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Racconti Erotici Eterotette enormi

Paola, la nipote del comandante

By 7 Agosto 2025No Comments

Anche questa storia, la terza ed ultima, fa parte delle mie esperienze giovanili realmente vissute.

Dopo la laurea in architettura, grazie alle conoscenze di mio padre, iniziai un periodo di praticantato in uno studio di architetti ad Arezzo, ma prima di entrare definitivamente nel mondo del lavoro dovevo assolvere ad un altro obbligo: il servizio militare.
Per cercare di rendere meno sgradevole quel periodo avevo fatto il concorso come allievo ufficiale, così dopo il corso di quattro mesi fui assegnato ad una base in Liguria.
Arrivai alla mia destinazione a primavera e rimasi incantato dal luogo dove avrei dovuto assolvere ai miei obblighi militari.
La base era sulla riviera di Ponente, situata su un promontorio a strapiombo sul mare e la zona con alloggi e mense era a metà altezza immersa in una lussureggiante pineta; sembrava un villaggio turistico!!!
Dopo un paio di mesi mi ero già fatto una discreta cerchia di amicizie e mi preparavo a passare una bellissima estate.
Con l’estate e la fine delle scuole arrivò alla base una piacevole novità: Paola, la nipote del comandante, la quale veniva da Catania, dove frequentava l’università ed avrebbe trascorso a casa degli zii un lungo periodo di vacanza.
Paola era una bella ragazza, di circa ventidue anni, alta, per la media delle sue corregionali, un visino con lineamenti che piacciono a pelle, incorniciato da lunghi capelli castani ed occhi scuri e profondi.
Un corpo, forse, un tantino sovrappeso ma ben fatto, che le donava quella morbidezza tipica delle donne mediterranee, con quei 2 o 3 chili in più messi nelle giuste curve, un seno, rotondo, che strabordava dal reggiseno del bikini, quel filo di pancetta che la rendeva viva, con le manigliette dell’amore che facevano capolino sopra il laccetto dello slip del costume ed un culo… un culo magnifico, non grande, ma con due chiappe rotonde e piene che sembravano due pagnotte di pane, due pagnotte nelle quali avrei voluto affondare i denti.
Nei pomeriggi in cui ero libero dal servizio, mi recavo in uno stabilimento balneare dove il proprietario teneva due cabine riservate a noi ufficiali della base e lì regolarmente incontravo Paola, stesa su una sdraio, che si crogiolava al sole.
Essendo quasi coetanei passavamo molto tempo a parlare, stesi sulle sdraio, uno accanto all’altra, facevamo il bagno assieme ed inevitabilmente quando uscivamo dall’acqua, la vista delle sue tette, con i capezzoli dritti e del suo culo, disegnato dal costume bagnato incollato alla pelle, mi provocavano un’incontenibile erezione che nascondevo con l’asciugamano, facendo finta di asciugarmi.
Ma lei, birichina, se ne accorgeva e mentre ci asciugavamo, mi sorrideva con aria maliziosa.
Un giorno cominciò un discorso su come non era soddisfatta del suo corpo, che avrebbe voluto essere più longilinea, ma amava troppo il buon cibo.

-”Ma non è vero!” – esclamo di getto – “Sei una bellissima ragazza, con un corpo pieno nei punti giusti!”.
-“Ma smettila, non sono un gran che” – risponde – “e poi ho il culone, non vedi?” – e alzandosi me lo mette a trenta centimetri dal naso.
-“Guarda,” – le dico ridendo – “per i miei gusti, direi che non hai il culone, anzi, hai un signor culo, e beato chi se lo può permettere.” – e sempre ridendo, per scherzo, le do una pacca sulla natica.
Si siede, imbronciata, come offesa, non tanto, forse, per via della pacca, ma per il fatto che non le davo ragione sul culone e che, comunque, nessuno la voleva.
Onestamente, fatico a credere, che nessuno la voglia, a me andava a sangue!!!
