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Mi ha scritto una lettrice per raccontarmi di come ha tradito il marito in crociera, ecco la sua storia.
L’estate scorsa io e mio marito, in occasione delle nostre nozze d’argento, decidemmo di fare una crociera. Una crociera era nei miei desideri da tanto tempo ma, per un motivo o per un altro, non era mai stato possibile. Oltre a divertirmi sulla nave, e visitare alcune città e bei luoghi speravo di risvegliare, in entrambi, quegli stimoli sessuali sopiti da tempo a causa della solita routine familiare, del lavoro e della famiglia. In realtà non è stato così, se è vero com’è vero, che durante la crociera io e mio marito scopammo solo una volta.
Sono Giuseppina e mio marito è Lorenzo. Sono una donna di 49 anni. Non sono più una ragazza ma, per una femmina della mia età, sono più che attraente e sensuale avendo ancora un bel corpo con gli attributi tipici femminili al posto giusto e provocanti. Lorenzo ha 53 anni ed è un bell’uomo. Formiamo una bella coppia e nella nostra città di provincia in Sicilia, siamo stimati.
Già la prima sera, anzi notte, in quanto essendo per la cena al secondo turno, era già tardi, mentre sull’apposita grande bacheca cercavamo le foto che avevamo fatto insieme al capitano, mi sentivo come seguita e spiata da un tizio. I nostri sguardi si incrociarono varie volte. Il suo libidinoso, il mio di sorpresa e di curiosità. Mi chiedevo: chi è, cosa vuole questo qua? La frittata la feci quando Lorenzo volle fermarsi al casinò.
Ci sedemmo e mi girai più volte per vedere se quello era ancora appresso a noi. Non so se il mio atteggiamento fosse quello di una persona che cerca qualcuno nella folla, il fatto sta che lui c’era e quando ci guardammo sorrise. L’indomani mattina la nave era ancora in navigazione e dopo aver fatto colazione su in terrazza, andammo in piscina.
“Fortunatamente non c’è o magari con tutto questo casino e con tutte queste belle ragazze in bichini avrà il suo bel da far” pensai.
Lorenzo disse che si buttava in piscina e poi faceva l’idromassaggio. Io gli dissi che prima andavo a prendere un caffè e poi lo seguivo. Arrivai al bar e mentre aspettavo il mio turno mi sentii dire “Ciao”.
– Non la conosco e non voglio nemmeno conoscerla, la smette di spiarmi? – Gli sussurrai.
– Non ti posso offrire il caffè? Che c’è di male?
– Smettila prima che se ne accorge mio marito.
Muto! Muta pure io. Era in costume a slip nero e una camicia aperta a mezze maniche in lino e bianca. Era una decina di cm più alto di me, e potei ammirare il suo petto muscoloso e con pochi peli solo nella parte centrale. Era di bell’aspetto: bruno con capelli leggermente ricci e molto simpatico in viso. Io ero in costume intero di colore blu. Quando arrivò il turno ordinò due caffè e diede la sua carta. “No, ho la mia” dissi, “Non ci pensare nemmeno”. Il pomeriggio sbarcammo in escursione. C’era anche lui. Non si avvicinò ma ogni tanto, da lontano, incrociavo il suo sguardo. Era da solo. Non mi spiegavo il motivo. Pensai che avesse tra i 35 e 38 anni. Era senza moglie o compagna e senza amici. Mi chiesi come mai un uomo solo potesse andare in crociera.
La frittata più buona, più imprevedibile e più mortificante avvenne quella notte quando assistevamo all’esibizione di un gruppo da ballo spagnolo. Eravamo in piedi con Lorenzo leggermente più avanti di me. Alla nostra sinistra c’era una marea di persone, a destra la parete. Ad un certo punto sentii qualcosa sulla mia anca sinistra. Che poteva essere? Qualcuno che si voleva eccitare S strusciando il suo cazzo sul mio culo?
“Come si permette stu porco”, pensai. A parte il fatto che qualcuno se ne poteva accorgere, mio marito stesso magari. Lentamente girai la testa. Era lui. Mi arrabbiai di più. Portai la mano destra dietro la schiena nel tentativo di spingerlo indietro.
Il diavolo ci mise le corna: la mia mano andò sulla sua patta e toccai qualcosa si duro. Che poteva essere se non il suo cazzo? Rimasi di stucco e sentii il sangue ribollirmi. Non ebbi la forza di togliere la mano da li. Nemmeno la volontà. Infatti, presa da non so che, forse lussuria, forse la voglia di un cazzo che mi facesse urlare di piacere, presi a tastarlo con voluttà ed essendo i suoi pantaloni leggeri, quasi lo impugnai. Mi ero dimenticata che qualcuno potesse notarci; mi dimenticai pure di mio marito.
