Skip to main content
Racconti Trans

LA MIA SECONDA FORMAZIONE EROTICA-PARTE 2

By 19 Giugno 2024No Comments

La mia seconda formazione erotica-parte 2

Dopo la lezione mattutina torno a casa per il pranzo, ma in realtà non mangio molto perché ho lo stomaco in subbuglio al pensiero di che cosa capiterà il pomeriggio. Al solito spero che accada qualcosa che mi impedisca di andare da Monya o un messaggio dell’ultimo momento in cui lei annulla l’appuntamento: niente di tutto ciò. Esco di casa mezz’ora prima, prendo la metro e arrivo puntuale all’entrata del suo palazzo.

E’ un palazzo d’epoca in una zona residenziale piuttosto elegante. Pochi secondi dopo aver suonato arriva la sua voce dal citofono
– “Sali! Quarto piano.”
Al solito il tono è secco e perentorio.
Esco dall’ascensore ed entro attraverso la porta lasciata aperta col cuore in gola perché non so proprio che cosa mi aspetterà.
– “Chiudi la porta ed entra che arrivo fra poco”
La sua voce arriva attutita da una stanza in fondo al corridoio. Così faccio, ne approfitto per dare un’occhiata all’appartamento che si vede essere antico, ma ben ristrutturato e arredato. Dopo alcuni minuti arriva: è uno splendore con una gonna rossa, camicia beige, scarpe con tacco medio e borsetta intonate alla gonna. Capelli, trucco e unghie in ordine, orecchini discreti e un paio di anelli. Solo l’orologio è appena più vistoso. A vederla diresti che è una femmina arrapante, non immagineresti mai che ha un bell’arnese là sotto. Dopo i soliti convenevoli di benvenuto arriva subito al punto:
– “Allora sei pronto?”
– “Per cosa?”
– “Mi pare che ieri sera ti sia piaciuto parecchio. Sarebbe un peccato non continuare, no?”
– “Veramente non so se me la sento. Non so se fa per me tutto questo…”
– “Oh si che te la senti. Quello che è successo ieri è niente in confronto a quello che proverai stasera”
– “Che vuoi dire? Che intenzioni hai?”
Il cuore inizia a battere forte.
– “Ho intenzione di scoparti, mi pare ovvio”
Così, come se niente fosse, accompagnato dal suo sorriso a sdrammatizzare.
– “Che dici? Mica detto che mi vada. Eppoi non l’ho mai fatto…”
– “Non l’hai mai fatto! Allora capiti bene perché io adoro aprire culetti vergini!”
– “Monya, ti prego: che dici Non credo di volerlo proprio…”
Le mie proteste sono inutili.
– “Allora perché saresti venuto qui? Dopo il nostro incontro di ieri che ti aspettavi?”
Mi afferra delicatamente il mento con due dita, mentre tengo basso lo sguardo.
– “Vedrai che ci penso io, devi solo seguirmi e tutto andrà bene. Ti assicuro che dopo ti piacerà tantissimo”.
Alzo lo sguardo e la osservo meglio: è altra più o meno come me, ma con quei tacchi mi sovrasta leggermente in altezza. Ha uno sguardo deciso, la voce sicura e soprattutto un magnetismo forte difficile da descrivere.
– “Ok dimmi che vuoi fare, ma non so se la faccio ad a fare quello che mi chiedi”
– “Non ti preoccupare caro. Penso a tutto io, tu seguimi”
Ormai in cuor mio mi ero già arreso.
– “Adesso usciamo”
– “Dove andiamo?”
– “Ti porto dalla mia amica estetista”
– “A fare cosa?”
– “Mi piace che i miei uomini siano depilati e tu hai qualche pelo di troppo”
Ancora un tuffo al cuore.
Scendiamo fino al seminterrato del palazzo, saliamo sulla sua auto e ci avviamo. Durante il percorso mi racconta di sè.
E’ nata in Italia 28 anni fa col nome di Alexandre, ma di origine brasiliana. Sua madre aveva una relazione con un ragazzo che l’aveva messa incinta. Aveva dovuto subire l’ostilità della sua famiglia e, non vedendo prospettive nel suo paese, era arrivata in Italia perché aveva delle amiche che studiavano qua. La pelle ambrata di Monya è grazie a un nonno paterno nero. La sua prima infanzia era felice nonostante tutte le difficoltà economiche, ma quando Monya aveva sei anni tutto cambiò. Sua madre incontrò l’uomo che poi avrebbe sposato e che avrebbe dato a entrambe una vita più agiata. Difatti il suo appartamento era frutto del suo lavoro e di una generosa donazione del patrigno.
