LA NOSTRA CROCIERA – FINALE
L’indomani mattina ci svegliammo giusto in tempo per una doccia veloce e corremmo fuori dalla cabina per la colazione. Patrizia era serena, ma di poche parole. Le scorgevo negli occhi un intento, una fermezza, una risolutezza che non prometteva nulla di quieto. L’avevo lasciata la sera prima con la delusione negli occhi, ma oggi questa aveva ceduto il posto ad altro: pareva aver preso una decisione, che io ignoravo. La nave si stava avvicinando alla costa per l’escursione giornaliera, prevista per l’intera giornata, con rientro a bordo per le 18. Visita della Costa Maya, Messico. Un caffè, un cornetto, una fresca spremuta d’arancia erano un buon viatico per affrontare la lunga giornata a terra. “Amore, chiamiamo gli amici per unirci a loro?” le chiesi. “No, tanto saremo comunque un nutrito gruppo” mi rispose con aria quasi distratta. Eh si, la sera aveva evidentemente lasciato il segno in lei, appariva contrariata, indispettita dall’aver scoperto di non essere l’unico oggetto del desiderio di Vincenzo. Stava rinunciando all’avventura? Stava mandando all’aria il nostro gioco appena iniziato? Non sapevo se esserne sollevato o dispiaciuto, tanto più che io avevo già avuto la mia parte con la veloce scopata con Claudia. Decisi di non forzare la mano, e di lasciar decidere a lei cosa fare e come comportarsi. Scendemmo a terra in molti, e nella confusione non incontrammo nessuno di loro. Sul pullman che ci portava al villaggio erano quasi tutti di mezza età, o anche più in avanti con gli anni. Godemmo dei colori e dei profumi del luogo, facemmo il bagno in una baia la cui spiaggia si perdeva a vista d’occhio, in uno stridente ed incantevole contrasto fra il bianco della sabbia ed il turchese intenso del mare. Ma la tensione erotica del giorno prima era solo un lontano ricordo. Tutto bellissimo, ma finiva lì. Il sole cominciava a scottare, e decidemmo di rientrare nel borgo a dissetarci con un drink. Camminavamo presi per mano, ma sentivo che Patrizia non era con me, le mie osservazioni sul luogo avevano brevi e disinteressate repliche. Dopo aver fatto un giro tra gli immancabili negozietti che vendevavo souvenir di ogni tipo ci sedemmo per pranzare in un localino alla buona, rallegrato da colori sgargianti e non troppo affollato. Avrei dovuto escogitare qualcosa per tirarla sù e ravvivare quella verve che l’aveva trasformata, fino al giorno prima, in una donna nuova, una donna meravigliosa e seducente che mi aveva fatto girare la testa. Ma i fatti mi anticiparono: sentimmo la voce di Vincenzo che ci chiamava, e voltandoci scorgemmo lui e Claudia che si avvicinavano a noi. “Ma che fine avete fatto? Ho provato a chiamarti ma il tuo numero non era raggiungibile” disse Vincenzo rivolgendosi a Patrizia. “Capita, in queste zone” gli rispose laconica. Dopo un attimo di esitante perplessità incalzò con un ampio sorriso: ”Possiamo unirci a voi o si tratta di un romantico pranzetto tra coniugi?”