Comunque, seriamente le dico quello che penso realmente, che è veramente una bella ragazza, che non ha assolutamente il culone, come diceva lei, e che, in ogni caso, io ho, in camera, una bellissima collezione di farfalle, che, se vuole, sarei stato contento di mostrarle.
Quest’ultima frase, detta fra il serio ed il faceto, le fa tornare il sorriso.
-“Ma va’, stupido.” dice dandomi uno schiaffo sulla spalla.
-“Senti,” – le dico – “perché questa sera non vieni a mangiare una pizza assieme ai miei amici, ti va?”
-“Perché no, mi fa piacere”.
La sera, prima di partire, la zia, la moglie del comandante, mi dice:
“Mauro, le affido Paola, mi raccomando, lei ne è responsabile.” – lo dice sorridendo, ma so che sotto sotto, è molto seria.
In pizzeria, ci sediamo uno di fronte all’altra.
Ridiamo e scherziamo in compagnia, quando sento qualcosa, che struscia sulla mia gamba; è il piede di Paola che, toltasi lo zoccolo, mi sta accarezzando!!!
Il piede risale verso l’alto e, mentre lei continua a parlare con la sua vicina di tavolo, si appoggia tra le mie cosce; abbasso gli occhi e vedo il suo piede sulla mia sedia spuntare appena da sotto la tovaglia.
Non mi ero mai reso conto che avesse dei piedi così belli!!!
Nonostante la corporatura ha una caviglia sottile, i piedi non sono grandi, con dita affusolate, laccate con uno smalto rosso che, in questo momento, mi sembra accecante.
-“Cazzo,” – penso – “ma questa mi provoca. Oggi mi sbatte il culo sotto il naso, stasera mi fa piedino. Se lo sa suo zio mi fucila sul posto, senza processo”.
Sono preoccupato, ma anche molto eccitato, la testa mi pulsa, il cazzo, divenuto subito duro, preme contro la stoffa degli shorts e l’unico mio pensiero e desiderio, ora, è di toccare quel piede, accarezzarlo e di risalire su per le sue splendide gambe.
I miei shorts sono molto larghi, non so quale forza misteriosa mi spinge a fare ciò che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose, ma allargo la sgambatura e faccio scivolare il piede lungo la mia coscia e lo porto sotto i miei testicoli.
Mentre alzo lo sguardo su Paola, provo un misto di terrore e piacere, i nostri occhi s’incrociano, sono pochi secondi ma sembrano non terminare mai, poi lei accenna un sorriso ed inizia a muovere il piede, mentre io le accarezzo la caviglia.
Avanzo un po’ con la sedia per coprire completamente il lavoretto che mi sta facendo e apro la zip facendo uscire il cazzo rigido.
A quel punto Paola fa tutto da sola, sento sopraggiungere anche l’altro piede e comincia a farmi una vera e propria sega con i suoi fantastici piedini.
Ogni tanto si ferma e mi accarezza le palle dure, gonfie e poi riprende; una vera maestra!!!
Io sto impazzendo di piacere, mentre il mio cazzo, duro come il marmo, è ormai pronto e sul punto di esplodere.
Ma non posso!!!
Scosto la sedia, lo rimetto dentro, mi alzo di scatto e mi dirigo verso il bagno, dove con pochi colpi di mano, do sfogo al mio piacere represso.
Quando torno al tavolo e mi siedo, lei continua a fissarmi con aria sorniona e consapevole.
Ma per fortuna, questa sera la sua iniziativa non ha un seguito.

L’ho rivista due giorni dopo, in spiaggia.
Mi sono seduto accanto a lei, sulla sdraio ed abbiamo cominciato a parlare.
Io avrei voluto parlare, chiarire, quello che era accaduto due sere prima, ma lei faceva come se niente fosse successo e sviava il discorso su altre cose; ero sconcertato.
