente disegnato senza riferimenti a personaggi e luoghi determinati..
Ogni diritto di autore, compreso quello di riproduzione (in tutto o in parte) è strettamente riservato all’avente diritto.

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7. Prima esperienza da escort e non più moglie

Partimmo per andare verso il nostro villino al mare e dopo una decina di minuti lo raggiungemmo, Entrammo in casa in un innaturale silenzio.

Le dissi di andarsi a cambiare, rinfrescarsi e truccarsi da prostituta per ricevere il suo cliente e tornare in salotto completamente nuda. Mi guardò con gli occhi spalancati, fece per dire qualcosa, ma abbassò il capo annuì col capo e salì in camera.

Andai in cucina, bevvi un bicchiere d’acqua e presi una pastiglia di Cialis. Volevo togliermi tutte le voglie insoddisfatte di anni con mia moglie e tra poco ne avrei sentito gli effetti
Mi misi seduto sul divano, lasciai accesa solo una lampada da tavolo ed aspettai nella stanza in penombra.

Non ci mise molto. La sentii scendere e me la ritrovai, completamente nuda, truccata come se dovesse uscire di nuovo, ma stavolta in modo pesante, con mascara che faceva risaltare i suoi occhi e le labbra coperte da un rossetto rosa, molto forte. Era entrata nel ruolo di donna volgare che le avevo imposto.
Mi si avvicinò, sentivo il suo forte profumo, mi guardò con un’ombra di malizia ed uno sguardo conturbante e mi disse: “Sono pronta a fare quello che vuoi”.
Era irresistibile, mi avvicinai a lei, e mi chiese sottovoce: “Posso baciarti ?”

Le diedi il permesso con voce roca e mi cinse le mani dietro il collo attirandomi a sé. Mentre le nostre labbra si univano ed iniziava un fantastico gioco di lingua, le misi le mani sul suo culo, afferrandole le chiappe mentre la stringevo a me. Sentii una forte erezione e lei non si sottrasse al contatto,

Continuammo per un po’, per poi sederci sul divano. Con la mano cominciò a sbottonarmi la camicia, poi aprì la cinta ed aprì i pantaloni, facendo scorrere la zip. A quel punto, mi aiutò a sfilare i pantaloni e rimasi con gli slip. Maura, presa nell’interpretazione del ruolo, mi sussurrava: “Sono la tua troia. Ti farò quello che vuoi”.

Avevo pensato a questo momento e sapevo cosa desideravo accadesse. Volevo togliermi la soddisfazione, quella di inculare per bene mia moglie. Non ero stato il primo, lo sapevo, ma volevo fare con lei quello che essa aveva concesso ad altri, dopo averlo sempre negato a me come marito. Almeno pareggiavo i conti, mi veniva di pensare, anche se era un’amara considerazione che accentuava la rabbia.

Glielo dissi brutalmente, guardandola negli occhi, che quella sera volevo incularla, come se scegliessi il silenzioso menù che offriva. Aveva capito, conoscendomi, che nella immediatezza della mia arrabbiatura, che volevo vendetta. E mi doveva offrire una riparazione per quello che mi aveva fatto subire, se voleva evitare la fine della convivenza.

Pertanto, fu totalmente remissiva. Capii che, da donna intelligente quale era, se lo aspettava. Le dissi di prepararmi il cazzo. Lei si chinò obbediente, aprì la cintura dei pantaloni, mi sfilò gli slip e prese in bocca l’uccello.

La sua bocca calda ed accogliente accolse il mio membro con insolita dolcezza. Mi riservò un trattamento mai provato. Fece un sontuoso pompino, breve, solo qualche minuto di durata, ma indimenticabile.

Si prese tutto il tempo per farmi avere una formidabile erezione, preparando il cazzo per l’inculata, come avevo chiesto. Era entrata nel ruolo di donna che doveva essere disponibile a soddisfare qualsiasi desiderio del marito tradito, sperando che questo le facesse recuperare una credibilità sufficiente a non far saltare la relazione coniugale.

La feci mettere a pecorina sul divano, di fianco, a cavallo del bracciolo imbottito del divano, con le mani appoggiate sulla seduta ed il culo in alto, posizione che offriva la vista dello scuro orifizio anale e delle labbra socchiuse della figa. Stavolta non c’erano limitazioni o attenzioni da darle. Si era offerta e dovevo solo approfittarne.
Le passai il mio dito indice nel solco dei glutei e le toccai le labbra della fica. Erano bagnate, si era eccitata. Infilai prima un dito nella vagina, poi due ed infine tre, muovendole avanti ed indietro.
La stavo scopando con le mani e lei cominciò a mugolare di piacere. Non mi interessava se stesse recitando la parte o fosse sincera. Insistetti e le infilai dentro pure il quarto dito, spingendo anche con forza. Lei non si opponeva, le labbra dilatate della vagina erano lubrificate ed accoglievano la mia mano a cuneo senza opposizione.