. Presi la palla al balzo e li invitai subito a sedersi con noi, tanto più che il tavolo era per quattro e saremmo stati comunque comodi. Vincenzo tenne banco per tutto il pranzo; era indubbiamente un brillante affabulatore, e tra un aneddoto, un complimento ed un ammiccamento sembrò attirare perlomeno l’attenzione di Patrizia, che gli sedeva accanto. Venimmo a sapere che Stefano e le altre amiche avevano optato per una gita in battello alla scoperta della costa più lontana, mentre loro erano in attesa di noleggiare un gommone per fare il bagno al largo. Al loro invito ad unirci, Patrizia rispose con una frase che faceva da specchio a quella precedente di Vincenzo: “Non vorremmo rovinare una romantica navigazione di coppia ed essere di troppo!” – “Ma cosa ti salta in mente! Non siamo mica una coppia io e Claudia! E poi, anche se lo fossimo, lo siete anche voi, e due più due fanno quattro!” e si lasciò andare ad una sonora risata allungando il braccio sulle spalle di Patrizia. A questo punto accadde l’imprevedibile: “Quattro come ieri notte? Le pareti delle cabine sono sottili, sapete?” replicò secca Patrizia, facendo chiaramente capire di aver sentito i movimenti notturni dell’allegra brigata. Claudia arrossì, Vincenzo rimase un attimo immobile, io credo di essere rimasto a bocca aperta per un tempo indefinito, al termine del quale Vincenzo fece lo gnorri, facendo finta di non capire, dicendo che subito dopo la nostra uscita dalla discoteca era rientrato in cabina anche lui. Cercai di stemperare la tensione che si era creata chiedendo l’orario di noleggio del gommone, e Vincenzo subito ne approfittò per dire che dovevamo darci una mossa; si alzò lesto e si diresse verso l’interno del locale, con l’intenzione palese di voler offrire lui il pranzo. Alla mia richiesta di lasciar fare a me mi allontanò quasi sgarbatamente con il braccio, invitandomi casomai a lasciare una mancia sul tavolo. Quindi ci dirigemmo verso la banchina, dove avevano già prenotato il gommone. Ci imbarcammo e Vincenzo mandò su di giri il motore che, facendo leggermente e rumorosamente impennare l’imbarcazione, ci portò in breve tempo più al largo. Si scorgevano una miriade di pesci di varie taglie e dimensioni girare intorno a noi che, adesso, eravamo fermi a lasciarci cullare dal leggero moto ondoso del mare. “Che meraviglia! Che colori” esclamò Claudia, cingendo il fianco di Vincenzo per tenersi in equilibrio. “Facciamo un tuffo, dai!” continuò, e prima di gettarsi in acqua si slacciò il reggiseno, lasciando le sue abbondanti tette libere di sobbalzare nel momento di lanciarsi fuori dal gommone. A Patrizia non era sfuggito lo sguardo ammirato di Vincenzo verso Claudia. Si sa, la competizione fra donne è spesso più viva di quella fra uomini, ed allora volle rilanciare: si slacciò a sua volta il reggiseno e, prima di gettarsi in acqua anche lei, abbassò lentamento lo slip, volgendo le spalle a noi due, piegandosi in avanti per sfilarli dai piedi e lasciando ben esposta alla nostra vista la sua vagina, con le sue labbra gonfie e lucide. Un salto ed era in acqua anche lei. Vincenzo le lanciò un bacio con la mano, poi si rivolse a me: “Stefano, devo proprio dirtelo, hai una donna meravigliosa”. – “Ti ringrazio Vincenzo”. Decisi a questo punto di giocare le mie carte, ed aggiunsi: “Posso dirti che farebbe piacere anche a lei questo tuo apprezzamento”. Vincenzo, che è per così dire un uomo di mondo, mangiò la foglia, ammiccò e mi poggiò la mano sulla spalla; pareva un ringraziamento, e mi resi conto di avergli servito su un piatto d’argento il permesso di giocare con mia moglie: cornuto sì, ma consenziente.