Verso le 19, quando in spiaggia non c’era praticamente più nessuno, ci rechiamo verso le cabine per cambiarci.
Facciamo entrambi la doccia, a debita distanza, ma io non posso fare a meno di incollare gli occhi sulle sue tette, con i capezzoli grossi come lamponi che fanno capolino dal bikini quando lei le massaggia per lavarsi, e poi il suo culo, quel culo rotondo che mi provoca e mi fa ribollire.
Dopo la doccia andiamo alla cabina per cambiarci.
“Cambiati prima tu, io mi devo asciugare un po’ i capelli e addosso” – dice strofinandosi il corpo a stento coperto da un asciugamano che mal cela il seno e copre solo leggermente la curva delle natiche.
-“Mi sono portata un vestito, perché dopo devo andare a fare alcune spese. Mi accompagni?”
Annuisco ed entro nella cabina, mi vesto e a fatica riesco a far entrare l’uccello duro negli shorts.
Esco dalla cabina e lei con un sorriso malizioso, mi dice che tocca a lei e di avere qualche minuto di pazienza
A un certo punto mi sento chiamare.
-“Mauro ho bisogno di aiuto.” – e aprendo la porta della cabina – “Mi allacci il vestito dietro il collo che non riesco?”
È di schiena, i capelli umidi che le scendono sulle spalle abbronzate, il vestito lungo fino al ginocchio, con la scollatura dietro che arriva fino all’inizio delle natiche, senza reggiseno e senza mutandine, visto che si vede l’inizio del solco.
L’uccello mi esplode all’istante negli shorts.
-“Scusami, ma lo metto talmente poco, che non riesco mai ad allacciarlo” – fa voltandosi, rivolgendo lo sguardo al bozzo e dandondomi un’occhiata talmente erotica da svenire.
“Certo signora, nessun problema.” – e avvicinandomi a lei le schiaccio la mia erezione contro il culo.
La sento sospirare, avanza di un passo ed io la seguo all’interno della cabina.
Chiudo la porta e, accecato dall’eccitazione, infilo le mani ai lati del vestito e le afferro le tette, sentendo sotto le dita i capezzoli duri come il marmo.
Comincio a solleticarle con la lingua il lobo dell’orecchio sussurrandole:”Mia bella Paola, devi smetterla di provocarmi. Mi fai impazzire e mi darai un sacco di guai”.
-“Che ti faccio impazzire mi fa piacere.” – fa piegando la testa all’indietro per farsi baciare sul collo – “Ma perché dovrei procurarti dei guai?”
-“Perché se…” – balbetto tra un bacio e l’altro – “tuo zio lo… viene a sapere… mi spedisce… in qualche isoletta sperduta”.
-“Nessuno ne saprà niente.” – dice voltandosi e sorridendomi – “Davanti agli altri ci comporteremo come sempre, amichevolmente ma distanti; quando siamo soli come ora…”
Non finisce la frase e s’incolla a me e mi bacia mettendomi la lingua tra le labbra.
Ci baciamo a lungo appassionatamente, poi lei si stacca.
-“Ora fammelo assaggiare un po’ questo bel cazzone duro, prima di scoparmi.” – dice inginocchiandosi abbassandomi i pantaloncini.
“Non chiedo di meglio” – le dico col cazzo che svetta in alto.
Lo afferra con la mano ed inizia a leccarne la punta scendendo lentamente giù, lungo l’asta lasciando una scia di saliva.
Paola ha, finalmente, rivelato la sua vera natura di femmina in calore e puttana.
-“Aspetta.” – le dico fermandola – Ho un’idea migliore”.
Mi abbasso un poco e appoggio l’uccello nel solco dei seni, lei li stringe avvolgendolo ed io comincio a scoparla tra le tettone.
Le sue tette morbide che mi avvolgono il cazzo come un guanto e la sua lingua che mi lecca la cappella mi fa impazzire.
-”Siediti lì.” – mi dice, alzandosi ed indicandomi una sedia che è nella cabina.
