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Racconti Erotici Etero

Bimba e Sogno – La piscina

By 29 Ottobre 2025No Comments

Bimba e Sogno sono due amanti clandestini maturi che si sono trovati su un sito di incontri.
Poi si sono conosciuti e si sono piaciuti per come fanno l’amore insieme.
La loro condizione non gli consente di condividerlo quanto vorrebbero ed è un peccato perché vivono una complicità meravigliosa.
I racconti che seguono sono stati scritti da lui per lei nelle pause di attesa.
E in gran parte vissuti sulla pelle.
(Ci sono anche Pozzetta e Uilli: la prima è la trasposizione del famoso vasetto del miele in cui un Winnie Pooh ingordo tuffa la zampa, il secondo è l’emulo del miglior amico dell’uomo di un bellissimo fumetto di Gray Jolliffe)

P.s.: per contatti Maxvonpius@gmail.com

—————————————

Alla fine hai deciso di poterti permettere anche il tuo sogno: la piscina interrata.
Gli altri lavori sono praticamente finiti e il consuntivo ha evidenziato un inatteso risparmio sulla cifra che avevi messo in conto.

La ditta che avevi interpellato per il preventivo della piscina sembrerebbe aver chiuso però, chissà per quale coincidenza, stamattina hai trovato nella posta il volantino di un artigiano che fa un sacco di lavori sia in casa che all’esterno. Stavi per buttarlo, come tutta la pubblicità che intasa sempre la cassetta, quando l’occhio ti è caduto su “costruisco, modifico e arredo piscine”.

Decidi di sentire che impressione ti fa e componi il numero sul cellulare.
Ti risponde una squillante voce maschile : “Qualsiasi lavoro vi serva io sono qui.”
Resti un attimo interdetta … poi una voce più profonda continua: “Buongiorno, in cosa posso esserle utile ?”.

Ti riscuoti e ti senti dire: “Buongiorno, ho qui il suo volantino. Vorrei sapere se è possibile interrare la piscina che già possiedo o devo comprarne una di un altro tipo.”
“Se desidera posso fare un salto a vederla. Da dove chiama ?”
“Da Vicenza, zona Anconetta.”
“È proprio una donna fortunata, sto finendo un lavoro a Caldogno, se le va bene posso essere da lei fra un’oretta.”

Gli dai l’indirizzo chiedendoti se tu non stia facendo un errore, tutto sommato potrebbe essere chiunque. Però l’approccio e la voce ti sono piaciute.
Alle due e mezza suona il campanello: “sono venuto per la piscina.”
Apri il cancello carraio ed entra in giardino un enorme pick-up con ai lati del cassone un adesivo sgargiante che annuncia ‘Daddy can fix it’ e più sotto ‘Realizzo il vostro Sogno’.

Ne scende un uomo di mezza età, vivace, capelli a spazzola e corta barba bianca, sorridente.
“Buonasera, ci siamo sentiti al cellulare, dov’è l’imputato ?”
“Come scusi …”
“Intendevo la piscina da interrare.”
“Ah, venga, è in fondo al giardino.”

Mi precedi attraverso il giardino.
Ti seguo, l’attenzione non rivolta alla ricerca della piscina ma calamitata dalla bella donna che mi ancheggia davanti.
Sono rimasto ammaliato appena ti ho vista scendendo dal pick-up. Alta circa 1.70, i capelli cortissimi, lo sguardo indagatore, le forme morbide come piace a me.

“Ecco la piscina.”
È il classico modello leggero in plastica blu e bianca e struttura di tubi che si può comprare in qualsiasi centro per il bricolage.
“Mi spiace ma questo tipo di piscina non è stato pensato per essere interrato. La struttura durerebbe poco sotto terra e se i tubi cedono si deforma e non è più utilizzabile. Inoltre i servizi, pompa, filtro, tubazioni sono fatti per stare all’esterno.”

Hai un’espressione sconfortata.
“Mi spiace deluderla. Purtroppo questa è una delle piscine che si definiscono ‘usa e getta’. Durano finché resiste la struttura o non si usura la vasca.” “Sono meglio i modelli con le pareti rigide; costano un pò di più ma compensano con la maggior durata. E si possono arredare anche senza interrarle: così si risparmia.”

“Arredare … ?”
“Sì, io dico arredare. Se vuole le mostro alcuni modelli e anche qualche ambientazione che ho fatto di recente. Però ho il tablet scarico, se posso attaccarlo a una presa …”
“Ma certo venga dentro. Vuole qualcosa da bere ?”

“Grazie volentieri. Posso lasciare qui l’auto ? Non da fastidio ?”
“L’auto ? Non avevo mai visto un pick-up così grande. Non si preoccupi. Sono sola a casa e fino a stasera non dà fastidio a nessuno.”
Mi fai strada verso la porta che dal giardino entra in casa.
“In realtà è il mio mezzo di lavoro e di svago; durante la settimana gli attrezzi e nel weekend le moto.”