Con un gesto rapido si sfilò i boxer e si gettò in acqua, stessa cosa feci io seguendo il suo esempio. In acqua lui si avvicinò subito a Patrizia, mentre Claudia venne da me, spingendo la mia testa sott’acqua. Aveva un approccio ludico con me e con il sesso, mentre Patrizia, che non era certo avvezza alle avventure, prendeva la cosa molto sul serio, facendo trasparire una grande sensualità. Restava a galla con ampi movimenti delle braccia e della gambe, che si aprivano lasciando fare bella mostra di sè la sua vulva nell’acqua cristallina. Si toccava i capelli, lanciava sguardi profondi a Vincenzo che le si avvicinava oltre il limite della liceità, sfiorandole il corpo con le mani, per poi aggirarla ed aderendo al suo corpo da dietro. Immaginavo il suo membro sfiorarle il sedere, magari incunearsi rigido fra le sue natiche, o sfregarsi alla sua vulva che immaginavo già pronta ad accoglierlo. Questi pensieri mi provocarono una vistosa erezione, che Claudia non mancò di notare; smise di giocare, allora, e cominciò a sfregare il suo sedere sul mio membro, a tratti toccandolo allungando il braccio dietro di sè. Patrizia sorrideva, quello che Vincenzo le stava dicendo e facendo non solo le piaceva, ma sembrava averle ridato la certezza di essere lei e solo lei la donna che lui desiderava, e non Claudia, o Francesca o Giovanna. E questo pensiero faceva sì che il vedermi strusciare con Claudia non le desse alcun fastidio. Probabilmente, pensai, le dava lo spunto e la giustificazione per aprire le danze con lui. Ma Patrizia non era certamente una donna libera e disinvolta come Claudia, per cui quando la situazione sembrava prendere la via del non ritorno decise di risalire in barca. Si avvicinò alla scaletta e lentamente risalì a bordo, con Vincenzo che, subito dietro di lei, si godeva il dondolare del suo sedere da una prospettiva che non lasciava nulla all’immaginazione. Approfittando delle spalle che i due ci volgevano, Claudia mi si avvicinò, allungò la mano ed afferrando il mio membro mi sussurrò: “Stasera il mio buchetto non si accontenterà del tuo dito”, e mi passò una slinguata dalle labbra al naso. Restai impietrito, col membro flaccido ancora nella sua mano e lo sguardo sulle sue tette che galleggiavano come due boe. Era proprio una donna pazzesca, senza peli sulla lingua ed amante del sesso come mai avevo incontrato in vita mia. Si preannunciava una serata caldissima, e non solo per me. Nel frattempo mia moglie si era seduta in barca, e Vincenzo le si era piazzato in piedi davanti, a breve distanza, le braccia distese sui fianchi ed il membro all’altezza del suo viso che, riuscivo a scorgere, aveva un’espressione di stupore, la bocca semiaperta e gli occhi spalancati. Dopo essersi stretto il viso tra le mani, abbassò il capo e la sentii ridere, mentre Vincenzo – ora che mi stavo avvicinando riuscii a sentirlo – le diceva: “E’ merito tuo!”. Capii che le stava ostentando un’erezione, che a questo punto doveva essere a pochi centimetri dalla sua bocca. Di lì a poco anche Claudia risalì sulla barca, ed io la seguii. A bordo li ritrovammo vestiti, mentre Claudia era ancora in topless ed io completamente nudo. Patrizia mi porse il mio boxer, facendo cenno col capo di coprirmi, e così feci. Le donne esibivano due topless diversi, ma entrambi belli. Continuammo il giro in barca con Vincenzo sicuro al timone e Patrizia seduta al suo fianco, io e Claudia dietro a prendere il sole. Al termine del giro rientrammo in porto, lasciammo il gommone e ci dirigemmo verso un bar a rinfrescarci. Ci furono serviti quattro gustosissimi mojito, io offrii la sigaretta a Claudia che la avvicinò al mio accendino, toccandomi la mano, guardandomi fisso negli occhi ed aspirando con le guance incavate che promettevano il paradiso. Stava flirtando con me in maniera evidente, sotto gli occhi di mia moglie che però era del tutto assorbita dall’altrettanto evidente corte rivoltale con garbo e decisione da Vincenzo. Le coppie sembravano essersi scambiate, due swinging couples su cui tanto avevo fantasticato e che adesso si stavano materializzando sotto i miei occhi. Con un particolare, però: la nostra era l’unica coppia, ed io