Skip to main content
Racconti EroticiTradimento

Sara una moglie timida – parte 2

By 12 Giugno 2024No Comments

La prima parte del racconto la trovate https://raccontimilu.com/racconti-erotici-milu/sara-una-moglie-timida-parte-1/
Il giorno dopo l’aereo era molto presto, dovevamo essere a Malpensa per le 5 del mattino, ci aiutò mia sorella che ci accompagnò all’aeroporto con l’accordo che sarebbe venuta a prenderci al ritorno. Prima di salutarci mi passò di soppiatto un pacchettino senza farsi vedere da Pietro, era una dozzina di preservativi e nell’orecchio mi disse con voce allegra: “fanne buon uso, non ne deve tornare indietro nemmeno uno”.
Pensai che con Pietro con cui facevo all’amore una volta alla settimana sarebbe stato difficile, vero che saremmo stati più rilassati e senza i bambini intorno avremmo potuto farlo più frequentemente. Pensai che due volte al giorno, la sera prima di addormentarci e magari dopo pranzo. Una settimana di fatto sono 6 giorni al netto del viaggio, chissà se mia sorella aveva fatto lo stesso conto.
Mentre eravamo saliti in aereo Pietro andò un momento al bagno e scoprii che i preservativi erano di taglie diverse, in particolare ce ne erano 3 in una bustina azzurra con indicato XL.
Pietro non è scarso ma sicuramente, per il poco che so io basato sui racconti delle colleghe di spogliatoio, non è una XL e nemmeno una L, probabilmente è una M. Non lo ho mai misurato ma credo che in erezione arrivi a 15 cm circa di lunghezza ma a me basta. Lo amo e riesce a farmi godere spesso per cui è sufficiente. Rimisi i profilattici in borsa insieme al pacchetto da 6 che mi ero portata. Di solito ci pensa Pietro a queste cose ma, vergognandomi come una ladra una sera ero andata ad un distributore automatico ed avevo preso quelli con i puntini in rilievo. Sonja ne aveva vantato le virtù in più occasioni e volevo provare cosa si sente se è meglio o peggio rispetto ad uno liscio. Ero un po’ preoccupata dal fatto che Pietro non sapeva che li avevo comprati e chissà cosa avrebbe pensato. Misi insieme i due fatti e pensai che gli avrei detto che me li aveva regalati mia sorella per prendermi in giro insomma una specie di goliardata ma che valeva la pena provare.
Arrivati all’aeroporto di Catania c’era un’auto ad attenderci, come nei film l’autista con il cartello cercava noi fra la gente scesa dal nostro volo. Proprio un all-inclusive pensai. Le premesse erano ottime.
Mentre eravamo in auto seduti dietro il conducente, un bel ragazzo di circa 30 anni abbronzatissimo con capelli biondi e muscoloso, iniziò a raccontarci del villaggio. Lui era una specie di factotum, era molto sportivo e, pur essendo giovane, aveva provato ogni sport che c’era al villaggio per cui aiutava dove se ne presentava la necessità. Si chiamava Mauro e quando lo vidi che ci aspettava pensai che era proprio un bel ragazzo.
Mentre snocciolava tutti gli intrattenimenti presenti al villaggio citando sia cose adatte a me come SPA, corsi di yoga e balli latino americani, sia gli sport più disparati. Man mano che li elencava Pietro diventava sempre più entusiasta immaginandosi di riempire la giornata con ogni possibile disponibilità.
“Dovremo darti degli integratori se vuoi far tutto!” disse Mauro a Pietro.
Rivolgendosi a me invece mi disse che il corso di latino americano lo teneva direttamente lui, tutte le mattine alle 11 od in alternativa il pomeriggio alle 17 e che gli sarebbe piaciuto scoprire le mie doti di ballerina, il tutto condito da apprezzamenti, peraltro abbastanza soft, sul mio fisico.
