Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Per Luca

By 24 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

La città era piena di persone infagottate nei loro abiti invernali e per le strade  si poteva tagliare quel tipo di eccitazione tutta infantile per  l’arrivo del periodo più bello dell’ anno. Si respirava un’aria fatta di profumi : caldarroste , cioccolata e torrone sprigionavano per il centro tutta la loro fragranza.

Anna si sentiva un po’ come i topolini del pifferaio magico e a malapena si tratteneva dall’entrare in tutte quelle pasticcerie che la seducevano con i loro odori e i loro colori. Era uscita dal lavoro puntuale e felice di tornarsene finalmente a casa dove la aspettava Luca, suo marito. Ancora non gli aveva comprato un regalo e questo per lei era un pensiero, perché lei adorava il Natale, fare sorprese , lo scintillio dei pacchetti sotto l’albero e l’espressione di suo marito che non sapeva mai quale strano oggetto avrebbe ricevuto da lei.

Luca era più prevedibile su quest’ argomento, per il loro anniversario, ad esempio, le aveva regalato un cellulare, regalo azzeccato, visto il considerevole numero di amici che lei aveva, ma  Luca, glielo aveva regalato per averla sempre a portata di voce, per sapere dove era e cosa faceva. Non che fosse geloso, ma non voleva avere la minima possibilità di esserlo. Lui era quello che generalmente si definisce un bravo ragazzo: lavorava in banca, aveva un buono stipendio ed era innamorato di lei. Era innamorato con tutto se stesso, mente e corpo non erano divisi , al contrario erano un tutt’uno , un unico concetto.  Non poteva starle accanto senza sfiorarla, toccarla annusare il suo profumo. Mentre Anna aspettava l’autobus per tornare a casa tirò fuori dalla borsa il cellulare e pensando a chi le aveva fatto quel regalo, mandò uno dei suoi sms di Natale.

Anna, inusualmente in ritardo,aprì la porta del loro appartamento

“ Ciao, sono tornata” disse, mentre metteva a posto il piumino e la borsa sulla consolle.

“ Sono qui, in sala “ rispose Luca

Era già indaffarato, aveva tirato fuori i grossi scatoloni natalizi e stava aggrovigliandosi nei fili delle luci intermittenti.

“ Ma cosa fai? Non mi potevi aspettare?”disse lei

“ Se ti avessi aspettato, non avremmo fatto in tempo a finire oggi” le rispose.

“ Sei il solito esagerato” gli disse lei sorridendo e dandogli un bacio.

Lui la tenne stretta per la vita, cercando di prolungare il piacere della lingua dentro la sua bocca , ma Anna mise una mano sul petto di lui per spostarsi .

“ Com’è andata a lavoro?”le chiese.

“ Bene … solite gatte da pelare”rispose lei.

“ Per questo sei in ritardo?”

“ No, non per il lavoro. Non sai il traffico che c’è in centro. Gli autobus sono tutti bloccati. Mi dovrò decidere a prendere un motorino come il tuo, ma ho troppo freddo “ le rispose lei stringendosi le braccia intorno al petto.

“ Se ti avvicini un po’, ti riscaldo bene io …” avvicinandosi ancora una volta, Luca la strinse forte con una mano sul culo per attaccarla bene al suo bacino, teso verso quello di lei. Anna scostò il volto e lui sprofondò’ nei lunghi capelli per cercare il collo, per mangiarlo come se quello fosse l’unico pasto della giornata. Anna sentiva il calore di suo marito, il cazzo duro che le batteva contro il ventre e sapeva che lui non avrebbe sentito ragioni ma  cercò comunque  di allentare la presa.

“ Dai, abbiamo tempo per questo, adesso facciamo l’albero”.

“ Abbiamo tempo anche per l’albero direi”

“ Per favore …” gli disse

Luca si scostò e la fissò ,mentre lei cercava di divincolarsi e distoglieva lo sguardo.

“ Mi devi dire qualcosa? Hai visto qualcuno dopo il lavoro?”

“  Ma non dire scemate. Ti ho già risposto prima ,ho fatto tardi per il traffico, punto” gli rispose scocciata.

“ Perché non mi baci allora. Perché non vuoi scopare? ”.

“ Quando sei volgare mi fai passare qualunque voglia. Voglio finire l’albero … non la fare tanto lunga!”.