Obbedisco, mentre lei si sfila completamente il vestito, rimanendo nuda nella sua opulenta bellezza.
Mi viene davanti e allarga le cosce mettendosi a cavalcioni su di me; il mio cazzo si incastra tra le labbra della sua figa e lei comincia a muoversi avanti e indietro massaggiandomelo.
Inizio a baciarle il collo ed a scendere lentamente, mentre le mie mani indugiano sempre più avidamente sul suo seno; è veramente bello grosso, la mia mano non riesce a contenerlo tutto, ma anche incredibilmente sodo, pieno e morbido.
Scendo con le labbra e inizio a baciarle il seno, sempre più passionalmente, stringendo, tra le mie labbra avide, i capezzoli turgidi di desiderio.
La sua mano scende… la sento accarezzarmi il cazzo dolcemente, come a tastarne le dimensioni e la consistenza, poi prenderlo con decisione e stringerlo con voglia crescente.
“Ora!” – le dico alzando lo sguardo – “Altrimenti mi fai venire così.”
Lei pianta gli occhi, torbidi di piacere, nei miei, si solleva un poco, sento la punta accarezzata dalle sue labbra bagnate, flettendo le gambe comincia a scendere e lentamente inizia ad infilarselo dentro; geme e sento la sua fighetta bagnatissima stringersi intorno all’uccello!!!
Lentamente lo fa entrare fino in fondo alla sua figa bollente e quando è tutto dentro la sento trattenere il fiato.
La prendo per i fianchi e comincio a muoverla avanti ed indietro mentre il mio bacino si muove all’opposto, facendo scorrere prima lentamente e poi sempre più velocemente il mio membro dentro di lei.
Il suo sguardo si appanna, ha più voglia di quanto mi aspettassi; ora è completamente mia!!!
Geme, si contorce, si morde le labbra, le spalanca in urli senza voce.
Il mio cazzo è duro e forte dentro di lei, la sbatto sempre più forte e sento il suo culo sodo fare un rumore pieno e caldo contro le mie cosce.
Ad un tratto mi pianta le unghie sulle spalle, apre la bocca e comincia a godere.
-“Uuuhhh” – mugola
Gode silenziosamente per non farsi sentire fuori della cabina, ma intensamente.
Dalla sua figa comincia a colarmi sulle cosce, un liquido caldo, il cui profumo intenso raggiunge le mie narici.
Anch’io sono al limite, è da un po’ che andiamo avanti, e sentirla godere in quel modo, mi trascina verso l’orgasmo.
“Sto per venire…” – l’avverto stringendo i denti per trattenermi.
-“Vieni… Non trattenerti… Prendo la pillolaaa…” – dice con un filo di voce strozzato dai gemiti e dai brividi di piacere, mentre i suoi orgasmi si susseguono uno dietro l’altro.
“Benissimo.” – penso e afferro le sue tette , le stringo, così forte che le mie dita lasciano segni bianchi sulla sua pelle morbida e mi lascio andare.
-“Vengooo…” – sussurro sulle sue labbra e comincio a godere, con lei, in lei.
Tremando per il piacere, affondo il viso nel suo seno per soffocare il grido che mi sale in gola, mentre inizio a scaricarle fiotti di caldo sperma nella figa, allagandola.
Quando , finalmente, ci calmiamo, ci appoggiamo una all’altro sfiniti; sento le sue tettone premere contro il mio petto, mentre siamo ancora saldamente uniti.
“Grazie.” – mi sussurra, baciandomi dolcemente sulle labbra – “E’ stato bellissimo!!! Era da tanto…” – e s’interrompe.
Rimango sorpreso, mentre il mio IO raggiunge vette altissime.
“Anche per me è stato bellissimo.” – dico banalmente – “Lo sapevo che eri una femmina con la F maiuscola.” – ed è vero, non avrei mai creduto che potesse essere così calda e che fosse così incredibilmente piacevole scoparsela in quella piccola cabina.
