Sedevo accanto al finestrino, guardando il paesaggio scorrere veloce mentre il treno mi portava sempre più vicino a lei. Il sole stava calando, lasciando scie di arancio e rosa nel cielo, e intanto mi chiedevo cosa stessi facendo. Io, che di solito non mi lascio mai andare a colpi di testa, mi ritrovavo a inseguire l’impulso di un incontro che sapeva di avventura e mistero.
Tutto era cominciato per caso, qualche settimana prima. Ci eravamo trovati online, tra messaggi leggeri e battute che avevano presto preso una piega sensuale. Non so bene come, ma c’era stata subito una corrente, un’attrazione palpabile, nonostante lo schermo ci separasse. Non parlavamo di altro che di questo: il desiderio, il volerci per una sola notte, senza aspettative. Non c’erano promesse, niente storie o illusioni: solo due persone con la stessa voglia di lasciarsi andare, anche solo per un attimo.
Ogni nostro messaggio era una provocazione, un gioco di tentazioni in cui ci spingevamo oltre. Tra un sorriso malizioso e una frase che lasciava poco all’immaginazione, era diventato quasi naturale fare questo passo. Volevamo entrambi una sola cosa, e forse proprio questo rendeva il tutto così eccitante. Sapevamo che sarebbe stato qualcosa di breve, intenso, che sarebbe bruciato in una sola notte.
Mentre il treno correva verso di lei, il cuore mi batteva forte. Avremmo passato la notte in spiaggia, tra le onde e il vento salato, come ci eravamo detti più volte nei nostri messaggi. L’immagine era già nitida nella mia mente, e non vedevo l’ora che quel pensiero diventasse realtà.
Arrivai alla spiaggia, il cuore che batteva un po’ più forte per l’impazienza. Il viaggio mi aveva fatto crescere la voglia di incontrarla, di vedere finalmente dal vivo quella ragazza che per settimane era stata solo una fantasia. La vidi poco più in là, nel punto in cui ci eravamo dati appuntamento.
Appena la mia attenzione si posò su di lei, mi resi conto che qualcosa non combaciava con l’immagine che mi ero fatto. Le foto non lasciavano intuire molto, ma ora, con lei davanti a me, la differenza mi appariva chiara. Era decisamente più curvy di quanto avessi immaginato, e una sottile delusione si nascose nei miei occhi. Non era quello che mi aspettavo, ma c’era qualcosa di lei che mi bloccava, mi teneva lì.
Il suo corpo era avvolto da una curva morbida e abbondante, una sensualità esibita con naturalezza. Aveva una carnagione chiara, che rifletteva la luce del tramonto con delicatezza, e un viso paffuto, incorniciato da capelli castano scuro, ricci e ribelli, che cadevano appena sopra le spalle. Gli occhi, di un castano caldo, mi fissavano con una dolcezza disarmante, e le labbra erano piene, morbide, capaci di incatenare lo sguardo con una promessa muta.
Poi, inevitabilmente, il mio sguardo si spostò sul resto del suo corpo: il seno era generoso, pieno, quasi esagerato, e la sua presenza sembrava riempire lo spazio intorno a noi. Sotto, la vita si stringeva appena prima di allargarsi nuovamente in fianchi morbidi e un fondoschiena abbondante, che si muoveva con un’armonia naturale, quasi ipnotica.
Ero combattuto. Non era ciò che mi aspettavo, eppure c’era qualcosa di irresistibile nella sua figura, qualcosa che parlava di calore e di vicinanza.
La notte era calata, avvolgendo la spiaggia in un’ombra tranquilla e accogliente. Seduti sulla sabbia con le birre in mano, chiacchieravamo mentre il mare ci faceva da colonna sonora, le onde che si infrangevano ritmicamente sulla riva. Lei si rilassava sempre di più, rideva e mi raccontava piccoli episodi della sua vita, dettagli che riempivano i vuoti delle nostre conversazioni online.