“Piccina come sei mi piacerebbe farti piroettare lungo la pista, fra le mie braccia sono certo che il tuo livello crescerà sicuramente”.
Una volta arrivati al villaggio scendemmo dall’auto e Mauro scaricò i bagagli piegandosi, forse per caso (ma non troppo) guardai nella sua direzione e notai che aveva proprio un bel sedere, sicuramente tutte le attività avevano forgiato il suo fisico ma un culetto così era anche frutto di madre natura.
Indugiai un po’ di troppo e Mauro con la coda dell’occhio mi beccò. Fece finta di nulla mentre ci accompagnava alla stanza e ce la mostrava, io mi ero abbarbicata a Pietro come per dimostrare che ero una moglie fedele e che Mauro aveva visto male. Uscendo dalla stanza mentre Pietro entusiasta guardava la vasca idromassaggio presente nella stanza, Mauro approfittò passandomi vicino per dirmi: “piaciuta la mercanzia? Sono sicuro che andremo d’accordo e si, anche tu hai un culetto niente male”.
Diventai rossa e mi girai in attesa di tornare del mio colore.
Erano le 9 e la colazione era disponibile fino alle 10. Pietro volle andarci, io avevo preso un caffè in aeroporto e mi limitai ad una brioche con la marmellata. Mio marito invece prese ogni ben di Dio dicendomi che la giornata sportiva era lunga e che avrebbe avuto bisogno di energie. Alle 9:30 avevamo finalmente finito, ci dirigemmo verso la camera, io mi strusciavo a lui che un po’ infastidito tendeva a farmi scostare. Speravo che prima della sessione sportiva avrei potuto fare l’amore con lui. Pietro non se ne diede per inteso, appena in camera si mise il costume ed una maglietta, mi salutò sebbene mi fossi messa nel frattempo il bikini che mi aveva regalato mia sorella, e scappò fuori urlandomi da lontano “ci vediamo a pranzo buon divertimento”.
Il delfino spuntava dal costume ma lui non se ne era nemmeno accorto. Mi montò un po’ di fastidio. Ma come, io mi sono fatta bella, hai tutta la settimana e non mi degni nemmeno di una occhiata un po’ approfondita? Misi il pareo che era in pendant col costume ed andai in piscina. Li mi tolsi il pareo e mi misi la crema. Sulla schiena ovviamente faticavo ed in piscina c’erano solo un paio di signore over 50. Il bagnino con la canottiera rossa d’ordinanza da cui spuntavano dei pettorali tutti da guardare si avvicinò.
“Sara vero? Mauro che ti ha accompagnato mi aveva detto che eri tanto piccina quanto carina, pensavo fosse il solito sbruffone ed invece sei anche meglio. O mi chiamo Francesco, come vedi faccio il bagnino e mi piace tanto ballare per cui stasera quando la piscina sarà chiusa se vorrai sono a tua disposizione per ogni tipo di ballo, è la mia passione. Vuoi che ti aiuti con la crema sulla schiena?”
Normalmente lo avrei messo al suo posto, non lo conoscevo e già si permetteva di farmi complimenti? Però ero arrabbiata con Pietro e, il ragazzo, non era niente male. Scommetto che se ci fosse stata Sonja, la mia collega, non sarebbe arrivato all’ora di pranzo senza averla servita di barba e capelli. Mi sorpresi a questo pensiero così osé.
Decisi che una spalmata di crema non avrebbe intaccato la mia virtù e così decisi di accettare.
“Sei un po’ troppo esplicito per i miei gusti ma il sole ho visto che picchia parecchio e non vorrei scottarmi per cui procedi ma attento dove metti le mani, mordo!”.
Francesco fu molto professionale, spalmò con un massaggio delizioso, quando si avvicinò allo slip si fermò.
“Mancano due centimetri, non ci tengo ad essere morso e poi sei anche simpatica per cui mi fermo, puoi arrivarci anche da sola, ti consiglio, dato che gli slip tendono a muoversi, di abbassarlo un pochino di un paio di centimetri e spalmarti anche lì”.