Lentamente si solleva e mette una mano tra le gambe a trattenere quello che ha dentro.
“Dovrei lavarmi,” – dice sorridendomi – “ma non ora, lo farò più tardi. Voglio tenermelo ancora un po’ dentro.” – e s’infila lo slip del costume.

Da quel giorno diventammo inseparabili, ogni occasione, ogni luogo era buono per scambiarci effusioni di nascosto e per fare l’amore.
Sì, fare l’amore perché lentamente stavamo innamorandoci, anche se ufficialmente facevamo vedere che eravamo solo buoni amici.
Per gli zii, io ero, ormai, diventato l’accompagnatore ufficiale della loro nipotina ed anche il responsabile.
Se lo zio avesse anche lontanamente sospettato quello che facevamo assieme, il minimo che poteva capitarmi era di essere trasferito nel luogo più sperduto della penisola, isole comprese.
Ma il rischio valeva la pena di essere corso.
Paola si dimostrò un’amante eccezionale, sempre calda, e disponibile ad ogni esperienza e diventavamo sempre più uniti.
Poi come tutte le cose belle anche quella doveva finire; il periodo di vacanze di Paola terminò e lei doveva ripartire per la propria città e tornare alla sua famiglia.
La sera prima della sua partenza eravamo invitati alla villa di K. e A. per una festa.

Ci stiamo divertendo e Paola ha bevuto un po’, il che ha contribuito a “scioglierla” ed a lasciarsi andare
All’una di notte, siamo nel parco, soli, al chiarore della luna piena e ci baciamo appassionatamente.
Le mie mani accarezzano la pelle delle cosce sotto il vestito estivo dove, com’è solita fare ultimamente quando usciamo assieme, non indossa mutandine.
È letteralmente bagnata e si sta sempre più lasciando andare, quando ad un tratto sento un rumore.
Temendo di essere stati scoperti, alzo lo sguardo col cuore in gola.
Non è nessuno degli invitati ne’ il padrone di casa, quello che si sta avvicinando a noi è il cane della villa, uno splendido alano grigio cenere.
Paola non si è accorta di nulla, ma io sono un po’ teso; è vero che ci conosce, ma non si sa mai…
Il cane si avvicina a noi, io resto immobile, cercando di capire le sue intenzioni, mentre Paola continua a baciarmi il collo strusciando il suo corpo sul mio.
Le mie mani sono ferme sul sedere di Paola, che avevo precedentemente scoperto avendole alzato il vestito alla vita, ed il cane inizia ad annusarle le gambe, poi le cosce,
attratto dall’odore di femmina in calore e dal miele che ne bagna l’interno.
Paola ha un sussulto, ma io la tengo ferma.
-”Sssttt, buona,” – le sussurro nell’orecchio, mentre la tensione in me lascia spazio ad un’eccitazione crescente – “non farlo innervosire”.
L’alano comincia a leccarla, prima sulle cosce, poi sempre più in profondità; sento Paola rilassarsi tra le mie braccia e cominciare a gemere ed ansimare, evidentemente quella lingua ruvida le sta cominciando a piacere molto.
È letteralmente stravolta, posso ben immaginare quali sensazioni le possa provocare quella lingua rasposa che gioca con la sua figa eccitata.
La scena è di un erotismo unico: la bella e la bestia!!!
Poi un rumore, il cane scatta via a vedere chi è e noi ci riassettiamo velocemente e scompariamo nell’ombra della casa.
Ora, però, Paola è eccitata al parossismo.
-”Dai scopami,” – mi dice avvinghiandosi al mio corpo con le gambe – “non ce la faccio più. Dai scopami qui, sull’erba.”
-“Ho un’idea migliore” – le dico, prendendola per mano e portandola con me.
Conosco molto bene la villa dei miei amici e so che sul retro esiste una stanza, una specie di dependance, che loro usano un po’ come ripostiglio, ma dentro c’è un letto e anche il bagno.