Io, invece, mi sentivo ancora intrappolato tra l’entusiasmo iniziale e quella sottile delusione che faticavo a scrollarmi di dosso. Cercavo di non mostrarlo troppo, ma ogni volta che i suoi occhi si posavano su di me, il disagio riaffiorava.
A un certo punto, con uno scatto improvviso, si avvicinò un po’ di più, ridendo per qualcosa che aveva detto. I suoi capelli ricci si mossero appena, e sentii il profumo delicato di vaniglia e sale marino che sembrava avvolgerla. Un attimo dopo, senza preavviso, le sue dita scivolarono leggermente sulla mia spalla. Non era un gesto invadente, ma abbastanza da farmi irrigidire.
Lei se ne accorse e mi guardò con uno sguardo malizioso. “Non mi dirai che sei timido, vero?” scherzò, giocando con la sua birra, facendo tintinnare il vetro tra le dita.
“Certo che no,” risposi con un sorriso di circostanza. “Mi sembra solo che tu ci stia provando un po’ troppo.”
Lei rise e, senza perdere il tono provocante, si avvicinò ancora di più. “Pensavo fossimo qui per divertirci,” disse, fissandomi negli occhi con quell’aria di sfida, mista a un pizzico di innocenza che aveva già usato in tanti dei nostri messaggi.
“Divertirci… dipende cosa intendi,” risposi, cercando di mantenere un tono leggero ma senza lasciarmi troppo coinvolgere.
“Oh, dai,” replicò lei, facendomi un sorrisetto. “Non fare il difficile. Non sei salito su un treno per guardare le stelle, no?”
Sorrisi a metà, cercando di non tradire completamente il mio distacco. “E tu non hai promesso nulla di troppo diverso, mi pare,” ribattei, lasciando cadere le parole in modo ambiguo.
Lei sorrise, complice, e si avvicinò ancora, le dita ora che si posavano leggere sulla mia mano. “E quindi? Hai paura di goderti il momento o sei solo difficile da accontentare?”
Sentii il tono provocatorio nelle sue parole, come se volesse sfidarmi a lasciarmi andare. Restai in silenzio per un attimo, ancora freddo, cercando di capire se potevo oltrepassare quel disagio iniziale.
Lei sorrise, giocando con il bordo della sua maglia, e in un gesto lento, quasi teatrale, se la sfilò da sopra la testa. Rimase così, senza la parte di sopra, lasciando che quel seno abbondante e generoso si mostrasse alla luce tenue della luna, pieno e morbido, quasi ipnotico. Nonostante tutte le mie riserve, mi sentii avvolto da un desiderio improvviso, quasi soffocante. Era un’immagine che non riuscivo a ignorare, e per un attimo tutto il resto svanì.
Non toccavo una ragazza da un bel po’, e la sua presenza, così vicina, stava abbattendo quella barriera di delusione che mi ero costruito. Lei se ne accorse, sorridendo con aria maliziosa, e avvicinò la sua mano al mio petto, tracciando con le dita dei cerchi lenti sulla mia pelle.
“Non dirmi che ti sto mettendo in difficoltà,” sussurrò, con quel tono di voce basso e invitante che aveva usato nei nostri messaggi.
Le sue mani cominciarono a esplorare con una maggiore sicurezza, scivolando lungo le mie braccia, spostandosi verso la nuca e afferrando i miei capelli con un tocco deciso. Mi stava provocando apertamente, mettendomi alla prova, e sentivo che a ogni carezza la mia resistenza cedeva.
“Cos’è?” disse, ridendo con quella voce calda. “Avevi paura che non ti avrei colpito abbastanza?”
Sorrisi, il respiro che iniziava a farsi più rapido. “Non lo so,” risposi. “Ma di certo non mi aspettavo… tutto questo.”
Lei si avvicinò ancora, premendo il suo corpo contro il mio, mentre le sue mani si muovevano senza esitazione. Ogni suo tocco sembrava sfidarmi, invitandomi a lasciarmi andare, ad abbandonarmi a quel momento. E in quel momento capii che la delusione iniziale si stava sciogliendo come neve al sole, lasciando spazio a un desiderio che si faceva strada senza freni.
