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Erotici Racconti

SEXONOMICON (part 1)

By 1 Marzo 2025No Comments

Fa un caldo che si muore, le manca l’aria condizionata, la gelateria in fondo alla via, il ronzio incessante della macchinetta per i tatuaggi del suo ex, il rumore delle auto e della gente 3 piani sotto di lei nella grande via… solo cicale qui.
Per quanto ancora le mancherà la città?
Si abituerà mai alla campagna?
In fin dei conti non si sta male nel grande cascinale dei nonni, in fondo all’ultima deviazione della strada bianca a 1 ora dall’ultimo paese, 2 giorni dalla grande città e appena prima del fiume che segna il confine a ovest con le terre disabitate con porte vecchie di due secoli e pietre che hanno visto le grandi battaglie dei racconti nei libri di storia antica.
Si sente isolata, ma sa che non può tornare più in Città, troppo pericoloso e lei sembra sempre attirare i guai come i magneti giganti dei cartoni animati che guardava da piccola.
Butta un occhio fuori dalla finestra della stanza che un tempo era stata di sua madre e le distese infinite di granturco alto e verde smosso dal vento caldo e assonnato la rilassano,
Si gira e si piazza davanti allo specchio, rapidamente di spoglia della canotta e della brasiliana per ammirarsi prima di tuffarsi sotto la doccia e rinfrescarsi da questa canicola che le fa sciogliere anche i pensieri più semplici.
Si fissa negli occhi, grandi e color dell’ambra al cui interno sono intrappolate delle screziature verde intenso come le foglie del gran turco fuori dalla finestra, circondati da una foresta di ciglia lunghe nere seducenti, come nelle pubblicità dei trucchi. Ma senza trucco.
La pelle diafana, odia come il sole le faccia riaffiorare le lentiggini sugli zigomi, le ricordano le dita di Anton che si perdeva ad accarezzargliele e a prenderla teneramente in giro, ma per fortuna nel cascinale ci sono portici profondi sia sulla facciata principale per accogliere gli invitati, che sul retro per i lavoranti e lei ama godersi quel venticello serale prima di andare a dormire, è una delle nuove abitudini che la mette in pace con il proprio futuro nuovo.
Scende con lo sguardo e si concentra sulle labbra carnose e di pochi toni più scuri della pelle, un rosa delicato quasi da bimba, ma ne hanno già viste molte di avventure e se decidessero di raccontarne qualcuna si potrebbe quasi non crederci.
Fa un passo indietro per guardarsi i capelli, ci affonda le mani e immediatamente se ne pente! i suoi ricci infinti e neri come roccia lavica sono un forno proprio come un vulcano hawaiano che non smette mai di ribollire e di creare nuovi lembi di terra rubando spazio all’oceano.
Fa un giro su sé stessa mantenendo sempre gli occhi fissi in quelli della sua gemella bidimensionale nello specchio, come una ballerina che fissa e seduce un teatro intero, i capelli svolazzano e si riposano sulle spalle quando si ferma.
Il seno, sodo come solo quello di una 19enne può essere, è alto e fermo quasi non si è mosso nonostante la piroetta e punta lo specchio senza alcun timore fiero e tondo con i capezzoli chiari e piccoli, entrambi trafitti orizzontalmente da un piercing in titanio. non è grande quanto lei vorrebbe, ma la terza coppa c è più che sufficiente ad ipnotizzare chiunque quando mette un vestitino scollato.
Fa un’altra giravolta per sbirciarsi la schiena e il culetto, ne è molto orgogliosa, anche qui in campagna non ha smesso di tenersi in forma con i suoi esercizi e le camminate serali aiutano a mantenere il suo lato b un punto d’orgoglio.