l’unico a condividere la propria moglie. Ma non importava, mi sembrava di essere ad un tanto così dall’avverarsi della più bella e trasgressiva delle mie fantasie. Sembrava essere solo una questione di tempo. Dopo aver chiacchierato e riso, complice anche l’effetto dell’alcol, decidemmo di prendere il pullman con cui rientrare a bordo nave. Nel tragitto Vincenzo ci propose di ritornare anche quella sera in discoteca, dopo cena. Fummo tutti d’accordo. Il suo telefono squillò, era Stefano che lo avvisava di stare rientrando e che gli dava appuntamento per cena alle 21, proponendo di stare tutti insieme al tavolo. Anche questa proposta venne accettata di buon grado. Risaliti a bordo ci salutammo e rientrammo ognuno nella propria cabina. In silenzio Patrizia mi guardava, lo sguardo mi penetrava nella testa, mi metteva a nudo, intuendo tutti i miei pensieri e le mie voglie. La abbracciai, la baciai e le posi entrambe le mani sui glutei, ma lei me le bloccò e le tirò via, dicendomi: “Stai buono”. Mi stava rifiutando: voleva forse essere solo sua stasera? O forse voleva conservare la sua libido intatta per la serata in cui avrebbe probabilmente varcato il limite della fantasia, per entrare nel terreno minato della trasgressione? Comunque stessero le cose, lei si avviò verso il bagno, richiuse la porta alle sue spalle ed indugiò a lungo prendendosi evidentemente particolare cura del suo corpo, come solo una donna sa fare prima di un appuntamento galante dagli esiti prevedibili. Nel frattempo io mi addormentai al fresco del climatizzatore, con negli occhi ancora le immagini del suo sedere ondeggiante e della sua espressione stupita ed imbarazzata davanti al suo membro. Sognai che la devastava in amplessi violenti, che la sua bocca succhiava avidamente il suo grosso membro, che la sodomizzava con sapienza. L’immagine del suo viso colpito dal getto del suo seme mi fece risvegliare di colpo, il cuore impazzito con le pulsazioni a mille, facendomi scattare in avanti con il busto. Lei era seduta dall’altra parte del letto, intenta ad idratarsi con movimenti lenti le lunghe gambe, i piedi appoggiati alternatamente alla poltroncina davanti a lei. “Tutto bene?” mi chiese con aria maliziosa. Sembrava voler dirmi: “L’hai voluto tu, ed ora ti agiti?”. Era così, dovevo stare al gioco. Ma era un gioco che mi metteva a dura prova più di quanto potessi immaginare.
Ci presentammo puntuali a cena alle 21. Gli amici erano tutti già al tavolo, le pelli arrossate dal sole che tutti avevamo preso in barca. Le donne erano tutte con tubini aderenti, scollature più o meno pronunciate, gambe in vista, trucco leggero. Anche Patrizia, che però aveva una marcia in più delle altre, almeno ai miei occhi. Era bellissima, i capelli raccolti dietro la nuca che lasciavano in vista il collo affusolato. Le avevano riservato un posto accanto a Vincenzo; il mio era dalla parte opposta, tra Claudia e Giovanna. Mi sentivo gli occhi addosso: tutti sembravano sapere che stavo per cedere mia moglie, e mi scrutavano per cercare di carpire i miei pensieri più nascosti, od almeno così mi pareva. Patrizia sorrideva, parlava serenamente con tutte e tutti, sembrava essere totalmente a suo agio, noncurante del prosieguo della serata, di quello che sicuramente Vincenzo le avrebbe chiesto. Forse l’avevo sottovalutata, forse non avevo compreso che la sua sessualità non era svanita, ma era solo assopita nel torpore della routine coniugale. Forse non bastano le fantasie e gli escamotage di una coppia tradizionale, dopo tanti anni di matrimonio. Forse avere un amante è l’unico modo per risvegliare la libido di una moglie. E trasgredire con un uomo che non si incontrerà più potrebbe forse allentare i freni inibitori di una donna sempre fedele; forse farlo lontano da casa, in vacanza, così distanti dal nido coniugale, dalla casa dove sono cresciuti i propri figli, potrebbe risultare più facile. Quando poi il marito si dichiara consenziente, i sensi di colpa potrebbero addirittura scomparire. Mentre pensavo tutto ciò, mentre mi perdevo nelle mie elucubrazioni sulle condizioni che possono spingere una donna a trasgredire, gli altri si erano avviati al buffet, lasciandomi solo al tavolo: mi sentii un vero coglione, stavo facendo la figura del marito in balìa degli eventi. Mosso da impeto di rivalsa, mi alzai lesto dal tavolo e mi avvicinai al buffet, dove era esposta una gran varietà di frutti di mare, oltre ad ogni ben di Dio. Vi trovai Claudia, che mi guardò con la sua solita aria provocatoria. “Ti piace succhiare le ostriche?” mi chiese . “Sei un’adorabile spudorata, non dimenticare la tua promessa” le risposi a tono, ricordandole quello che mi avrebbe dovuto dare. “E chi se lo scorda, non vedo l’ora!!”