Con un sorriso provocante, lei mi spinse leggermente fino a farmi stendere sulla sabbia, e prima che potessi reagire, si sistemò sopra di me, sedendosi con tutto il suo peso. Non ero preparato a quell’assalto, e un attimo dopo mi ritrovai con il fiato mozzato.
“Ma… sei sicura di voler fare così?” dissi, cercando di mantenere la voce stabile, anche se sentivo la sabbia premere contro la schiena e il suo peso rendere difficile persino respirare.
Lei scoppiò a ridere, posando le mani sui miei pettorali per stabilizzarsi. “Che c’è? Non riesci a respirare?” chiese con uno sguardo sfacciato, inclinando la testa in modo innocente. “Pensavo ti piacesse una donna che prende il controllo.”
“Certo, certo…” risposi, cercando di trattenere il sorriso mentre cercavo un modo per liberarmi, almeno un po’. “Ma magari… un po’ meno controllo? Giusto quel tanto che mi permette di restare cosciente.”
Lei scoppiò di nuovo a ridere, scuotendo i capelli e lasciandosi andare, appoggiandosi di proposito ancor di più su di me. “Oh, scusa,” rispose con tono scherzoso. “Non volevo che mi sopravvivessi così facilmente.”
Lei abbassò il busto e, con una lentezza studiata, mi avvicinò il suo seno, fino a sfiorarmi il viso. Lo sentii contro la pelle, caldo, morbido, un invito che non potevo più ignorare. Mi prese con una mano, facendomi avvicinare ancora, e senza dire nulla lasciò che il suo seno scivolasse sulle mie labbra, un invito chiaro e irresistibile.
Ormai ero perso. Tutta la mia esitazione, la delusione iniziale, si erano sciolte davanti a quel tocco prepotente, davanti a quella provocazione. Ero intontito, stordito da quell’assalto inaspettato, dalla sua sicurezza e da quel calore che sembrava emanare da lei in onde infinite.
Mi sentii ridere internamente, ormai deciso. D’accordo, pensai, se proprio dobbiamo farlo, facciamolo bene. E senza più resistere, chiusi le labbra attorno alla sua pelle, lasciandomi trasportare dal momento, leccando e succhiando, rispondendo al suo gioco con una passione che non avevo messo in conto.
I respiri si fecero sempre più rapidi, e in un attimo i nostri vestiti finirono sparsi intorno, dimenticati sulla sabbia. Le onde si infrangevano poco distante, accompagnando quel momento come una melodia naturale, mentre ci muovevamo senza più esitazione. Lei si avvicinò ancora, con la sicurezza e la dolcezza di chi sa cosa fare, sfiorandomi la pelle nuda con le mani e con il corpo morbido che si muoveva sopra di me.
Mi guardava con un sorriso complice, malizioso, mentre le sue labbra scendevano lungo il mio petto e il mio addome. Sentii un brivido percorrermi mentre mi baciava lentamente, tracciando un percorso deciso e allo stesso tempo dolce, lasciando che ogni tocco delle sue labbra mi facesse dimenticare qualunque cosa tranne quel momento. Il suo calore mi avvolgeva, e la delicatezza dei suoi movimenti era interrotta solo da piccoli morsi e sorrisi che lasciavano trasparire il suo carattere giocoso.
Arrivò dove sapeva di volermi portare, e senza esitazioni mi prese tra le sue labbra con una passione che mi fece perdere il respiro. La sua bocca si muoveva con una consapevolezza e un’abilità che mi fece sospirare di piacere. Tra un respiro e l’altro, sollevò lo sguardo e, con una scintilla negli occhi, sussurrò: “Te l’avevo detto, sono una maga con la bocca.”