Provo la maniglia e la porta si apre alla mia spinta.
Che fortuna!
Non faccio in tempo ad accendere la luce, che lei entra dentro, si solleva il vestito attorno alla vita, si china appoggiando le mani al letto.
-”Dai vieni. Prendimi.” – mi dice – “Sto impazzendo dalla voglia. Scopami così, in piedi, come una cagna”.
Non perdo tempo, mi apro i pantaloni e ne estraggo il membro, duro come un bastone, lo appoggio alle sue labbra bagnate e con un solo, lungo affondo la penetro fino a far aderire il mio pube alle sue chiappe burrose.
-“Aarrgghh… sììì… finalmente…” – geme.
La sua figa è un lago bollente, afferro le sue “maniglie dell’amore” e comincio a sbatterla con foga; gli schiocchi che i nostri corpi fanno scontrandosi, nel silenzio risuonano come schiaffi.
Bastano pochi colpi e la sento che comincia a tremare, si irrigidisce e parte nell’orgasmo, mentre dalla sua bocca escono suoni inarticolati.
-“Aaaggg…”Uuuhhh,,,Sì… Sììì…”
Non so quante volte viene, una dopo l’altra, ma sono molte.
Anch’io sono al culmine, sento la sborra ribollire nei coglioni e mi preparo a riempirla.
Ma lei si lascia cadere in avanti, sul letto, sfilandosi da me; gira la testa con uno sguardo appannato dal piacere.
-”Stasera è la nostra ultima sera per chissà quanto tempo,” – mi dice – “voglio farti un regalo. So che lo vuoi, allora prendilo, prendimi di dietro… ma fallo subito prima che ci ripensi.” – e si gira alzando il culo verso l’alto.
Cazzo, mi sta offrendo il culo!!!
Quel culo che adoro, grosso, rotondo e soffice come una pagnotta; quel culo che da tempo è l’oggetto delle mie fantasie erotiche, ma che non ho mai osato chiederle!!!
Non aspetto che ci ripensi, impazzito d’eccitazione mi tuffo, affondando il viso tra quelle soffici colline di carne.
Le separo con le mani e comincio a leccare, lunghe leccate dalla figa madida di umori al roseo forellino.
E’ stretto ma elastico, basta la pressione della mia lingua perché si dilati, spingo la punta dentro e sento che si contrae, la muovo un po’ e il muscolo reagisce allargandosi e contraendosi.
Quando penso di averla fatta rilassare a sufficienza mi rimetto dietro di lei, mi bagno l’uccello di saliva e appoggio la punta all’entrata.
-“Fai piano,” – mi dice girando la testa – “è la prima volta.”
-“Anche per me.” – penso.
A parte l’esperienza con Domino, non ho mai fatto sesso anale con una donna.
-“Stai tranquilla.” – le dico per rassicurare sia lei che me – “Adesso rilassati, prendi un bel respiro e spingi.”
Inizio a spingere dolcemente, quando sento il suo sfintere aprirsi leggermente continuo a spingere delicatamente.
Il roseo anello di carne si allarga lentamente, opponendosi il meno possibile alla penetrazione, è decisamente stretta ma lentamente la cappella si fa strada.
Sento Paola che respira profondamente e rapidamente.
Finalmente la punta del cazzo passa l’anello di muscoli; mi blocco immediatamente per darle il tempo di riprendere fiato ed abituarsi.
-“Mi sembra di avere un tronco dentro.” – geme
-“Soprattutto, ora, non stringere il culetto, bambina. Resta rilassata più che puoi.”
Lei reagisce nel modo migliore ed inarca la schiena rinculando leggermente; senza rendersene conto si sta affondando il cazzo nel culo da sola.