Il piacere di tastare quel cazzo durò un minuto poco più, fino a quando, cioè, l’esibizione del ballo ebbe termine e tutti battemmo le mani.
“Bello, bravi. Ti è piaciuto Giuseppì” “Si, bellissimo. Hanno finito? Peccato!” Risposi.
Non c’era più, era sparito. Chissà cosa avrà pensato, mi chiesi. Che Porco! Che scema!
Ci incontrammo un paio di volte, lui mi sorrideva ed io lo guardavo con gli occhi storti e rossa in viso.
Lorenzo si fermò al casinò. Gli dissi che facevo un giro fra le boutique della nave. Era dietro di me e mi raggiunse chiedendomi se gradissi qualcosa al bar.
“Quale bar? Senti come ti sei permesso con mio marito vicino?”
“Ammetto che sono stato imprudente, ma non mi pare che ti sia dispiaciuto. Sento ancora la tua mano”.
Accettai di andare al bar solo per ribadirgli che la doveva smettere. Invece siamo stati insieme più di mezz’ora.
chiamava Sergio. Io naturalmente gli dissi come mi chiamavo. Chiesi come mai fosse da solo e rispose che la moglie l’aveva lasciato appena tre mesi prima e aveva deciso di fare la crociera proprio per svagarsi.
“Importunando le mogli degli altri?”
Sorrise. “No, ma quando si incontra una donna come te che fa impazzire” “Dovrei essere lusingata? Comunque, a parte gli scherzi, cerca di finirla. Mi stai mettendo in una brutta situazione. Non sono abituata a queste cose”
“Però quando l’hai stretto nel tuo pugno quasi stavo godendo”. Lo guardai. Non so nemmeno che sguardo fosse il mio. Il fatto sta che lo lasciai in tredici e me ne girai dicendo che raggiungevo mio marito al casinò.
Mi chiamò e disse che lui la mattina non sarebbe andato in escursione.
Me ne andai. Capii bene cosa volesse dire. Raggiunsi Lorenzo e mi disse che senza di me vicino perdeva. Passarono 5 minuti e di fronte, a 10 metri di distanza, mi ritrovai lo sguardo di Sergio. Ci fissammo intensamente e forse quello fu il momento in cui decisi che volevo il suo cazzo.
Dissi a Lorenzo che volevo andare in cabina perchè non mi sentivo tanto bene. Mi chiese cosa avessi e gli risposi che possibilmente qualcosa che avevo mangiato mi aveva fatto male. Dopo un’oretta che eravamo a letto mi alzai.
Chiese, e dissi che prendevo la biochetasi.
La porto sempre appresso ma in realàa non ne avevo bisogno.
Si svegliò presto e mi chiamò. Gli dissi che non me la sentivo di andare. Voleva restare pure lui ma gli dissi che non era il caso. Andò via. Mi alzai. Spiai dal balconcino che gli escursionisti salissero sui pullman e andai a fare la doccia.
Mi sistemai nelle parti intime e mi guardai attentamente allo secchio. Niente male: ero fiera dei miei seni, avevo un bel culo e un bel paio di cosce. Quindi indossai la gonna in jeans e la maglietta nera senza reggiseno.
Erano le 9 quando arrivai in terrazza al self service per la colazione. Feci un giretto, presi un cornetto, un toast, burro miele, una spremuta d’arancia e presi posto in un tavolo qualsiasi. Poche persone, la maggior parte erano in escursione. Arrivò. Lo vidi da lontano e il cuore mi batteva. Mi chiesi: e se lo vuole fare?
Mi salutò e sedette al mio tavolo. Salutai e senza che me l’avesse chiesto, come una scema, gli dissi che non ero andata in escursione con mio marito perchè avevo passato una brutta nottata.
Sorrise come per dire che lo stavo prendendo per uno stupido. Bevvi l’aranciata e dissi che dovevo prendere il caffè al bar. Naturalmente mi accompagnò e lo fece addebitare sulla sua carta.
Dissi che dovevo fumare e scendemmo al ponte inferiore a poppa, all’aperto. Eravamo soli. Mi disse che avevo fatto bene a non andare in escursione e che mi aveva pensato tutta la notte.
“Perchè che vorresti fare? Sei sicuro che io voglio fare quello che vuoi fare tu?” Non disse niente e guardandomi prese ad accarezzarmi la guancia. Girai il viso e la sua mano venne appresso. Anzi mi accarezzava la nuca e l’orecchio.