Mi frullò in mente di farla mettere da lui ma mi sembrò sfacciato, ero appena arrivata e già mi ero esposta oltre quello che faccio di solito. Pensai che il villaggio era splendido e che gli animatori/istruttori erano all’altezza. Non pensai minimamente che me ne sarei fatto qualcuno ma i miei occhi sarebbero stati soddisfatti.
Mi salutò con un “bello il tatuaggio del delfino” che mi fece ringalluzzire un poco.
Mi rosolai per una mezz’ora alternando i due lati poi, vinta dal caldo andai al bar che c’era a bordo piscina.
“Caspita braccialetto azzurro, cosa desideri?” Il barista era un moro alto più di un metro e novanta, barba un po’ incolta e due occhi color ghiaccio. Mi persi per un attimo in quegli occhi e dissi che se il villaggio era composto da tutti maschi così avrei passato le giornate eccitata in attesa che Pietro mi desse quello che ogni marito deve dare d una moglie.
“Qualcosa di fresco e senza zucchero” gli risposi finalmente.
“Faccio io?”
“Ok” fu la mia risposta. Dopo un paio di minuti mi mise davanti un bicchierone con ghiaccio, pezzi di ananas e non so che altro. Comincia a sorseggiarlo dalla cannuccia, era buonissimo.
“Veramente ottimo cosa c’è dentro?”
“Segreto professionale, non posso dirtelo”.
Mi accorsi che aveva una targhetta con il nome al contrario degli altri. Si chiamava Pietro come mio marito.
“Senti Pietro, posso chiamarti per nome? Io sono Sara, non sono la concorrenza e non ho locali ma questa bevanda è deliziosa sei proprio sicuro che non puoi darmi almeno qualche indizio?”.
Il barista rispose sorridendo: “è una ricetta che do solo a chi passa dal mio letto e non credo che tu sia il tipo però mai dire mai”.
Gli risposi: “dovrò rinunciare a malincuore” lasciando aperto il doppio senso che a malincuore rinunciavo alla ricetta od al passare dal letto del bel tenebroso.
Finii il mio bicchiere e, rivolgendomi a Pietro, gli chiesi di preparane un altro.
Il secondo lo bevvi più lentamente chiacchierando di tanto in tanto col barista quando non c’era qualcuno a fare ordinazioni. Le due cinquantenni erano diventate 4 e si erano messe sotto la pergola a giocare a carte ma buttavano un occhio ogni tanto verso di noi. Mi feci l’idea che avessero mire per portarsi il moro nel loro letto e non per avere la ricetta dei suoi cocktail.
Erano arrivate le 13, la sala per il pranzo apriva alle 12:30 e chiudeva alle 14:30, di mio marito nemmeno l’ombra, ci eravamo dati appuntamento in piscina per le 12:30 e lui arrivò trafelato che era l’una passata. Scusami per il ritardo ma la partita di pingpong è andata oltre, sono arrivato in semifinale ed oggi pomeriggio potrei vincere il torneo.
Lo guardai come si guarda un bimbo. Per andare a pranzare mi ero messa il pareo per cui speranza che si accorgesse del tatuaggio non ce ne erano. Mangiammo, e Pietro succube del buffet degli antipasti libero, si riempì il piatto tre volte poi prese anche un primo ed infine un dolce. Io mi limitai ad una caprese ed a qualche verdura grigliata. Innaffiammo il tutto con un ottimo bianco proveniente dalle pendici dell’Etna ma mentre io ne bevvi un bicchiere, mio marito finì la bottiglia.
Andammo in camera dato che nelle ore più calde stare all’aperto era troppo caldo.
Appena entrati Pietro andò in bagno, io mi tolsi il pareo ed il reggiseno restando con il solo slip da cui il delfino faceva capolino quindi mi stesi sul letto. Pietro tornò dal bagno sbadigliando.