Quella frase, detta con una naturalezza e una sicurezza disarmanti, mi fece sorridere, poi mi abbandonai completamente a lei. I suoi movimenti erano perfetti, un mix di dolcezza e intensità che rendeva ogni sensazione ancora più viva, e io mi persi, senza più trattenere nulla, lasciandomi trasportare dalla passione del momento, scoprendo un piacere che non mi aspettavo e che sembrava non avere fine.
La spinsi delicatamente a terra, posizionandomi sopra di lei e trovando un equilibrio perfetto, sentendo il suo corpo caldo sotto il mio, morbido e avvolgente. Le mie mani si mossero naturalmente verso i suoi seni, afferrandoli con una forza che sapevo l’avrebbe fatta fremere. Erano pieni e soffici, e il modo in cui riempivano le mie mani mi dava una sensazione di possesso e di piacere primordiale. La sentivo ansimare sotto di me, la sua bocca socchiusa, gli occhi che mi cercavano con uno sguardo colmo di desiderio, e nei suoi lineamenti potevo leggere ogni sua emozione, ogni sua voglia.
Cominciai a muovermi in lei con dolcezza, facendola abituare al ritmo, sentendo il suo corpo che si apriva per me, accogliendomi con un calore che sembrava impossibile. Ogni volta che spingevo dentro di lei, un gemito le sfuggiva dalle labbra, e la sua espressione alternava momenti di intenso piacere a sguardi estasiati, persa in un trasporto che rendeva ogni attimo ancora più vibrante. Lei si mordeva il labbro e chiudeva gli occhi ogni tanto, come se volesse trattenere dentro di sé ogni sensazione, poi li riapriva e mi fissava, quasi incredula.
Sentivo il suo corpo rispondere a ogni mio movimento, i suoi fianchi che si sollevavano per seguire il ritmo, rendendo ogni spinta più profonda e più intensa. Le mie mani continuavano a stringere i suoi seni, le dita che affondavano nella sua pelle morbida, mentre la mia bocca si abbassava sul suo collo, lasciando baci che sapevano di sale e passione. Lei reagiva ad ogni tocco, sospirando il mio nome, le sue dita che scorrevano lungo la mia schiena, graffiando leggermente, cercando di spingermi ancora più vicino, più a fondo.
Aumentai il ritmo, sentendo l’intensità crescere dentro di me, e i nostri gemiti si mescolarono, coprendo persino il suono delle onde che si infrangevano sulla riva. Lei si inarcava sotto di me, il viso segnato da un’espressione di piacere puro, i suoi occhi che brillavano ogni volta che ci guardavamo, mentre il nostro respiro si fondeva in una sinfonia di desiderio e passione.
In quell’istante, persi ogni riserva, mi lasciai andare completamente. Sentivo il suo corpo rispondere al mio, ogni fibra tesa, i suoi gemiti che divenivano più forti, e capii che stavamo arrivando insieme all’apice. Quando finalmente ci abbandonammo a quel momento, fu come un’esplosione, un’onda di piacere che ci attraversò entrambi, lasciandoci stremati e appagati, uniti in un abbraccio che sembrava non voler mai finire.
La notte proseguì tra sussurri e respiri spezzati, e il sonno fu solo un’idea lontana. Ci abbandonammo a ogni istinto, lasciandoci travolgere dal desiderio in un susseguirsi di attimi intensi e piaceri reciproci. La sabbia diventava testimone silenziosa dei nostri corpi che si univano ancora e ancora, fino a quando i primi raggi dell’alba cominciarono a colorare il cielo.
Al mattino, la guardai un’ultima volta, sorridendo mentre lei ancora dormiva, serena, e capii che non ci saremmo più rivisti. Una volta raccolti i miei vestiti, la salutai in silenzio, consapevole che tutto si sarebbe concluso lì, e che questa notte sarebbe rimasta solo un ricordo.
E così, con il sole che si alzava all’orizzonte, lasciai la spiaggia e quella notte dietro di me, con la certezza di aver vissuto una piccola avventura, uno di quei racconti da bar che avrei potuto condividere con un sorriso e un brindisi insieme agli amici.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…