Mi hai fatto entrare in una cucina spaziosa e arredata con gusto.
“Così ha la passione delle moto ?”
“Delle moto, delle auto piccole e veloci e delle belle donne: non necessariamente in quest’ordine.”
Non dico che tu sia arrossita, ma un pò hai cambiato colore ed espressione. Al di là della tua immagine disinvolta e dei capelli corti da maschiaccio dev’esserci un fondo di timidezza.

“Si sieda. Cosa vuole da bere ? Qui c’è la presa per il tablet.”
“Che scemo, non l’ho preso dal pick-up, chissà dove ho la testa.”
“Forse eri distratto” mi dici con sguardo malizioso.
E per fortuna che eri timida …
In un minuto vado al pick-up e torno.
Sono elettrizzato.

Rientro e mi dirigo alla presa che mi hai indicato.
“Birra, acqua o coca cola ? O vorrebbe una bella spremuta ?”
Mi giro e ti guardo: hai la stessa espressione di un minuto fa.
Non riesco a capire a che gioco stai giocando.
“La spremuta, grazie.”

La spina è entrata nella presa. (!)
Mi siedo al tavolo e accendo il tablet mentre tu stai tagliando le arance.
Armeggi un po’ con lo spremiagrumi, poi ti avvicini dietro di me e posi un bicchiere di spremuta sul tavolo.
“Grazie.”

“Il succo vale la spremuta” rispondi.
Giro la testa per vedere la tua espressione.
Di nuovo lo stesso sguardo malizioso.
Di nuovo non capisco il tuo gioco anche se ho la netta sensazione di essere un passo indietro.

Guardi lo schermo appoggiandoti alla spalliera della sedia; il tuo profumo mi penetra nelle narici.
Scosto la sedia a fianco perché tu ti sieda per guardare insieme il tablet.
“Questi sono vari modelli di piscine rigide … ecco questa rettangolare, questa ottagonale.”

Niente scollatura, niente cosce scoperte; anzi pantaloni larghi con cui probabilmente vai in ufficio: eppure emani una forte suggestione di sesso.

“Queste sono ambientazioni che ho costruito su misura e su richiesta.”
Sposto il tablet verso di te perché tu veda meglio, ma così non vedo io più niente; allora mi alzo e stavolta mi appoggio io alla spalliera della tua sedia.
Mi piego sopra la tua spalla per indicarti la foto di una piscina.
“Questa l’ho finita da poco. Vede, ho costruito tutto intorno un deck, in parte sfruttando una leggera pendenza del terreno.”

Nell’indicarti un particolare sullo schermo mi sono avvicinato sfiorandoti.
Alzi il viso e mi guardi negli occhi. I tuoi sorridono e brillano.
“Quante spremute dovrò farti prima che ti decida a darmi del tu ?”
Ti fisso a lungo negli occhi e capisco all’improvviso che non di un solo passo ero indietro.

Ti prendo il viso tra le mani e poso sulla tua bocca un bacio leggero.
Ti lasci andare e apri le labbra.
Il mondo intorno sparisce, ci sono solo labbra fuse e lingue che si rincorrono con passione.
Dopo un tempo indefinibile le bocche si staccano, riapri gli occhi e mi guardi sorridendo.
“Era da tanto che non vivevo un bacio simile”.
Ti guardo inebetito. Mi sono perso il passaggio tra le mostro la piscina e la complicità totale che c’è adesso.

Mi riscuoto.
Sono ancora in piedi dietro alla tua sedia.
Ti guardo negli occhi mentre le mie mani si fanno strada verso le tue tette.
Sospiri leggermente.
Ti accarezzo per un pò sopra la stoffa, poi le dita cercano i bottoncini della camicetta, in un attimo ne apro uno, due, tre, tutti fino alla vita.

Dalla mia posizione posso contemplare le curve morbide della tua carne pallida trattenuta dal reggiseno di delicato pizzo nero.
Ti faccio scendere la camicetta dalle spalle, poi le bretelline del reggiseno.
Le tue tette adesso sono libere e stanno su perfettamente.
Passo le dita sulla pelle scoperta.
“Fammi sentire le tue mani” mi sussurri.
Affondo le mani nel reggiseno e ti stringo le tette vellutate.

Pieghi indietro la testa.
La bocca si avventa sul collo indifeso leccando e succhiando.
Prendo i capezzoli tra le dita e li arrotolo piano.
Chiudi gli occhi e sospiri, il tuo petto si alza e si abbassa in accordo con il mio massaggio.

Appoggio di nuovo le mie labbra sulle tue, voglio sentire i tuoi ansiti nella mia bocca mentre ti tocco.
Tiro giù il reggiseno scoprendo del tutto le tette, inarchi la schiena spingendole contro le mie mani, riprendo a torturarti i capezzoli.