“Credo di aver mangiato e bevuto un po’ troppo, farò un riposino” Si sdraiò sul letto e quando la testa toccò il cuscino era già addormentato. Iniziò a russare come una locomotiva. In stanza non potevo stare, mi cambiai mettendo uno dei miei costumi decisamente più castigati di quelli che mi aveva regalato mia sorella e sopra un copricostume bianco garzato semi trasparente tanto sotto c’era ben poco da vedere data la spessa ed abbondante stoffa del mio costume tipo anni 60. Uscii dalla stanza ed ero incazzata, mi ero alzata presto, tre marpioni mi avevano leggermente e, ad essere onesta piacevolmente corteggiato, mi piacevano tutti e tre mentre mio marito aveva preferito mangiare come un maiale invece che dedicarsi a me.
Con questo spirito uscii, in piscina il sole era girato, Pietro il barista stava chiacchierando con Mauro, mi avvicinai a loro.
“Buon pomeriggio ragazzi” Mauro rispose “ciao Sara, che ci fai qui? Non eri stanca per il viaggio? Non ti ho vista alla lezione di latino americano”.
“Verrò a quella del pomeriggio e sono qui perché in camera mia non si riesce a riposare, mio marito russa come un trattore”.
I due sorrisero divertiti, Pietro mi disse allora: “l’offerta della camera è sempre valida, senza di me prima che pensi male e mi ritieni insistente. Di fronte nella zona più ombreggiata ci sono le camere della crew, la mia è la numero 7 ti do la chiave”.
“No grazie, riposare lo posso fare stasera e sono certa che se mi mancheranno le forze durante la lezione di ballo Mauro saprà sorreggermi. Non voglio apparire una facile che va nella stanza di uno di voi ancora prima che sia passato un giorno!”
“L’offerta è valida anche per domani se è una questione di tempo. Oltre al resto è il mio giorno libero per cui prenderesti due piccioni con una fava”. Lo disse ridendo.
Era ovvio che le battute ci stavano ma intanto lui aveva piazzato il primo affondo.
“Pietro hai visto il tatuaggio della nostra amica Sara?” disse Mauro.
“No, cosa è? Dove è?” gli rispose il barista.
“Ora non lo puoi vedere, è coperto da un sacco di stoffa” disse ridendo l’istruttore di ballo.
“Dammi un indizio” replicò Pietro.
“E come no, figurati se ti dico cosa e dove è dopo tormenteresti la nostra ospite per fartelo vedere. Aspetta la prossima volta che sarà con un costume anziché col burka e sono certo che osservando lo potrai trovare, non è grande ma è in un bel posto ed è molto carino”.
La ciacola sul tatuaggio si chiuse lì. Andammo avanti a chiacchierare ed a bere qualcosa. Petro mi preparò un altro dei suoi cocktail ma stavolta ci infilò qualcosa di alcolico. Il sapore era coperto da un aroma che non conoscevo e la gradazione non era molto elevata ma un po’ per il caldo, un po’ per il fatto che me lo ero scolato velocemente e che a pranzo non avevo mangiato tanto, mi diede un po’ alla testa.
Fui assalita da una botta di caldo e mi tolsi il copricostume, pensai che buttarsi in acqua non sarebbe stata una buona idea ed allora decisi di mettere almeno i piedi a bagno per abbassare la temperatura corporea e riprendere in lucidità. La cosa funzionò solo parzialmente in quanto la piscina era tutta al sole per cui mi ripresi ma fui ancora più accaldata.
Salutai i due animatori e decisi di tornare in camera sperando che la motosega avesse finito la benzina.
Mio marito Pietro in effetti non russava più, era infatti girato su di un fianco ma continuava a dormire. Mi spogliai completamente nuda, la stanza era abbastanza fresca e mi sdraiai anche io sul letto.