Luca si chiuse in un silenzio di tomba e non le parlò più per tutta la sera. Era fatto così, quando si ritrovava col cazzo duro e era respinto si incazzava moltissimo e come un bambino si metteva in silenzio. Non era abituato, su quest’ argomento, ad attendere e così diventava silenzioso, cupo, come un lupo durante la caccia.

La camera da letto era piccola, ma curata. Tutto nei toni caldi del rosso cupo e dell’arancio, dalle coperte  al quadro appeso alla parete  dietro al letto. Lo aveva fatto lei, dipingere era il suo hobby. Il quadro rappresentava in modo astratto due corpi che si amavano. Erano i loro. Luca era succube del  fascino di quei corpi perchè gli ricordavano quello di sua moglie. Soprattutto era succube di quel suo modo aristocratico e distaccato che lo faceva sentire inferiore,tanto che, spesso, quando era solo a casa, si masturbava nel letto davanti a quel quadro, quasi per farle un dispetto.

Quella sera sotto le coperte Anna senza parlare si avvicinò a lui. Le mani, per prime, cominciarono a cercarlo. Si avvicinò con tutto il calore del suo corpo. Le gambe si accavallavano a quelle di lui, le dita scivolavano dolcemente sulla pelle del collo, giù verso il petto. Con mano leggera toccava i piccoli capezzoli. Anna si mise l’indice in bocca, succhiandolo e giocando con la sua lingua, sfiorando delicatamente le labbra inumidite. La mano bagnata scese dolcemente sul suo ventre, fino ad arrivare al cazzo, turgido e corposo con la cappella bagnata e liscia con la seta. Anna, in quel momento, aveva solo una gran voglia di prendere a piccoli colpi di lingua quella cappella succosa e così scese sotto le coperte guardando  Luca, con un’espressione così consapevole di sé da farlo venire anche senza toccarlo. Tutto il corpo di lui fremeva, mentre la lingua di sua moglie si insinuava delicatamente nel forellino del suo cazzo, ma, mentre lei , vorace, apriva la bocca, Luca disse” Non abbiamo messo bene le luci dell’albero …”e si alzò, lasciandola attonita e incredula nel loro letto.

Dopo un secondo di sbigottimento e silenzio Anna scoppio, gridando.

“ Tu sei pazzo, anzi, uno stronzo, stupido e vendicativo. Torna subito qui!”

Ma Luca era già in bagno ed aveva chiuso la porta.

“ Mi conosci male se credi che rimanga qui ad aspettarti, mi hai rotto le palle!” Anna diceva queste cose nella rabbia più nera, mentre si rivestiva con i primi abiti che trovò appoggiati sulla sedia. Si mise i suoi stivali, piumino e usci di casa.

Non era tardi, forse le undici o mezza notte ma Anna non era più abituata a uscire da sola così decise di andare al locale di un amica, giusto per farsi passare il malumore.

Il locale era affollato, luci soffuse e molto rumore fra musica e chiacchiere. Anna si mise al bancone a parlare con Giusi, proprietaria e amica d’infanzia.

“ Che ci fai qua? E Luca?”

“ Non me ne parlare, abbiamo litigato stasera e non avevo voglia di stare in casa. Ti sono venuta a trovare non sei  contenta?”

“ Certo, è sempre un piacere vederti, lo sai …  è che stasera c’è un po’ di movimento … cosa prendi?”

” Fammi una coca … mi dai la chiave del bagno?”

“Eccola … non la perdere perché è l’ultima. Ho dato la mia ad un ragazzo questo pomeriggio e non me l’ha più riportata…sai la strada, no?!”

” Tranquilla, io te la riporto appena fatto”

Anna scansò i gruppetti di ragazzi e ragazze assiepate vicino al bancone e andò verso il bagno privato.

Aprì la porta ed entrò, richiudendo a chiave. Più che un bagno era uno sgabuzzino, pieno di scatole e stracci ma aveva la prerogativa di essere pulito perché veniva usato solo dallo staff e dagli amici.

