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Racconti Gaysenza censura

Cronaca

By 25 Settembre 2025No Comments

Quando scendo dall’auto tutto ciò che mi rimane è un numero di telefono e un piacevole retrogusto dolciastro in bocca. Mi crogiolo nell’assaporare il suo gusto … il suo schizzo nella mia bocca è un ricordo di estremo piacere. La consapevolezza di essere stato bravo a dare il piacere di aver fatto raggiungere un orgasmo completo e soddisfacente.

Ma la vita continua e torno sui banchi dell’università.
Il mio sguardo si perde tra le cosce dei professori, controllo con attenzione il loro pacco come si muove ma penso a lui.
Penso a quell’uomo che mi ha riportato a casa qualche giorno prima e che non mi ha più scritto. Mi sarei aspettato un messaggio quantomeno, un ringraziamento per la dedizione e l’impegno che avevo dimostrato.
Ma avrei dovuto capirlo, non è il tipo di uomo che si perde in smancerie o delicatezza. Prende quello che vuole e di cui ha voglia.
Dopotutto non era stato facile soddisfare le sue richieste, ho ancora la gola irritata.

Eppure penso a lui. Ritorna in mente il suo gusto, il gusto del suo cazzo che mi raschia la gola.

È passata una settimana e ancora non mi ha scritto. Allora decido di scrivergli io.

Mi risponde dopo ore e non si sofferma su inutili convenevoli. Mi dice di raggiungerlo a casa sua domenica mattina, conclude con un “ciao” e poi sparisce.
La domenica mattina arriva presto. Mi preparo e mi faccio bello. Mi presento davanti alla porta di casa sua e aspetto che mi apra. Quando finalmente mi fa entrare mi accorgo con sorpresa che è più alto di quanto mi aspettassi. Non ci avevo fatto caso quando eravamo dentro la sua utilitaria.
Mi chiede subito di spogliarmi. Io eseguo, un po’ imbarazzato a dire il vero.
Nel mentre lui mi fa domande su com’è andata la settimana, si sfila i pantaloni e si mette a sedere a cosce aperte sul divano.
Non credo che sia interessato alla mia risposta, è interessato che io mi inginocchi in mezzo alle sue gambe a succhiargli il cazzo… e mi ordina di farlo.
Io eseguo. Mi trovo davanti il suo cazzo quasi in piena erezione in attesa spasmodica della bocca che lo riscalderà nascosto ancora dal bianco slip.
Il pavimento è freddo e scomodo per le mie ginocchia.
Ma a lui non interessa.
Forse neanche a me oramai.
Il mio sguardo è fisso sul rigonfiamento dei suoi slip e le mie mani sulle sue cosce nude.
Mi guarda e mi dà il consenso.
Io affondo il viso in quel rigonfiamento morbido che bramavo da settimane.
Ci strofino contro la faccia e il contatto causa interessanti movimenti sotto il tessuto. Lecco il tessuto fino a farlo diventare trasparente lo riempio di saliva mentre la cappella lì sotto si ingrossa e tende la stoffa.
Il momento che bramava è arrivato lo tiro fuori e il cazzo cade pesantemente sulle mie labbra.
La cappella è umida della mia saliva e della sua eccitazione.
La accolgo nella mia bocca e la sento ingrossarsi fino ad arrivare al massimo del suo vigore.
È grossa fin troppo, ma la mia bocca è esperta. La lavoro con dedizione e passione, giro intorno la lingua ad accarezzarla tutta
Lui è lì, senza fare nulla, a godersi quel pompino. Al massimo una mano sulla nuca che mi guidi nei movimenti e nulla più.
Alludendo alla nostra differenza di età mi dice “bravo bimbo, succhia il ciuccio”.
Io lo spolperei. Quella cappella mi ingolosisce, ci gioco, la lecco, la mordicchio, la ciuccio. Ogni tanto vado a fare visita alle palle. Enormi e sode, le prendo entrambe in bocca. Lui sembra apprezzare enormemente.
Ritorno alla cappella. Lui mi afferra la testa, mi guarda negli occhi e controlla il movimento verso la base del suo cazzo. Sento la sua cappella scivolarmi in gola. Non è semplice, si fa spazio con la forza.
Il lavoro è quasi completo, manca un solo centimetro, ma la mia gola urla già pietà.
Lui analizza il mio sguardo sofferente ma colmo di piacere e capisce che c’è ancora spazio.
Affonda nella mia gola e mi tiene ben serrato a sé. I miei occhi lacrimano e i conati mi causano spasmi.
Allenta la presa per un secondo, ma non mi dà neanche il tempo di riprendere fiato che già lo affonda di nuovo in gola. E poi ancora e ancora e ancora.
Mi scopa la gola come se fosse burro e le sue palle giganti sbattono ripetutamente contro la mia faccia.
Vorrei chiedergli di smettere, ma ne sono totalmente dipendente. E lui questo lo sa.

Continua a scoparmi la gola per un tempo infinito, donandomi di tanto in tanto un paio di secondi per riprendere fiato.
E proprio mentre prendevo fiato lui si alza e viene dietro di me. Mi sfila brutalmente i jeans mettendo in mostra il mio culo bianco. Non lo sfila nemmeno, li lascia con i calzini a metà gamba tanta esce é la sua urgenza nello scoparmi.
Solo uno sputo sul mio buchetto ed un piccolo massaggio poi appoggia la cappella facendo pressione.
Il cazzo é ancora umido del pompino che gli ho fatto e lo sento dilatare il mio sfintere mentre cerca di entrare.
Vorrei dirgli che è troppo grande e che non sarebbe entrato, ma sono a corto di fiato e lui ne approfitta.
Affonda dentro di me allargando il mio giovane buchetto in maniera innaturale.
Vorrei chiedergli di uscire, ma lui sembra fin troppo a suo agio lì dentro. Il suo scroto caldo si appoggia ai miei glutei. Poi un colpo di bacino e le sue palle fanno un suono sordo contro le mie chiappe. A me piace quel suono e lui anche. Affonda ancora una volta e attende una mia reazione. Io sono piegato dal dolore ma non posso smettere. Gli imploro ancora un colpo, ma lui è magnanimo e affonda altre 15 o 20 volte
mentre le mie ginocchia urlano dal dolore.
D’un tratto lo tira fuori e io capisco cosa vuole. Lo riprendo in bocca, questa volta solo la cappella. Lui si sega e geme.
Uno schizzo colpisce il mio palato, poi un secondo e al terzo mi ritrovo la bocca piena del suo sperma. Un retrogusto dolce, salato, forse un po’ aspro che mi rimanda a quell’incontro avvenuto poche settimane prima.
Il mio compito può dirsi terminato quando di quel liquido non è rimasta neanche più una goccia e quel meraviglioso cazzo, ormai a riposo, non è tirato a lucido.
Mi ha promesso che la prossima volta mi farcirà il culo. Con la sua sborra.

🤪🤪

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