Non so cosa lesse nei miei occhi, forse quello che c’era veramente scritto. Ero tutta appoggiata, scostò la mia testa in avanti, lui si avvicinò e appoggiò le sue labbra mie, ce le gustammo a vicenda e quando sentii la sua lingua le dischiusi. Entrò nella mia bocca e la succhiai dolcemente. “No, basta, per favore, ci può vedere qualcuno”
“Andiamo nella mia cabina” “No” “Si” disse infine portandomi la mano su quell’arnese che avevo tastato.
Che ci posso fare? Mi venne il fiatone e dopo 5 minuti entrammo nella sua cabina. Porca miseria! Eravamo affamati di sesso come se non l’avessimo fatto entrambi da chissà quanto tempo.
Non appena richiuse la porta ci trovammo avvinghiati. Le mie braccia attorno al suo collo e le sue mani a palparmi su tutto il corpo e mentre ci slinguavamo, pure oscenamente, mi palpò forte il culo, poi alzò la gonna e le sentii dentro gli slip, sulle chiappe e nel solco. Impazzivo. I nostri respiri affannati ognuno nella bocca dell’altra. Mi fece scivolare la gonna e andò per sfilarmi la maglietta. Alzai le braccia su per farmela sfilare. Si chinò e prese a leccarmi le tette. Io, fuori di me come non mi era mai successo, andai con entrambe le mani sui suoi bermuda. Con la sinistra le tastavo il cazzo mentre con la destra glieli sbottonai. Andarono giù, tirai giù pure gli slip e mi ritrovai fra le mani un cazzone. Glielo massaggiavo freneticamente comprese le palle e gli strappai un forte gemito.
Mi abbassò gli slip e prese a torturarmi la fica. Non ne potevamo più: lui mi voleva trombare ed io volevo essere scopata violentemente. Mi buttò a letto e venne su fra le mie cosce. Il suo cazzo dondolava fra le mie cosce e sul ventre. Lo volevo subito dentro, non resistevo più e allora lo presi e lo indirizzai dentro la mia fica bagnatissima. Scivolò tutto dentro e fui brava a trattenermi dal gridare. Subito sincronizzammo i nostri movimenti e slinguandoci e gemendo arrivammo insieme. La sua sborra bollente mi fece toccare il cielo con un dito e il mio orgasmo divenne infinito mentre lui godeva ancora. Solo una scopata ma per la foga che avevamo messo eravamo come sfiniti.
Ci abbandonammo supini ancora col fiatone. Ci calmammo e prendemmo a coccolarci con tenerezza, lui parlandomi di quello che aveva provato vedendomi, cioè una donna da scopare, io dell’antipatia iniziale che avevo provato nei suoi confronti e poi che poteva essere fiero se ho tradito per la prima volta mio marito con lui. Il tutto mentre glielo accarezzavo. Lui giocava con i miei capezzoli.
Il cazzo era ancora mezzo moscio. Presi a leccarglielo. Sapeva di sborra e degli umori miei. Poi lo presi in bocca, ci giocai con la lingua e lo succhiai. Riprese vigore e presi a spompinarlo.
“Aspetta che mi giro che ci facciamo un bel 69. Ti va?” “Si. A me piace stare sopra”. Ci sistemammo proprio così e la sua lingua mi procurò ancora un orgasmo. Il suo cazzo era più duro e pronto di prima. Lo cavalcai e muovendomi lentamente parlavamo di ciò che ci piaceva. Stavo su e giocava con le tette, mi tirava giù e mi ficcava la lingua in bocca. Ebbi un altro orgasmo. Fu gentile a chiedermelo. “No, non lo voglio dietro. Ti dispiace?” Allora mi fece distendere e mi cavalcò. Me lo mise fra le tette. In questo frangente dialogavamo.
Mi chiese se a mio marito gli piaceva mettermelo qua.
“Una volta di più. Adesso più raramente. A tua moglie piaceva?” “Si a tutte piace. Pure nel culo. A te perchè non piace?” “E’ molto tempo che non lo faccio”
“Facciamolo” “No” “Allora così”. Me lo mise sopra la bocca e mi disse di uscire la lingua. Me lo strofinava lui stesso, tutto il cazzo e tutte le palle. Mi chiese se lo facevo con mio marito e gli dissi di no. Con mio marito non facevo neanche quello che incominciò a farmi fare: mentre mi ficcava le palle in bocca io glielo segavo velocemente. Quando venne la sua sborra mi imbrattò tutto il viso.
“Prima che finisce la crociera lo rifacciamo?” Chiese. Lo guardai, “Ti devo dire la verità? Mi piacerebbe” Allora facciamo tutto il possibile?” “Si vediamo come si mettono le cose” “Però mi dai il culo?”
“Poi si vede” gli dissi ridendo. Purtroppo non vi fu più l’occasione per un’altra bella trombata.
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