. Gli altri erano già rientrati al tavolo, dove li raggiungemmo per proseguire una cena che trascorse in allegria. Al termine, come d’accordo, ci recammo in discoteca, dove ballammo per due ore di fila, interrotte soltanto da una breve pausa drink. Verso mezzanotte Patrizia, rivolgendosi a me ed anche a Vincenzo, propose di ritirarci. Stefano, Giovanna e Francesca, che ormai facevano un gruppo a parte, risposero, con aria complice, che si sarebbero trattenuti ancora un pò, mentre io, Vincenzo e Claudia accettammo la proposta di Patrizia. Nel tragitto verso le nostre cabine Claudia ci chiese se la nostra cabina avesse quattro sedie sul balconcino per l’ultima sigaretta. Poichè era proprio così, li invitammo da noi. Ci sedemmo fuori, io e Claudia accendemmo le nostre sigarette, mentre Patrizia e Vincenzo, dopo un breve confabulare appoggiati al balcone, rientrarono in cabina. Claudia prese la palla al balzo e, spenta la sigaretta, mi si avvicinò, aderendo completamente a me col suo corpo e piantandomi in bocca una saettante lingua, La sua mano si posò sul mio pacco, che già lievitava; mi prese la mano e la portò sul suo seno, che con abile gesto aveva fatto sgusciare fuori dalla scollatura. Iniziai a toccarla, per poi succhiarle i capezzoli, noncurante di quanto stesse accadendo dentro fra mia moglie ed il suo amante. Lei iniziò ad armeggiare con la mia cintura, slacciandola per poi inginocchiarsi e tirarmi giù l’intimo. Prese in bocca il mio cazzo avidamente, leccandolo lungo tutta l’asta, suggendo la cappella, mentre mi massaggiava le palle con l’altra mano. La feci alzare, le feci appoggiare le mani alla balaustra ed iniziai a leccarle da dietro la fica. La schiena era inarcata, per offrirsi meglio alla mia lingua. La saliva usciva dalla mia bocca e le inondava il sesso già di per sè bagnatissimo. Tutti quei liquidi la lubrificavano alla perfezione, e, dopo aver indossato il profilattico, la penetrai, prima lentamente, poi sempre più a fondo e velocemente. Quando iniziai a gemere, Claudia mi fermò e disse: “Aspetta, non venire adesso, voglio che mi prendi il culo”, e così dicendo mi afferrò il cazzo e lo diresse verso il suo buchetto, facendolo rilassare strusciando la mia cappella con movimenti rotatori. Lo sentivo ammorbidirsi e cedere, mi bagnai con i suoi stessi umori le dita ed iniziai ad infilarle dentro, prima uno, poi due, finchè lei mi disse: ”Dai, sbattimelo dentro”. Così feci. Era stretto, ma caldo e morbido. Sentivo le sue contrazioni stringermi ritmicamente, sentivo e vedevo il mio cazzo lentamente sparire dentro di lei, per poi farlo uscire fino alla cappella e risbatterlo tutto dentro con foga, senza paura di farle male, dato che era ormai perfettamente rilassata e dilatata. La toccavo con la mano sul clitoride, spingendola verso un orgasmo che non tardò ad arrivare, intenso e rumoroso. Mentre godeva accelerai i colpi e venni insieme a lei. Mentre ci rivestivamo però la mia mente era già presa da un altro impellente desiderio: vedere cosa stava accadendo fra mia moglie e Vincenzo. Mi chiedevo se ci avrebbero permesso di partecipare ai loro giochi, se avrei solo potuto assistere al loro amplesso, o se avrebbero chiesto a me e Claudia di allontanarci. Stava godendo? Come la stava prendendo? E fino a che punto gli avrebbe permesso di spingersi? Avvicinai l’orecchio alla porta rimasta socchiusa per cercare di cogliere un lamento, ma nulla, tutto taceva. Forse erano già venuti, oppure la mia donna era impegnata in un rapporto orale. Immaginavo il suo capo muoversi lentamente sul suo membro, inginocchiata ai piedi del letto davanti a lui, cercando