Mi stacco dalle tue labbra, passo la lingua sul mento, giù per il collo fino all’incavo con la spalla.
Mi prendi la testa con le mani e porti la mia bocca su un capezzolo, lo prendo tra le labbra e comincio a succhiarlo.
Gemi e ti muovi sulla sedia, sposti la mia bocca da un capezzolo all’altro.

Appoggio le mani libere sulla pancia nuda e comincio a farle scivolare più in basso.
Faccio uscire il bottone dall’asola, apro la cerniera e infilo una mano nei pantaloni.
Le cosce sono calde, appoggio la mano sulle mutandine già umide.
Ti massaggio la pozzetta attraverso la stoffa, le labbra risaltano gonfie e separate.

“Alzati” Ti sussurro in un orecchio.
Ti alzi e ti appoggi con i gomiti sul tavolo.
Infilo le mani nelle mutandine e le porto sui fianchi.
Faccio scendere le mani abbassando pantaloni e mutandine insieme.
Mi siedo dietro di te.

Contemplo il tuo splendido sedere, quello stesso che ammiravo in giardino poco fa, offerto nudo ai miei sguardi.
Poso la bocca a metà della tua schiena e faccio scorrere la lingua fino a giungere alla fessura fra le natiche.
Le separo con le mani, la lingua scivola sul buchetto e poi passa a stimolare i muscoli del perineo.

Sospiri ed agiti il sedere.
Sono deliziato da quello che vedo.
Le labbra della pozzetta, turgide, si schiudono mostrando la carne rosea e invitante all’interno.
Secrezioni lattiginose colano lentamente dall’antro del piacere.
Protendo la lingua per raccogliere quel miele filante.
“Questa è la piscina che preferisco”

Arretri sui gomiti sbattendomi letteralmente la pozzetta in faccia.
È il tuo modo per dirmi smetti di parlare e fai quello che devi.
La pozzetta è un lago di umori.
Affondo la lingua dentro di te e la roteo cercando di trovare i punti dove mi senti di più.

Ansimi e mugoli.
Sembra che tu apprezzi la mia azione.
“Faammi … sentiiire … le tue … maniii” sussurri.
Stacco la bocca e prendo a massaggiarti la pozzetta con le dita, le faccio scorrere sulle labbra, titillo il bottoncino.
Infilo due dita per mano e lentamente la apro tutta.
Guardo estasiato la tua carne rosea.
Le pareti grondano latte e miele.

Appoggio le labbra sul bottoncino sporgente e lo succhio con forza.
Sussulti e le pareti della pozzetta si stringono di colpo.
Non mollo la presa, faccio scivolare le dita più a fondo e la allargo ancora.
Non riesci più a reggerti sui gomiti e crolli sul tavolo, le tette schiacciate sotto di te.

Alterno leccate e succhiate al bottoncino, le dita affondano e si ritraggono.
Ansimi pesantemente, stai godendo come una matta e sei vicina all’orgasmo.
Affondo ancora di più la bocca nella pozzetta tenuta spalancata dalle dita, prendo il bottoncino tra le labbra, lo mordo gentilmente.

Si scatena il tuo orgasmo.
Prendi a tremare con tutto il corpo.
Le tue cosce si stringono sulla mia testa, a trattenermi affondato come sono dentro di te.
Il tuo miele sgorga copioso per finire direttamente sulla mia lingua che ancora si agita nella pozzetta tenuta aperta dalle mie dita.

Continui a tremare per un tempo indefinibile, poi il tuo corpo si rilassa e dalla bocca ti esce un lungo sospiro.
Mi scosto da te e ti guardo così come sei, abbandonata seminuda sul tavolo.
Dopo un pò ti giri lentamente, ti tiri su a sedere, mi guardi e ti metti a ridere.
Devo essere uno spettacolo con la faccia impiastricciata dei tuoi umori.

Ti alzi e mi vieni vicino.
Mi guardi negli occhi.
Tiri fuori la lingua e mi lecchi il naso, i baffi e le labbra gustando il tuo orgasmo.
Poi è la volta di un lungo bacio profondo.

“Mi hai fatto perdere il senso del tempo. Che ore sono ?”
“Quasi le cinque”
Di colpo ti riscuoti e prendi a rivestirti con foga mentre con una mano mi allontani.
“Sbrigati, devi andare via”
“E la piscina ?”
Ti fermi e mi fissi negli occhi, sorridi maliziosamente.
“Mi pare che tu ne abbia avuta abbastanza per oggi”

Riprendi a spingermi verso la porta che da sul giardino.
“Il tablet !”
Ti giri, lo prendi dal tavolo e me lo passi, mi spingi verso la porta.
Prima di uscire mi giro e ti bacio.
“A presto Bimba”
“Ciao Sogno”
Avvio il pick-up ed esco dal cancello.

Chissà quando potrò rivederti …

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