Dopo essersi guardata allo specchio per un attimo infinito, le mani appoggiate sul lavabo a sostenere tutto il suo peso, Anna si rassettò i capelli ed aprì la porta del w.c.. Si tirò giù le mutandine e cominciò a fare la pipì. Non la faceva mai seduta, non perché non si giovasse del posto ma perché le piaceva ascoltare quel rumore cristallino e vedere il rivolo di urina che usciva dalla sua fighetta. Non si asciugò nemmeno. Tirò su le mutandine senza pensare alle calze , trovandoci sexy e arrapante così messa,con gli stivali alti sotto al ginocchio e quelle mutandine bianche di raso. Si girò per tirare lo sciacquone. Nel fragore dell’acqua che scendeva, si sentì spinta violentemente contro il muro, dalla porta aperta con forza. Si ritrovò immobile, con il cuore in gola. Una mano ferma le aveva afferrato un braccio. Anna riuscì a malapena a girare la testa. Vide un uomo, con in testa un passamontagna che la spingeva contro il muro.

” Girati troia, non mi far perdere tempo”

Sembrava quello il suo unico pensiero, non perdere tempo. Le alzò la gonna e strappò le mutande bagnate di urina. La teneva forte con la mano sinistra mentre l’altra si infilava decisa fra le cosce.

” Sei già bagnata o hai appena pisciato puttana”

Anna stava in silenzio, ascoltava le dita di questo uomo che cercavano dentro di lei. Lui le era attaccato con tutto il corpo mentre la masturbava ora forte, ora leggero quasi dolcemente. La teneva a se con la mano sinistra che stringeva i seni, insieme, come se avidamente volesse strapparglieli, averli. L’uomo le alzò la gamba destra e le appoggiò il piede sul cesso. Anna cominciò a rendersi appena conto di quanto stava succedendo e disse un no che tradiva il battito veloce del suo cuore. L’uomo allora le tappo la bocca” Zitta, non fiatare o sei morta” Senza perdere tempo tirò fuori il cazzo duro  dai pantaloni e lo spinse nel piccolo, timido buco del culo di Anna.

“Noo…no”appena un filo di voce.

L’uomo si fermò tirando la testa della ragazza all’indietro con la mano che le stringeva forte il viso. Il suo volto coperto le era vicino al collo.

” Se parli ti uccido, se dici anche una sola parola ti uccido, se mugoli  io ti uccido …”.

Prese  nuovamente il cazzo in mano e con decisione penetrò il culo di Anna. Quel piccolo buco si aprì a malapena e lei a malapena trattenne le parole … si apri, come un fiore  e quel bastone spaccò fino in fondo quel culetto morbido e tondo. Anna sentiva di essere aperta e grondante, sentiva che il culo le bruciava, sentiva le palle dell’uomo che sbattevano forte sulla sua figa, mentre il cazzo non smetteva di andare su e giù per il suo buco che ormai non era più solo suo. Abbassò il busto reggendosi all’orlo del cesso, non opponendo alcuna resistenza. L’uomo spinse ancora e ancora fino a quando sentii che stava per sborrare.

” Girati troia, dopo averti spaccato il culo ho bisogno di farti bere tutta la mia sborra. Apri la bocca e bevi” Anna era seduta con la bocca spalancata e la lingua che tremava fino a che uno spruzzo violento e corposo non le scese in gola facendole assaporare tutto il sapore di quel cazzo duro e del culo che aveva scopato.

” Ingoia” disse l’uomo. Anna ingoiò, tutto e ripulì il membro fino a farlo brillare mentre lui le teneva la testa per i capelli.

L’uomo si rivestì con calma, usci dal bagno  lasciandola seduta sul cesso, arrivò alla porta e aprì con la chiave. Quando Anna uscì dalla porticina del cesso vide un passamontagna per terra. Lo raccattò, lo ripiegò e se lo mise in borsa. Si guardò allo specchio, era sconvolta: i capelli arruffati, lo sguardo assente, la faccia rossa e ansante. Si lavò il viso, si pettinò e sorprendentemente mise il suo rossetto preferito. Usci dalla porta con le gambe tremanti e un’espressione stralunata, andò dritta a sedersi al bancone.

“ Tutto bene …” chiese Giusi con un’espressione complice.

“ Tutto bene” rispose Anna con un sorrisetto ammiccante.

“ Ecco la chiave” disse, mettendola sul bancone.

“ E questa è la mia” disse Luca, appoggiando la sua chiave vicino a quella di Anna. Anna sorrise.

Quell’anno non ci sarebbero stati pacchi sotto l’albero per i due ragazzi, ma quello fu, comunque, uno dei più bei regali che potessero farsi … almeno fino al prossimo anno!

Leave a Reply