Superata la resistenza iniziale sento il muscolo che comincia a pulsare risucchiandomi sempre più a fondo in quel capace culo; l’aiuto spingendo un po’ ed in men che non si dica sono completamente dentro di lei
-“Oh Dio!” – geme – ” Non credo di farcela, solo la punta mi sfonda, non riuscirò mai a prenderlo tutto.” – dice.
Non si è nemmeno accorta che sono completamente dentro di lei e che più di così non ce n’è.
-“Guarda che ormai è fatta.” – le dico.
Lei si volta di scatto.
-“Come?” – esclama sorpresa.
Allunga una mano dietro e mi sfiora il basso ventre e sente che di cazzo ne resta fuori giusto un mezzo centimetro.
Tira due rapidi respiri; prima che possa dire qualcosa mi ritiro leggermente.
Lei spalanca la bocca in lungo sospiro.
Mi ritiro quasi del tutto poi inverto il movimento.
-“Hhhaaa” – le sfugge un grido smorzato, ma non protesta.
Inizio a muovermi in modo lento e costante affinché il suo sfintere si abitui alla mia presenza.
Dopo una decina di affondi sento che si sta veramente allargando ed aumento il ritmo.
Sento che lei allunga una mano dietro e comincia ad accarezzarsi la fighetta.
Mi muovo più veloce ed inizio a sbatterla nel vero senso della parola mentre lei comincia apertamente a mugolare di piacere.
La tengo per i fianchi e la stantuffo con tutte le mie forze, sbattendole il cazzo nel culo quasi con rabbia.
-“Sì… dai… sì… ancora… dai… sì…” – inizia a dire ad ogni mio affondo.
-“Ti piace ora, vero?” – le chiedo.
-“Si… mi…piace… è strano… così… così mi piace… mi fa godere…”
Ormai abbiamo preso il ritmo, entro ed esco dal suo culo come un pistone mentre lei viene incontro ai miei colpi.
So che in questo modo resisterò poco, ma non mi interessa, voglio riempire questo bel culone di sborra.
Mi chino su di lei e le afferro le tettone.
-“Tra poco ti sborro in culo.” – le mugolo in un orecchio.
-“Siiii! Sborrami dentro.” – risponde lei quasi in un urlo.
Le stringo le tette con forza e la inculo a tutto spiano.
Sento le palle contrarsi, il cazzo sembra che mi scoppi, sento la cappella ingrossarsi.
-“Vengoooo!” – urlo e sborro in quel buchetto stretto allagandole l’intestino.
-“Sìììì… anch’ioooo…” – e viene con me.
Cadiamo tutti e due sul letto, incapaci di reggerci sulle braccia, profondamente incastrati.
Lentamente mi sfilo dal suo sedere, il cazzo ancora semiduro e gocciolante e ci stendiamo affiancati sul letto.

Il giorno dopo lei partì.
Per diversi mesi ci tenemmo in contatto sia telefonico che per lettera.
Una volta presi anche un aereo e la raggiunsi nella sua città, ma potemmo fare ben poco, vista la continua presenza di suo fratello.
Poi un giorno, telefonicamente, mi disse di aver conosciuto un ragazzo, compagno di università, con il quale stava molto bene ed erano molto affiatati.
Dopo qualche tempo mi arrivò una lunga lettera, dove Paola mi diceva quanto era stata bene con me e di come era stata felice di aver fatto tutte quelle esperienze insieme, ma ora aveva trovato Giorgio e si era innamorata di lui e pensava che avrebbero fatto una bella vita insieme.
Circa un anno dopo seppi che si erano sposati.

Questo è l’ultimo racconto basato su fatti realmente accaduti nella mia vita, un lungo percorso a ritroso nel tempo.
Ora potrei continuare a scrivere di fantasia, come Cristina, la mia compagna e correttrice di bozze, mi incita a fare, ma avrei bisogno dell’incoraggiamento anche di voi lettori.
Fatemi sapere se i miei scritti vi sono piaciuti e se posso continuare.
Aspetto le vostre opinioni.

I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com

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