In breve mi addormentai, quando mi svegliai due ore dopo complice l’alcol ingerito, Pietro non c’era più. Sul letto al suo posto un bigliettino con scritto “sono fuori con la barca a vela, il telefono non prende, non cercarmi. Ci vediamo alle 19 per poi andare a cena insieme”.
Erano le 16:45 e pensai che bella riposata era il momento di prepararmi per la lezione di ballo.
Indossai un tanga ed un reggiseno coordinato e sopra un paio di pantaloncini che coprivano bene ed un top. La pancia era scoperta ma il delfino bene immerso sotto la linea dei pantaloncini. Non era forse l’abbigliamento più sexy ed adatto alla sensualità dei balli latino americani ma mi sentivo a mio agio così.
La lezione fu divertente, Mauro ballava molto bene, la maggior parte dei partecipanti erano donne, diverse signore over 50, un paio di ragazzi brufolosi chiaramente a caccia disposti anche a fare da toy boy alle non più freschissime cougar, ed un paio di coppie. Alcune coppie, a rotazione, erano formate da donne così conobbi alcune delle over che avevano l’intenzione, nemmeno troppo velata, di farsi un giro di danza fuori dalla pista con l’istruttore. Mauro girava un po’ intorno alle varie coppie correggendo gli errori e dando suggerimenti per migliorare. Ogni ballo per il primo minuto prendeva una delle partecipanti single e mostrava i passi da fare. Le signore in quel minuto gli si strusciavano addosso sperando di avere un secondo passaggio ma lui era imperturbabile. Le trattava con gentilezza ma non faceva nulla per incoraggiarle.
Quando fu il mio turno fu altrettanto professionale, io invece gli pestai i piedi un po’ di volete (come d’altra parte avevo fatto anche agli altri miei partner) ma Mauro ci rise sopra. Alla fine della lezione, quando le tardone ormai senza speranza se ne andavano (un paio quando ballavo con loro avevano candidamente ammesso che sarebbe piaciuto loro farsi dare una ripassata da lui e che ci avrebbero provato apertamente), Mauro si avvicinò e mi disse: “Sara se vuoi migliorare io ho ancora mezz’ora libera”.
Non ci trovai nulla di male, avrei finito alle 18:30 in tempo per farmi la doccia prima del rientro di mio marito lasciandogli il tempo necessario per farla con lui e riposare anche un po’ prima di cena. Così, mentre gli altri erano ormai andati, iniziammo un veloce ripasso di quanto fatto in precedenza. Mauro mise una playlist e mi prese la mano per iniziare a danzare. Stavolta, rispetto alla lezione, mi stringeva più forte e mi guidava con tutto il corpo attaccato al mio. Stavolta, grazie anche alla maggior presenza fisica ed a quanto fatto prima, riuscii a pestargli i piedi solo una volta. Mi resi conto che più mi stringeva e meglio ballavo e, seppur inconsciamente (o forse no?) mi strusciavo a lui. I miei movimenti gli provocarono una mezza erezione. In una figura che prevedeva la donna davanti all’uomo, mi trovai il suo uccello quasi duro appena sopra le natiche. Essendo io piccina non poteva essere diversamente ed il mio culetto prominente contribuiva a fr sì che non fosse troppo schiacciato. Questo almeno fino a che no mi schiacciò proprio davanti a lui. Poi una improvvisa piroetta e mi ritrovai in una specie di casquè sorretta dal braccio sotto la schiena praticamente abbandonata ed alla sua mercè. Mi tirò su con le braccia forti sfiorandomi le labbra mentre passava il suo volto accanto al mio. Mi accorsi che mi ero bagnata e che avrei voluto che mi baciasse.
Scappai salutando, non era ancora passata la mezz’ora per la quale ci eravamo accordati. Andai via farfugliando qualcosa ma credo che Mauro avesse capito che ero lì li per cedere.