Si sofferma ancora qualche istante ed a questo giro si concentra su alcuni dei suoi tatuaggi partendo sempre dal suo preferito, accarezza la sua Valentina di Crepax in piedi con tacchi alti calze velate reggicalze e intimo in coordinato sul suo braccio destro, si gira e si perde nei disegni geometrici sul corpo della falena che spiega le ali sul suo braccio sinistro, ma anche quest’oggi non è volata via! Volta le spalle allo specchio e si contorce per fissare lo sguardo misterioso della geisha con ventaglio appena sopra il fondoschiena, tutti e tre regali del suo ex… troppi ricordi e allora chiude gli occhi butta indietro la testa nella sua interezza, è minuta non supera il metro e sessantcinque, ma di certo è ben proporzionata e tonica, si sente anche oggi la tigre di sempre, peccato solo che non ci fosse nessuno spettatore, se non lo specchio, ad ammirarla. decide che ha già perso abbastanza tempo ad ammirarsi e punta decisa verso il bagno dove spera che una doccia fresca le toglierà almeno in parte questo caldo soffocante tipico della grande pianura a fine giugno e magari le possa anche dare l’energia per andare nella stanza al piano di sopra per decidersi a svuotarla e renderla la sua dimora.
Entra nella doccia e apre l’acqua, i suoi ricci la frenano e piano piano inizia ad assaporare i primi brividi dalle gocce che le raggiungono il collo e scendono sulla schiena, i brividi si intensificano quando i capelli diventano completamente inutili come filtro e l’acqua scorre a tutta randa sulla schiena, la pelle si fa più sensibile e inizia a girarsi sotto il soffione, quando le prime gocce raggiungono i suoi seni inarca la schiena e se li massaggia sentendo i capezzoli inturgidirsi attorno ai piercing,
L’acqua ormai ha raggiunto ogni millimetro e una pellicola di polo nord la avvolge dalla testa ai piedi dandole sollievo e stimolando la mente, i pensieri si ricompongono e il primo che le compare nella mente è come sempre il suo ex nudo che la raggiunge sotto la loro doccia.
Istintivamente scende con le mani tastando i suoi addominali, giocando con l’ombelico, fino a raggiungere le labbra e senza indugio inizia ad accarezzarle per darsi piacere.
Le dita scorrono sulla pelle liscia, prima lievemente poi con sempre maggiore pressione, disegna dei cerchi attorno sempre più stretti fino a concentrare tutte le sue attenzioni sul suo triangle in titanio e a tutte le terminazioni nervose che sa stimolare così bene fin da giovanissima.
Mentre le dita fanno bene il loro mestiere, la mente corre ai ricordi della sua ultima doccia insieme a Anton, alle sue mani grandi e forti, a come lui le si metteva sempre dietro prendendo i suoi seni fra le mani e appoggiando il suo mento sulla sua testa sussurrandole che era la SUA FEMMINA, a come il membro caldo si appoggiava sulla sua schiena e a come lo sentisse ingrossarsi, a come si sentisse una soldatessa con la sua armatura, un armatura fatta di carne e desiderio. Le mancava scopare selvaggiamente con il corpo del suo ex, con il suo membro che difficilmente avrebbe potuto sostituire a breve qui in campagna, magari un cazzo avrebbe anche potuto trovarlo, ma non uno scettro così imponente e abile nel farle perdere totalmente il controllo. La mente ora comandava le dita e non poneva alcun freno, era lanciata come un paracadutista all’alba a metà della caduta libera, con il terrore che potesse finire quella scarica elettrica bollente e la consapevolezza di doversi frenare per non richiamare l’attenzione dei nonni.
Perde la cognizione del tempo tanto da arrivare a sentir freddo nonostante l’estate da record, si costringe a chiudere l’acqua, a riprendere fiato dopo l’orgasmo e cerca immediatamente l’accappatoio per asciugarsi.
In camera sua, il vento caldo la riporta completamente al presente. Sceglie un paio di mutande a caso dal cassettone, un paio di pantaloncini sportivi neri aderenti e una canotta gialla che le sta un po stretta sul seno e lascia intuire i piercing ai capezzoli, i capelli ancora umidi sulle spalle, ci penserà l’estate a finire di asciugarli, infila le scarpe da running e si dirige verso le scale per salire a prendere le prime decisioni sulla sua futura stanza.

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