Pensai che la troia (ormai così la consideravo) si era preparata o il suo amante l’aveva aperta ben bene nei giorni scorsi. Cominciai a violare il suo buco del culo con un dito dell’altra mano. Entrò senza opposizione. Lo tirai fuori e ci sputai sopra della saliva, che spalmai sui bordi dell’ano ed anche dentro, infilando due dita che sentii che si muovevano agevolmente.
Era aperta, lo aveva preso in culo dall’amante da poco, ora toccava a me. Incominciai a ruotare le due dita, aggiungendo altra saliva. Emetteva dei mugolii soffocati, non mi importava se fossero di piacere o dolore.

Le dissi: “Brava troia. Mettiti come sai fare, apriti le chiappe ed offrimi il tuo culo”.

Con gesto aggraziato Maura si chinò avanti sino a toccare la seduta del divano con la testa, portò le braccia dietro e si prese le chiappe con le mani, offrendomi remissivamente i suoi buchi.
Le sputai dell’altra saliva sul buchetto, le appoggiai la cappella, la posizionai con le dita della mano ed iniziai a spingere, gradualmente ma senza interruzione.
Il buco del culo era rilassato e non fece resistenza all’ingresso del glande, che con lieve difficoltà superò l’anello dello sfintere. Il pene iniziò a scivolare dentro.

Maura, sotto di me, emetteva dei mugolii soffocati, sentiva il culo aprirsi e cedere all’intrusione, provando qualche dolore, e mi pregava di fare piano, ma anche di continuare.
Le dissi: “Perché piano ? Non te lo ha aperto abbastanza Andrea ieri ?”

Provò a rispondere con voce soffocata: “Sì, ma il tuo cazzo è più grosso e largo, e mi fa male. Il suo era più stretto”. Non ci vidi più, sentivo solo la rabbia di punirla. Come lei sembrò rilassarsi, lasciandomi fare piccoli movimenti, allora, con improvviso un colpo di reni, diedi una spinta più forte, con tutto il mio peso. Maura emise un grido di dolore. Il mio cazzo era entrato sino in fondo, facendosi interamente strada nel suo culo.

Si divincolò per un po’ mentre la tenevo ferma con le mani serrate sui suoi fianchi.

Provai a calmarla “Adesso è fatta. Ti ho rotto il culo pure io. Lo hai preso tutto. Stai ferma e masturbati la fica, così ti passa il dolore”. Fece come le avevo detto mentre rimanevo saldamente infilato nei suo culo, afferrando i suoi fianchi con le mani.

Attesi così per un paio di minuti, pensai che si fosse abituata alla presenza del mio cazzo ed iniziai a muovermi avanti ed indietro, all’inizio lentamente presi a muovermi sempre più forte dentro di lei.

In quei momenti ero travolto dalla rabbia del pensiero che ad Andrea tutto ciò era stato consentito chissà da quanto tempo, era come se volessi entrare in competizione con lui.

Maura sotto di me si lamentava sommessamente ma non cercava di sottrarsi alle mie spinte. La inculai con metodo, affondando sempre di più, un paio di volte tirai fuori il pene e vidi che il suo orifizio era spalancato, ma non sanguinava. Come cominciava a racchiudersi, ci sputavo la mia saliva sopra ed infilavo di nuovo il mio membro, spingendo a fondo senza curarmi dei suoi lamenti.

Passavano i minuti e non sentivo più resistenza ma solo lievi mugolii. La stantuffai senza pietà, finché sentendo montare l’orgasmo per quella prima inculata con mia moglie, chiusi gli occhi e mi abbandonai al piacere. Mi fermai solo quando la riempii con la mia lunga sborrata.

Rimasi dentro di lei finché non mi svuotai completamente. Poi, tirai fuori il mio cazzo ammosciato e mi sedetti sullo spazio del divano accanto a lei.

La guardai, mentre riprendevo fiato e le dissi: “Hai un culo fantastico e sono contento di avertelo riempito di sborra. Ti inculerò ancora, fino ad aprirtelo per bene, così non sentirai più dolore quando vorrò farlo”.

La mandai in bagno a pulirsi e le dissi di raggiungermi in camera da letto.

(continua)

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