di ingoiare quel portentoso membro, aspettando che lui raggiungesse l’acme del piacere: come si sarebbe allora comportata? La sua bocca avrebbe abbandonato il suo sesso per farlo venire solo con la mano oppure gli avrebbe permesso di godere nella sua bocca? Forse quest’ultima possibilità era la più plausibile, avrebbe certamente cercato di dare il massimo di sè e dimostrare al suo amante una maestrìa che a me aveva riservato per la prima ed unica volta solo un giorno prima, quasi a volersi rodare a questa eventualità. La mia donna, per anni così pudica, era adesso in balìa di quell’uomo, e gli si stava concedendo senza remore e vergogne, forse concedendogli anche di prenderla dietro, in quell’accesso a me sempre negato. Fu Claudia a prendere l’iniziativa: aprì lentamente la porta e scostò la pesante tenda oscurante. Io da sopra al suo capo spiai dentro, il cuore in gola, per scoprire infine quale fosse la cruda realtà che si sarebbe parata davanti ai miei occhi. La stanza era vuota, il letto intatto. Dov’era mia moglie? Un atroce dubbio si insinuò nella mia mente: forse aveva scorto me e Claudia fare sesso e ne era rimasta sconvolta? Aveva forse avuto una crisi di pianto ed era scappata via? Oppure avevano deciso di andare nella cabina di Vincenzo per meglio godere di una totale intimità ed abbandonarsi in solitudine ai loro amplessi? Forse quest’ultima ipotesi era la più plausibile, mia moglie avrebbe sicuramente preferito non essere vista da me mentre decideva di smettere la veste della moglie fedele e pudica e sentirsi totalmente disinibita, finalmente libera e padrona dei suoi desideri e delle sue azioni. Forse aveva sentito la necessità e la voglia di sentirsi pienamente femmina, provare a se stessa di essere ancora desiderabile e capace di fare impazzire un uomo tra le lenzuola. Forse che io non l’avevo sempre desiderata? Forse che non le avevo sempre detto quanto fosse bella? Mentre mi facevo tutte queste domande però mi si palesò un pensiero, nitido e netto: ero stato io a spingerla a farlo. Ero stato proprio io ad invitarla a concedersi ad un altro uomo per usare per mio personale ed egoistico diletto le immagini di lei che fa sesso con un uomo che non fossi io. Adesso non potevo recriminare sui motivi che avevano mosso il suo agire, né potevo crucciarmi se la sua decisione era scaturita non dalla mia volontà, ma da una sua scelta autonoma, che mi spodestava dal ruolo di regista relegandomi a mero spettatore passivo di una sua scelta consapevole. Avrei cercato di scoprire la realtà dei fatti quando fosse ritornata.
Claudia mi si avvicinò, e baciandomi teneramente sulla guancia mi disse: “Ciao Stefano, io vado. A domani”.
Quando la porta si chiuse piombai nel silenzio, venendo preso da un senso di solitudine profonda. Mai Patrizia mi era mancata come in quegli interminabili minuti. Entrai in doccia, il getto d’acqua fredda a colpirmi il viso, gli occhi mi si arrossavano non solo per quello. Mi asciugai e mi stesi sul letto, con la mente che fantasticava sulle posizioni in cui la mia donna veniva posseduta dal suo amante, sulle espressioni di profondo godimento che quello stallone riusciva a strapparle, ai gemiti che le uscivano dalle labbra dischiuse mentre lui la penetrava con movimenti ritmici e profondi. Sarebbero venuti insieme? Indossava il profilattico oppure no? Dove avrebbe sparso il suo seme? Sul suo sedere, se le stava dietro, o sul ventre, se lei era distesa sotto di lui? Oppure si sarebbe seduto a cavalcioni su di lei e, sfilato il condom, le avrebbe mostrato orgoglioso tutta la potenza della sua eiaculazione, in un susseguirsi di fiotti che l’avrebbero raggiunta sul seno, e magari anche oltre…
Non riuscivo a dormire, torturato da questo turbine di pensieri ed immagini. Passarono i minuti, passarono le ore, e finalmente Patrizia rientrò in cabina, lentamente e silenziosamente, pensando che io dormissi.
“Amore, sono sveglio” le dissi. Patrizia si avvicinò al letto, mi accarezzò il viso e, senza dire nulla, entrò in bagno, dove si concesse una lunga doccia. Venne quindi a letto, e dopo un attimo di silenzio con voce strozzata dall’emozione le chiesi: “Come stai? Com’è andata?”.