All’età di 16 anni Monya capì che voleva intraprendere il percorso di transizione e lo disse subito ai genitori che la supportarono in tutto. Dentro di sé però si era sempre sentita a disagio in un corpo maschile tant’è che sin da piccola preferiva giocare coi vestiti e i cosmetici della mamma, piuttosto che coi soldatini e il pallone.
La femminilizzazione del suo corpo è frutto di ormoni e tanto esercizio fisico; solo il naso, gli zigomi e il seno sono frutto di chirurgia estetica.
A vent’anni ha sfruttato la sua passione per nail art e trucco per aprire uno studio tutto suo con due dipendenti.
Mentre racconta faccio fatica a toglierle gli occhi di dosso: è troppo bella e carismatica. Solo qualche piccola e rara inflessione della voce denuncia il suo passato maschile.
Anch’io le racconto qualcosa di me, ma al suo confronto la mie vicende hanno niente di speciale.
Parcheggia l’auto di fronte all’insegna “Cristina Estetica”. Mentre stiamo per entrare tento un’ultima disperata resistenza
– “Dobbiamo proprio farlo?”
Risponde annuendo e sorridendo con grazia.
Cristina, la sua amica e titolare del centro estetico, mi fa entrare in una stanzetta con un odore denso di cera liquida.
– “Togliti tutto” mi dice
– “Devo stare nudo?” rispondo incredulo
– “Certamente, è per fare il mio lavoro”
Interviene Monya accarezzandomi il braccio
– “Tranquillo, fà quello che ti dice. Non sei il primo amico che le porto per questo servizio”
– “Stavolta te lo sei scelto giovincello, eh?” le dice Cristina facendole l’occhiolino.
Mi sento come un oggetto davanti a questa situazione assurda, ma non posso fare molto. Mi levo vestiti e intimo per rimanere completamente nudo sotto lo sguardo indagatore di Cristina.
– “Sei fortunato, non hai tanti peli per cui non ci metteremo molto, ma ti avviso che in certi punti ti farà un po’ male”
Mi stendo sul lettino. Comincia dai polpacci a stendere la ceretta calda sulle gambe e strappare i peli per poi risalile verso le cosce. In fondo non fa così male anche perché i miei peli sono radi. Le due donne, però non si fanno scrupolo di commentare il mio evidente imbarazzo.
– “Mi pare che il tuo amico sia un po’ timido oggi” dice Cristina ridendo e indicando il mio pene moscio.
– “Si vede che si vergogna un po’; è la prima volta per lui. E non solo la ceretta!” risponde divertita Monya.
– “Ah quindi servizio completo stasera. Tranquillo che sei in buone mani. Non mi risulta che nessuno si sia mai lamentato vero?” ammiccando a Monya.
E via dicendo.
Solo quando mi depila il petto e l’addome fa un po’ male, ma in fondo sopportabile. A un certo punto fruga dentro un cassetto e tira fuori un rasoio elettrico.
– “Per il pube devo usare questo”.
Chiudo gli occhi e sento solo il ronzio del rasoio, mentre lo armeggia con sapienza sul pube, sullo scroto e negli angoli più nascosti. Non mancano i loro commenti, ma faccio fatica a distinguere chi dice cosa:
– “Gli è diventato ancora più piccolo, sarà paura o imbarazzo?”
– “Tutti e due, ma mi sa che non gli servirà molto stasera!” E giù a ridere.
Cristina mi ordina di mettermi a 4 zampe:
– “Ora passiamo il culetto”
Vergogna totale mentre mi rade tutti i peli vicino all’ano.
– “Bene, abbiamo finito, ora mettiti seduto”. Obbedisco con le gambe a penzoloni furi dal lettino. Cristina esce dalla stanza e rientra con in mano una boccetta di smalto per unghie.
– “Che vuoi fare?”
– “Ti metto lo smalto, no?”
Istintivamente rivolgo uno sguardo interrogativo verso Monya.
– “Vedrai che ti starà benissimo”.
– “Non è quello il punto. Non posso mica andare in giro così…”
– “Fallo per me…”. Non mi resta che arrendermi.
Cristina lo spalma con sapienza sulle unghie dei piedi. Quando passa alle mani, ho un gesto istintivo di rifiuto, ma poi devo lasciarla fare. Il colore è un rosa scuro e devo ammettere che è bello, ma come faccio ad uscire così conciato?
Appena abbiamo finalmente finito, mi rivesto e usciamo. Nel breve percorso verso l’auto tengo le mani in tasca dalla vergona. Appena seduti dentro, Monya mi dà un leggero bacio in bocca:
– “Sei stato bravo. Ora andiamo a casa che viene il bello”.

Mi fa piacere ricevere commenti, opinioni e critiche andrea_7112@outlook.it

grazie

13
0
andreamix

Leave a Reply