Arrivai in camera trafelata ancora pensando alle forti braccia ed all’uccello duro lungo la mia schiena. Mi ficcai in doccia per farmi passare i cattivi pensieri ed invece mentre il getto d’acqua calda mi scorreva addosso la mia mano si posò lì, sulla mia passerina, fu un attimo, ad ogni passaggio del dito sul clitoride il calore che avevo dentro cresceva e negli occhi avevo il volto di Mauro che passava vicino al mio. Venni nel giro di un paio di minuti, l’orgasmo fu lungo ed intenso ma non mi tolse la voglia del tutto.
Quando uscii dal bagno in accappatoio Pietro era rientrato, si era spogliato e vidi che era rosso come un peperone sebbene avesse messo la crema solare. Il segno della canottiera e dei bermuda indicavano che li aveva tenuti e ciò lo aveva parzialmente salvato. Aveva anche il cappellino ma il viso, probabilmente per il riverbero dell’acqua, era roso fuoco.
Ero ormai asciutta, mi tolsi l’accappatoio e tornai in bagno a prendere una delle mie creme doposole dal mio beauty case.
Intanto Pietro era entrato in doccia, gli raccomandai di usare una temperatura di acqua non troppo alta per non arrossare ancora di più la pelle.
Quando uscì iniziai, ancora nuda, a mettergli la crema sul viso e sulle spalle, poi gli tolsi l’accappatoio e, cominciai a strusciarmi su di lui. Avevo ancora voglia, certo la causa era Mauro ma volevo bene e mi piaceva mio marito, insomma una specie di mix dei due guidava i miei movimenti.
Pietro però mi fermò: “Scusa Sara, mi bruciano faccia e spalle, sei bellissima ed avrei voglia di fare l’amore con te ma mi fa troppo male”.
Non ebbi pietà, so che se gli titillo i capezzoli lui non resiste così iniziai a pizzicarne uno ed a mordicchiare l’altro. Subito Pietro ebbe una erezione notevole. Non che le sue dimensioni siano mastodontiche ma per i suoi standard sia durezza che grandezza erano al top.
“Che stronza che sei ti ho detto che mi fa male”
“Il tuo amichetto li sotto sembra non pensarla come te”. Estrassi un preservativo della sua taglia e prima che potesse protestare ancora lo spinsi sul letto ed iniziai a leccargli l’uccello che nel frattempo si era bagnato. Aprii il preservativo e lo porsi a Pietro.
“Prima cominci prima finisci, mettiti il goldone e scopami”.
Quelle parole mi erano uscite spontanee, non mi era mi successo di parlare così, mentre le pronunciavo arrossii ma Pietro non sembrò fare caso a quanto avevo detto e soprattutto al tono che avevo usato. Obbedì, si mise il profilattico e si mise sopra di me, mi scopò per circa un minuto e mezzo alla missionaria e venne. Io, sebbene molto infoiata e bagnata ero ancora lontana. Pietro non se ne accorse, continuò ad andare avanti per un minuto fino a quando il cazzo cominciò a ritirarsi.
“Sei venuta?” mi chiese. Era evidente che non fossi venuta. Abituato che, facendolo una volta alla settimana e non masturbandomi mai anche una durata breve è sufficiente (stavolta, complice credo l’eccitazione delle mie parole), era convinto di avermi soddisfatta.
Decisi di lasciar stare e gli risposi con un monosillabo affermativo. Pietro si ritirò ed andò in bagno a lavarsi. Quando uscì andai pure io e mentre mi facevo il bidè, ancora eccitata ma incazzata, mi masturbai nuovamente. CI misi 5 minuti per venire e l’orgasmo silenzioso, fu meno intenso del precedente. Mi accorsi che mentre mi toccavo, il pensiero oscillava fra Mauro e Pietro, pensando di essere alternativamente fra le loro braccia. Dopo essere venuta mi vergognai come una ladra. Mio marito nella stanza di fuori ed io che mi masturbavo pensando ad altri uomini. Perdipiù non ad uno solo. Non sapevo se avrei resistito tutta la settimana a non tradire Pietro.

35
55

Leave a Reply