Lei si volse verso di me ed accarezzandomi nuovamente e dolcemente il viso mi rispose: “Non stasera, ne parliamo domani”. Mi baciò sulle labbra e mi diede le spalle, rannicchiandosi sul fianco per piombare rapidamente in un sonno profondo. La mia donna era qui con me, nonostante tutto era tornata da me, dove sempre sarebbe rimasta. Mia, nonostante tutto, qualsiasi cosa questo tutto potesse significare. Ero io il suo uomo, non dovevo mai dimenticarlo, e lei era la mia donna, come e più di prima.
Questo pensiero, ed una grande stanchezza, mi fecero finalmente addormentare.
Nei giorni seguenti la crociera trascorse in serenità, durante il giorno ci si divertiva sia a bordo della nave con le sue molteplici attività sia a terra con le escursioni programmate. Non sempre passammo il nostro tempo con gli amici, ci concedemmo più di una volta degli attimi solo nostri, in piscina come al ristorante. Ma la sera io ritornavo a chiederle della sua esperienza: non era forse questo il motivo che mi aveva spinto a proporle questo gioco? I suoi racconti dovevano servire ad entrambi a riaccendere la passione, a rendere i nostri momenti intimi più intriganti. Nelle sere a seguire le mie domande si susseguivano, cercando particolari sempre più scabrosi, sempre più spinti ed eccitanti.
Ma le risposte di Patrizia erano sempre indirizzate ad un unico fine: lasciarmi immaginare, e darmi conferma che tutto poteva essere andato esattamente come lo immaginavo, ed anche di più. Aveva goduto tanto? – Oh si, tantissimo…. – Era bravo a scopare? – Un vero professionista! – E come lo avevano fatto? – Oh, aveva molta fantasia. – Dovevo essere sempre io a chiedere, e le sue risposte confermavano puntualmente le mie fantasie, sempre più sfrenate. Le era venuto addosso? – Oh, è venuto più volte, dappertutto. – Ma anche in bocca? – Mmmm…. aveva un buon sapore -. Ogni sera che facevamo l’amore le chiedevo cose differenti, mentre mi muovevo in lei prendendola con veemenza. Le mie fantasie mi facevano eccitare da morire, mentre lei sembrava studiarmi, quasi a voler misurare gli effetti delle sue parole sulla mia eccitazione. Andò così durante tutta la restante parte del viaggio, ed anche oltre, dopo il nostro rientro a casa.
Dopo qualche mese, compresa la sua tattica, glielo chiesi, finalmente.
“Amore, ma dimmi, con sincerità: è tutto vero quello che mi racconti? O sono solo fantasie?”
Lei mi guardò fisso negli occhi, con un impercettibile sorriso a tenderle le labbra; lentamente mi prese il viso tra le mani, mi baciò e con voce calma languidamente mi rispose: “Amore, cosa importa se sia finzione o realtà? Cosa importa se io sia stata o meno di un altro uomo durante il nostro viaggio? Se era quello che volevi che accadesse, sono certa che non ne sarai rimasto turbato. E poi, vedo che quando facciamo l’amore le tue fantasie hanno su di te uno splendido effetto, di cui godiamo entrambi. Dunque, amore mio, continua ad immaginarmi tra le braccia di un altro, se questo amplifica il tuo piacere, ma ad una condizione: non chiedermi più se sia accaduto o meno, e fammi sempre sentire di essere il tuo amore, la tua donna, la tua amante”.
Non seppi mai la verità. Di Vincenzo, Claudia e dei loro amici non ne parlammo più. Ma dopo poco più di un anno una sera Patrizia entrò nel soggiorno, con il cellulare in mano ancora illuminato, e raggiante mi disse: “Caro, indovina chi è qui in città?”



Grazie mille un racconto bellissimo senza quella teatralita’ difficilmente realizzabile nella vita quotidiana di coppia .La trasgressione puo’ essere vissuta in tanti modi ,questa da te raccontata puo’ non fare male al cuore cosi da non distruggere la coppia.Il finale mi lascia la speranza che con l’arrivo di Vincenzo in citta’ ci sia ancora qualcosa da vivere e raccontare ……spero…grazie